Il 29 agosto 2012 entra in vigore il Decreto del Ministero di Giustizia 138 del 23 giugno 2012 (pubblicato nella GU 189 del 14 agosto 2012) con il quale è stato individuato il modello standard di atto costitutivo/statuto della srl semplificata. Il 29 agosto, sarà possibile recarsi da un notaio e costituire, da soli o insieme ad altri soci, una società con appena 1 euro di capitale e senza pagare spese di costituzione. Né quelle notarili, né quelle di bollo e di segreteria. Resta da versare solo l’imposta di registro di 168 euro.
Vediamo in sintesi le caratteristiche della nuova società per i giovani sotto i 35 anni:
l'atto costitutivo deve essere redatto per atto pubblico e quindi richiede l'intervento del Notaio senza che sia dovuto l'onorario notarile;
i soci debbono avere età inferiore ai 35 anni alla data della costituzione;
il capitale minimo è di un euro ed il massimo è di 9.999 euro ed il conferimento deve farsi in denaro;
la quota non può essere ceduta a soggetti che abbiano età di 35 anni o superiore;
l'iscrizione nel registro delle imprese è telematica ed esente da bollo e diritti di segreteria;
l'iscrizione nel registro delle imprese è possibile dal giorno 29 agosto 2012 nel quale entra in vigore il Decreto n. 138 del 23 giugno 2012 (pubblicato nella GU 189 del 14 agosto 2012) con il quale è stato individuato il modello standard di atto costitutivo/statuto della srl semplificata tale regolamento prevede l’esenzione da diritto di bollo e di segreteria.
La srl semplificata, si rivolge esclusivamente ai soggetti, persone fisiche, che non abbiano compiuto all’atto della costituzione della società 35 anni d’età . Diventa quindi operativa la Srl semplificata, introdotta dal governo Monti con il cosiddetto decreto ”cresci Italia” convertito in legge il 24 marzo scorso. Il 14 agosto, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del regolamento sul modello standard di atto e statuto si è risolto l’ultimo passaggio indispensabile per poter dare avvio alla norma.
Mentre la srl a capitale ridotto che può costituirsi tra persone fisiche con oltre 35 anni di età e che presenta caratteristiche affini alla srl semplificata (in particolare capitale da euro 1,00 a 9999,00) con alcune differenze (es.: possibilità di nomina amministratori estranei ai soci). La legge non estende tuttavia alla srl a capitale ridotto le agevolazioni previste per la srl semplificata. In questo caso dovranno essere pagate le spese notarili. Non è obbligatorio però adottare il modello standard per lo statuto, cosa che rende più adatta questo tipo di società a chi deve specificare alcune caratteristiche particolari nell’atto costitutivo.
L’art. 2 del decreto di cui sopra, prescrive che è compito del notaio accertare che l’età delle persone fisiche che intendono costituire una srl semplificata è quella prevista dalla legge. L’atto costitutivo, recante anche le norme statutarie, è redatto per atto pubblico in conformità al modello standard riportato nella tabella A del decreto stesso. Per la parte non regolata si applicano le disposizioni sulle srl ordinarie, “ove non derogate dalla volontà delle parti”. Nell’atto costitutivo vanno riportati cognome, nome, data, luogo di nascita, domicilio, cittadinanza di ciascun socio, denominazione sociale contenente l’indicazione di “società a responsabilità limitata semplificata” e comune della sede sociale ed eventuali sedi secondarie, oggetto sociale. Tra le altre previsioni: ammontare del capitale sociale, che deve essere pari almeno all’importo di 1 euro e inferiore all’importo di 10.000 euro, sottoscritto e interamente versato alla data della costituzione; conferimenti solo in denaro versati all’organo amministrativo.
Vediamo cosa succede al compimento del 35esimo compleanno. Se uno dei soci della Srl semplificata supera il tetto dei 35 anni? Se è socio unico dovrà trasformare la società in Srl a capitale ridotto o, se preferisce in Srl ordinaria o altra forma giuridica (sostenendo quindi i relativi costi). Se ci sono più soci si aprono una serie di scenari: oltre alla trasformazione della società in Srl o altra forma giuridica, il socio under 35 potrebbe cedere la sua quota ad un altro socio (anche nuovo) più piccolo. In questo caso sarà fuori dalla società che anche lui aveva contribuito a far nascere.
domenica 26 agosto 2012
Lavoro per i giovani sotto i 35 anni: la srl semplificata
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sabato 25 agosto 2012
Scuola 2012: nuovo concorso, per 12 mila docenti
Dopo 13 anni un nuovo concorso per i docenti scolastici. Saranno quasi 12 mila le cattedre a concorso con un bando la cui pubblicazione è prevista per il 24 settembre.
I posti messi a concorso sono 11.892 per l'esattezza, su posti risultati vacanti e disponibili.
A fine ottobre, spiegano dal ministero dell'Istruzione (Miur), ci sarà una prova selettiva (batteria di test uguale per tutte le classi di concorso), visto il (prevedibile) elevato numero di potenziali candidati. A gennaio sarà svolto il test scritto (che conterrà anche una prova strutturata di verifica delle competenze disciplinari), in modo tale da avere i tempi per svolgere l'orale (che vedrà l'inserimento della simulazione di una lezione, per verificare l'abilità didattica) e pubblicare le graduatorie in tempo utile per le immissioni in ruolo al 1° settembre 2013.
