Nel 2011 11.615 aziende hanno chiuso i battenti per fallimento, un dato mai toccato in questi ultimi 4 anni di crisi. Lo afferma la Cgia di Mestre, precisando che "questo dramma non è stato vissuto solo dai datori di lavoro, ma anche dai dipendenti: secondo una prima stima, in almeno 50.000 hanno perso il posto di lavoro".
Un record che ci segnala quanto siano in difficoltà le imprese italiane, soprattutto quelle di piccole dimensioni che, come ricorda la Cgia di Mestre, continuano a rimanere il motore occupazionale ed economico del Paese. "La stretta creditizia, i ritardi nei pagamenti e il forte calo della domanda interna - segnala il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi - sono le principali cause che hanno costretto molti piccoli a portare i libri in Tribunale.
Purtroppo, questo dramma non è stato vissuto solo da questi datori di lavoro, ma anche dai loro dipendenti che, secondo una nostra prima stima, in almeno 50.000 hanno perso il posto di lavoro". Ma, ricorda la Cgia, il fallimento di un imprenditore non è solo economico, spesso viene vissuto da queste persone come un fallimento personale che, in casi estremi, ha portato decine e decine di piccoli imprenditori a togliersi la vita. "La sequenza di suicidi e di tentativi di suicidio avvenuta tra i piccoli imprenditori in questi ultimi mesi - prosegue Bortolussi - sembra non sia destinata a fermarsi. Solo in questa settimana, due artigiani, a Bologna e a Novara, hanno tentato di farla finita per ragioni economiche. Bisogna intervenire subito e dare una risposta emergenziale a questa situazione che rischia di esplodere. Per questo invitiamo il Governo ad istituire un fondo di solidarietà che corra in aiuto a chi si trova a corto di liquidità".
Il segretario commenta poi i dati sui redditi resi noti ieri dal dipartimento delle Finanze del Tesoro. "Attenti - dice - a dare queste chiavi interpretative fuorvianti e non corrispondenti alla realtà. Le comparazioni vanno fatte tra soggetti omogenei, ad esempio tra artigiani e i loro dipendenti. Ebbene, se confrontiamo il reddito di un dipendente metalmeccanico con quello del suo titolare artigiano, quest'ultimo dichiara oltre il 40% in più, con buona pace di chi vuole etichettare gli imprenditori come un popolo di evasori".
I lavoratori dipendenti superano per guadagno gli imprenditori: se i primi dichiarano infatti un reddito medio di 19.810 euro, i loro datori di lavoro, gli imprenditori, hanno invece, un reddito medio di 18.170 euro. E' quanto risulta dalle ultime dichiarazioni diffuse dal ministero dell'Economia. Solo l'1% dei contribuenti dichiara più di 100.000 euro, mentre circa la metà ha un reddito che non supera i 15mila euro, e un terzo non supera i 10.000 euro. Inflazione stabile a marzo al 3,3% annuo, +0,5% mensile. Si porta ai massimi dal 1995 la forbice fra prezzi e retribuzioni. E' quanto risulta dalle ultime dichiarazioni Irpef, presentate nel 2011, rese note dal Dipartimento delle Finanze del ministero dell'Economia.
Reddito medio è pari a 19.250 euro, +1,2%. Il reddito medio degli italiani è pari a 19.250 euro. E' quanto risulta dalle ultime dichiarazioni dei redditi Irpef (dichiarazioni 2011 su anno di imposta 2010). In un anno il reddito è cresciuto dell'1,2%. La distribuzione per classi di reddito - rimarca il Dipartimento -è in linea con l'anno precedente. Dall'analisi per tipologia di reddito, si legge ancora nel comunicato, "emerge che i lavoratori autonomi hanno il reddito medio più elevato, pari a 41.320 euro, mentre il reddito medio dichiarato dagli imprenditori è pari a 18.170 euro. Il reddito medio dichiarato dai lavoratori dipendenti è pari a 19.810 euro, quello dei pensionati pari a 14.980 euro e, infine, il reddito medio da partecipazione è stato pari a 16.500 euro".
sabato 31 marzo 2012
Lavoratori dipendenti guadagno più dei datori di lavoro. E le imprese falliscono
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Riforma del mercato del lavoro ed ipotesi di licenziamento
Licenziamento per motivi discriminatori vediamo quando scatta.
Causa di nullità
Il licenziamento per ragioni discriminatorie si riscontra ogni qualvolta un lavoratore viene allontanato dall’azienda a causa delle sue idee o della sua attività svolta all’interno o al di fuori del luogo di lavoro. Tra i motivi di nullità del licenziamento esplicitamente indicati dall’articolo 15 dello Statuto dei lavoratori spiccano l’affiliazione sindacale oppure la sua partecipazione a uno sciopero. Al tempo stesso sono considerati discriminatori gli allontanamenti per ragioni legate a posizioni politiche,religione,razza, lingua o sesso.
Reintegro senza giusta casa, punto di vista delle parti sociali.
È la fattispecie su cui si è registrato da subito il consenso più ampio delle parti sociali. Anche Confindustria -che ha più volte chiesto una profonda revisione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori non si è mai espressa per una modifica della norma che prevede la riassunzione in caso di licenziamenti discriminatori. Dal canto loro anche i sindacati hanno sempre ribadito di volere lasciare il sistema previsto per i licenziamenti discriminatori così com’è attualmente
Reintegro senza giusta causa, punto di vista del governo.
La risoluzione del contratto decisa dall’impresa per motivi discriminatori è e resterà nullo:il lavoratore è reintegrato sul posto di lavoro, a meno che non opti per un indennizzo. È questa la posizione manifestata dall’Esecutivo che è intenzionato a lasciare la norma così come è adesso. Fermare stando la precisazione che, in caso di licenziamento per motivi discriminatori, il giudice potrà ordinare sempre il reintegro in qualsiasi caso e dimensione di impresa. Quindi anche al disotto dei15 dipendenti.
Licenziamento per motivi disciplinari
Giustificato motivo soggettivo
Il licenziamento per motivi disciplinari indica quello disposto per giusta causa o giustificato motivo soggettivo dovuti alla violazione di obblighi contrattuali contenuti nel codice disciplinare. Per arrivare al licenziamento la violazione deve essere di una certa entità poiché l’allontanamento del lavoratore è la sanzione più pesante tra tutte quelle che il datore di lavoro può disporre. Il licenziamento disciplinare scatta anche in presenza di un illecito penalmente perseguibile compiuto dal lavoratore.
Al giudice la scelta, punto di vista del governo.
Se il giudice accerta la mancanza di una giusta causa, scatta l’applicazione del «modello tedesco»: se il motivo è inesistente, per non aver commesso il fatto, o è riconducibile alle ipotesi punibili ai sensi dei contratti collettivi di lavoro (Ccnl), il giudice ordina il reintegro. Negli altri casi residui, sei motivi addotti dai datori di lavoro sono inesistenti, il magistrato può indennizzare il lavoratore illegittimamente licenziato con un numero di mensilità compreso tra le 15 e 27.
Al giudice la scelta, punto di vista delle parti sociali
È una delle due fattispecie su cui si sono registrate divisioni tra le parti sociali. Non tanto tra le imprese, se si eccettuano le perplessità sui 27 mesi di indennizzo giudicati eccessivi, quanto tra le sigle sindacali confederali. D’accordo con la soluzione proposta dal Governo si sono dette sia la Cisl (senza dubitare) sia la Uil (dopo aver ottenuto la garanzia che verranno fissate delle causali tali da ridurre la discrezionalità del giudice). Laddove la Cgil continua a dichiararsi contraria.
Licenziamento per motivi economici
Uscita individuale e condizioni.
Alla base del licenziamento economico individuale ci deve essere un giustificato motivo oggettivo inteso come le «esigenze tecniche, organizzative o produttive» che portano l’impresa alla soppressione di uno o più posti di lavoro, ma comunque entro il limite di 4. Oltre questa soglia di 4 uscite di lavoratori scatta infatti il licenziamento economico collettivo,che è regolato con una propria procedura ed è determinato dalla riduzione dell’attività di impresa o anche della sola attività di lavoro.
Solo un indennizzo economico, punto di vista del governo
Quando il giudice accerta che un licenziamento di un dipendente è stato stabilito senza giusta causa «oggettiva»–«oggettiva» nel senso di motivi economici legati a ragioni organizzative e produttive dell’azienda, come l’introduzione di macchinari ch necessitano di minori risorse umane –è previsto solo un indennizzo economico compreso tra 15 e 27mensilità. Questa è una delle proposte governative che più si discosta dalla norma attuale, che prevede il reintegro nel caso in cui il magistrato accerti l’assenza di una ragione economica del licenziamento.
Solo un indennizzo economico punto di vista delle parti sociali
Il panorama delle posizioni è simile a quello che è stato offerto sui licenziamenti disciplinari. La soluzione proposta dal Governo trova d’accordo innanzitutto Confindustria e le altre associazioni imprenditoriali (ferme restando le perplessità sui 27 mesi di indennizzo perché giudicati eccessivi). Ma anche gran parte dei sindacati. L’ipotesi di prevedere un semplice indennizzo ha ottenuto il consenso sia della Cisl, sia, con più sforzo, della Uil. Contraria si è invece continuata a dichiarare la Cgil.
Causa di nullità
Il licenziamento per ragioni discriminatorie si riscontra ogni qualvolta un lavoratore viene allontanato dall’azienda a causa delle sue idee o della sua attività svolta all’interno o al di fuori del luogo di lavoro. Tra i motivi di nullità del licenziamento esplicitamente indicati dall’articolo 15 dello Statuto dei lavoratori spiccano l’affiliazione sindacale oppure la sua partecipazione a uno sciopero. Al tempo stesso sono considerati discriminatori gli allontanamenti per ragioni legate a posizioni politiche,religione,razza, lingua o sesso.
Reintegro senza giusta casa, punto di vista delle parti sociali.
È la fattispecie su cui si è registrato da subito il consenso più ampio delle parti sociali. Anche Confindustria -che ha più volte chiesto una profonda revisione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori non si è mai espressa per una modifica della norma che prevede la riassunzione in caso di licenziamenti discriminatori. Dal canto loro anche i sindacati hanno sempre ribadito di volere lasciare il sistema previsto per i licenziamenti discriminatori così com’è attualmente
Reintegro senza giusta causa, punto di vista del governo.
La risoluzione del contratto decisa dall’impresa per motivi discriminatori è e resterà nullo:il lavoratore è reintegrato sul posto di lavoro, a meno che non opti per un indennizzo. È questa la posizione manifestata dall’Esecutivo che è intenzionato a lasciare la norma così come è adesso. Fermare stando la precisazione che, in caso di licenziamento per motivi discriminatori, il giudice potrà ordinare sempre il reintegro in qualsiasi caso e dimensione di impresa. Quindi anche al disotto dei15 dipendenti.
Licenziamento per motivi disciplinari
Giustificato motivo soggettivo
Il licenziamento per motivi disciplinari indica quello disposto per giusta causa o giustificato motivo soggettivo dovuti alla violazione di obblighi contrattuali contenuti nel codice disciplinare. Per arrivare al licenziamento la violazione deve essere di una certa entità poiché l’allontanamento del lavoratore è la sanzione più pesante tra tutte quelle che il datore di lavoro può disporre. Il licenziamento disciplinare scatta anche in presenza di un illecito penalmente perseguibile compiuto dal lavoratore.
Al giudice la scelta, punto di vista del governo.
Se il giudice accerta la mancanza di una giusta causa, scatta l’applicazione del «modello tedesco»: se il motivo è inesistente, per non aver commesso il fatto, o è riconducibile alle ipotesi punibili ai sensi dei contratti collettivi di lavoro (Ccnl), il giudice ordina il reintegro. Negli altri casi residui, sei motivi addotti dai datori di lavoro sono inesistenti, il magistrato può indennizzare il lavoratore illegittimamente licenziato con un numero di mensilità compreso tra le 15 e 27.
Al giudice la scelta, punto di vista delle parti sociali
È una delle due fattispecie su cui si sono registrate divisioni tra le parti sociali. Non tanto tra le imprese, se si eccettuano le perplessità sui 27 mesi di indennizzo giudicati eccessivi, quanto tra le sigle sindacali confederali. D’accordo con la soluzione proposta dal Governo si sono dette sia la Cisl (senza dubitare) sia la Uil (dopo aver ottenuto la garanzia che verranno fissate delle causali tali da ridurre la discrezionalità del giudice). Laddove la Cgil continua a dichiararsi contraria.
Licenziamento per motivi economici
Uscita individuale e condizioni.
Alla base del licenziamento economico individuale ci deve essere un giustificato motivo oggettivo inteso come le «esigenze tecniche, organizzative o produttive» che portano l’impresa alla soppressione di uno o più posti di lavoro, ma comunque entro il limite di 4. Oltre questa soglia di 4 uscite di lavoratori scatta infatti il licenziamento economico collettivo,che è regolato con una propria procedura ed è determinato dalla riduzione dell’attività di impresa o anche della sola attività di lavoro.
Solo un indennizzo economico, punto di vista del governo
Quando il giudice accerta che un licenziamento di un dipendente è stato stabilito senza giusta causa «oggettiva»–«oggettiva» nel senso di motivi economici legati a ragioni organizzative e produttive dell’azienda, come l’introduzione di macchinari ch necessitano di minori risorse umane –è previsto solo un indennizzo economico compreso tra 15 e 27mensilità. Questa è una delle proposte governative che più si discosta dalla norma attuale, che prevede il reintegro nel caso in cui il magistrato accerti l’assenza di una ragione economica del licenziamento.
Solo un indennizzo economico punto di vista delle parti sociali
Il panorama delle posizioni è simile a quello che è stato offerto sui licenziamenti disciplinari. La soluzione proposta dal Governo trova d’accordo innanzitutto Confindustria e le altre associazioni imprenditoriali (ferme restando le perplessità sui 27 mesi di indennizzo perché giudicati eccessivi). Ma anche gran parte dei sindacati. L’ipotesi di prevedere un semplice indennizzo ha ottenuto il consenso sia della Cisl, sia, con più sforzo, della Uil. Contraria si è invece continuata a dichiarare la Cgil.
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giovedì 29 marzo 2012
Lavoro: l'appello del presidente Napolitano “Basta giovani precari e sfruttati”
''Le giovani generazioni, sulle quali grava già un debito pubblico che tende a diventare un fardello insopportabile, devono poter accedere al mercato del lavoro in modo che non siano penalizzate da ingiustificate precarietà o da forme inammissibili di sfruttamento''. Lo scrive il presidente della Repubblica in un messaggio al congresso dell'Ugl, parlando del mercato del lavoro e della sua apertura ai giovani.
"Nell'attuale fase economica l'impegno delle istituzioni e delle organizzazioni sindacali deve innanzitutto essere volto a contrastare la piaga della disoccupazione, che colpisce in primo luogo donne e giovani".
"L'attiva partecipazione delle organizzazioni sindacali rappresenta per il nostro Paese, in un momento di crisi ma anche di grandi opportunità di riforme sociali, una preziosa risorsa per perseguire quella crescita equa e sostenibile di cui l'Italia ha urgente bisogno".
E' "indispensabile che le parti sociali contribuiscano a sviluppare un confronto aperto e costruttivo sulle soluzioni da perseguire, con forte spirito unitario".
Nel messaggio c'è anche spazio per la possibile aspettativa per un fiducia. Napolitano infatti sottolinea il «momento di crisi ma anche di grandi opportunità di riforme sociali, una preziosa risorsa per perseguire quella crescita equa e sostenibile di cui l'Italia ha urgente bisogno». E sui passi concreti da compiere, aggiunge: «Non vi è dubbio che nell'attuale fase economica l'impegno delle istituzioni e delle organizzazioni sindacali deve innanzitutto essere volto a contrastare la piaga della disoccupazione, che colpisce in primo luogo donne e giovani».
Il capo dello Stato non si esimerà dall'esercitare «un vaglio rigoroso dei presupposti per l'emanazione di ulteriori decreti-legge e dal richiamare a un ricorso solo in casi di giustificabile necessità alla posizione della fiducia».
"Nell'attuale fase economica l'impegno delle istituzioni e delle organizzazioni sindacali deve innanzitutto essere volto a contrastare la piaga della disoccupazione, che colpisce in primo luogo donne e giovani".
"L'attiva partecipazione delle organizzazioni sindacali rappresenta per il nostro Paese, in un momento di crisi ma anche di grandi opportunità di riforme sociali, una preziosa risorsa per perseguire quella crescita equa e sostenibile di cui l'Italia ha urgente bisogno".
E' "indispensabile che le parti sociali contribuiscano a sviluppare un confronto aperto e costruttivo sulle soluzioni da perseguire, con forte spirito unitario".
Nel messaggio c'è anche spazio per la possibile aspettativa per un fiducia. Napolitano infatti sottolinea il «momento di crisi ma anche di grandi opportunità di riforme sociali, una preziosa risorsa per perseguire quella crescita equa e sostenibile di cui l'Italia ha urgente bisogno». E sui passi concreti da compiere, aggiunge: «Non vi è dubbio che nell'attuale fase economica l'impegno delle istituzioni e delle organizzazioni sindacali deve innanzitutto essere volto a contrastare la piaga della disoccupazione, che colpisce in primo luogo donne e giovani».
Il capo dello Stato non si esimerà dall'esercitare «un vaglio rigoroso dei presupposti per l'emanazione di ulteriori decreti-legge e dal richiamare a un ricorso solo in casi di giustificabile necessità alla posizione della fiducia».
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domenica 25 marzo 2012
CUD 2012 le novità per i datori di lavoro
Il Cud è la certificazione unica dei redditi di lavoro dipendente, assimilati (per esempio, compensi percepiti da soci di cooperative di produzione e lavoro, remunerazioni dei sacerdoti, assegni periodici corrisposti al coniuge) e di pensione che il datore di lavoro, o l’ente pensionistico, rilascia ai propri dipendenti o pensionati per attestare le somme erogate e le relative ritenute effettuate e versate all’Erario.
In linea generale, nel Cud sono riportati:
l’ammontare complessivo dei redditi di lavoro dipendente, equiparati (per esempio le pensioni) e assimilati corrisposti nell’anno precedente e assoggettati a tassazione ordinaria, a tassazione separata, a ritenuta a titolo d’imposta e a imposta sostitutiva;
le relative ritenute di acconto operate dal datore di lavoro o dall’ente pensionistico;
le detrazioni effettuate
Inoltre, il Cud è utilizzato per attestare l’ammontare complessivo dei redditi corrisposti nell’anno precedente che non hanno concorso alla formazione del reddito imponibile ai fini fiscali e contributivi, dei dati previdenziali e assistenziali relativi alla contribuzione versata o dovuta all’Inps, all’Inpdap e all’Ipost.