Il governo ha autorizzato il ministero ad assumere a tempo indeterminato entro il 31 agosto, per l'anno scolastico 2012-2013, dirigenti scolastici, personale docente, personale tecnico-amministrativo e direttori amministrativi. Le assunzioni riguardano: 1.213 dirigenti scolastici e 21.112 unità di personale docente ed educativo. Il Miur è stato inoltre autorizzato a trattenere in servizio 134 dirigenti.
Il Consiglio dei ministri ha autorizzato il Miur ad assumere 60 docenti di prima e seconda fascia per le Accademie e i Conservatori di musica, sempre per l'anno accademico 2012-2013, per rispondere al fabbisogno del sistema della formazione artistica, musicale e coreutica. Inoltre, sempre per accademie e conservatori, saranno assunte 280 unità di personale tecnico-amministrativo e tre unità di direttore amministrativo.
Primi passi per il nuovo sistema di valutazione delle istituzioni scolastiche e dei presidi. Il provvedimento sul nuovo Snv potrà ora iniziare il suo iter ufficiale, che si completerà con l'acquisizione dei pareri del Parlamento, del Consiglio di Stato, della Conferenza unificata e un nuovo ok del Governo. Soddisfazione è stata espressa dal sottosegretario Elena Ugolini: «Le nuove norme riprendono le migliori esperienze internazionali. Puntando su un'idea di fondo: che è quella, per le scuole, di avere un punto di riferimento esterno con cui paragonarsi».
Il nuovo sistema di valutazione farà perno sull'Invalsi, affiancato però da Indire e ispettori ministeriali. Non sono previsti premi o sanzioni e si partirà con l'autovalutazione delle performance delle scuole (e dei presidi). Solo dopo scatteranno i controlli esterni. «Il riordino dell'Snv è un atto necessario e urgente – ha commentato Massimo Di Menna (Uil Scuola) –, ma ora va rafforzato il ruolo dei docenti». Il decreto in modo particolare riguarda "l'istituzione e la disciplina del Sistema nazionale di valutazione in materia di istruzione e formazione delle istituzioni scolastiche e formative, comprese le scuole paritarie". Il Sistema si basa sull'attività di collaborazione di tre istituzioni: l'Invalsi (l'Istituto nazionale per la valutazione del sistema di istruzione e formazione), che coordina; l'Indire (l'Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa), che sostiene le scuole nei piani di miglioramento e gli Ispettori, che collaborano nella fase di valutazione esterna delle scuole. Uno dei perni della riforma è costituito dall'autovalutazione delle scuole, determinata sulla base di dati forniti dal sistema informativo del Miur, dall'Invalsi e dalle stesse scuole.
I posti messi a concorso sono 11.892 per l'esattezza, su posti risultati vacanti e disponibili.
A fine ottobre, spiegano dal ministero dell'Istruzione (Miur), ci sarà una prova selettiva (batteria di test uguale per tutte le classi di concorso), visto il (prevedibile) elevato numero di potenziali candidati. A gennaio sarà svolto il test scritto (che conterrà anche una prova strutturata di verifica delle competenze disciplinari), in modo tale da avere i tempi per svolgere l'orale (che vedrà l'inserimento della simulazione di una lezione, per verificare l'abilità didattica) e pubblicare le graduatorie in tempo utile per le immissioni in ruolo al 1° settembre 2013.
Il governo ha autorizzato il ministero ad assumere a tempo indeterminato entro il 31 agosto, per l'anno scolastico 2012-2013, dirigenti scolastici, personale docente, personale tecnico-amministrativo e direttori amministrativi. Le assunzioni riguardano: 1.213 dirigenti scolastici e 21.112 unità di personale docente ed educativo. Il Miur è stato inoltre autorizzato a trattenere in servizio 134 dirigenti.
Il Consiglio dei ministri ha autorizzato il Miur ad assumere 60 docenti di prima e seconda fascia per le Accademie e i Conservatori di musica, sempre per l'anno accademico 2012-2013, per rispondere al fabbisogno del sistema della formazione artistica, musicale e coreutica. Inoltre, sempre per accademie e conservatori, saranno assunte 280 unità di personale tecnico-amministrativo e tre unità di direttore amministrativo.
Primi passi per il nuovo sistema di valutazione delle istituzioni scolastiche e dei presidi. Il provvedimento sul nuovo Snv potrà ora iniziare il suo iter ufficiale, che si completerà con l'acquisizione dei pareri del Parlamento, del Consiglio di Stato, della Conferenza unificata e un nuovo ok del Governo. Soddisfazione è stata espressa dal sottosegretario Elena Ugolini: «Le nuove norme riprendono le migliori esperienze internazionali. Puntando su un'idea di fondo: che è quella, per le scuole, di avere un punto di riferimento esterno con cui paragonarsi».
Il nuovo sistema di valutazione farà perno sull'Invalsi, affiancato però da Indire e ispettori ministeriali. Non sono previsti premi o sanzioni e si partirà con l'autovalutazione delle performance delle scuole (e dei presidi). Solo dopo scatteranno i controlli esterni. «Il riordino dell'Snv è un atto necessario e urgente – ha commentato Massimo Di Menna (Uil Scuola) –, ma ora va rafforzato il ruolo dei docenti». Il decreto in modo particolare riguarda "l'istituzione e la disciplina del Sistema nazionale di valutazione in materia di istruzione e formazione delle istituzioni scolastiche e formative, comprese le scuole paritarie". Il Sistema si basa sull'attività di collaborazione di tre istituzioni: l'Invalsi (l'Istituto nazionale per la valutazione del sistema di istruzione e formazione), che coordina; l'Indire (l'Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa), che sostiene le scuole nei piani di miglioramento e gli Ispettori, che collaborano nella fase di valutazione esterna delle scuole. Uno dei perni della riforma è costituito dall'autovalutazione delle scuole, determinata sulla base di dati forniti dal sistema informativo del Miur, dall'Invalsi e dalle stesse scuole.
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venerdì 24 agosto 2012
Busta paga 2012 meno tasse, è una nuova promessa?
Che il carico fiscale in Italia è insostenibile e la sua riduzione è uno dei nodi che bloccano le possibilità di rilancio economico è un fatto a cui tutti è chiaro.
Il ministro del Lavoro Elsa Fornero ha sottolineato l'anomalia e il record negativo del cuneo fiscale italiano: vale a dire la differenza fra il costo del lavoro (alto) pagato dalle imprese e la retribuzione netta (bassa) ricevuta dai lavoratori. Una differenza, in quest'ultimo caso, che è conseguenza delle troppe tasse presenti sul cedolino, sulla busta paga del lavoratore dipendente.
Promettere la riduzione delle tasse in busta paga è quanto di più facile. Ma i vincoli di gettito sono tali da far suonare ipotesi e proposte quasi una beffa, una presa in giro per chi è in regola mensilmente con il Fisco. Tanto che il governo ha dovuto con decisione togliere dal tavolo dei piani estivi possibili interventi sull'Irpef: insostenibili se non addirittura controproducenti. Annunciare e promettere tagli in una situazione nella quale tutti finirebbero per aspettarsi nuovi aumenti da subito, spingerebbe a risparmiare e non ad agevolare i consumi.
Il peso del cuneo fiscale è in buon parte dovuto ai contributi sociali che servono per finanziare, ad esempio, le pensioni. E se fosse realmente impensabile una riduzione generalizzata di quelle tasse sul lavoro che gravano sui dipendenti per il 47,6% (la media Ue è del 41,7%). Si dovrebbe agevolare le imprese che assumono, chi fa vera ricerca, si dovrebbe incentivare l'occupazione giovanile e la nascita di nuove imprese. Le promesse e gli annunci trovano un tempo effimero e di pseudo speranza se non sono unite ad una vera politica del lavoro e di azione.
La proposta del ministro del Lavoro è una sperimentazione che serva a ridurre il costo del lavoro. «Non possiamo semplicemente abbattere il cuneo fiscale per tutti i lavoratori - ha affermato Elsa Fornero nel suo intervento al Meeting di Rimini -. Si può pensare a una sperimentazione: le imprese che valorizzano il capitale umano potrebbero avere una sorta di riconoscimento». Il riconoscimento di cui parla il ministro potrebbe avere la forma di uno sconto sui contributi. Fornero ha anticipato che la norma su una possibile sperimentazione della decontribuzione.
Ricordiamo che gli effetti delle manovre del governo Monti, hanno portato fino ad ora ad un aumento delle tasse in busta paga, infatti, si è verificato un sostanziale aumento dell’addizionale regionale Irpef del 0,33 per cento dell’aliquota base (che non è nella discrezionalità delle Regioni); poi c’è già stato un altro prelievo aggiuntivo: il previsto acconto del 30 per cento dell’addizionale del 2012.
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giovedì 23 agosto 2012
Ministro del lavoro e il piano occupazione per i giovani
Elsa Fornero dopo aver detto che: «L'autunno non sarà facile, questa crisi molto pesante mette a rischio il futuro industriale del nostro paese e quindi il lavoro», e che «sull'industria possiamo puntare, non ci sono solo responsabilità della politica ma del credito e degli imprenditori stessi che forse devono avere un atteggiamento più volto all'investimento». Ed adesso è previsto un "piano giovani".
Il 'piano giovani' che il governo si sta apprestando a varare non conterrà "misure eclatanti", ma piuttosto "mirate, territoriali, minute, misure microeconomiche e non una quantità eccessiva di risorse, ma che dovranno essere spese bene". Lo ha detto il ministro del Lavoro Elsa Fornero parlando a Radioanch'io".
E inoltre ha promesso che grazie a questi provvedimenti le misure rispetto alle quali "i giovani potranno dire: questo è stato realizzato, ho avuto questa opportunità".
La tassazione sul lavoro "é troppo alta" ha affermato il ministro del Lavoro impegnandosi nell'ambito del governo a portare avanti e "argomentare" tale istanza. "Questa dovrebbe essere la prima aspirazione di un ministro del Lavoro - ha detto - me ne assumo la responsabilità, insieme all'equilibrio dei conti".
«Il nostro paese - ha spiegato - per troppo tempo non ha fatto i conti con un dislivello tra domanda la complessiva e le risorse nel loro insieme, scaricando questo eccesso di domanda sulle generazioni più deboli». La «costituzione di un grande debito su spalle» dei giovani, ha ricordato il ministro, «è stata la conseguenza più macroscopica di assenza di lungimiranza» visto che «tutti sanno che un debito che cresce prima o poi diventa insostenibile. Noi siamo arrivati al momento della insostenibilità del debito , e abbiamo dovuto ricorrere a misure piuttosto severe».