Nella sostanza il modello approvato Agenzia delle Entrate mantiene lo stesso schema degli anni precedenti ma introduce tante novità legate anche e soprattutto a dati previdenziali e assistenziali utili all’INPS, ancora per quest’anno, all’Inpdap. Proprio per questi dati si è resa necessario l’approntamento di nuove annotazioni.
La consegna del CUD può avvenire nel modo tradizionale, ovvero mediante consegna di un modello cartaceo in duplice copia (insieme alla scheda per la scelta della destinazione dell’8 e del 5 per mille) oppure anche mediante invio telematico. In quest’ultimo caso, però, il sostituto d’imposta deve garantirsi rispetto alla reale possibilità che il dipendente abbia gli strumenti per venirne in possesso e possa stampare la certificazione.
Il rilascio del modello CUD deve essere emesso anche nei confronti di tutti i soggetti il cui rapporto di lavoro è cessato durante l’anno 2011 compresi coloro a cui, entro i 12 giorni successivi (su richiesta del lavoratore), è stato rilasciato un modello “provvisorio”.
Una certificazione in carta libera (non mod. CUD su tracciato ufficiale), deve essere emessa anche dai datori di lavoro privati nei confronti dei lavoratori domestici a fronte di una loro specifica richiesta.
Nuovi codici da inserire nelle “annotazioni” sono:
BM – che riguarda l’applicazione di incentivi fiscali su redditi di soggetti che rientrano dall’estero per i quali è prevista la riduzione dell’imponibile del 80% e dell’70% rispettivamente per maschi e femmine. BQ – che riguarda la riduzione del 99% dell’acconto Irpef per il 2011. (D.M. 21.11.2011);
CB – che riguarda la riduzione dell’82% dell’acconto Irpef per il 2011. (D.M. 21.11.2011);
BY – che riguarda lavoratori cessati nel 2011 con redditi superiori ad € 300.000,00;
CA – che riguarda lavoratori che hanno iniziato l’attività dopo l’1.1.2007 ed hanno aderito ad una forma di previdenza complementare e che sono cessati nel 2012.
Modello Cud 2012 punto 1 – “Redditi per i quali è possibile fruire della detrazione di cui all’art. 13, commi 1, 2, 3 e 4 del Tuir” quest’anno, la casella 1 del CUD dovrà tenere conto delle seguenti novità intervenute nel corso del 2011:
i redditi dovranno essere indicati al netto del contributo di solidarietà introdotto dall’art. 2, comma 2, del decreto legge 13 agosto 2011, n. 138, evidenziato al punto 136;
e al lordo della quota di TFR ed altre indennità eccedente 1 milione di euro che, ai sensi dell’art. 17 DL n. 201/2011, è stata assoggettata a tassazione ordinaria (attraverso il nuovo codice annotazione “BZ” devono essere indicati sia la quota complessiva eccedente 1 milione di euro che l’importo delle singole indennità/TFR corrisposte);
con riguardo ai redditi di lavoro dipendente delle categorie individuate con Decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze del 3 giugno 2011 (trattasi sommariamente dei cittadini dell’Unione Europea nati dopo il 1° gennaio 1969 che hanno tras ferito la residenza in Italia entro tre mesi dall’assunzione o dall’avvio di un’attività d’impresa o di lavoro autonomo e che hanno goduto di un abbattimento della base imponibile ai fini dell’imposta sul reddito delle persone fisiche pari all’80 % per le lavoratrici e il 70 % per i lavoratori; vedasi l’art. 3, comma 1, della legge 30 dicembre 2010, n. 238), Nel punto 1 va indicato il 20 % in caso di componente femminile o il 30% per i lavoratori maschi, dei redditi corrisposti, sempreché il percipiente abbia richiesto di fruire del beneficio fiscale previsto dall’art. 3 citato in sede di applicazione delle ritenute. Nelle annotazioni (cod. BM) indicare l’ammontare complessivo delle somme che non hanno concorso a formare il reddito imponibile (80% o 70% dell’ammontare erogato);
se nel punto sono indicate remunerazioni erogate in forma di bonus e stock option a manager/co.co.co del settore finanziario (banche, società di gestione del risparmio, sim, società finanziarie etc), ricordarsi che nell’annotazione cod. “BL” deve essere indicato:
–l’ammontare complessivo di dette remunerazioni;
–la parte dei compensi eccedenti il triplo della la parte fissa della retribuzione erogati prima dell’entrata in vigore del decreto-legge del 6 luglio 2011, n. 98 (fino al 16 luglio 2011);
–la parte dei compensi eccedenti la parte fissa della retribuzione erogati dopo l’entrata in vigore del decreto-legge del 6 luglio 2011, n. 98 (dal 17 luglio 2011);
–la relativa imposta operata.
Modello Cud 2012 Punto 22 – “Secondo o unico acconto Irpef trattenuto nell’anno” per assistenza fiscale. Quest’anno la casella 22 dovrà tenere conto del differimento di diciassette punti percentuali dell’acconto dell’imposta sul reddito delle persone fisiche dovuto per il periodo d’imposta 2011 (D.P.C.M. 21 novembre 2011, in attuazione del decreto-legge del 31 maggio 2010, n. 78). In pratica, va indicato l’importo del secondo o unico acconto relativo all’Irpef effettivamente trattenuto, al netto di quanto eventualmente restituito entro gennaio 2012. Era previsto, infatti, che nel caso il sostituto d’imposta non avesse tenuto conto del differimento a novembre, quest’ultimo avrebbe dovuto restituire le maggiori somme trattenute nella retribuzione erogata nel mese di dicembre 2011, o al più tardi nel mese di gennaio 2012. In definitiva, soltanto nel caso in cui le restituzioni siano state effettuate nei mesi di dicembre e gennaio nel punto 22 va indicato l’importo del secondo o unico acconto trattenuto al netto delle restituzioni effettuate. Il sostituto deve altresì compilare le annotazioni cod. “BQ” se ha operato l’acconto in misura ridotta (a novembre) ovvero ha effettuato la restituzione a dicembre 2011; diversamente dovrà compilare l’annotazione cod. “CB” se ha restituito la riduzione a gennaio 2012.
In linea generale, nel Cud sono riportati:
l’ammontare complessivo dei redditi di lavoro dipendente, equiparati (per esempio le pensioni) e assimilati corrisposti nell’anno precedente e assoggettati a tassazione ordinaria, a tassazione separata, a ritenuta a titolo d’imposta e a imposta sostitutiva;
le relative ritenute di acconto operate dal datore di lavoro o dall’ente pensionistico;
le detrazioni effettuate
Inoltre, il Cud è utilizzato per attestare l’ammontare complessivo dei redditi corrisposti nell’anno precedente che non hanno concorso alla formazione del reddito imponibile ai fini fiscali e contributivi, dei dati previdenziali e assistenziali relativi alla contribuzione versata o dovuta all’Inps, all’Inpdap e all’Ipost.
Nella sostanza il modello approvato Agenzia delle Entrate mantiene lo stesso schema degli anni precedenti ma introduce tante novità legate anche e soprattutto a dati previdenziali e assistenziali utili all’INPS, ancora per quest’anno, all’Inpdap. Proprio per questi dati si è resa necessario l’approntamento di nuove annotazioni.
La consegna del CUD può avvenire nel modo tradizionale, ovvero mediante consegna di un modello cartaceo in duplice copia (insieme alla scheda per la scelta della destinazione dell’8 e del 5 per mille) oppure anche mediante invio telematico. In quest’ultimo caso, però, il sostituto d’imposta deve garantirsi rispetto alla reale possibilità che il dipendente abbia gli strumenti per venirne in possesso e possa stampare la certificazione.
Il rilascio del modello CUD deve essere emesso anche nei confronti di tutti i soggetti il cui rapporto di lavoro è cessato durante l’anno 2011 compresi coloro a cui, entro i 12 giorni successivi (su richiesta del lavoratore), è stato rilasciato un modello “provvisorio”.
Una certificazione in carta libera (non mod. CUD su tracciato ufficiale), deve essere emessa anche dai datori di lavoro privati nei confronti dei lavoratori domestici a fronte di una loro specifica richiesta.
Nuovi codici da inserire nelle “annotazioni” sono:
BM – che riguarda l’applicazione di incentivi fiscali su redditi di soggetti che rientrano dall’estero per i quali è prevista la riduzione dell’imponibile del 80% e dell’70% rispettivamente per maschi e femmine. BQ – che riguarda la riduzione del 99% dell’acconto Irpef per il 2011. (D.M. 21.11.2011);
CB – che riguarda la riduzione dell’82% dell’acconto Irpef per il 2011. (D.M. 21.11.2011);
BY – che riguarda lavoratori cessati nel 2011 con redditi superiori ad € 300.000,00;
CA – che riguarda lavoratori che hanno iniziato l’attività dopo l’1.1.2007 ed hanno aderito ad una forma di previdenza complementare e che sono cessati nel 2012.
Modello Cud 2012 punto 1 – “Redditi per i quali è possibile fruire della detrazione di cui all’art. 13, commi 1, 2, 3 e 4 del Tuir” quest’anno, la casella 1 del CUD dovrà tenere conto delle seguenti novità intervenute nel corso del 2011:
i redditi dovranno essere indicati al netto del contributo di solidarietà introdotto dall’art. 2, comma 2, del decreto legge 13 agosto 2011, n. 138, evidenziato al punto 136;
e al lordo della quota di TFR ed altre indennità eccedente 1 milione di euro che, ai sensi dell’art. 17 DL n. 201/2011, è stata assoggettata a tassazione ordinaria (attraverso il nuovo codice annotazione “BZ” devono essere indicati sia la quota complessiva eccedente 1 milione di euro che l’importo delle singole indennità/TFR corrisposte);
con riguardo ai redditi di lavoro dipendente delle categorie individuate con Decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze del 3 giugno 2011 (trattasi sommariamente dei cittadini dell’Unione Europea nati dopo il 1° gennaio 1969 che hanno tras ferito la residenza in Italia entro tre mesi dall’assunzione o dall’avvio di un’attività d’impresa o di lavoro autonomo e che hanno goduto di un abbattimento della base imponibile ai fini dell’imposta sul reddito delle persone fisiche pari all’80 % per le lavoratrici e il 70 % per i lavoratori; vedasi l’art. 3, comma 1, della legge 30 dicembre 2010, n. 238), Nel punto 1 va indicato il 20 % in caso di componente femminile o il 30% per i lavoratori maschi, dei redditi corrisposti, sempreché il percipiente abbia richiesto di fruire del beneficio fiscale previsto dall’art. 3 citato in sede di applicazione delle ritenute. Nelle annotazioni (cod. BM) indicare l’ammontare complessivo delle somme che non hanno concorso a formare il reddito imponibile (80% o 70% dell’ammontare erogato);
se nel punto sono indicate remunerazioni erogate in forma di bonus e stock option a manager/co.co.co del settore finanziario (banche, società di gestione del risparmio, sim, società finanziarie etc), ricordarsi che nell’annotazione cod. “BL” deve essere indicato:
–l’ammontare complessivo di dette remunerazioni;
–la parte dei compensi eccedenti il triplo della la parte fissa della retribuzione erogati prima dell’entrata in vigore del decreto-legge del 6 luglio 2011, n. 98 (fino al 16 luglio 2011);
–la parte dei compensi eccedenti la parte fissa della retribuzione erogati dopo l’entrata in vigore del decreto-legge del 6 luglio 2011, n. 98 (dal 17 luglio 2011);
–la relativa imposta operata.
Modello Cud 2012 Punto 22 – “Secondo o unico acconto Irpef trattenuto nell’anno” per assistenza fiscale. Quest’anno la casella 22 dovrà tenere conto del differimento di diciassette punti percentuali dell’acconto dell’imposta sul reddito delle persone fisiche dovuto per il periodo d’imposta 2011 (D.P.C.M. 21 novembre 2011, in attuazione del decreto-legge del 31 maggio 2010, n. 78). In pratica, va indicato l’importo del secondo o unico acconto relativo all’Irpef effettivamente trattenuto, al netto di quanto eventualmente restituito entro gennaio 2012. Era previsto, infatti, che nel caso il sostituto d’imposta non avesse tenuto conto del differimento a novembre, quest’ultimo avrebbe dovuto restituire le maggiori somme trattenute nella retribuzione erogata nel mese di dicembre 2011, o al più tardi nel mese di gennaio 2012. In definitiva, soltanto nel caso in cui le restituzioni siano state effettuate nei mesi di dicembre e gennaio nel punto 22 va indicato l’importo del secondo o unico acconto trattenuto al netto delle restituzioni effettuate. Il sostituto deve altresì compilare le annotazioni cod. “BQ” se ha operato l’acconto in misura ridotta (a novembre) ovvero ha effettuato la restituzione a dicembre 2011; diversamente dovrà compilare l’annotazione cod. “CB” se ha restituito la riduzione a gennaio 2012.
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Riforma del mercato del lavoro, ecco tutte le novità
Dieci capitoli e 26 pagine approvati per quella che sarà una vera e propria svolta per il mercato del lavoro in Italia
Vediamo le misure adottate:
- contratti di lavoro: si punta sull'apprendistato e sul suo valore formativo. Si collega l'assunzione di nuovi apprendisti alla stabilizzazione avvenuta in precedenza (50% nell'ultimo triennio), si prevede una durata minima di sei mesi per il contratto e si alza il rapporto tra apprendisti e lavoratori qualificati (da 1 a 1 a 3 a 2). Il contratto a tempo determinato è perseguito fissando un intervallo di 60 giorni tra un contratto e l'altro (contro i 10 attuali) per un contratto inferiore a 6 mesi e di 90 giorni per una durata superiore (adesso 20). L'apprendistato diventerà una delle forme prevalenti. Previste percentuali minime (50%) di conferma in servizio per continuare ad assumere apprendisti. Innalzato il rapporto tra apprendisti e lavoratori qualificati dall'attuale 1/1 a 3/2. Durata minima di sei mesi.
- stretta sulle partite IVA: Stretta sulle partite Iva e sulle associazioni in partecipazione permesse solo in caso di associazione tra familiari entro il primo grado (genitori o figli) e il coniuge. Arrivano norme volte a evitare l'uso improprio della partita Iva in sostituzione di contratti di lavoro subordinato. La prestazione per più di 6 mesi è presunzione del carattere coordinato e continuativo (e anche quella da cui il prestatore ricavi oltre il 75% dei propri corrispettivi).
- stangata per i co.co.pro: Ci sarà una definizione più stringente del progetto con la limitazione a mansioni non meramente esecutive o ripetitive in modo da enfatizzare la componente professionale. E' vietato l'inserimento di clausole che consentono il recesso prima della fine del progetto. In caso di mancanza di un progetto specifico il contratto a progetto si considera di lavoro subordinato a tempo indeterminato. Si prevede per i collaboratori un aumento dell'aliquota contributiva di un punto l'anno fino a raggiungere nel 2018 il 33% prevista per il lavoro dipendente (fino al 24% per chi è iscritto a gestione separata e ad altre gestioni o pensionati). Il contratto a progetto non può più consistere in una mera riproposizione dell'oggetto sociale dell'impresa. Se manca il progetto scatta il rapporto a tempo indeterminato. Aumenta l'aliquota contributiva e si rafforza la disciplina della presunzione di subordinazione
Il congedo di paternità diventa obbligatorio. Al padre spetteranno tre giorni consecutivi di astensione dal lavoro entro cinque mesi dalla nascita del figlio. La riforma adegua la legislazione italiana a quella europea modificando il testo unico in materia (Dlgs n. 151 del 2001)
- ASPI: la nuova assicurazione sociale per l'impiego e' destinata a sostituire a regime, nel 2017, l'indennità di mobilità e le varie indennità di disoccupazione. Ne potranno usufruire oltre i lavoratori dipendenti anche gli apprendisti e gli artisti purché possano contare su 2 anni di anzianità assicurativa e 52 settimane di lavoro nell'ultimo biennio. Sarà pari al 75% della retribuzione fino a 1.150 euro e al 25% oltre questa soglia per un tetto massimo di 1.119 euro lordi al mese. E' prevista una fase transitoria per il passaggio del periodo dagli 8 mesi attuali (12 per gli over 50) ai 12 dell'Aspi (18 per gli over 55). La contribuzione è estesa a tutti i lavoratori che rientrino nell'ambito di applicazione dell'indennita'. L'aliquota è pari a quella attuale per i lavoratori a tempo indeterminato (1,31%) ma sarà gravata di un ulteriore 1,4% per i lavoratori a termine (da restituire in caso di stabilizzazione del contratto). Andrà a regime nel 2013.
- contributo licenziamento: Il datore di lavoro all'atto del licenziamento dovrà versare all'Inps mezza mensilità ogni 12 mensilità di anzianità aziendale negli ultimi tre anni (in vigore dal 2013).
- Cigs: La necessità di eliminare a decorrere dal 2014 i casi in cui la cassa integrazione straordinaria copre esigenze non connesse alla conservazione del posto di lavoro porta all'eliminazione della causale per cessazione di attività. La Cigs viene estesa a regime per le imprese del commercio tra i 50 e i 200 dipendenti, le agenzie di viaggio sopra i 50 e le imprese di vigilanza sopra i 15.
- fondo solidarietà per settori non coperti da cassa integrazione: per le aziende non coperte dalla Cassa integrazione guadagni straordinaria arriva un fondo di solidarietà. La contribuzione dovrà essere a carico del datore di lavoro (2/3) e del lavoratore (1/3) e ci sarà l'obbligo di bilancio in pareggio.
- tutela lavoratori anziani: sono possibili accordi per esodi di lavoratori anziani (che raggiungano la pensione nei quattro anni successivi al licenziamento) e la loro tutela con un indennità in attesa dell'accesso alla pensione con costi a carico dei datori di lavoro. Per i lavoratori che raggiungano i requisiti per il pensionamento nei successivi 4 anni è prevista la creazione di una cornice giuridica per gli esodi con costi a carico dei datori di lavoro, sulla falsariga di quanto previsto dai fondi di solidarietà ex legge 662/1996.
- equità di genere: Norme di contrasto alle dimissioni in bianco e il rafforzamento fino a tre anni di età del bambino del regime di convalida delle dimissioni rese dalle lavoratrici madri (al momento è un anno). - PAPA' OBBLIGATORIO: Viene introdotto il congedo di paternità obbligatorio (tre giorni) e si approva il regolarmente che disciplina le quote rosa nelle società controllate dalle pubbliche amministrazioni.
- voucher baby sitter: Arrivano i voucher per le baby sitter Le neo mamme avranno diritto di chiedere la corresponsione di questi buoni dalla fine della maternità obbligatoria e per gli 11 mesi successivi. Li darà l'Inps.