"Non sono affezionata ai nomi, che si chiami concertazione o dialogo. Ma lavorare per un aumento della produttività tutti insieme intorno a una tavolo è quello che dobbiamo fare e che possiamo fare". Lo ha detto il ministro del Lavoro rispondendo a una domanda sull'appello del ministro Corrado Passera alle forze sociali per un nuovo patto di sviluppo.
La riduzione del cuneo fiscale e la tassazione dei salari è un altro dei temi che dovrà affrontare il governo. Occorre reperire le risorse per effettuare questa operazione. Il ministro del Lavoro Elsa Fornero ha sottolineato che la retribuzione dei lavoratori è «bassa» mentre il costo del lavoro è «alto» per le imprese. Serve, ha aggiunto Fornero, un intervento di riequilibrio della tassazione sui salari. Il ministro ha promesso che si farà carico di questo problema in consiglio dei ministri. Sarà la mia argomentazione in consiglio dei ministri che confronterò con quella degli altri colleghi e del presidente», ha spiegato.
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mercoledì 22 agosto 2012
Riforma delle pensioni Monti-Fornero alcuni spunti
La riforma Monti-Fornero è solo l’ultima di una serie di manovre in campo previdenziale con l’obiettivo di risanare un sistema sull’orlo del collasso e probabilmente resterà negli annali come una delle più rigide riforma pensionistiche.
Ma vediamo i punti salienti.
Sistema contributivo per tutti Per coloro che avevano già 18 anni di contributi al 31 dicembre '95, per i quali era previsto il sistema totalmente retributivo, sarà utilizzato il metodo contributivo pro-rata a partire dal 1° gennaio 2012.
Requisiti per la pensione di vecchiaia
Uomini dipendenti e autonomi: 66 anni
Donne dipendenti del settore privato: 62 anni (63 anni e 6 mesi nel 2014, 65 anni nel 2016 e 66 anni nel 2018)
Donne lavoratrici autonome: 63 anni e 6 mesi (64 anni e 6 mesi nel 2014, 65 anni e 6 mesi nel 2016 e 66 anni nel 2018)
Tutti dovranno avere almeno 20 anni di contribuzione.
Abolito il meccanismo delle finestre mobili: la pensione decorrerà dal mese successivo alla maturazione dei requisiti.
Requisiti per la pensione anticipata
Lavoratori attivi prima del 1° gennaio 1996:
donne 41 anni e un mese
uomini 42 anni e un mese
I requisiti saranno incrementati di un mese per gli anni 2013 e 2014.
Lavoratori attivi dal 1.1.1996:
- 63 anni e almeno 20 anni di contributi
L’importo deve essere almeno 2,8 volte l’ammontare annuo dell’assegno sociale Inps
Eccezioni per i dipendenti del settore privato: entro il 31 dicembre 2012:
raggiungano quota 96 se uomini / abbiano 60 anni e 20 anni di contributi se donne: possibilità di pensionamento a 64 anni.
donne con almeno 35 anni di contributi e 57 anni di età: possibilità di pensionamento con i vecchi requisiti con metodo contributivo.
Revisioni dei requisiti legate alla speranza di vita: adeguamento triennale dei requisiti e dei coefficienti di conversione, biennale da 2019.
Totalizzazioni: eliminato il vincolo minimo dei tre anni di contribuzione per i periodi da totalizzare: si possono unire tutti i periodi contributivi.
Taglio alle rivalutazioni delle pensioni superiori a tre volte il trattamento minimo e contributo di solidarietà sulle pensioni superiori a 90 mila euro.
Aumento della contribuzione per: artigiani, commercianti, lavoratori agricoli, lavoratori autonomi e collaboratori iscritti alla gestione separata Inps.
Incorporazione degli enti Inpdap ed Enpals presso l'Inps.
Analizziamo alcuni punti della riforma pensionistica Monti-Fornero, ossia la legge n . 214 del 2011, la quale contiene al comma 28, articolo 24, l'impegno di valutare entro il 2012 due elementi fondamentali per l'assetto di lungo termine del sistema pensionistico.
Possibilità di introdurre ulteriori forme di gradualità nell'accesso al trattamento pensionistico (fermo restando la stabilità finanziaria e l'applicazione del metodo contributivo) e della previsione di eventuali forme di decontribuzione parziali dell'aliquota contributiva obbligatoria verso schemi previdenziali integrativi.
Per la revisione dell'accesso al pensionamento è importante se si considera che in futuro difficilmente esso avverrà con le stesse modalità degli anni passati, ossia sulla base di una specifica data in coincidenza della quale si verificherà la definitiva cessazione dall'attività di servizio e la corrispondente decorrenza dell'intera prestazione pensionistica maturata. E' molto più probabile che si andrà incontro verso un periodo transitorio nel corso del quale il lavoratore inizierà a ridurre progressivamente l'attività lavorativa e a percepire, assieme alla retribuzione, una serie di forme di sostegno al reddito (previdenza complementare) che lo accompagneranno al pensionamento definitivo.
Vediamo in secondo luogo il tema delle le risorse utilizzate per finanziare il sistema pensionistico e i possibili pilastri (sono solitamente tre: quello pubblico Inpdap, l'Inps ed Enpals, quello privato, i fondi pensione, e quello individuale costituito dal risparmio personale). Attualmente, per i lavoratori dipendenti il solo contributo destinato alla previdenza pubblica è pari a circa il 33% della retribuzione, tra i più elevati rispetto ai Paesi europei. Difficilmente un sistema del genere può essere considerato sostenibile nel lungo termine, visto l'onere per le aziende.
Un maggiore bilanciamento nelle prestazioni erogate dai vari pilastri migliorebbe sensibilmente la situazione, anche perché il risultato delle riforme pensionistiche succedutesi in questi anni è stato ridurre fortemente la copertura offerta dal sistema pubblico. Solo rinviando il pensionamento a tarda età e in presenza di una carriera continua, non caratterizzata da buchi contributivi è possibile ricevere ancora, alla cessazione del servizio, una prestazione adeguata.
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martedì 21 agosto 2012
Mercato del lavoro: aiuti per le nuove imprese
L'avvio di una nuova impresa richiede una buona razione di coraggio e di inventiva, da abbinare però alla conoscenza del mercato del lavoro, delle sue regole, alle opportunità che gli enti creano a chi vuole investire sul territorio.
Ricordiamo che l’articolo 87 del trattato della Comunità Europea stabilisce che gli aiuti di Stato, ossia l’insieme di vantaggi economici che un’impresa può ricevere, sono incompatibili con il mercato comune
Tuttavia, il trattato precisa che alcune categorie di aiuti sono compatibili. Fra queste, rientrano finanziamenti
statali per le piccole e medie imprese (oltre a quelli in favore della ricerca e dello sviluppo, della tutela dell'ambiente, dell'occupazione e della formazione).
Adesso si dice che per la crescita l'esecutivo punta a semplificare la burocrazia soprattutto per le aziende. Le priorità per rilanciare il mercato del lavoro sono ridare vera attualità alla crescita e tagliare ancora la spesa pubblica improduttiva.
Il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, ha in programma un decreto legge Sviluppo bis nel quale confluiranno due provvedimenti già in preparazione da tempo, quello sull'agenda digitale e quello per favorire la nascita di nuove aziende.
L'agenda digitale ha come obiettivo la via strategica telematica nei rapporti tra pubblica amministrazione e utenti (famiglie e imprese) e più in generale la diffusione dell'economia online. Per questo bisognerà portare, entro il 2013, la copertura della banda larga di base al 100% della popolazione e avviare la realizzazione della banda ultra larga nelle grandi città. Saranno anche previsti sgravi per favorire gli acquisti e le transazioni online. Quanto alle misure per favorire la nascita di nuove aziende, si punta a riunire in un unico fondo le risorse (si parla di decine di milioni) attualmente sparse in diverse voci del bilancio pubblico per concentrarle sui progetti migliori. Sia sull'agenda digitale sia sul resto il problema maggiore è quello delle risorse.
Servirebbero investimenti massicci mentre al massimo nelle pieghe del bilancio si reperiranno 2-3 miliardi.
Molto atteso dalle imprese è il provvedimento sulle semplificazioni, che tra l'altro sarebbe a costo zero. Le associazioni imprenditoriali hanno suggerito al ministero un'ottantina di semplificazioni che coinvolgono procedure, autorizzazioni, concessioni volte a snellire oneri e passaggi burocratici che complicano la vita delle aziende soprattutto in materia ambientale e di mercato del lavoro.
Ricordiamo che l’articolo 87 del trattato della Comunità Europea stabilisce che gli aiuti di Stato, ossia l’insieme di vantaggi economici che un’impresa può ricevere, sono incompatibili con il mercato comune
Tuttavia, il trattato precisa che alcune categorie di aiuti sono compatibili. Fra queste, rientrano finanziamenti
statali per le piccole e medie imprese (oltre a quelli in favore della ricerca e dello sviluppo, della tutela dell'ambiente, dell'occupazione e della formazione).
Adesso si dice che per la crescita l'esecutivo punta a semplificare la burocrazia soprattutto per le aziende. Le priorità per rilanciare il mercato del lavoro sono ridare vera attualità alla crescita e tagliare ancora la spesa pubblica improduttiva.
Il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, ha in programma un decreto legge Sviluppo bis nel quale confluiranno due provvedimenti già in preparazione da tempo, quello sull'agenda digitale e quello per favorire la nascita di nuove aziende.
L'agenda digitale ha come obiettivo la via strategica telematica nei rapporti tra pubblica amministrazione e utenti (famiglie e imprese) e più in generale la diffusione dell'economia online. Per questo bisognerà portare, entro il 2013, la copertura della banda larga di base al 100% della popolazione e avviare la realizzazione della banda ultra larga nelle grandi città. Saranno anche previsti sgravi per favorire gli acquisti e le transazioni online. Quanto alle misure per favorire la nascita di nuove aziende, si punta a riunire in un unico fondo le risorse (si parla di decine di milioni) attualmente sparse in diverse voci del bilancio pubblico per concentrarle sui progetti migliori. Sia sull'agenda digitale sia sul resto il problema maggiore è quello delle risorse.
Servirebbero investimenti massicci mentre al massimo nelle pieghe del bilancio si reperiranno 2-3 miliardi.