Vediamo le misure adottate:
- contratti di lavoro: si punta sull'apprendistato e sul suo valore formativo. Si collega l'assunzione di nuovi apprendisti alla stabilizzazione avvenuta in precedenza (50% nell'ultimo triennio), si prevede una durata minima di sei mesi per il contratto e si alza il rapporto tra apprendisti e lavoratori qualificati (da 1 a 1 a 3 a 2). Il contratto a tempo determinato è perseguito fissando un intervallo di 60 giorni tra un contratto e l'altro (contro i 10 attuali) per un contratto inferiore a 6 mesi e di 90 giorni per una durata superiore (adesso 20). L'apprendistato diventerà una delle forme prevalenti. Previste percentuali minime (50%) di conferma in servizio per continuare ad assumere apprendisti. Innalzato il rapporto tra apprendisti e lavoratori qualificati dall'attuale 1/1 a 3/2. Durata minima di sei mesi.
- stretta sulle partite IVA: Stretta sulle partite Iva e sulle associazioni in partecipazione permesse solo in caso di associazione tra familiari entro il primo grado (genitori o figli) e il coniuge. Arrivano norme volte a evitare l'uso improprio della partita Iva in sostituzione di contratti di lavoro subordinato. La prestazione per più di 6 mesi è presunzione del carattere coordinato e continuativo (e anche quella da cui il prestatore ricavi oltre il 75% dei propri corrispettivi).
- stangata per i co.co.pro: Ci sarà una definizione più stringente del progetto con la limitazione a mansioni non meramente esecutive o ripetitive in modo da enfatizzare la componente professionale. E' vietato l'inserimento di clausole che consentono il recesso prima della fine del progetto. In caso di mancanza di un progetto specifico il contratto a progetto si considera di lavoro subordinato a tempo indeterminato. Si prevede per i collaboratori un aumento dell'aliquota contributiva di un punto l'anno fino a raggiungere nel 2018 il 33% prevista per il lavoro dipendente (fino al 24% per chi è iscritto a gestione separata e ad altre gestioni o pensionati). Il contratto a progetto non può più consistere in una mera riproposizione dell'oggetto sociale dell'impresa. Se manca il progetto scatta il rapporto a tempo indeterminato. Aumenta l'aliquota contributiva e si rafforza la disciplina della presunzione di subordinazione
Il congedo di paternità diventa obbligatorio. Al padre spetteranno tre giorni consecutivi di astensione dal lavoro entro cinque mesi dalla nascita del figlio. La riforma adegua la legislazione italiana a quella europea modificando il testo unico in materia (Dlgs n. 151 del 2001)
- ASPI: la nuova assicurazione sociale per l'impiego e' destinata a sostituire a regime, nel 2017, l'indennità di mobilità e le varie indennità di disoccupazione. Ne potranno usufruire oltre i lavoratori dipendenti anche gli apprendisti e gli artisti purché possano contare su 2 anni di anzianità assicurativa e 52 settimane di lavoro nell'ultimo biennio. Sarà pari al 75% della retribuzione fino a 1.150 euro e al 25% oltre questa soglia per un tetto massimo di 1.119 euro lordi al mese. E' prevista una fase transitoria per il passaggio del periodo dagli 8 mesi attuali (12 per gli over 50) ai 12 dell'Aspi (18 per gli over 55). La contribuzione è estesa a tutti i lavoratori che rientrino nell'ambito di applicazione dell'indennita'. L'aliquota è pari a quella attuale per i lavoratori a tempo indeterminato (1,31%) ma sarà gravata di un ulteriore 1,4% per i lavoratori a termine (da restituire in caso di stabilizzazione del contratto). Andrà a regime nel 2013.
- contributo licenziamento: Il datore di lavoro all'atto del licenziamento dovrà versare all'Inps mezza mensilità ogni 12 mensilità di anzianità aziendale negli ultimi tre anni (in vigore dal 2013).
- Cigs: La necessità di eliminare a decorrere dal 2014 i casi in cui la cassa integrazione straordinaria copre esigenze non connesse alla conservazione del posto di lavoro porta all'eliminazione della causale per cessazione di attività. La Cigs viene estesa a regime per le imprese del commercio tra i 50 e i 200 dipendenti, le agenzie di viaggio sopra i 50 e le imprese di vigilanza sopra i 15.
- fondo solidarietà per settori non coperti da cassa integrazione: per le aziende non coperte dalla Cassa integrazione guadagni straordinaria arriva un fondo di solidarietà. La contribuzione dovrà essere a carico del datore di lavoro (2/3) e del lavoratore (1/3) e ci sarà l'obbligo di bilancio in pareggio.
- tutela lavoratori anziani: sono possibili accordi per esodi di lavoratori anziani (che raggiungano la pensione nei quattro anni successivi al licenziamento) e la loro tutela con un indennità in attesa dell'accesso alla pensione con costi a carico dei datori di lavoro. Per i lavoratori che raggiungano i requisiti per il pensionamento nei successivi 4 anni è prevista la creazione di una cornice giuridica per gli esodi con costi a carico dei datori di lavoro, sulla falsariga di quanto previsto dai fondi di solidarietà ex legge 662/1996.
- equità di genere: Norme di contrasto alle dimissioni in bianco e il rafforzamento fino a tre anni di età del bambino del regime di convalida delle dimissioni rese dalle lavoratrici madri (al momento è un anno). - PAPA' OBBLIGATORIO: Viene introdotto il congedo di paternità obbligatorio (tre giorni) e si approva il regolarmente che disciplina le quote rosa nelle società controllate dalle pubbliche amministrazioni.
- voucher baby sitter: Arrivano i voucher per le baby sitter Le neo mamme avranno diritto di chiedere la corresponsione di questi buoni dalla fine della maternità obbligatoria e per gli 11 mesi successivi. Li darà l'Inps.
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Riforma mercato del lavoro: maggiore flessibilità in uscita
La riforma del mercato del lavoro ha abbattuto il totem dell’articolo 18, ossia la norma dello Statuto dei lavoratori che garantiva il diritto del reintegro nel posto di lavoro a chi viene licenziato senza giusta causa o giustificato motivo con più di 15 dipendenti.
L’introduzione di vincoli alla flessibilità in entrata scontenta le imprese, la flessibilità in uscita o meglio la rivisitazione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori trova l’opposizione, anch’essa differenziata, dei sindacati e di parte delle forze politiche.
La riforma del mercato del lavoro è sorretta da quattro fondamenti essenziali: una distribuzione più equa delle tutele tra lavoratori flessibili e assunti a tempo indeterminato che vada di pari passo con la revisione dell'articolo 18; un uso più efficiente degli ammortizzatori sociali; un premio per chi stabilizza il personale; un contrasto più convinto all'elusione degli obblighi contributivi e fiscali.
In questa diatriba governo sindacati, il cosiddetto tavolo del lavoro si è deciso di fare una revisione della flessibilità in entrata. Il punto principale sarà l'apprendistato , in una forma che si auspica concretamente formativa. Da un lato, viene previsto un termine minimo (6 mesi) per la sua durata; dall'altro, viene stabilito che salga da 1/1 a 3/2 il rapporto tra apprendisti e lavoratori qualificati. Al tempo stesso, per rendere meno conveniente il ricorso ai rapporti a tempo determinato, viene fissato un tetto inderogabile di 36 mesi e viene elevata dell'1,4% la contribuzione da versare.
Contemporaneamente si interviene sulla flessibilità in uscita. Con una profonda revisione dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. La possibilità di ottenere il reintegro resterà in piedi per i soli licenziamenti discriminatori. Per quelli di tipo disciplinare invece la scelta sarà demandata al giudice che, per alcune causali determinate, potrà optare per un indennizzo compreso tra le 15 e le 27 mensilità. E quella risarcitoria sarà l'unica via da seguire per gli «allontanamenti» dovuti a motivi economici. Ferma restando la volontà di punire eventuali abusi. Nel processo (che seguirà comunque un rito più breve dell'ordinario così da arrivare prima alla sentenza) l'addetto licenziato potrà provare che il licenziamento è stato determinato da ragioni discriminatorie o disciplinari e ottenere dal magistrato la tutela corrispondente.
Cambia poi, e profondamente, l'assetto degli ammortizzatori sociali, che andrà a regime nel 2017. La nuova assicurazione sociale per l'impiego ASPI è destinata a sostituire le varie indennità di disoccupazione. Ne potranno usufruire oltre ai lavoratori dipendenti anche gli apprendisti e gli artisti purché possano contare su 2 anni di anzianità assicurativa e 52 settimane di lavoro nell'ultimo biennio. È prevista una fase transitoria per il passaggio del periodo dagli 8 mesi attuali (12 per gli over 50) ai 12 dell'Aspi (18 per gli over 55). La contribuzione è estesa a tutti i lavoratori che rientrino nell'ambito di applicazione dell'indennità. L'aliquota è pari a quella attuale per i lavoratori a tempo indeterminato (1,31%) ma sarà gravata di un ulteriore 1,4% per i lavoratori a termine. Resta il sistema della cassa integrazione, con limitazioni all'uso della «straordinaria» mentre per le aziende non coperte dalla Cig straordinaria arriva un fondo di solidarietà. Infine le norme contro le «dimissioni in bianco» e per la conciliazione, con il via sperimentale del congedo di paternità obbligatorio.
L’introduzione di vincoli alla flessibilità in entrata scontenta le imprese, la flessibilità in uscita o meglio la rivisitazione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori trova l’opposizione, anch’essa differenziata, dei sindacati e di parte delle forze politiche.
La riforma del mercato del lavoro è sorretta da quattro fondamenti essenziali: una distribuzione più equa delle tutele tra lavoratori flessibili e assunti a tempo indeterminato che vada di pari passo con la revisione dell'articolo 18; un uso più efficiente degli ammortizzatori sociali; un premio per chi stabilizza il personale; un contrasto più convinto all'elusione degli obblighi contributivi e fiscali.
In questa diatriba governo sindacati, il cosiddetto tavolo del lavoro si è deciso di fare una revisione della flessibilità in entrata. Il punto principale sarà l'apprendistato , in una forma che si auspica concretamente formativa. Da un lato, viene previsto un termine minimo (6 mesi) per la sua durata; dall'altro, viene stabilito che salga da 1/1 a 3/2 il rapporto tra apprendisti e lavoratori qualificati. Al tempo stesso, per rendere meno conveniente il ricorso ai rapporti a tempo determinato, viene fissato un tetto inderogabile di 36 mesi e viene elevata dell'1,4% la contribuzione da versare.
Contemporaneamente si interviene sulla flessibilità in uscita. Con una profonda revisione dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. La possibilità di ottenere il reintegro resterà in piedi per i soli licenziamenti discriminatori. Per quelli di tipo disciplinare invece la scelta sarà demandata al giudice che, per alcune causali determinate, potrà optare per un indennizzo compreso tra le 15 e le 27 mensilità. E quella risarcitoria sarà l'unica via da seguire per gli «allontanamenti» dovuti a motivi economici. Ferma restando la volontà di punire eventuali abusi. Nel processo (che seguirà comunque un rito più breve dell'ordinario così da arrivare prima alla sentenza) l'addetto licenziato potrà provare che il licenziamento è stato determinato da ragioni discriminatorie o disciplinari e ottenere dal magistrato la tutela corrispondente.
Cambia poi, e profondamente, l'assetto degli ammortizzatori sociali, che andrà a regime nel 2017. La nuova assicurazione sociale per l'impiego ASPI è destinata a sostituire le varie indennità di disoccupazione. Ne potranno usufruire oltre ai lavoratori dipendenti anche gli apprendisti e gli artisti purché possano contare su 2 anni di anzianità assicurativa e 52 settimane di lavoro nell'ultimo biennio. È prevista una fase transitoria per il passaggio del periodo dagli 8 mesi attuali (12 per gli over 50) ai 12 dell'Aspi (18 per gli over 55). La contribuzione è estesa a tutti i lavoratori che rientrino nell'ambito di applicazione dell'indennità. L'aliquota è pari a quella attuale per i lavoratori a tempo indeterminato (1,31%) ma sarà gravata di un ulteriore 1,4% per i lavoratori a termine. Resta il sistema della cassa integrazione, con limitazioni all'uso della «straordinaria» mentre per le aziende non coperte dalla Cig straordinaria arriva un fondo di solidarietà. Infine le norme contro le «dimissioni in bianco» e per la conciliazione, con il via sperimentale del congedo di paternità obbligatorio.
domenica 18 marzo 2012
Busta paga più leggera a marzo 2012
Iniziano a farsi vedere i primi effetti del decreto "Salva Italia. Nella busta paga di marzo i lavoratori con busta paga si vedranno detrarre l' addizionale regionale Irpef riferita al 2011 comprensiva degli aumenti retroattivi istituiti dalla manovra finanziaria. L'aliquota passa dallo 0.9% all'1,23%.
Oltre alla addizionale regionale a marzo scatta anche il pagamento dell'acconto del 30% dell'addizionale comunale Irpef. Anche quest'imposta ha subito aumenti per effetto dello sblocco delle aliquote varato dalla manovra Tremonti dello scorso agosto. Moltissimi comuni non appena deliberato lo sblocco hanno subito operato al rialzo sulle aliquote, portando l'imposta da circa 129 euro a 177 euro pro capite. E hanno tempo fino a giugno per deliberare ulteriori ritocchi.
Le addizionali Irpef incidono più pesantemente sulle buste paga perché non ci sono detrazioni. Il loro importo si riferisce all'imponibile puro, a differenza della tassazione Irpef nazionale che gode particolari detrazioni e viene calcolata su un importo, di conseguenza, ridotto.
Il salasso del fisco si abbatterà anche sulle imprese che tra Iva, trattenute Irpef e tassa sui libri sociali dovranno versare oltre 14 miliardi nelle casse dell'erario. Ma all'orizzonte non si prospetta nulla di buono: grazie alle novità fiscali introdotte con le ultime manovre (l'ultima del 2011 del precedente Governo e il Salva-Italia dell'attuale) saranno i dipendenti e i cittadini a pagare il conto più salato. Così con le nuove addizionali si troveranno con una busta paga più leggera il prossimo 27 marzo; poi dovranno iniziare a preoccuparsi della nuova Imu (c'é tempo fino a giugno). E in prospettiva (neanche troppo lontana) potrebbero dover fronteggiare una nuova mazzata di tutto rispetto: l'aumento di due punti delle aliquote Iva.
Ha ricordato la Cgia –che arriveranno nelle casse dello Stato 14,6 miliardi di euro, tra ritenute Irpef, Iva e vidimazione dei libri sociali. La maxi scadenza fiscale riguarderà oltre 5 milioni di persone, tra titolari unici di società e piccoli imprenditori. Per questi si aggiungeranno anche i contributi previdenziali per collaboratori e dipendenti. Si tratta, sintetizza la Cgia, di 4,9 miliardi di ritenute Irpef, relative ai dipendenti, 9,3 miliardi di Iva e 400 milioni di euro di tasse per la vidimazione dei libri sociali, obbligo che spetta alle società di capitali. Questa scadenza - commenta il segretario della Cgia Guido Bortolussi - "rischia di essere un vero e proprio stress test che misurerà la tenuta finanziaria del nostro sistema produttivo". Sistema che però come noto è già alle prese con una preoccupante carenza di liquidità. Una situazione che Confesercenti sintetizza così: Una batosta per le Pmi fino a 5.100 euro annui. Ammesso che lo stress-test di cui parla Bortolussi non faccia vittime non pochi effetti potrebbero riscontrarli i dipendenti sulle prossime buste paga: c'é da fare i conti con l'addizionale regionale Irpef, sbloccata sempre dal decreto Salva-Italia.
Oltre alla addizionale regionale a marzo scatta anche il pagamento dell'acconto del 30% dell'addizionale comunale Irpef. Anche quest'imposta ha subito aumenti per effetto dello sblocco delle aliquote varato dalla manovra Tremonti dello scorso agosto. Moltissimi comuni non appena deliberato lo sblocco hanno subito operato al rialzo sulle aliquote, portando l'imposta da circa 129 euro a 177 euro pro capite. E hanno tempo fino a giugno per deliberare ulteriori ritocchi.
Le addizionali Irpef incidono più pesantemente sulle buste paga perché non ci sono detrazioni. Il loro importo si riferisce all'imponibile puro, a differenza della tassazione Irpef nazionale che gode particolari detrazioni e viene calcolata su un importo, di conseguenza, ridotto.
Il salasso del fisco si abbatterà anche sulle imprese che tra Iva, trattenute Irpef e tassa sui libri sociali dovranno versare oltre 14 miliardi nelle casse dell'erario. Ma all'orizzonte non si prospetta nulla di buono: grazie alle novità fiscali introdotte con le ultime manovre (l'ultima del 2011 del precedente Governo e il Salva-Italia dell'attuale) saranno i dipendenti e i cittadini a pagare il conto più salato. Così con le nuove addizionali si troveranno con una busta paga più leggera il prossimo 27 marzo; poi dovranno iniziare a preoccuparsi della nuova Imu (c'é tempo fino a giugno). E in prospettiva (neanche troppo lontana) potrebbero dover fronteggiare una nuova mazzata di tutto rispetto: l'aumento di due punti delle aliquote Iva.
Ha ricordato la Cgia –che arriveranno nelle casse dello Stato 14,6 miliardi di euro, tra ritenute Irpef, Iva e vidimazione dei libri sociali. La maxi scadenza fiscale riguarderà oltre 5 milioni di persone, tra titolari unici di società e piccoli imprenditori. Per questi si aggiungeranno anche i contributi previdenziali per collaboratori e dipendenti. Si tratta, sintetizza la Cgia, di 4,9 miliardi di ritenute Irpef, relative ai dipendenti, 9,3 miliardi di Iva e 400 milioni di euro di tasse per la vidimazione dei libri sociali, obbligo che spetta alle società di capitali. Questa scadenza - commenta il segretario della Cgia Guido Bortolussi - "rischia di essere un vero e proprio stress test che misurerà la tenuta finanziaria del nostro sistema produttivo". Sistema che però come noto è già alle prese con una preoccupante carenza di liquidità. Una situazione che Confesercenti sintetizza così: Una batosta per le Pmi fino a 5.100 euro annui. Ammesso che lo stress-test di cui parla Bortolussi non faccia vittime non pochi effetti potrebbero riscontrarli i dipendenti sulle prossime buste paga: c'é da fare i conti con l'addizionale regionale Irpef, sbloccata sempre dal decreto Salva-Italia.
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Lavoro: la nuova indennità di disoccupazione. ASPI
La riforma degli ammortizzatori sociali sarà incentrata sulla creazione dell'Assicurazione sociale per l'impiego (Aspi). Si tratta in sostanza di una forma di tutela e di sostegno al reimpiego. L'Aspi sostituirà tutto quanto non rientra nella cassa integrazione ordinaria (e la parte di Cig straordinaria che resterà dopo la riforma) comprendendo indennità di mobilità, incentivi di mobilità, disoccupazione per apprendisti, una tantum co.co.pro e altre indennità. Si applicherà a tutti i lavoratori dipendenti privati e ai lavoratori pubblici con contratto non a tempo indeterminato. Come requisiti per accedere al sostegno nella proposta del ministro si ipotizzano due anni di anzianità assicurative e almeno 52 settimane ultimo biennio. Dodici mesi per la durata, che salgono a 18 per i lavoratori sopra i 58 anni. L'importo ipotizzato al tavolo è di un massimo di 1.119 euro, con abbattimento dell'indennità del 15% dopo i primi sei mesi, e di un ulteriore 15% sempre ogni sei mesi.