Molto atteso dalle imprese è il provvedimento sulle semplificazioni, che tra l'altro sarebbe a costo zero. Le associazioni imprenditoriali hanno suggerito al ministero un'ottantina di semplificazioni che coinvolgono procedure, autorizzazioni, concessioni volte a snellire oneri e passaggi burocratici che complicano la vita delle aziende soprattutto in materia ambientale e di mercato del lavoro.
domenica 19 agosto 2012
Lavoro a chiamata le novità 2012
Vediamo una modifica alle istruzioni per la comunicazione anticipata dei lavoratori intermittenti: il ministero del Lavoro con la notizia apparsa sulla sito istituzionale precisa ulteriormente che i datori di lavoro e i professionisti, fino al 15 settembre, potranno trasmettere le comunicazioni anche al fax e all'email delle direzioni territoriali del Lavoro senza la necessità di utilizzare le nuove regole predisposte con la nota del 9 agosto. Viene confermata, così, l'interpretazione fornita su queste pagine nei giorni scorsi a commento del susseguirsi di chiarimenti e rettifiche da parte del ministero del Lavoro su uno dei contratti di lavoro più utilizzati nel periodo estivo.
Il problema è emerso con la nota del 9 agosto, con cui erano state modificate le istruzioni, rispetto alla circolare 18 del 2012, per trasmettere la comunicazione anticipata delle prestazioni a chiamata introdotta dalla legge 92 del 2012. La nota prevedeva che a partire dal 13 agosto si dovesse utilizzare esclusivamente un nuovo modello per trasmettere i dati via fax fornendo anche un nuovo numero telefonico; e dal 17 agosto si aggiungeva anche lo strumento dell'sms, le cui modalità non sono per nulla agevoli. Una serie di novità, dunque, nel pieno periodo di Ferragosto.
Dopo le incertezze è seguita una email istituzionale dell'11 agosto che ha sostanzialmente sospeso gli effetti vincolanti della nota almeno fino al 15 settembre. Il ministero ha precisato, tuttavia, che si poteva "continuare" a utilizzare fino al 15 settembre la posta elettronica certificata. Il ripensamento sembrava però impreciso poiché nelle istruzioni precedenti il canale della posta elettronica certificata non era mai stato comunicato ai datori di lavoro.
Il ministero del Lavoro torna ancora sui suoi passi con una notizia apparsa il 13 agosto sul sito ufficiale per chiarire una volta per tutte che fino al 15 settembre i datori di lavoro e i professionisti potranno trasmettere la comunicazione anticipata della prestazione "a chiamata" anche al fax e all'email non certificata delle direzioni territoriali del Lavoro, oltre che con le ipotesi sperimentali previste dalla nota del 9 agosto.
Il problema è emerso con la nota del 9 agosto, con cui erano state modificate le istruzioni, rispetto alla circolare 18 del 2012, per trasmettere la comunicazione anticipata delle prestazioni a chiamata introdotta dalla legge 92 del 2012. La nota prevedeva che a partire dal 13 agosto si dovesse utilizzare esclusivamente un nuovo modello per trasmettere i dati via fax fornendo anche un nuovo numero telefonico; e dal 17 agosto si aggiungeva anche lo strumento dell'sms, le cui modalità non sono per nulla agevoli. Una serie di novità, dunque, nel pieno periodo di Ferragosto.
Dopo le incertezze è seguita una email istituzionale dell'11 agosto che ha sostanzialmente sospeso gli effetti vincolanti della nota almeno fino al 15 settembre. Il ministero ha precisato, tuttavia, che si poteva "continuare" a utilizzare fino al 15 settembre la posta elettronica certificata. Il ripensamento sembrava però impreciso poiché nelle istruzioni precedenti il canale della posta elettronica certificata non era mai stato comunicato ai datori di lavoro.
Il ministero del Lavoro torna ancora sui suoi passi con una notizia apparsa il 13 agosto sul sito ufficiale per chiarire una volta per tutte che fino al 15 settembre i datori di lavoro e i professionisti potranno trasmettere la comunicazione anticipata della prestazione "a chiamata" anche al fax e all'email non certificata delle direzioni territoriali del Lavoro, oltre che con le ipotesi sperimentali previste dalla nota del 9 agosto.
Il ritorno della Fornero: salvato paese, ora imprese investano
"Il governo ha salvato il Paese. Ora tocca alle imprese". Così il ministro del Lavoro, Fornero, in una intervista a La Stampa. Il ministro non ha dubbi: "credo che il nostro Paese sia in grado di vincere la scommessa della ripresa". Modifica dell'art.18, liberalizzazioni, pacchetto sviluppo e semplificazione sono per Fornero "tasselli che possono contribuire a migliorare la situazione macroeconomica, dalla quale dipendono l'aumento della domanda e una maggiore competitività dell'attività produttiva", ha affermato il ministro.
La sfida ora è favorire lo sviluppo. Secondo il ministro “essenziale è la riforma del mercato del lavoro, a partire dalla necessità di arginare la precarietà. Ma non esiste una bacchetta magica, occorre agire su diversi fronti: modifica dell’articolo 18 e maggiore flessibilità delle imprese.
Mentre la Camusso: ha affermato che lo Stato intervenga anche comprando quote di aziende.
''Ci si deve dire con onestà che Paese vogliamo essere. Siamo sempre la seconda economia industriale in Europa: vogliamo rimanerlo? Se sì serve salvaguardare il nostro patrimonio industriale. E, visto che per la crisi investimenti esteri non ce ne sono e molti imprenditori italiani stanno scappando dal Paese, io credo che sia meglio decidere che sia direttamente lo Stato ad investire''. Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, lo afferma in un'intervista a 'l'Unità'.''Ad esempio attraverso la Cassa depositi e prestiti -continua Camusso- per comprare quote di società, per poi ricollocarle sul mercato a crisi passata. Oppure finanziando direttamente progetti industriali che ci consentano di mantenere in Italia settori fondamentali''.
La sfida ora è favorire lo sviluppo. Secondo il ministro “essenziale è la riforma del mercato del lavoro, a partire dalla necessità di arginare la precarietà. Ma non esiste una bacchetta magica, occorre agire su diversi fronti: modifica dell’articolo 18 e maggiore flessibilità delle imprese.
Mentre la Camusso: ha affermato che lo Stato intervenga anche comprando quote di aziende.
''Ci si deve dire con onestà che Paese vogliamo essere. Siamo sempre la seconda economia industriale in Europa: vogliamo rimanerlo? Se sì serve salvaguardare il nostro patrimonio industriale. E, visto che per la crisi investimenti esteri non ce ne sono e molti imprenditori italiani stanno scappando dal Paese, io credo che sia meglio decidere che sia direttamente lo Stato ad investire''. Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, lo afferma in un'intervista a 'l'Unità'.''Ad esempio attraverso la Cassa depositi e prestiti -continua Camusso- per comprare quote di società, per poi ricollocarle sul mercato a crisi passata. Oppure finanziando direttamente progetti industriali che ci consentano di mantenere in Italia settori fondamentali''.
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sabato 18 agosto 2012
Cassa integrazione per i lavoratori Wind Jet
«Tutti i dipendenti della Windjet stanno firmando la cassa integrazione a tempo indeterminato, perché la compagnia potrebbe anche bluffare e magari sta prendendo tempo perché spera ci sia qualche acquirente», ha detto Alessandro Grasso, responsabile Trasporto aereo della Filt Cgil, mentre nell'aeroporto di Catania continua il presidio dei dipendenti della compagnia, dopo lo stop ai voli deciso dalla compagnia low cost.
Nei prossimi giorni, anche i piloti, i tecnici e gli assistenti di volo di Wind Jet entreranno nella richiesta di cassa integrazione straordinaria. La procedura e' stata già avviata solo per gli impiegati amministrativi della compagnia. I dipendenti della low cost catanese sono in tutto 504. Cgil, Cisl, Uil, Ugl e le loro federazioni di categoria "terranno altissima l'attenzione nelle prossime ore e nei prossimi giorni affinché tutti i lavoratori dipendenti vengano tutelati soprattutto se il prossimo passaggio sarà la newco e tutti i lavoratori dovranno esserne coinvolti", si legge in una nota. Venerdì 24 agosto, intanto, dovrebbe esserci un ulteriore incontro al ministero con le segreterie nazionali di Filt Cgil, Fit Cisl, Uil Trasporti e Ugl, che per quella data si attendono dal governo comunicazioni circa lo stato di avanzamento delle iniziative per la continuità aziendale annunciate da Wind Jet. I sindacati chiedono alla compagnia "chiarimenti rispetto a come intende procedere, con quali partner e con quali garanzie per i 504 lavoratori dipendenti". Sabato 25 agosto nell'aeroporto di Catania si svolgerà un'assemblea dei lavoratori di Wind Jet per valutare le risposte di azienda e governo. I lavoratori, che intanto mantengono il loro presidio nello scalo di Fontanarossa, decideranno poi sulle iniziative da intraprendere.
Nei prossimi giorni, anche i piloti, i tecnici e gli assistenti di volo di Wind Jet entreranno nella richiesta di cassa integrazione straordinaria. La procedura e' stata già avviata solo per gli impiegati amministrativi della compagnia. I dipendenti della low cost catanese sono in tutto 504. Cgil, Cisl, Uil, Ugl e le loro federazioni di categoria "terranno altissima l'attenzione nelle prossime ore e nei prossimi giorni affinché tutti i lavoratori dipendenti vengano tutelati soprattutto se il prossimo passaggio sarà la newco e tutti i lavoratori dovranno esserne coinvolti", si legge in una nota. Venerdì 24 agosto, intanto, dovrebbe esserci un ulteriore incontro al ministero con le segreterie nazionali di Filt Cgil, Fit Cisl, Uil Trasporti e Ugl, che per quella data si attendono dal governo comunicazioni circa lo stato di avanzamento delle iniziative per la continuità aziendale annunciate da Wind Jet. I sindacati chiedono alla compagnia "chiarimenti rispetto a come intende procedere, con quali partner e con quali garanzie per i 504 lavoratori dipendenti". Sabato 25 agosto nell'aeroporto di Catania si svolgerà un'assemblea dei lavoratori di Wind Jet per valutare le risposte di azienda e governo. I lavoratori, che intanto mantengono il loro presidio nello scalo di Fontanarossa, decideranno poi sulle iniziative da intraprendere.