L’Aspi è il nuovo ammortizzatore sociale per garantire un'integrazione al reddito per tutti i lavoratori dipendenti del settore privato e per i dipendenti con contratto a termine del settore pubblico. Un sussidio unico, cui si arriverà con una gradualità molto stretta a partire dal 2013 per raggiungere il nuovo regime entro il 2015 e che manda in pensione le indennità di mobilità, gli incentivi di mobilità, la disoccupazione per apprendisti, e tutte le altre forme di indennità introdotte con il lungo regime delle deroghe.
Questo nuovo ammortizzatore sociale si appoggerà al sistema della cassa integrazione ordinaria (per le crisi congiunturali) mentre dovrebbe restringersi per la cassa integrazione straordinaria, cui le imprese accedono per situazioni di crisi strutturale o per affrontare fasi di ristrutturazione o riconversione. Alla Cigs non saranno più ammesse le richieste per cessazione di attività e, in generale, i criteri di assegnazione diventeranno più rigorosi.
L'Aspi prevede requisiti piuttosto flessibili di ammissione: per accedere al sostegno si ipotizzano due anni di anzianità assicurativa e almeno 52 settimane di lavoro nell'ultimo biennio mentre l'assegno sarebbe di circa 1.119 euro (tetto massimo), con un abbattimento del 15 per cento dopo i primi sei mesi e di un ulteriore 15 per cento dopo altri sei mesi. Stando a una prima lettura dei sindacati l'Aspi sarebbe più conveniente rispetto al sussidio di disoccupazione ma meno conveniente della mobilità, che garantisce fino al 100% della busta nei primi mesi per poi fermarsi all'80%. Infine l'aliquota contributiva: sarà dell'1,3% per i contratti a tempo determinato e flessibili cui si aggiungerà un altro 1,4 per cento (per un totale del 2,7%) per i contratti a tempo indeterminato.
L’Aspi è il nuovo ammortizzatore sociale per garantire un'integrazione al reddito per tutti i lavoratori dipendenti del settore privato e per i dipendenti con contratto a termine del settore pubblico. Un sussidio unico, cui si arriverà con una gradualità molto stretta a partire dal 2013 per raggiungere il nuovo regime entro il 2015 e che manda in pensione le indennità di mobilità, gli incentivi di mobilità, la disoccupazione per apprendisti, e tutte le altre forme di indennità introdotte con il lungo regime delle deroghe.
Questo nuovo ammortizzatore sociale si appoggerà al sistema della cassa integrazione ordinaria (per le crisi congiunturali) mentre dovrebbe restringersi per la cassa integrazione straordinaria, cui le imprese accedono per situazioni di crisi strutturale o per affrontare fasi di ristrutturazione o riconversione. Alla Cigs non saranno più ammesse le richieste per cessazione di attività e, in generale, i criteri di assegnazione diventeranno più rigorosi.
L'Aspi prevede requisiti piuttosto flessibili di ammissione: per accedere al sostegno si ipotizzano due anni di anzianità assicurativa e almeno 52 settimane di lavoro nell'ultimo biennio mentre l'assegno sarebbe di circa 1.119 euro (tetto massimo), con un abbattimento del 15 per cento dopo i primi sei mesi e di un ulteriore 15 per cento dopo altri sei mesi. Stando a una prima lettura dei sindacati l'Aspi sarebbe più conveniente rispetto al sussidio di disoccupazione ma meno conveniente della mobilità, che garantisce fino al 100% della busta nei primi mesi per poi fermarsi all'80%. Infine l'aliquota contributiva: sarà dell'1,3% per i contratti a tempo determinato e flessibili cui si aggiungerà un altro 1,4 per cento (per un totale del 2,7%) per i contratti a tempo indeterminato.
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Riforma del mercato del lavoro la partita fra governo e parti sociali
La partita fra governo, sindacati e Confindustria si gioca principalmente sugli ammortizzatori sociali e sull’art 18 dello Statuto dei lavoratori. Il Governo si sta preparando a intervenire sull'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori limitando ai soli licenziamenti discriminatori l'obbligo del reintegro nel posto di lavoro ma la modifica potrebbe valere almeno all'inizio solo per i nuovi assunti.
E' quanto emerso dalle dichiarazioni del presidente del Consiglio Mario Monti nel corso del convegno del Centro studi di Confindustria. Monti ha affermato che martedì ''si chiuderà la trattativa'' sulla riforma del mercato del lavoro. Quindi, con o senza accordo (oggi più difficile secondo quando ammesso dai sindacati), il Governo andrà avanti con la riforma. Ma se l'articolo 18 sembra il tema più complicato da affrontare anche sulle altre questioni aperte non si è ancora trovato un punto di equilibrio.
Ecco, in estrema sintesi, i temi sui quali si interverrà e si giocherà questa difficile partita.
Articolo 18: Il Governo avrebbe voluto limitare l'obbligo del rientro nel posto di lavoro solo per i licenziamenti discriminatori (considerati nulli e quindi mai effettuati) prevedendo per quelli senza giusta causa o giustificato motivo solo l'indennizzo economico. La mediazione alla quale il Governo sta lavorando è di lasciare per i licenziamenti disciplinari (giusta causa e giustificato motivo soggettivo) la scelta al giudice tra reintegro e risarcimento economico mentre per i motivi economici (il cosiddetto giustificato motivo oggettivo) resterebbe solo l'indennizzo. La mediazione sembra comunque indigeribile per la Cgil pronta ad accettare al massimo interventi sui tempi dei processi mentre Cisl e Uil potrebbero accettarla per sbarrare la strada a ipotesi più drastiche.
Ammortizzatori sociali: il Governo punta a un sussidio di disoccupazione universale (l'Aspi) che sostituisca l'attuale indennità di disoccupazione (che dura 8-12 mesi) ma anche la mobilità (l'indennità erogata in caso di licenziamenti collettivi nelle aziende industriali con più di 15 dipendenti che può durare fino a 48 mesi per un over 50 del Sud). Il nuovo sistema (l'indennità dura 12 mesi per gli under 55 e 18 per gli over 55) rende più omogenee le tutele ma ha scatenato la rivolta delle piccole imprese e in particolare degli artigiani che si troverebbero a pagare contributi più alti. Potrebbero accettare la parificazione del contributo (all'1,3%) se venisse loro riconosciuta una riduzione dell'aliquota Inail, cassa nella quale commercianti e artigiani risultano largamente in attivo. I sindacati hanno comunque chiesto che si mantenga la mobilità almeno per i lavoratori più anziani che dovessero perdere il lavoro dopo i 60 anni con una sorta di scivolo verso la pensione. Il Governo punta a limitare anche l'uso della cassa integrazione con l'esclusione della causale cessazione di attività (eliminando quindi l'autorizzazione della cig straordinaria nei casi di chiusura degli impianti).
Contratti: il sistema proposto dal Governo penalizza sul fronte dei costi e degli adempimenti burocratici i contratti flessibili. In particolare si prevede per i contratti a tempo determinato un contributo aggiuntivo dell'1,4% mentre per i contratti a progetto (spesso utilizzati dalle aziende per rapporti che sono sostanzialmente subordinati) dovrebbe arrivare un aumento dei contributi previdenziali (27,72%), avvicinandoli all'aliquota dei lavoratori dipendenti (33%). Dovrebbe essere valorizzato il contratto di apprendistato rafforzandone il contenuto formativo. Sulla flessibilità in entrata c'è preoccupazione da parte delle imprese perché si prevedono più costi e maggiore burocrazia, motivo per cui la Confindustria ha chiesto di ''rivedere la proposta''.
Ma a gelare le previsioni del capo del governo arrivano i paletti di Susanna Camusso: il segretario generale della cgil punta il dito su misure "molto squilibrate" che le appaiono "molto lontane da portare ad un accordo".
Dello stesso avviso Raffaele Bonanni: "la discussione e' tra gli opposti estremisti", evidenzia il segretario della Cisl denunciando "il gioco al massacro che vuole che il governo decida". Il risultato, lamenta il sindacalista, sarà che "il governo deciderà nel peggiore dei modi come ha fatto sulle pensioni". Osserva che sull'art. 18, senza un'intesa, "il governo è tentato di andare molto più avanti". "E' un errore storico grave quello di chi si oppone a mediare sull'art. 18 ha riferito ancora Bonanni -. Così si consente al governo di cambiarlo unilateralmente. Noi lo vogliamo salvare, gli altri preferiscono lavarsi le mani".
Pessimista anche Luigi Angeletti: per il segretario generale della Uil, sulla riforma del mercato lavoro "non ci sono allo stato attuale soluzioni condivise.
E' quanto emerso dalle dichiarazioni del presidente del Consiglio Mario Monti nel corso del convegno del Centro studi di Confindustria. Monti ha affermato che martedì ''si chiuderà la trattativa'' sulla riforma del mercato del lavoro. Quindi, con o senza accordo (oggi più difficile secondo quando ammesso dai sindacati), il Governo andrà avanti con la riforma. Ma se l'articolo 18 sembra il tema più complicato da affrontare anche sulle altre questioni aperte non si è ancora trovato un punto di equilibrio.
Ecco, in estrema sintesi, i temi sui quali si interverrà e si giocherà questa difficile partita.
Articolo 18: Il Governo avrebbe voluto limitare l'obbligo del rientro nel posto di lavoro solo per i licenziamenti discriminatori (considerati nulli e quindi mai effettuati) prevedendo per quelli senza giusta causa o giustificato motivo solo l'indennizzo economico. La mediazione alla quale il Governo sta lavorando è di lasciare per i licenziamenti disciplinari (giusta causa e giustificato motivo soggettivo) la scelta al giudice tra reintegro e risarcimento economico mentre per i motivi economici (il cosiddetto giustificato motivo oggettivo) resterebbe solo l'indennizzo. La mediazione sembra comunque indigeribile per la Cgil pronta ad accettare al massimo interventi sui tempi dei processi mentre Cisl e Uil potrebbero accettarla per sbarrare la strada a ipotesi più drastiche.
Ammortizzatori sociali: il Governo punta a un sussidio di disoccupazione universale (l'Aspi) che sostituisca l'attuale indennità di disoccupazione (che dura 8-12 mesi) ma anche la mobilità (l'indennità erogata in caso di licenziamenti collettivi nelle aziende industriali con più di 15 dipendenti che può durare fino a 48 mesi per un over 50 del Sud). Il nuovo sistema (l'indennità dura 12 mesi per gli under 55 e 18 per gli over 55) rende più omogenee le tutele ma ha scatenato la rivolta delle piccole imprese e in particolare degli artigiani che si troverebbero a pagare contributi più alti. Potrebbero accettare la parificazione del contributo (all'1,3%) se venisse loro riconosciuta una riduzione dell'aliquota Inail, cassa nella quale commercianti e artigiani risultano largamente in attivo. I sindacati hanno comunque chiesto che si mantenga la mobilità almeno per i lavoratori più anziani che dovessero perdere il lavoro dopo i 60 anni con una sorta di scivolo verso la pensione. Il Governo punta a limitare anche l'uso della cassa integrazione con l'esclusione della causale cessazione di attività (eliminando quindi l'autorizzazione della cig straordinaria nei casi di chiusura degli impianti).
Contratti: il sistema proposto dal Governo penalizza sul fronte dei costi e degli adempimenti burocratici i contratti flessibili. In particolare si prevede per i contratti a tempo determinato un contributo aggiuntivo dell'1,4% mentre per i contratti a progetto (spesso utilizzati dalle aziende per rapporti che sono sostanzialmente subordinati) dovrebbe arrivare un aumento dei contributi previdenziali (27,72%), avvicinandoli all'aliquota dei lavoratori dipendenti (33%). Dovrebbe essere valorizzato il contratto di apprendistato rafforzandone il contenuto formativo. Sulla flessibilità in entrata c'è preoccupazione da parte delle imprese perché si prevedono più costi e maggiore burocrazia, motivo per cui la Confindustria ha chiesto di ''rivedere la proposta''.
Ma a gelare le previsioni del capo del governo arrivano i paletti di Susanna Camusso: il segretario generale della cgil punta il dito su misure "molto squilibrate" che le appaiono "molto lontane da portare ad un accordo".
Dello stesso avviso Raffaele Bonanni: "la discussione e' tra gli opposti estremisti", evidenzia il segretario della Cisl denunciando "il gioco al massacro che vuole che il governo decida". Il risultato, lamenta il sindacalista, sarà che "il governo deciderà nel peggiore dei modi come ha fatto sulle pensioni". Osserva che sull'art. 18, senza un'intesa, "il governo è tentato di andare molto più avanti". "E' un errore storico grave quello di chi si oppone a mediare sull'art. 18 ha riferito ancora Bonanni -. Così si consente al governo di cambiarlo unilateralmente. Noi lo vogliamo salvare, gli altri preferiscono lavarsi le mani".
Pessimista anche Luigi Angeletti: per il segretario generale della Uil, sulla riforma del mercato lavoro "non ci sono allo stato attuale soluzioni condivise.
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Studi di settore 2012 saranno adeguati alla crisi economica
In attesa della delega per la riforma fiscale ci sono buone notizie per commercianti, artigiani, professionisti e piccole imprese. Infatti, gli studi di settore potranno essere integrati, tenendo conto degli andamenti economici - e quindi dell'effetto della crisi - già nel 2011. E' una delle novità della circolare n. 8 del 16 marzo del 2012 dell'Agenzia delle Entrate che detta novità normative anche per il confronto con i contribuenti che non risultano in linea, con un invito alla collaborazione.
"Gli studi di settore – ha spiegato l'Agenzia delle Entrate - possono essere integrati sulla base degli andamenti economici già in relazione al periodo di imposta 2011", con un impatto quindi nelle dichiarazioni che dovranno essere fatte quest'anno dai contribuenti sottoposti agli studi: lavoratori autonomi, professionisti e piccole imprese. L'adeguamento, comunque, non sarà generalizzato: "si tratta di accorgimenti che possono riguardare determinati settori o aree territoriali, con l'obiettivo di rendere gli studi sempre più capaci di stimare i ricavi e i compensi degli operatori".
La circolare dell'Agenzia delle Entrate fornisce precisazioni in ordine ai benefici per i soggetti che per il 2011 risultano congrui e coerenti alle risultanze degli studi di settore. In particolare, nei confronti di tali soggetti: sono preclusi gli accertamenti di tipo "analitico-presuntivo"; la determinazione sintetica del reddito complessivo è ammessa solo a condizione che il reddito complessivo accertabile ecceda di almeno un terzo quello dichiarato; è ridotto di un anno il termine per l'attività di accertamento. Questi "paletti" si applicano per i contribuenti che dichiarano, anche per effetto dell'adeguamento, ricavi o compensi pari o superiori a quelli risultanti dell'applicazione degli studi. Sono comunque richieste le condizioni che abbiamo indicato fedelmente tutti i dati richiesti, che risultino coerenti con gli specifici indicatori previsti e che siano "potenzialmente" accertabili sulla base delle risultanze degli studi di settore.
L'Agenzia delle Entrate inoltre può invitare i contribuenti, in base ai dati del modello Unico, ad adempiere agli obblighi dichiarativi in materia di studi di settore. «Si tratta di inviti finalizzati all'incremento della compliance dichiarativa, ovvero all'incentivazione dei comportamenti virtuosi, senza effetti preclusivi al ravvedimento nei confronti dei destinatari. Per questi ultimi, infatti, è prevista la possibilità di operare il ravvedimento dell'omessa presentazione del modello degli studi di settore, attraverso una dichiarazione integrativa. In tal modo i contribuenti potranno beneficiare delle sanzioni ridotte sanando la violazione commessa».
"Gli studi di settore – ha spiegato l'Agenzia delle Entrate - possono essere integrati sulla base degli andamenti economici già in relazione al periodo di imposta 2011", con un impatto quindi nelle dichiarazioni che dovranno essere fatte quest'anno dai contribuenti sottoposti agli studi: lavoratori autonomi, professionisti e piccole imprese. L'adeguamento, comunque, non sarà generalizzato: "si tratta di accorgimenti che possono riguardare determinati settori o aree territoriali, con l'obiettivo di rendere gli studi sempre più capaci di stimare i ricavi e i compensi degli operatori".
La circolare dell'Agenzia delle Entrate fornisce precisazioni in ordine ai benefici per i soggetti che per il 2011 risultano congrui e coerenti alle risultanze degli studi di settore. In particolare, nei confronti di tali soggetti: sono preclusi gli accertamenti di tipo "analitico-presuntivo"; la determinazione sintetica del reddito complessivo è ammessa solo a condizione che il reddito complessivo accertabile ecceda di almeno un terzo quello dichiarato; è ridotto di un anno il termine per l'attività di accertamento. Questi "paletti" si applicano per i contribuenti che dichiarano, anche per effetto dell'adeguamento, ricavi o compensi pari o superiori a quelli risultanti dell'applicazione degli studi. Sono comunque richieste le condizioni che abbiamo indicato fedelmente tutti i dati richiesti, che risultino coerenti con gli specifici indicatori previsti e che siano "potenzialmente" accertabili sulla base delle risultanze degli studi di settore.
L'Agenzia delle Entrate inoltre può invitare i contribuenti, in base ai dati del modello Unico, ad adempiere agli obblighi dichiarativi in materia di studi di settore. «Si tratta di inviti finalizzati all'incremento della compliance dichiarativa, ovvero all'incentivazione dei comportamenti virtuosi, senza effetti preclusivi al ravvedimento nei confronti dei destinatari. Per questi ultimi, infatti, è prevista la possibilità di operare il ravvedimento dell'omessa presentazione del modello degli studi di settore, attraverso una dichiarazione integrativa. In tal modo i contribuenti potranno beneficiare delle sanzioni ridotte sanando la violazione commessa».
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sabato 17 marzo 2012
Lavoro e giovani più precarietà per i laureati
Secondo il rapporto Almalaurea bisogna affrontare in modo deciso condizione giovani e degli studenti.
Cala l'occupazione, cala il lavoro stabile, cala il reddito: per i laureati italiani lo scenario non regala motivi di ottimismo. E questa abbondanza di segni negativi (meno, meno…) dovrebbe indurre la politica ad investire con urgenza in istruzione, ricerca, innovazione e cultura, anche considerando che mentre al contrarsi dell'occupazione negli altri Paesi è cresciuta la quota di occupati ad alta qualificazione, nel nostro Paese è avvenuto l’opposto. Questo è il la nota presentata dal consorzio Almalaurea.
Quindi aumenta la disoccupazione (in misura superiore rispetto all'anno passato) fra i laureati triennali: dal 16 al 19%. Ma non solo. Lievita anche, e risulta perfino più consistente, fra i laureati specialistici, quelli con un percorso di studi più lungo (dal 18 al 20%) e fra gli specialistici a ciclo unico come i laureati in medicina, architettura, veterinaria, giurisprudenza (dal 16,5 al 19%). Una tendenza che si registra finanche fra i laureati tradizionalmente caratterizzati da un più favorevole posizionamento sul mercato del lavoro, come, ad esempio, gli ingegneri.
Cresce la precarietà. Con la sola eccezione dei laureati specialistici a ciclo unico, a un anno dall'acquisizione della laurea diminuisce, fra i laureati occupati, il lavoro stabile. La stabilità riguarda il 42,5% dei laureati occupati di primo livello e il 34% dei laureati specialistici (con una riduzione, rispettivamente, di 4 e di 1 punto percentuale rispetto all'indagine del 2010). Nello stesso tempo si dilata la consistenza delle forme contrattuali a tempo determinato e interinale e del lavoro nero. Quest'ultimo, a un anno, riguarda il 6% dei laureati di primo livello, il 7% degli specialistici, l'11% di quelli a ciclo unico.
Le retribuzioni (buste paga) sono in netto calo a un anno dalla laurea (pari a 1.105 euro mensili netti per i laureati di primo livello, 1.050 per gli specialistici a ciclo unico, 1.080 per gli specialistici), già non elevate, perdono ulteriormente potere d'acquisto rispetto alle indagini precedenti (la contrazione risulta compresa fra il 2 e il 6% solo nell'ultimo anno). Sarebbe un errore imperdonabile - precisa Cammelli presidente di Almalaurea - sottovalutare o tardare ad affrontare in modo deciso le questioni della condizione giovanile e della valorizzazione del capitale umano, non facendosi carico di quanti, anche al termine di lunghi, faticosi processi formativi, affrontano crescenti difficoltà ad affacciarsi sul mercato del lavoro, a conquistare la propria autonomia, a progettare il proprio futuro».
Un'altra brutta notizia per i giovani italiani. Oltre al tasso di disoccupazione giovanile superiore al 31% secondo i dati Istat di gennaio, ora arriva anche l'aumento della disoccupazione tra i laureati. È quanto ha stabilito il XIV rapporto almalaurea sulla condizione occupazionale dei nuovi dottori circa 400mila ragazzi coinvolti. Secondo il consorzio interuniversitario la disoccupazione dei laureati triennali è passata dal 16% del 2009 al 19% del 2010. Dato che lievita anche per i laureati specialistici, passato dal 18 al 20 per cento. Non vengono risparmiati neanche gli specialistici «a ciclo unico» come i laureati in medicina, architettura, veterinaria, giurisprudenza: anche per loro la disoccupazione è passata dal 16,5 al 19%.
E cosa succede a dieci anni dalla laurea? Se lo è chiesto lo stesso consorzio che nell'autunno del 2011 ha condotto un'indagine via web coinvolgendo un campione di laureati pre-riforma degli anni 2000, 2001 e 2002. Le conclusioni sono queste. Dalle 13 mila interviste realizzate, risulta che lavorano 88 intervistati su cento, valore in calo di 4 punti percentuali rispetto all’analoga rilevazione condotta nel 2006 (sui laureati del 1997-1998). Si dichiara alla ricerca di un lavoro il 10% (erano 6 su cento tra i laureati 1997-1998). Stabili 81 occupati su cento, di cui il 63% con un contratto a tempo indeterminato e il restante 18 con un lavoro autonomo. I laureati degli anni 2000-2001-2002, vedono la propria retribuzione mensile netta attestarsi, in media, a 1.620 euro (era di 1.466 euro tra i laureati del 1997-1998 intervistati nel 2006). In termini reali, gli stipendi sono rimasti pressoché costanti.
Cala l'occupazione, cala il lavoro stabile, cala il reddito: per i laureati italiani lo scenario non regala motivi di ottimismo. E questa abbondanza di segni negativi (meno, meno…) dovrebbe indurre la politica ad investire con urgenza in istruzione, ricerca, innovazione e cultura, anche considerando che mentre al contrarsi dell'occupazione negli altri Paesi è cresciuta la quota di occupati ad alta qualificazione, nel nostro Paese è avvenuto l’opposto. Questo è il la nota presentata dal consorzio Almalaurea.
Quindi aumenta la disoccupazione (in misura superiore rispetto all'anno passato) fra i laureati triennali: dal 16 al 19%. Ma non solo. Lievita anche, e risulta perfino più consistente, fra i laureati specialistici, quelli con un percorso di studi più lungo (dal 18 al 20%) e fra gli specialistici a ciclo unico come i laureati in medicina, architettura, veterinaria, giurisprudenza (dal 16,5 al 19%). Una tendenza che si registra finanche fra i laureati tradizionalmente caratterizzati da un più favorevole posizionamento sul mercato del lavoro, come, ad esempio, gli ingegneri.
Cresce la precarietà. Con la sola eccezione dei laureati specialistici a ciclo unico, a un anno dall'acquisizione della laurea diminuisce, fra i laureati occupati, il lavoro stabile. La stabilità riguarda il 42,5% dei laureati occupati di primo livello e il 34% dei laureati specialistici (con una riduzione, rispettivamente, di 4 e di 1 punto percentuale rispetto all'indagine del 2010). Nello stesso tempo si dilata la consistenza delle forme contrattuali a tempo determinato e interinale e del lavoro nero. Quest'ultimo, a un anno, riguarda il 6% dei laureati di primo livello, il 7% degli specialistici, l'11% di quelli a ciclo unico.
Le retribuzioni (buste paga) sono in netto calo a un anno dalla laurea (pari a 1.105 euro mensili netti per i laureati di primo livello, 1.050 per gli specialistici a ciclo unico, 1.080 per gli specialistici), già non elevate, perdono ulteriormente potere d'acquisto rispetto alle indagini precedenti (la contrazione risulta compresa fra il 2 e il 6% solo nell'ultimo anno). Sarebbe un errore imperdonabile - precisa Cammelli presidente di Almalaurea - sottovalutare o tardare ad affrontare in modo deciso le questioni della condizione giovanile e della valorizzazione del capitale umano, non facendosi carico di quanti, anche al termine di lunghi, faticosi processi formativi, affrontano crescenti difficoltà ad affacciarsi sul mercato del lavoro, a conquistare la propria autonomia, a progettare il proprio futuro».
E cosa succede a dieci anni dalla laurea? Se lo è chiesto lo stesso consorzio che nell'autunno del 2011 ha condotto un'indagine via web coinvolgendo un campione di laureati pre-riforma degli anni 2000, 2001 e 2002. Le conclusioni sono queste. Dalle 13 mila interviste realizzate, risulta che lavorano 88 intervistati su cento, valore in calo di 4 punti percentuali rispetto all’analoga rilevazione condotta nel 2006 (sui laureati del 1997-1998). Si dichiara alla ricerca di un lavoro il 10% (erano 6 su cento tra i laureati 1997-1998). Stabili 81 occupati su cento, di cui il 63% con un contratto a tempo indeterminato e il restante 18 con un lavoro autonomo. I laureati degli anni 2000-2001-2002, vedono la propria retribuzione mensile netta attestarsi, in media, a 1.620 euro (era di 1.466 euro tra i laureati del 1997-1998 intervistati nel 2006). In termini reali, gli stipendi sono rimasti pressoché costanti.
Lavoro: anzi i senza non lavoro, deflagra la cig
Mentre si parla di nuove ipotesi di mercato del lavoro e della riforma tanto attesa un dato si evidenzia. Esplode la richiesta di ore di cassa integrazione guadagni a febbraio 2012.
Nel mese scorso le ore di cig sono state 81 milioni e 988 mila con un incremento del 49,12% rispetto al mese precedente, +5,16% rispetto a un anno fa. Sono i dati forniti dalla Cgil che sottolinea come siano oltre 400 mila i lavoratori coinvolti nei processi di cassa. In crescita, sempre a febbraio, anche la richiesta di cassa integrazione straordinaria. Il monte ore complessivo è stato infatti pari a oltre 25.700, in aumento del 20,39% rispetto al precedente mese di gennaio.
Nei primi due mesi dell'anno - sottolinea la Cgil - sono stati autorizzati 136,9 milioni di ore di cassa integrazione con un +5,16% sullo stesso periodo del 2011. ''Numeri che tradotti - chiarisce il sindacato che ha elaborato i dati diffusi dall'Inps nei giorni scorsi - vogliono dire 400 mila lavoratori a zero ore coinvolti nei processi di cassa che hanno subito un taglio del reddito per oltre 525 milioni di euro, pari a circa 1.300 euro per ogni singolo lavoratore''. ''Il nostro sistema produttivo - afferma il segretario confederale Vincenzo Scudiere - e' invischiato in una crisi profondissima con prospettive pericolose di declino. La cosiddetta 'recessione tecnica' comincia a dispiegare i suoi effetti sui lavoratori con un balzo deciso nella richiesta di ore di cassa. E' sempre più difficile immaginare una inversione di tendenza senza una ripresa nelle produzioni e nei consumi''.
L'aumento consistente di febbraio è dovuto soprattutto allo scatto della cassa in deroga che con oltre 31 milioni di ore segna un +133,96% sul mese precedente. Nel bimestre gennaio-febbraio le ore autorizzate di cassa in deroga 45,3 milioni) segnano un +10,44% sullo stesso bimestre del 2011. Nel bimestre l'aumento tendenziale maggiore per la cigd e' per il commercio (oltre 15 milioni di ore con un +28,46%). La cassa integrazione ordinaria (cigo) a febbraio ha segnato un +23,9% sul mese precedente con 25,1 milioni di ore autorizzate. Nei primi due mesi del 2012 il totale delle ore di cigo è stato pari a 45,5 milioni con un aumento sullo stesso periodo dello scorso anno del +21,47%. In aumento la richiesta di ore anche per la cassa integrazione straordinaria (cigs) con 25,7 milioni di ore autorizzate a febbraio (+20,39% su gennaio).
In diminuzione a febbraio il numero di aziende che fanno ricorso ai decreti di cigs. Da gennaio sono state 824 per un -30,23% sullo stesso periodo del 2011 e riguardano 1.568 unità aziendali (-13,61% sull'anno passato). La richiesta di decreti cigs da parte di gruppi industriali con insediamenti in più territori resta maggiore, anche nella riduzione del numero di decreti, rispetto alle aziende presenti in un unico territorio. Diminuisce il ricorso per crisi aziendale (447 domande per un -41,80%) ma rappresenta il 54,25% del totale dei decreti, così come frena il ricorso al fallimento (63 domande per un -20,25%).
Nel mese scorso le ore di cig sono state 81 milioni e 988 mila con un incremento del 49,12% rispetto al mese precedente, +5,16% rispetto a un anno fa. Sono i dati forniti dalla Cgil che sottolinea come siano oltre 400 mila i lavoratori coinvolti nei processi di cassa. In crescita, sempre a febbraio, anche la richiesta di cassa integrazione straordinaria. Il monte ore complessivo è stato infatti pari a oltre 25.700, in aumento del 20,39% rispetto al precedente mese di gennaio.
Nei primi due mesi dell'anno - sottolinea la Cgil - sono stati autorizzati 136,9 milioni di ore di cassa integrazione con un +5,16% sullo stesso periodo del 2011. ''Numeri che tradotti - chiarisce il sindacato che ha elaborato i dati diffusi dall'Inps nei giorni scorsi - vogliono dire 400 mila lavoratori a zero ore coinvolti nei processi di cassa che hanno subito un taglio del reddito per oltre 525 milioni di euro, pari a circa 1.300 euro per ogni singolo lavoratore''. ''Il nostro sistema produttivo - afferma il segretario confederale Vincenzo Scudiere - e' invischiato in una crisi profondissima con prospettive pericolose di declino. La cosiddetta 'recessione tecnica' comincia a dispiegare i suoi effetti sui lavoratori con un balzo deciso nella richiesta di ore di cassa. E' sempre più difficile immaginare una inversione di tendenza senza una ripresa nelle produzioni e nei consumi''.
L'aumento consistente di febbraio è dovuto soprattutto allo scatto della cassa in deroga che con oltre 31 milioni di ore segna un +133,96% sul mese precedente. Nel bimestre gennaio-febbraio le ore autorizzate di cassa in deroga 45,3 milioni) segnano un +10,44% sullo stesso bimestre del 2011. Nel bimestre l'aumento tendenziale maggiore per la cigd e' per il commercio (oltre 15 milioni di ore con un +28,46%). La cassa integrazione ordinaria (cigo) a febbraio ha segnato un +23,9% sul mese precedente con 25,1 milioni di ore autorizzate. Nei primi due mesi del 2012 il totale delle ore di cigo è stato pari a 45,5 milioni con un aumento sullo stesso periodo dello scorso anno del +21,47%. In aumento la richiesta di ore anche per la cassa integrazione straordinaria (cigs) con 25,7 milioni di ore autorizzate a febbraio (+20,39% su gennaio).
In diminuzione a febbraio il numero di aziende che fanno ricorso ai decreti di cigs. Da gennaio sono state 824 per un -30,23% sullo stesso periodo del 2011 e riguardano 1.568 unità aziendali (-13,61% sull'anno passato). La richiesta di decreti cigs da parte di gruppi industriali con insediamenti in più territori resta maggiore, anche nella riduzione del numero di decreti, rispetto alle aziende presenti in un unico territorio. Diminuisce il ricorso per crisi aziendale (447 domande per un -41,80%) ma rappresenta il 54,25% del totale dei decreti, così come frena il ricorso al fallimento (63 domande per un -20,25%).
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domenica 11 marzo 2012
Per chi cerca lavoro nel 2012 ecco JobScanner.it
JobScanner.it è un motore di ricerca innovativo per le offerte di lavoro.
E si sviluppa senza registrazione ed è completamente gratuito. Alla classica ricerca JobScanner abbina la possibilità di ordinare i risultati in base alla loro affinità con il profilo professionale di chi sta cercando lavoro.
C’è quindi la possibilità di inserire il proprio curriculum e vedere le offerte più vicini al proprio profilo professionale. Il sistema è in grado di leggere i dati contenuti nel curriculum vitae e creare un profilo e ispezionare, tra tutti gli annunci presenti nella banca dati, quelli che ritiene più corrispondenti.
E per dare accesso alla banca dati l’utente non si deve registrare né compilare i form già predisposti che a volte sono lunghi e difficilmente compilabili.
E per accedere basta caricare il curriculum vitae nei seguenti formati PDF, DOC,ODT, DOCX, RTF o TXT, attraverso il tasto "Il mio CV".
Sicuramente JobScanner, è un nuovo motore di ricerca di lavoro che mette ordine negli annunci in rete. In rete si trovano diversi servizi gratuiti che raccolgono annunci di lavoro e consentono di entrare in contatto con le aziende. Molti ce ne sono, altri continuano a nascere. Però il mercato del lavoro piange ed attende l’esito dell’ennesimo tavolo del lavoro tra parte politica e parti sociali per una importante riforma del mercato del lavoro.
JobScanner è un unico punto di accesso, di ricerca e di visualizzazione degli annunci: senza obbligo di registrazione. Alla fine per candidarsi all’offerta di lavoro, si dovrà navigare nei motori di ricerca dedicati alla ricerca di lavoro.
Quindi possiamo definire JobScanner come l'aggregatore di offerte di lavoro. Ed è un nuovo portale che potrebbe semplificare la ricerca di un lavoro. In pratica funziona come un aggregatore di offerte, scandagliando i siti specializzati come Careerjet, Bachecalavoro, Cambio Lavoro, InfoJobs e Monster.
E si sviluppa senza registrazione ed è completamente gratuito. Alla classica ricerca JobScanner abbina la possibilità di ordinare i risultati in base alla loro affinità con il profilo professionale di chi sta cercando lavoro.
C’è quindi la possibilità di inserire il proprio curriculum e vedere le offerte più vicini al proprio profilo professionale. Il sistema è in grado di leggere i dati contenuti nel curriculum vitae e creare un profilo e ispezionare, tra tutti gli annunci presenti nella banca dati, quelli che ritiene più corrispondenti.
E per dare accesso alla banca dati l’utente non si deve registrare né compilare i form già predisposti che a volte sono lunghi e difficilmente compilabili.
E per accedere basta caricare il curriculum vitae nei seguenti formati PDF, DOC,ODT, DOCX, RTF o TXT, attraverso il tasto "Il mio CV".
Sicuramente JobScanner, è un nuovo motore di ricerca di lavoro che mette ordine negli annunci in rete. In rete si trovano diversi servizi gratuiti che raccolgono annunci di lavoro e consentono di entrare in contatto con le aziende. Molti ce ne sono, altri continuano a nascere. Però il mercato del lavoro piange ed attende l’esito dell’ennesimo tavolo del lavoro tra parte politica e parti sociali per una importante riforma del mercato del lavoro.
JobScanner è un unico punto di accesso, di ricerca e di visualizzazione degli annunci: senza obbligo di registrazione. Alla fine per candidarsi all’offerta di lavoro, si dovrà navigare nei motori di ricerca dedicati alla ricerca di lavoro.
Quindi possiamo definire JobScanner come l'aggregatore di offerte di lavoro. Ed è un nuovo portale che potrebbe semplificare la ricerca di un lavoro. In pratica funziona come un aggregatore di offerte, scandagliando i siti specializzati come Careerjet, Bachecalavoro, Cambio Lavoro, InfoJobs e Monster.
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Offerte di lavoro marzo 2012
Per questo mese di marzo abbiamo selezionato alcune offerte di lavoro di interesse nel campo sanitario, nel mondo informatico e quelle che si riferiscono al progetto europeo EURES.
L’agenzia per il lavoro Articolo 1 sta cercando 10 infermieri professionali per un’azienda sanitaria della provincia di Bergamo. Alle risorse interessate è richiesta la laurea triennale infermieristica, l’iscrizione all’IPASVI, l’esperienza in strutture sanitarie. L’orario di lavoro è a tempo parziale, e il contratto offerto è tecnicamente rappresentato da un rapporto di lavoro con somministrazione con concrete possibilità di inserimento nella struttura aziendale.
Sempre nello stesso settore, la divisione specializzata Sanità dell’agenzia per il lavoro Articolo 1 sta cercando altri 10 infermieri professionali, con relative competenze, da inserire all’interno di una struttura della Lombardia, necessariamente in possesso di una esperienza nella mansione, in grado di qualificare al meglio la risorsa professionale che si intende inserire all’interno dell’organigramma della struttura sanitaria.
La catena francese del bricolage Leroy Merlin nella sede di Udine sta ricercando venditori specializzati nei settori sanitari e arredo bagno, giardinaggio.
Per questa richiesta di lavoro è prevista una esperienza (minima di 5 anni) commerciale o a contatto con il pubblico, in particolar modo con conoscenza approfondita dei prodotti e capacità di realizzare un progetto chiavi in mano. Ricerchiamo personale con conoscenza del settore falegnameria-serramenti, cucina, sanitari-piastrelle, giardinaggio. Il consigliere di vendita: è il punto di riferimento del cliente. E' inserito all'interno di una squadra specializzata in un settore merceologico. Contribuisce alla soddisfazione dei clienti grazie alle sue capacità d'ascolto, i suoi consigli, la sua disponibilità e cortesia. Il suo obiettivo consiste nello sviluppare le vendite garantendo sempre dei reparti pieni, puliti, attraenti e con indicazioni legate alle caratteristiche dei prodotti approfondite. Il curriculum deve essere mandato a job.udine@leroymerlin.it
L’azienda informatica TER Consulting SRL con sede a Pescara sta cercando n. 3 posti per sistemista supporto applicativo con esperienza nell'ambiente dell'esercizio degli operatori telefonici e la conoscenza approfondita degli strumenti di lavoro quali unix, pl-sql, linguaggi di scripting; n. 2 figure professionali Junior con le seguenti competenze: esperienze di almeno due anni per attività di test e collaudo di sistemi complessi Esperienze di redazione di piani di test e schede di collaudo con sede a Milano si può inviare il proprio curriculum a jobs@quinary.it riferimento [TR_TST_MI];
L’azienda cerca per attività anche due neolaureati in Informatica che abbiamo conoscenza della programmazione in java, da formare su tecnologie Microsoft o Oracle. Se interessati inviare curriculum a jobs@quinary.it riferimento TR_NL_PE
Adesso vediamo le offerte di lavoro nell’ambito del progetto europeo Eures.
In Calabria, si stanno cercando 400 animatori turistici ed in modo particolare si cercano capi animazione, istruttori sportivi, animatori, miniclub, coreografi, ballerini, scenografi, assistenti bagnanti, deejay, tecnici audio-luci, hostess, piano bar, cantanti. La retribuzione prevista dai contratti di lavoro varia dai 400 ai 1200 euro al mese, vitto e alloggio sono gratis, così come le spese di viaggio per raggiungere le sedi estere.
Vediamo i requisiti essenziali per la selezione:assolvimento dell’obbligo scolastico; disponibilità minima di tre mesi continuativi; conoscenza di una o più lingue straniere (inglese, francese, tedesco, spagnolo); buona conoscenza dei sistemi informatici operativi, pacchetto Microsoft office, internet e posta elettronica; capacità di svolgere mansioni ricreative e organizzative di primo piano, come manifestazioni, spettacoli e attività sportive sempre stando a contatto con l’ospite della struttura; Entusiasmo, spigliatezza, buone capacità comunicative e di relazione interpersonale, capacità di coinvolgere e motivare. Per partecipare alla selezione inviare entro il 19 marzo, una lettera di presentazione e il proprio CV, con fotografia, alla mail a.bandiera@regcal.it e per conoscenza a : sicilia@obiettivotropici.it , specificando nell’oggetto “Selezioni Obiettivo Tropici 2012 Reggio Calabria”. Le selezioni si terranno a Reggio Calabria il 20 marzo 2012.
Mentre il Centro Eures della Provincia di Sassari ha pubblicato offerte di lavoro con sedi sia in Italia che all'Estero.
Le figure richieste sono n. 1 ingegnere aeronautico per la Francia. Le mansioni riguardano in particolare: calcolo (progetto e verifica), sperimentazione a fatica per strutture metalliche e in materiali compositi; fase di sviluppo il titolo di studio richiesto ovviamente è la Laurea in Ingegneria meccanica (3+2) con specializzazione Aeronautica con contratto di lavoro a tempo indeterminato a tempo pieno, retribuzione compresa tra 29.000 e 38.000 euro in funzione dell’esperienza lavorativa. Modalità di candidatura: inviare via mail, indicando in oggetto il riferimento dell'offerta, il proprio CV, completo di autorizzazione firmata al trattamento dei dati personali ai sensi del D. Lgs. 196/2003 a: s.jacques@sud-ingenierie.com e, con la medesima mail solo per conoscenza, a: eures@provincia.sassari.i
E poi n. 3 ingegneri informatici per Sestri Levante titolo di studio: Laurea in Ingegneria Informatica con contratto di lavoro a tempo determinato a tempo pieno;
requisiti richiesti buone doti comunicative e predisposizione ai rapporti interpersonali; attitudine al lavoro in squadra finalizzato al raggiungimento degli obiettivi. Capacità di relazionarsi con i clienti per analisi , startup e assistenza. Mentre i requisiti specifici sono: data base SQL, Server, Oracle;, Networking e sicurezza.
Modalità di candidatura: inviare via mail, indicando in oggetto il riferimento dell'offerta, il proprio CV, completo di autorizzazione firmata al trattamento dei dati personali ai sensi del d. lgs. 196 del 2003 a: eures.genova@provincia.genova.it, registrarsi al portale del servizio Match On Line della Provincia di Genova (http://match.provincia.genova.it/) e compilare la scheda del curriculum. Inviare solo per conoscenza a: eures@provincia.sassari.it. La data di validità dell'offerta, per il momento è il 20 marzo 2012
L’agenzia per il lavoro Articolo 1 sta cercando 10 infermieri professionali per un’azienda sanitaria della provincia di Bergamo. Alle risorse interessate è richiesta la laurea triennale infermieristica, l’iscrizione all’IPASVI, l’esperienza in strutture sanitarie. L’orario di lavoro è a tempo parziale, e il contratto offerto è tecnicamente rappresentato da un rapporto di lavoro con somministrazione con concrete possibilità di inserimento nella struttura aziendale.
Sempre nello stesso settore, la divisione specializzata Sanità dell’agenzia per il lavoro Articolo 1 sta cercando altri 10 infermieri professionali, con relative competenze, da inserire all’interno di una struttura della Lombardia, necessariamente in possesso di una esperienza nella mansione, in grado di qualificare al meglio la risorsa professionale che si intende inserire all’interno dell’organigramma della struttura sanitaria.
La catena francese del bricolage Leroy Merlin nella sede di Udine sta ricercando venditori specializzati nei settori sanitari e arredo bagno, giardinaggio.
Per questa richiesta di lavoro è prevista una esperienza (minima di 5 anni) commerciale o a contatto con il pubblico, in particolar modo con conoscenza approfondita dei prodotti e capacità di realizzare un progetto chiavi in mano. Ricerchiamo personale con conoscenza del settore falegnameria-serramenti, cucina, sanitari-piastrelle, giardinaggio. Il consigliere di vendita: è il punto di riferimento del cliente. E' inserito all'interno di una squadra specializzata in un settore merceologico. Contribuisce alla soddisfazione dei clienti grazie alle sue capacità d'ascolto, i suoi consigli, la sua disponibilità e cortesia. Il suo obiettivo consiste nello sviluppare le vendite garantendo sempre dei reparti pieni, puliti, attraenti e con indicazioni legate alle caratteristiche dei prodotti approfondite. Il curriculum deve essere mandato a job.udine@leroymerlin.it
L’azienda informatica TER Consulting SRL con sede a Pescara sta cercando n. 3 posti per sistemista supporto applicativo con esperienza nell'ambiente dell'esercizio degli operatori telefonici e la conoscenza approfondita degli strumenti di lavoro quali unix, pl-sql, linguaggi di scripting; n. 2 figure professionali Junior con le seguenti competenze: esperienze di almeno due anni per attività di test e collaudo di sistemi complessi Esperienze di redazione di piani di test e schede di collaudo con sede a Milano si può inviare il proprio curriculum a jobs@quinary.it riferimento [TR_TST_MI];
L’azienda cerca per attività anche due neolaureati in Informatica che abbiamo conoscenza della programmazione in java, da formare su tecnologie Microsoft o Oracle. Se interessati inviare curriculum a jobs@quinary.it riferimento TR_NL_PE
Adesso vediamo le offerte di lavoro nell’ambito del progetto europeo Eures.
In Calabria, si stanno cercando 400 animatori turistici ed in modo particolare si cercano capi animazione, istruttori sportivi, animatori, miniclub, coreografi, ballerini, scenografi, assistenti bagnanti, deejay, tecnici audio-luci, hostess, piano bar, cantanti. La retribuzione prevista dai contratti di lavoro varia dai 400 ai 1200 euro al mese, vitto e alloggio sono gratis, così come le spese di viaggio per raggiungere le sedi estere.
Vediamo i requisiti essenziali per la selezione:assolvimento dell’obbligo scolastico; disponibilità minima di tre mesi continuativi; conoscenza di una o più lingue straniere (inglese, francese, tedesco, spagnolo); buona conoscenza dei sistemi informatici operativi, pacchetto Microsoft office, internet e posta elettronica; capacità di svolgere mansioni ricreative e organizzative di primo piano, come manifestazioni, spettacoli e attività sportive sempre stando a contatto con l’ospite della struttura; Entusiasmo, spigliatezza, buone capacità comunicative e di relazione interpersonale, capacità di coinvolgere e motivare. Per partecipare alla selezione inviare entro il 19 marzo, una lettera di presentazione e il proprio CV, con fotografia, alla mail a.bandiera@regcal.it e per conoscenza a : sicilia@obiettivotropici.it , specificando nell’oggetto “Selezioni Obiettivo Tropici 2012 Reggio Calabria”. Le selezioni si terranno a Reggio Calabria il 20 marzo 2012.
Mentre il Centro Eures della Provincia di Sassari ha pubblicato offerte di lavoro con sedi sia in Italia che all'Estero.
Le figure richieste sono n. 1 ingegnere aeronautico per la Francia. Le mansioni riguardano in particolare: calcolo (progetto e verifica), sperimentazione a fatica per strutture metalliche e in materiali compositi; fase di sviluppo il titolo di studio richiesto ovviamente è la Laurea in Ingegneria meccanica (3+2) con specializzazione Aeronautica con contratto di lavoro a tempo indeterminato a tempo pieno, retribuzione compresa tra 29.000 e 38.000 euro in funzione dell’esperienza lavorativa. Modalità di candidatura: inviare via mail, indicando in oggetto il riferimento dell'offerta, il proprio CV, completo di autorizzazione firmata al trattamento dei dati personali ai sensi del D. Lgs. 196/2003 a: s.jacques@sud-ingenierie.com e, con la medesima mail solo per conoscenza, a: eures@provincia.sassari.i
E poi n. 3 ingegneri informatici per Sestri Levante titolo di studio: Laurea in Ingegneria Informatica con contratto di lavoro a tempo determinato a tempo pieno;
requisiti richiesti buone doti comunicative e predisposizione ai rapporti interpersonali; attitudine al lavoro in squadra finalizzato al raggiungimento degli obiettivi. Capacità di relazionarsi con i clienti per analisi , startup e assistenza. Mentre i requisiti specifici sono: data base SQL, Server, Oracle;, Networking e sicurezza.
Modalità di candidatura: inviare via mail, indicando in oggetto il riferimento dell'offerta, il proprio CV, completo di autorizzazione firmata al trattamento dei dati personali ai sensi del d. lgs. 196 del 2003 a: eures.genova@provincia.genova.it, registrarsi al portale del servizio Match On Line della Provincia di Genova (http://match.provincia.genova.it/) e compilare la scheda del curriculum. Inviare solo per conoscenza a: eures@provincia.sassari.it. La data di validità dell'offerta, per il momento è il 20 marzo 2012
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sabato 10 marzo 2012
Allarme lavoro: l’ 8 marzo 2012 e le donne
L'8 Marzo, nell’anno della crisi economica per le donne è vera emergenza lavoro. Per le donne italiane, i numeri sull'occupazione sono allarmanti (lavorano meno della metà, prendono il 20% in meno in busta paga rispetto agli uomini) e il confronto europeo è veramente drammatico (solo la piccola isola, lo stato di Malta sta peggio dell’Italia). Le donne occupate sono il 46,1% (2010), il Sud è al 30,5% (56,1% al Nord); significativo è il tasso di non occupazione (non attività), o meglio coloro che non cercano più un lavoro) che secondo le stime ufficiali è al 48,9% contro il 35,5% europeo, differenza significativa. Nel mese di dicembre 2011, la disoccupazione femminile è cresciuta del 3,2% rispetto al 2010. E quando si diventa mamme, una su tre lascia il lavoro.
Questo deve essere un motivo per sperare che ci sia per le donne una tendenza diversa un cambio: quindi è augurabile che bisogna investire sul lavoro delle donne, anche per uscire dalla crisi e rilanciare il paese. ''La situazione delle donne nel mercato del lavoro è peggiorata con la crisi, quantitativamente e qualitativamente, partendo da una situazione già grave'' come ha sostenuto Linda Laura Sabbadini, direttore del dipartimento statistiche sociali e ambientali dell'Istat. Infatti in due anni, dal 2008 al 2010 l'occupazione femminile è diminuita di 103 mila unità (-1,1%); e si è anche ridotta l'occupazione qualificata (-270 mila), mentre si è sviluppata quella non qualificata (+218 mila). Ovviamente cresce il contratto di lavoro a tempo parziale e si accentuano le disparità. Favorire l' occupazione femminile vuol dire anche intervenire sul lavoro di cura e servizi per le donne:''O si redistribuisce il lavoro di cura fra i generi - osserva Sabbadini - sviluppando la rete dei servizi e il lavoro flessibile o difficilmente potrà esserci futuro per l'occupazione femminile.
Occupazione e tempi di cura sono temi fra loro legati anche per Maria Teresa Roghi, responsabile pari opportunità dell'Ugl, per la quale ''non c'è niente da festeggiare''. ''Tuttora, infatti - ha osservato - le donne hanno difficoltà a trovare un'occupazione, e se la ottengono devono combattere per riuscire a conciliare i tempi di vita con quelli del lavoro. Senza contare le forti discriminazioni che ancora esistono a livello economico e professionale".
Questo deve essere un motivo per sperare che ci sia per le donne una tendenza diversa un cambio: quindi è augurabile che bisogna investire sul lavoro delle donne, anche per uscire dalla crisi e rilanciare il paese. ''La situazione delle donne nel mercato del lavoro è peggiorata con la crisi, quantitativamente e qualitativamente, partendo da una situazione già grave'' come ha sostenuto Linda Laura Sabbadini, direttore del dipartimento statistiche sociali e ambientali dell'Istat. Infatti in due anni, dal 2008 al 2010 l'occupazione femminile è diminuita di 103 mila unità (-1,1%); e si è anche ridotta l'occupazione qualificata (-270 mila), mentre si è sviluppata quella non qualificata (+218 mila). Ovviamente cresce il contratto di lavoro a tempo parziale e si accentuano le disparità. Favorire l' occupazione femminile vuol dire anche intervenire sul lavoro di cura e servizi per le donne:''O si redistribuisce il lavoro di cura fra i generi - osserva Sabbadini - sviluppando la rete dei servizi e il lavoro flessibile o difficilmente potrà esserci futuro per l'occupazione femminile.
Occupazione e tempi di cura sono temi fra loro legati anche per Maria Teresa Roghi, responsabile pari opportunità dell'Ugl, per la quale ''non c'è niente da festeggiare''. ''Tuttora, infatti - ha osservato - le donne hanno difficoltà a trovare un'occupazione, e se la ottengono devono combattere per riuscire a conciliare i tempi di vita con quelli del lavoro. Senza contare le forti discriminazioni che ancora esistono a livello economico e professionale".
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Lavoro il punto di vista della CISL
Si stanno rincorrendo le tensioni in vista del nuovo tavolo sul lavoro. "Spero che il governo voglia un accordo innovativo ed equilibrato e non dia la stura a chi rincorre tensioni sociali e si barrica dietro ai no. La CISL farà la sua parte". Così il leader della CISL Raffaele Bonanni, in vista del nuovo incontro con l'esecutivo sulla riforma del lavoro e dopo le affermazioni del segretario della Cgil Camusso che ha paventato la possibilità di tensioni sociali nel caso in cui il governo cerchi licenziamenti facili. Il tema della riforma del lavoro e le trattative con il governo dividono i principali esponenti sindacali. Il segretario della CISL Bonanni affida a twitter una breve riflessione polemica: “Spero che il governo voglia un accordo innovativo ed equilibrato e non fornisca alibi …. Una frase che sembra essere una sentenza nei confronti di Susanna Camusso, segretario CGIL.
Per Luigi Angeletti segretario della UIL, risorse e certezze sono la soluzione per un buon esito "Non possiamo che condividere l'approccio espresso dal Presidente della Repubblica circa gli obiettivi del negoziato". E' quanto ha affermato in una nota, Angeletti in vista della ripresa, lunedì, della trattativa sulla riforma del mercato del lavoro. "La trattativa -prosegue Angeletti - avrà un buon esito se tutti accetteranno soluzioni razionali: le tutele si diffondono stanziando le risorse necessarie; i diritti diventano certi riducendo i margini interpretativi".
Per Luigi Angeletti segretario della UIL, risorse e certezze sono la soluzione per un buon esito "Non possiamo che condividere l'approccio espresso dal Presidente della Repubblica circa gli obiettivi del negoziato". E' quanto ha affermato in una nota, Angeletti in vista della ripresa, lunedì, della trattativa sulla riforma del mercato del lavoro. "La trattativa -prosegue Angeletti - avrà un buon esito se tutti accetteranno soluzioni razionali: le tutele si diffondono stanziando le risorse necessarie; i diritti diventano certi riducendo i margini interpretativi".
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Trattamento di fine mandato chiarimenti dell'Agenzia delle Entrate
I chiarimenti attesi sull’argomento sono arrivati dall’Agenzia delle Entrate nella circolare n. 3 del 2012, con la quale dopo un esame della normativa (decreto legge n. 201 del 2011, c.d. “Salva Italia” è stato chiarito che concorrono alla formazione del monte di un milione di euro, che fa scattare la tassazione ordinaria invece di quella separata, sia il trattamento di fine rapporto, sia le indennità equipollenti e tutte le altre indennità e somme percepite una tantum in relazione alla cessazione del rapporto lavorativo.
Tra le precisazioni di maggiore interesse si mettono in evidenza le seguenti:
la disposizione ha effetto per le indennità il cui diritto alla percezione è sorto successivamente al 1° gennaio 2011;
anche per gli amministratori di società di capitali la tassazione ordinaria si applica solo sulle quote di compensi ed indennità che eccedono il milione di euro;
tra i soggetti interessati, la tassazione ordinaria: è esclusa per gli eredi che percepiscono un’indennità in nome di un dipendente o di un collaboratore deceduto.
Le indennità di fine mandato (TFM) degli amministratori di società di capitali, sono soggette a tassazione ordinaria solo per la parte superiore il un milione di euro. È questo il più importante chiarimento fornito dall’Agenzia delle Entrate, che ha analizzato l’art. 24 comma 31 del decreto legge n. 201 del 2011, con il quale sono state introdotte deroghe al regime di tassazione separata delle indennità di fine rapporto di cui all’art. 17 comma 1 lettere a) e c) del TUIR, cioè del TFR e delle indennità equipollenti dei lavoratori dipendenti, nonché delle indennità percepite per la cessazione dei rapporti di collaborazione coordinata e continuativa di cui all’art. 50 comma 1 lett. c-bis) del TUIR, ad esempio il trattamento di fine mandato degli amministratori di società, se il diritto all’indennità risulta da atto di data certa anteriore all’inizio del rapporto.
L’art. 24 comma 31 stabilisce che le nuove disposizioni “si applicano in ogni caso a tutti i compensi e indennità a qualsiasi titolo erogati agli amministratori delle società di capitali“. Secondo l’Agenzia delle Entrate, tale previsione , “intende confermare la ratio della norma, senza nel contempo differenziarne l’applicazione con esclusivo riferimento agli amministratori di società di capitali. Gli amministratori di società di capitali, pertanto, non subiscono un regime di tassazione diverso e più penalizzante rispetto agli amministratori di società di persone o ai dipendenti.
Per quanto riguarda la decorrenza della nuova disciplina in esame l’Agenzia delle Entrate ha precisato che, nell’effettuare la verifica del superamento del limite di un milione, “occorre considerare anche eventuali pregresse anticipazioni e acconti relativi a TFR il cui diritto alla percezione è sorto a decorrere dal 1° gennaio 2011, fermo restando che l’importo già oggetto di tassazione separata anche se in via provvisoria non concorre alla formazione del reddito complessivo”. Tali criteri devono ritenersi applicabili anche in relazione al TFM degli amministratori.
Il concorso alla formazione del reddito complessivo di indennità e compensi, comporta un incremento dello stesso, con le ordinarie conseguenze che ne derivano in termini, ad esempio, di calcolo e versamento degli acconti, di applicazione delle addizionali regionali e comunali IRPEF, nonché del contributo di solidarietà del 3% qualora il reddito complessivo ecceda l’importo di 300.000 euro (art. 2 del decreto legge n .138 del 2011).
Infine, secondo l’Agenzia delle Entrate, esula dal campo di applicazione della disposizione in esame l’ipotesi in cui le indennità e i compensi siano erogati agli eredi o aventi diritto del dipendente o collaboratore deceduto; la tassazione separata sarà quindi applicabile anche in caso di superamento del limite di un milione di euro. Ne consegue che gli amministratori di società di capitali non subiscono un regime di tassazione diverso e più penalizzante rispetto agli amministratori di società di persone o ai dipendenti. L’orientamento prevalente era quello di ritenere che, per effetto del decreto legge n . 201, il TFM degli amministratori di società di capitali dovesse essere sempre tassato in via ordinaria, indipendentemente dal relativo importo.
Tra le precisazioni di maggiore interesse si mettono in evidenza le seguenti:
la disposizione ha effetto per le indennità il cui diritto alla percezione è sorto successivamente al 1° gennaio 2011;
anche per gli amministratori di società di capitali la tassazione ordinaria si applica solo sulle quote di compensi ed indennità che eccedono il milione di euro;
tra i soggetti interessati, la tassazione ordinaria: è esclusa per gli eredi che percepiscono un’indennità in nome di un dipendente o di un collaboratore deceduto.
Le indennità di fine mandato (TFM) degli amministratori di società di capitali, sono soggette a tassazione ordinaria solo per la parte superiore il un milione di euro. È questo il più importante chiarimento fornito dall’Agenzia delle Entrate, che ha analizzato l’art. 24 comma 31 del decreto legge n. 201 del 2011, con il quale sono state introdotte deroghe al regime di tassazione separata delle indennità di fine rapporto di cui all’art. 17 comma 1 lettere a) e c) del TUIR, cioè del TFR e delle indennità equipollenti dei lavoratori dipendenti, nonché delle indennità percepite per la cessazione dei rapporti di collaborazione coordinata e continuativa di cui all’art. 50 comma 1 lett. c-bis) del TUIR, ad esempio il trattamento di fine mandato degli amministratori di società, se il diritto all’indennità risulta da atto di data certa anteriore all’inizio del rapporto.
L’art. 24 comma 31 stabilisce che le nuove disposizioni “si applicano in ogni caso a tutti i compensi e indennità a qualsiasi titolo erogati agli amministratori delle società di capitali“. Secondo l’Agenzia delle Entrate, tale previsione , “intende confermare la ratio della norma, senza nel contempo differenziarne l’applicazione con esclusivo riferimento agli amministratori di società di capitali. Gli amministratori di società di capitali, pertanto, non subiscono un regime di tassazione diverso e più penalizzante rispetto agli amministratori di società di persone o ai dipendenti.
Per quanto riguarda la decorrenza della nuova disciplina in esame l’Agenzia delle Entrate ha precisato che, nell’effettuare la verifica del superamento del limite di un milione, “occorre considerare anche eventuali pregresse anticipazioni e acconti relativi a TFR il cui diritto alla percezione è sorto a decorrere dal 1° gennaio 2011, fermo restando che l’importo già oggetto di tassazione separata anche se in via provvisoria non concorre alla formazione del reddito complessivo”. Tali criteri devono ritenersi applicabili anche in relazione al TFM degli amministratori.
Il concorso alla formazione del reddito complessivo di indennità e compensi, comporta un incremento dello stesso, con le ordinarie conseguenze che ne derivano in termini, ad esempio, di calcolo e versamento degli acconti, di applicazione delle addizionali regionali e comunali IRPEF, nonché del contributo di solidarietà del 3% qualora il reddito complessivo ecceda l’importo di 300.000 euro (art. 2 del decreto legge n .138 del 2011).
Infine, secondo l’Agenzia delle Entrate, esula dal campo di applicazione della disposizione in esame l’ipotesi in cui le indennità e i compensi siano erogati agli eredi o aventi diritto del dipendente o collaboratore deceduto; la tassazione separata sarà quindi applicabile anche in caso di superamento del limite di un milione di euro. Ne consegue che gli amministratori di società di capitali non subiscono un regime di tassazione diverso e più penalizzante rispetto agli amministratori di società di persone o ai dipendenti. L’orientamento prevalente era quello di ritenere che, per effetto del decreto legge n . 201, il TFM degli amministratori di società di capitali dovesse essere sempre tassato in via ordinaria, indipendentemente dal relativo importo.
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mercoledì 7 marzo 2012
Vola la Cassa integrazione guadagni a febbraio 2012
Vediamo l’ultima fotografia scattata dall’INPS sulla cassa integrazione.
Torna a volare la cassa integrazione: a febbraio - secondo i dati diffusi dall'Inps - le aziende italiane hanno chiesto l'autorizzazione per 82 milioni di ore di Cassa integrazione guadagni (cig) con un aumento del 49,1% rispetto ai 55 milioni di gennaio (dato più basso dall'agosto 2009) e del 16,8% rispetto a febbraio 2011.
Nel complesso - segnala l'Inps nei primi due mesi dell'anno sono state autorizzate alle aziende 136,9 milioni di ore di cassa integrazione a fronte dei 130,2 milioni del 2011 (+5,1%). "Il dato di febbraio 2012 - si legge in una nota dell'Istituto di previdenza - fa registrare una inversione di tendenza rispetto all'ultimo quadrimestre, in cui il numero di ore autorizzate è costantemente diminuito, sia in termini assoluti, sia in confronto agli stessi mesi dell'anno precedente". Gli interventi ordinari (CIGO) a febbraio sono aumentati del 23,9% rispetto a gennaio (da 20,3 a 25,1 milioni di ore) e del 31,4% rispetto a febbraio 2011 (erano state autorizzati 19,1 milioni di ore di cigo). La cassa integrazione ordinaria chiesta dalle imprese industriali è aumentata del 56% rispetto ad un anno fa, mentre la cigo relativa al settore edile registra una diminuzione tendenziale del 21,5%. Gli interventi straordinari (CIGS) di febbraio autorizzati ammontano a 25,8 milioni di ore con un aumento del 20,4% rispetto a gennaio e una diminuzione rispetto al febbraio 2011 del 10,9%
La variazione negativa su base tendenziale è da attribuire al settore industriale, che registra un calo del 19,1% rispetto alle ore autorizzate a febbraio 2011. Volano invece gli interventi in deroga (CIGD). A febbraio le ore autorizzate per questo tipo di ammortizzatore sono state 31,1 milioni a fronte di 22,1 milioni di febbraio 2011 (+40,4%) e dei 13,3 milioni di gennaio 2012 (+133%). "Le ore di cassa integrazione autorizzate in febbraio, che come di consueto superano quelle di gennaio - commenta il presidente dell'Inps, Antonio Mastrapasqua - segnano una interruzione nell'andamento tendenziale degli ultimi tempi, che si presentava in costante discesa. Occorrerà comunque aspettare i prossimi mesi per comprendere qual è l'effettiva tendenza di questo 2012".
E poi cala l'occupazione, cala il lavoro stabile, cala il reddito: per i laureati italiani lo scenario non offre motivi di ottimismo. E questa abbondanza di segni meno dovrebbe spingere il Governo a investire con urgenza in istruzione, ricerca, innovazione e cultura.
Torna a volare la cassa integrazione: a febbraio - secondo i dati diffusi dall'Inps - le aziende italiane hanno chiesto l'autorizzazione per 82 milioni di ore di Cassa integrazione guadagni (cig) con un aumento del 49,1% rispetto ai 55 milioni di gennaio (dato più basso dall'agosto 2009) e del 16,8% rispetto a febbraio 2011.
Nel complesso - segnala l'Inps nei primi due mesi dell'anno sono state autorizzate alle aziende 136,9 milioni di ore di cassa integrazione a fronte dei 130,2 milioni del 2011 (+5,1%). "Il dato di febbraio 2012 - si legge in una nota dell'Istituto di previdenza - fa registrare una inversione di tendenza rispetto all'ultimo quadrimestre, in cui il numero di ore autorizzate è costantemente diminuito, sia in termini assoluti, sia in confronto agli stessi mesi dell'anno precedente". Gli interventi ordinari (CIGO) a febbraio sono aumentati del 23,9% rispetto a gennaio (da 20,3 a 25,1 milioni di ore) e del 31,4% rispetto a febbraio 2011 (erano state autorizzati 19,1 milioni di ore di cigo). La cassa integrazione ordinaria chiesta dalle imprese industriali è aumentata del 56% rispetto ad un anno fa, mentre la cigo relativa al settore edile registra una diminuzione tendenziale del 21,5%. Gli interventi straordinari (CIGS) di febbraio autorizzati ammontano a 25,8 milioni di ore con un aumento del 20,4% rispetto a gennaio e una diminuzione rispetto al febbraio 2011 del 10,9%
La variazione negativa su base tendenziale è da attribuire al settore industriale, che registra un calo del 19,1% rispetto alle ore autorizzate a febbraio 2011. Volano invece gli interventi in deroga (CIGD). A febbraio le ore autorizzate per questo tipo di ammortizzatore sono state 31,1 milioni a fronte di 22,1 milioni di febbraio 2011 (+40,4%) e dei 13,3 milioni di gennaio 2012 (+133%). "Le ore di cassa integrazione autorizzate in febbraio, che come di consueto superano quelle di gennaio - commenta il presidente dell'Inps, Antonio Mastrapasqua - segnano una interruzione nell'andamento tendenziale degli ultimi tempi, che si presentava in costante discesa. Occorrerà comunque aspettare i prossimi mesi per comprendere qual è l'effettiva tendenza di questo 2012".
E poi cala l'occupazione, cala il lavoro stabile, cala il reddito: per i laureati italiani lo scenario non offre motivi di ottimismo. E questa abbondanza di segni meno dovrebbe spingere il Governo a investire con urgenza in istruzione, ricerca, innovazione e cultura.
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domenica 4 marzo 2012
Lavoro interinale si cambia nel 2012
Il lavoratori interinali equiparati ai lavoratori dipendenti.
Meno vincoli per il lavoro somministrato. Infatti con le nuove disposizioni di legge in alcuni casi si possono ricorrere alla somministrazione senza indicare la causale. Grazie ha questo provvedimento gli operatori del settore (agenzie del lavoro) possono trovare uno sbocco per uno strumento del lavoro poco usato o almeno sottoutilizzato perché soggetto al pericolo di contenziosi.
Infatti la normativa in vigore richiede le ragioni tecniche, produttive, organizzative o sostitutive per far ricorso alla somministrazione del lavoro. E viene ribadito il principio che per tutta la durata della missione i lavoratori dipendenti dell'agenzia del lavoro hanno diritto a condizioni di base di lavoro e di occupazione che non possono essere complessivamente inferiori a quelle dei dipendenti di pari livello dell'impresa in cui si presta lavoro.
Il provvedimento serve ad assegnare il mercato del lavoro di una serie di strumenti capaci di garantire trasparenza ed efficienza, favorendo l'inserimento e il reinserimento delle persone in cerca di occupazione, aumentando le tutele per i lavoratori".
Il decreto modifica le disposizioni della legge Biagi sul lavoro interinale. In particolare viene ribadito il principio che per tutta la durata della missione i lavoratori dipendenti dell'agenzia hanno diritto a condizioni di base di lavoro e di occupazione che non possono essere complessivamente inferiori a quelle dei dipendenti di pari livello dell'impresa in cui si presta lavoro, a parità di mansioni svolte.
Viene regolamentato anche l'orario di lavoro, lo straordinario, le pause, i periodi di riposo, il lavoro notturno, le ferie e i giorni festivi, nonché la protezione per le donne in stato di gravidanza, la parità di trattamento fra uomo e donna ed altre misure volte ad evitare ogni forma di discriminazione.
Si introduce una disposizione che punisce con sanzione penale chiunque esiga o comunque percepisca compensi da parte del lavoratore in cambio di un'assunzione presso un'impresa utilizzatrice. Per questa violazione è prevista anche la cancellazione dall'albo delle agenzie per il lavoro. Viene previsto, poi, che i lavoratori dipendenti dall'agenzia di lavoro siano informati dall'impresa presso la quale svolgono il servizio dei posti vacanti, affinché possano aspirare, al pari dei dipendenti della medesima impresa, a ricoprire posti di lavoro a tempo indeterminato.
Sono introdotte infine norme a tutela di alcune categorie di soggetti deboli o svantaggiati.
Lo scopo della normativa è per favorire l'inserimento e il reinserimento delle persone in cerca di prima occupazione. Parità di trattamento, più facile accesso all'occupazione, equiparazione tra lavoratori interinali e lavoratori dipendenti dall'impresa in cui si presta il servizio. Quindi non è più necessario giustificare una con un causale l’assunzione del lavoratore in “affitto” con contratto di somministrazione se questo appartiene a categorie svantaggiate. L’obbligo di motivare il contratto di lavoro interinale è stato cancellato quando si parla di soggetti percettori di ammortizzatori sociali, anche in deroga, da almeno sei mesi.
Questo quadro normativo viene alla luce della direttiva della Comunità europea 104 del 2008 regolamneto n. 800 che invitava gli stati membri a rimuovere gli ostacoli ingiustificati che frenano il ricorso alla somministrazione.
Meno vincoli per il lavoro somministrato. Infatti con le nuove disposizioni di legge in alcuni casi si possono ricorrere alla somministrazione senza indicare la causale. Grazie ha questo provvedimento gli operatori del settore (agenzie del lavoro) possono trovare uno sbocco per uno strumento del lavoro poco usato o almeno sottoutilizzato perché soggetto al pericolo di contenziosi.
Infatti la normativa in vigore richiede le ragioni tecniche, produttive, organizzative o sostitutive per far ricorso alla somministrazione del lavoro. E viene ribadito il principio che per tutta la durata della missione i lavoratori dipendenti dell'agenzia del lavoro hanno diritto a condizioni di base di lavoro e di occupazione che non possono essere complessivamente inferiori a quelle dei dipendenti di pari livello dell'impresa in cui si presta lavoro.
Il provvedimento serve ad assegnare il mercato del lavoro di una serie di strumenti capaci di garantire trasparenza ed efficienza, favorendo l'inserimento e il reinserimento delle persone in cerca di occupazione, aumentando le tutele per i lavoratori".
Il decreto modifica le disposizioni della legge Biagi sul lavoro interinale. In particolare viene ribadito il principio che per tutta la durata della missione i lavoratori dipendenti dell'agenzia hanno diritto a condizioni di base di lavoro e di occupazione che non possono essere complessivamente inferiori a quelle dei dipendenti di pari livello dell'impresa in cui si presta lavoro, a parità di mansioni svolte.
Viene regolamentato anche l'orario di lavoro, lo straordinario, le pause, i periodi di riposo, il lavoro notturno, le ferie e i giorni festivi, nonché la protezione per le donne in stato di gravidanza, la parità di trattamento fra uomo e donna ed altre misure volte ad evitare ogni forma di discriminazione.
Si introduce una disposizione che punisce con sanzione penale chiunque esiga o comunque percepisca compensi da parte del lavoratore in cambio di un'assunzione presso un'impresa utilizzatrice. Per questa violazione è prevista anche la cancellazione dall'albo delle agenzie per il lavoro. Viene previsto, poi, che i lavoratori dipendenti dall'agenzia di lavoro siano informati dall'impresa presso la quale svolgono il servizio dei posti vacanti, affinché possano aspirare, al pari dei dipendenti della medesima impresa, a ricoprire posti di lavoro a tempo indeterminato.
Sono introdotte infine norme a tutela di alcune categorie di soggetti deboli o svantaggiati.
Lo scopo della normativa è per favorire l'inserimento e il reinserimento delle persone in cerca di prima occupazione. Parità di trattamento, più facile accesso all'occupazione, equiparazione tra lavoratori interinali e lavoratori dipendenti dall'impresa in cui si presta il servizio. Quindi non è più necessario giustificare una con un causale l’assunzione del lavoratore in “affitto” con contratto di somministrazione se questo appartiene a categorie svantaggiate. L’obbligo di motivare il contratto di lavoro interinale è stato cancellato quando si parla di soggetti percettori di ammortizzatori sociali, anche in deroga, da almeno sei mesi.
Questo quadro normativo viene alla luce della direttiva della Comunità europea 104 del 2008 regolamneto n. 800 che invitava gli stati membri a rimuovere gli ostacoli ingiustificati che frenano il ricorso alla somministrazione.
Dipendenti statali e il contributo 2% illegittimo
Per i dipendenti statali è illegittima la trattenuta del 2% dopo il passaggio da buonuscita a Tfr. Il Tar della Calabria con sentenza n.564/2012 ha dato torto alla Pubblica Amministrazione coinvolte e quindi vanno restituite ai dipendenti pubblici le somme accantonate dallo scorso anno.
Ricordiamo che dal primo gennaio del 2011 lo Stato sta trattenendo in modo illegittimo il 2 per cento dello stipendio a circa due milioni di dipendenti pubblici. E' quanto ha affermato il Tar con la sentenza di cui sopra con la quale ha condannato l’amministrazione a restituire le relative somme, con gli interessi, ai dipendenti che avevano presentato ricorso, aprendo così la strada ad azioni dello stesso tipo in tutte le Regioni di Italia.
La legge n. 122 del 2010 prescrive che oltre a bloccare il rinnovo dei contratti e a congelare per tre anni le retribuzioni dei dipendenti pubblici, cambiava il meccanismo della liquidazione, trasformando la vecchia indennità di buonuscita in un trattamento di fine rapporto (Tfr) del tutto simile a quello in vigore per i privati, secondo quanto previsto dal Codice civile. La differenza tra i due meccanismi è consistente. Per la buonuscita venivano accantonati contributi pari al 9,60 per cento sull’80 per cento della retribuzione; il 2,5 per cento (di fatto quindi il 2 sull’intero stipendio) era a carico del lavoratore. Con il Tfr invece l’accantonamento è del 6,91 sull’intera retribuzione, interamente a carico del datore di lavoro.
Come è giuridicamente noto l’art. 12, comma 10, del D.L. n. 78 del 2010 –convertito in L. n. 122 del 2010– prescrive che il computo dei trattamenti di fine servizio per i lavoratori alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni, con riferimento alle anzianità contributive maturate a decorrere dal 1 gennaio del 2011, avvenga secondo la disciplina di cui all’art. 2120 Cod. Civ., con l’applicazione di un’aliquota del 6,91% sull’intera retribuzione.
Ricordiamo inoltre che le regole previste dalla legge sopra citata prevedono: l’abolizione della vecchia disciplina, in generale più vantaggiosa rispetto al Tfr, avrebbe dovuto comportare la cancellazione della trattenuta del 2,5 per cento, che i dipendenti vedono sul cedolino dello stipendio alla voce Opera di previdenza. Invece le cose sono andate diversamente. Le pubbliche amministrazioni, confortate anche da una circolare dell’Inpdap, hanno continuato a regolarsi come prima, trattenendo ogni mese quella somma (in media tra i 35-40 euro) dallo stipendio di circa due milioni di dipendenti pubblici, che avranno però al momento di lasciare il servizio una liquidazione meno favorevole. Per di più - come ha precisato l'Inpdap - nonostante il passaggio al Tfr, che per i privati si calcola su tutto lo stipendio, la base retributiva per la liquidazione dei dipendenti pubblici resterà l’80 per cento del totale: è un ulteriore elemento di disparità.
La novità normativa non riguarda tutti gli statali: sono esclusi i lavoratori assunti dal 2001 in poi, che in base ad una legge di riforma hanno già il Tfr e non la buonuscita. A loro la trattenuta non viene fatta, perché la retribuzione è stata ridotta in proporzione dal momento in cui sono stati assunti.
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Riforma del lavoro. Ecco la lettera del Ministro
La Fornero illustra con una lettera al quotidiano La Stampa la riforma del lavoro tanto attesa dai non occupati, dai lavoratori dipendenti e da coloro che hanno un regime lavorativo poco chiaro.
Sulla riforma del lavoro bisogna "Agire insieme, ma facciamo presto" è quanto ha scritto il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Elsa Fornero. "Senza una riforma complessiva del mercato del lavoro, che renda il mercato stesso funzionale e dinamico, il sistema produttivo italiano non riuscirà a risollevarsi", rileva Fornero, secondo cui "due sono i requisiti essenziali: un adeguato grado di buona flessibilità nell'utilizzo del lavoro stesso da parte delle imprese e e un adeguato sistema di strumenti sia assicurativi che assistenziali - che servano ai lavoratori e alle imprese di gestire il cambiamento e il rinnovamento strutturale che serve in questo momento. «L'Italia sta dimostrando di voler rapidamente superare le condizioni di debolezza strutturale che ne hanno fortemente frenato lo sviluppo nel corso negli ultimi decenni» è il messaggio di fiducia del ministro. «Senza una riforma complessiva del mercato del lavoro, però, che renda il mercato stesso funzionale e dinamico il sistema produttivo italiano non riuscirà a risollevarsi».
In altre parole, occorre "adeguare il sistema di ammortizzatori e ricondurre, nel contempo, la necessaria flessibilità del lavoro, senza trasformarla in precarietà". Il ministro menziona il caso della Germania. "Le riforme tedesche - ricorda - hanno interessato tutti gli aspetti del mercato del lavoro e del welfare", e hanno consentito al paese di tornare a registrare "significativi ritmi di crescita". "L'innovazione radicale è fonte di timori comprensibili, ancor più in fasi di profonda crisi economica e di perdita di fiducia", osserva Fornero. "Vi sono segnali di una ripresa della domanda mondiale a partire dal prossimo anno, o forse addirittura nell'ultima parte del 2012, ma occorre che il Paese - sottolinea - sia in grado di recuperare, in tempi rapidi, la fiducia dei mercati internazionali affinché, normalizzandosi le condizioni sul mercato del credito, si sia in grado di beneficiarne appieno. E occorre non farsi sfuggire la prossima onda positiva".
Sulla riforma del lavoro bisogna "Agire insieme, ma facciamo presto" è quanto ha scritto il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Elsa Fornero. "Senza una riforma complessiva del mercato del lavoro, che renda il mercato stesso funzionale e dinamico, il sistema produttivo italiano non riuscirà a risollevarsi", rileva Fornero, secondo cui "due sono i requisiti essenziali: un adeguato grado di buona flessibilità nell'utilizzo del lavoro stesso da parte delle imprese e e un adeguato sistema di strumenti sia assicurativi che assistenziali - che servano ai lavoratori e alle imprese di gestire il cambiamento e il rinnovamento strutturale che serve in questo momento. «L'Italia sta dimostrando di voler rapidamente superare le condizioni di debolezza strutturale che ne hanno fortemente frenato lo sviluppo nel corso negli ultimi decenni» è il messaggio di fiducia del ministro. «Senza una riforma complessiva del mercato del lavoro, però, che renda il mercato stesso funzionale e dinamico il sistema produttivo italiano non riuscirà a risollevarsi».
In altre parole, occorre "adeguare il sistema di ammortizzatori e ricondurre, nel contempo, la necessaria flessibilità del lavoro, senza trasformarla in precarietà". Il ministro menziona il caso della Germania. "Le riforme tedesche - ricorda - hanno interessato tutti gli aspetti del mercato del lavoro e del welfare", e hanno consentito al paese di tornare a registrare "significativi ritmi di crescita". "L'innovazione radicale è fonte di timori comprensibili, ancor più in fasi di profonda crisi economica e di perdita di fiducia", osserva Fornero. "Vi sono segnali di una ripresa della domanda mondiale a partire dal prossimo anno, o forse addirittura nell'ultima parte del 2012, ma occorre che il Paese - sottolinea - sia in grado di recuperare, in tempi rapidi, la fiducia dei mercati internazionali affinché, normalizzandosi le condizioni sul mercato del credito, si sia in grado di beneficiarne appieno. E occorre non farsi sfuggire la prossima onda positiva".
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sabato 3 marzo 2012
Edili in piazza. Che fine ha fatto la riforma del lavoro?
In 3 anni persi 300mila posti di lavoro per gli edili. Fillea-Cgil, Filca-Cisl e Feneal-Uil hanno messo a punto una piattaforma rivendicativa con le proposte per portare fuori dalla crisi il settore delle costruzioni. I sindacati spiegano che in tre anni di crisi sono stati persi 300mila posti di lavoro. Un appuntamento, questo "In piazza per costruire il futuro", per lanciare, dicono, «la piattaforma rivendicativa da presentare al governo, per affrontare uno stato che l'intera filiera non viveva dall'immediato dopoguerra”
Il segretario generale della CGIL in piazza a Roma assieme ai leader CISL e UIL per la manifestazione dei sindacati di categoria dell'edilizia ha dichiarato che le risorse che il governo sta cercando per sostenere la riforma degli ammortizzatori sociali potrebbero essere trovate "dai patrimoni".
Per il leader della CISL Bonanni, siamo in blackout. "Aspettiamo la proposta" del governo, ora "siamo nel blackout": lo ha affermato il leader della CISL, Raffaele Bonanni, parlando del tavolo sulla riforma del mercato del lavoro e delle risorse che il governo sta cercando per sostenere l'intervento sugli ammortizzatori sociali. Risorse che, ha ribadito Bonanni, "si potrebbero trovare dalle tante sottratte alle pensioni". Rispetto alla nuova convocazione, il leader della CISL dice che non ci sono novità e comunque che "il problema non è quando ci vediamo, è perché ci vediamo".
Mentre per il leader della UIL Angeletti, senza risorse riforma è solo propaganda: "Il governo mi sembra sia entrato nell'ordine di idee che per fare la riforma" degli ammortizzatori sociali "servono risorse pubbliche. C'é la necessità di trovarle. Senza risorse non credo potremmo parlare di riforma se non in termini propagandistici".
Comunque serve una politica per la crescita il debito non è diminuito e la ripresa non c'è. Questo è il vero problema. Il Governo, dopo tanto clamore e annunci deve mettere in campo una vera politica per la crescita, a partire dal mercato lavoro. La crisi in cui versa il settore delle costruzioni è drammatica» e a parlare sono i numeri: in tre anni sono stati persi 300 mila posti di lavoro.
Per il leader della CISL Bonanni, siamo in blackout. "Aspettiamo la proposta" del governo, ora "siamo nel blackout": lo ha affermato il leader della CISL, Raffaele Bonanni, parlando del tavolo sulla riforma del mercato del lavoro e delle risorse che il governo sta cercando per sostenere l'intervento sugli ammortizzatori sociali. Risorse che, ha ribadito Bonanni, "si potrebbero trovare dalle tante sottratte alle pensioni". Rispetto alla nuova convocazione, il leader della CISL dice che non ci sono novità e comunque che "il problema non è quando ci vediamo, è perché ci vediamo".
Mentre per il leader della UIL Angeletti, senza risorse riforma è solo propaganda: "Il governo mi sembra sia entrato nell'ordine di idee che per fare la riforma" degli ammortizzatori sociali "servono risorse pubbliche. C'é la necessità di trovarle. Senza risorse non credo potremmo parlare di riforma se non in termini propagandistici".
Comunque serve una politica per la crescita il debito non è diminuito e la ripresa non c'è. Questo è il vero problema. Il Governo, dopo tanto clamore e annunci deve mettere in campo una vera politica per la crescita, a partire dal mercato lavoro. La crisi in cui versa il settore delle costruzioni è drammatica» e a parlare sono i numeri: in tre anni sono stati persi 300 mila posti di lavoro.
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Disoccupazione Italia 2012 un giovane su tre è disoccupato
L'Istat ha comunicato che il tasso di disoccupazione è salito ancora dello 0,2% rispetto a dicembre, portandosi così a gennaio 2012 al 9,2%.
Il 2012 inizia in modo negativo sul fronte lavoro, con la disoccupazione che tocca nuovi record: il tasso dei senza posto raggiunge quota 9,2%, il valore massimo dall'inizio del 2004, ovvero da quando sono cominciate le serie statistiche storiche mensili. Lo stesso vale per il numero dei disoccupati, un esercito di oltre 2,3 milioni di persone, che, guardando ancora più indietro, risulta essere il livello maggiore dal terzo trimestre del 2000. A pagare il prezzo più alto sono ancora una volta i giovani, per loro il tasso di disoccupazione è pari al 31,1%.
Ha riportato l’Istat: che il tasso di occupazione è pari al 57,0%, in aumento nel confronto congiunturale di 0,1 punti percentuali e di 0,2 punti in termini tendenziali. Gli inattivi tra i 15 e i 64 anni diminuiscono dello 0,4% (-63 mila unità) rispetto al mese precedente. Il tasso di inattività si posiziona al 37,3%, con una flessione di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali e di 0,8 punti su base annua.
Tuttavia a gennaio, insieme alla cifra di chi è alla ricerca di un impiego, sale anche il numero degli occupati. Un recupero dietro a cui, con tutta probabilità, si nasconde la mancata uscita degli over 55, che, soprattutto a causa del cosiddetto effetto finestra, sono costretti a restare più a lungo sul posto di lavoro. Insomma, a fronte di un sensibile aumento della disoccupati (in crescita del 2,8%, ovvero di 64 mila unità, su dicembre e del 14,1%, ovvero di ben 286 mila persone, su base annua) c'é stato un modesto rialzo dell'occupazione (in aumento dello 0,1%, circa 18 mila lavoratori, e di 40 mila rispetto a gennaio 2011).
Quindi, il quadro è sicuramente peggiorato; l'unica nota positiva potrebbe essere rappresentata dal calo dell'inattività, cioè di coloro che né hanno né cercano un impiego (-63 mila in un mese). Mentre il tasto più dolente riguarda le nuove generazioni, il tasso di disoccupazione tra gli sotto i 25 anni ormai si colloca sopra quota 30% da 5 mesi, ovvero da settembre. E a gennaio ha di poco sfiorato il record raggiunto a novembre 2011 (31,2%). Oltre che per i giovani gennaio risulta un mese cupo anche per la componente maschile, con il tasso degli uomini senza lavoro che tocca una quota record (8,7%). Nonostante i continui rialzi il tasso di disoccupazione in Italia si mantiene sotto la media del Vecchio continente, pari al 10,7% nella zona euro, dove tocca la percentuale più alta dall'ottobre del 1997, e al 10,1% nell'Intera Ue. Il presidente della Commissione Ue José Barroso ha asserito di livelli altamente drammatici, sottolineando come ora la priorità "sia creare occupazione". Il quadro, però, cambia se si restringe il campo ai soli giovani: la quota dei senza lavoro sotto i 25 anni nella Penisola è ampiamente al di sopra del dato medio registrato sia per l'area euro (21,6%) che per l'Ue a 27 (22,4%).
Tra i sindacati e le associazioni del mondo imprenditoriale i nuovi dati dell'Istat non fanno che riaccendere i timori per l'emergenza lavoro. Per la Cgil i numeri sui senza posto mostrano "che il problema dovrebbe essere fermare i licenziamenti e non facilitare la flessibilità in uscita". I dati sulla disoccupazione diffusi dall'Istat «sono preoccupanti, ma non basta preoccuparsi con le chiacchiere, bisogna reagire». Lo sottolinea il leader della Cisl, Raffaele Bonanni a margine della chiusura della campagna elettorale per il rinnovo delle Rsu funzione pubblica della Cisl Lombardia.
Il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ha espresso molta preoccupazione: "Siamo al 9,2% è il peggior dato dal 2004. Certo dobbiamo fare equilibrio di bilancio ma se non ricominciamo a crescere i problemi saranno molto forti".
Il 2012 inizia in modo negativo sul fronte lavoro, con la disoccupazione che tocca nuovi record: il tasso dei senza posto raggiunge quota 9,2%, il valore massimo dall'inizio del 2004, ovvero da quando sono cominciate le serie statistiche storiche mensili. Lo stesso vale per il numero dei disoccupati, un esercito di oltre 2,3 milioni di persone, che, guardando ancora più indietro, risulta essere il livello maggiore dal terzo trimestre del 2000. A pagare il prezzo più alto sono ancora una volta i giovani, per loro il tasso di disoccupazione è pari al 31,1%.
Ha riportato l’Istat: che il tasso di occupazione è pari al 57,0%, in aumento nel confronto congiunturale di 0,1 punti percentuali e di 0,2 punti in termini tendenziali. Gli inattivi tra i 15 e i 64 anni diminuiscono dello 0,4% (-63 mila unità) rispetto al mese precedente. Il tasso di inattività si posiziona al 37,3%, con una flessione di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali e di 0,8 punti su base annua.
Tuttavia a gennaio, insieme alla cifra di chi è alla ricerca di un impiego, sale anche il numero degli occupati. Un recupero dietro a cui, con tutta probabilità, si nasconde la mancata uscita degli over 55, che, soprattutto a causa del cosiddetto effetto finestra, sono costretti a restare più a lungo sul posto di lavoro. Insomma, a fronte di un sensibile aumento della disoccupati (in crescita del 2,8%, ovvero di 64 mila unità, su dicembre e del 14,1%, ovvero di ben 286 mila persone, su base annua) c'é stato un modesto rialzo dell'occupazione (in aumento dello 0,1%, circa 18 mila lavoratori, e di 40 mila rispetto a gennaio 2011).
Quindi, il quadro è sicuramente peggiorato; l'unica nota positiva potrebbe essere rappresentata dal calo dell'inattività, cioè di coloro che né hanno né cercano un impiego (-63 mila in un mese). Mentre il tasto più dolente riguarda le nuove generazioni, il tasso di disoccupazione tra gli sotto i 25 anni ormai si colloca sopra quota 30% da 5 mesi, ovvero da settembre. E a gennaio ha di poco sfiorato il record raggiunto a novembre 2011 (31,2%). Oltre che per i giovani gennaio risulta un mese cupo anche per la componente maschile, con il tasso degli uomini senza lavoro che tocca una quota record (8,7%). Nonostante i continui rialzi il tasso di disoccupazione in Italia si mantiene sotto la media del Vecchio continente, pari al 10,7% nella zona euro, dove tocca la percentuale più alta dall'ottobre del 1997, e al 10,1% nell'Intera Ue. Il presidente della Commissione Ue José Barroso ha asserito di livelli altamente drammatici, sottolineando come ora la priorità "sia creare occupazione". Il quadro, però, cambia se si restringe il campo ai soli giovani: la quota dei senza lavoro sotto i 25 anni nella Penisola è ampiamente al di sopra del dato medio registrato sia per l'area euro (21,6%) che per l'Ue a 27 (22,4%).
Tra i sindacati e le associazioni del mondo imprenditoriale i nuovi dati dell'Istat non fanno che riaccendere i timori per l'emergenza lavoro. Per la Cgil i numeri sui senza posto mostrano "che il problema dovrebbe essere fermare i licenziamenti e non facilitare la flessibilità in uscita". I dati sulla disoccupazione diffusi dall'Istat «sono preoccupanti, ma non basta preoccuparsi con le chiacchiere, bisogna reagire». Lo sottolinea il leader della Cisl, Raffaele Bonanni a margine della chiusura della campagna elettorale per il rinnovo delle Rsu funzione pubblica della Cisl Lombardia.
Il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ha espresso molta preoccupazione: "Siamo al 9,2% è il peggior dato dal 2004. Certo dobbiamo fare equilibrio di bilancio ma se non ricominciamo a crescere i problemi saranno molto forti".
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