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martedì 14 agosto 2012
Lettera dei lavoratori di Wind Jet
Noi non ci arrendiamo. Continuiamo a lottare perché con noi non si ferma solo Wind Jet, ma un intero aeroporto e tutte le imprese che grazie a lei sono nate e cresciute". E' un passo di un volantino distribuito nell'aeroporto di Catania dai lavoratori della Wind Jet che continuano a protestare nello scalo dopo lo stop ai voli della compagnia low cost. "Chiediamo la vostra solidarietà - continuano nel volantino i lavoratori della Wind Jet - perché vi abbiamo portato con noi ovunque, perché e c on noi che la Sicilia ha iniziato a volare. Vogliamo continuare a farlo oggi e domani". " Wind Jet e Alitalia - conclude il volantino - lasciano tutti a terra: le famiglie di migliaia di siciliani senza più futuro e tutti voi passeggeri senza più i vantaggi di una compagnia low cost".
Il Codacons ha diffidato tutti i principali circuiti di pagamento delle carte di credito, Visa, Diners, Mastercard, American Express, Abi e le associazioni di categoria delle agenzie di viaggio, Fiavet, Assotravel e Assoviaggi a non riversare alla compagnia aerea Wind Jet il denaro incassato dai consumatori per l'acquisto dei biglietti di viaggio. "Essendo i voli bloccati, infatti, rigirare i soldi a Wind Jet per il pagamento di tali biglietti configurerebbe il reato di appropriazione indebita e truffa aggravata", dice il presidente del Codacons, Carlo Rienzi. Il Codacons ha annunciato fin d'ora che, se la diffida non sarà recepita, denuncerà per appropriazione indebita e truffa ogni singola agenzia di viaggio o gestore di carta di credito che riverserà a Wind Jet le somme incassate dai consumatori dopo, e nonostante, il blocco dei voli.
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lunedì 13 agosto 2012
Laureati senza lavoro, è boom: +41%
L'Istat ha evidenziato quanto si sia ristretto il campo delle opportunità nel lavoro più qualificato. In Italia, secondo l'istituto, nel primo trimestre del 2012 si è rilevato un vero e proprio boom di disoccupati laureati: sono 304 mila le persone con un titolo di laurea e post laurea in cerca di lavoro.
E' quanto emerge da dati Istat sul primo trimestre 2012. Si tratta del livello più alto almeno dal 2004, periodo fino al quale sono disponibili i dati. Su base annua il rialzo è del 41,4%. La maggior parte sono donne (185 mila).
Quindi tra i 2,8 milioni di disoccupati dei primi tre mesi dell'anno non mancano coloro che hanno studiato per anni e anni, anzi. Naturalmente il numero dei laureati è in crescita e ha raggiunto quasi i 6 milioni. Infatti sono in rialzo anche gli occupati con i massimi titoli di studio, pari a 4 milioni 187mila, ma il loro incremento annuo (+3,5%) è nettamente più esiguo rispetto all'allargamento della disoccupazione. Un'altra buona parte di laureati, fatta di 1 milione 444mila persone (+2,8% su base tendenziale), rientra nella zona grigia dell'inattività, coloro che né hanno né cercano un lavoro. Un fenomeno, ovviamente, su cui pesa anche lo scoraggiamento.
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domenica 12 agosto 2012
Riforma del lavoro 2012: le regole per collaboratori a progetto, apprendisti e partite iva
Il lavoro autonomo svolto nelle varie forme contrattuali (a progetto, contratti di associazione in partecipazione e partite Iva) conserva un legittimo ambito di applicazione sostanzialmente nel terziario e in via residuale, e solo per le alte qualifiche, nel settore dell'industria e del commercio. Al contrario, scompare totalmente nelle attività artigianali, agricoltura e nel settore edile.
Sembra questa una prima valutazione degli impatti della riforma del lavoro Monti Fornero nell'ambito dei settori economici se si analizzano le novità riferite alla flessibilità in entrata.
Le norme che maggiormente incidono su questo fronte sono contenute nel riscritto articolo 61 della legge Biagi (decreto legislativo 276/2003) alla luce delle modifiche apportate dalla riforma Fornero per i titolari di partita Iva e per gli associati in partecipazione (articolo 1, comma 30, legge 92/2012).
Il progetto delle collaborazioni coordinate e continuative «non può comportare lo svolgimento di compiti meramente esecutivi o ripetitivi, che possono essere individuati dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale». Si tratta di numerose attività individuabili settore per settore. Certamente le aziende industriali (ad esempio, edili o manifatturiere) non potranno più sottoscrivere questa tipologia di contratti con il capo cantiere, o con operai di fabbrica che abbiano raggiunto limiti di età pensionabile.
Ad analoghe considerazioni si giunge se si analizzano i compiti nell'ambito del settore artigiano o in agricoltura, in cui il contratto a progetto è un modello contrattuale sostanzialmente sorpassato.
Una distinzione va effettuata nel settore commercio: per le attività esecutive (addetti alla vendita, gestioni di magazzino, segreteria) il contratto a progetto non è più utilizzabile anche in presenza di un'autonomia nello svolgimento della prestazione. Si ritiene ancora applicabile il contratto in tutte le realtà di gestione strategica dell'azienda e sempre che sussista un valido progetto (procacciamento d'affari, ideazione di campagne pubblicitarie o altre azioni di marketing).
Il lavoro a progetto non è più utilizzabile nei call center (sia outbound, sia inbound) e in altri servizi analoghi compresi, come detto, anche attività di segreteria per le quali già in precedenza sussistevano forti dubbi per la scarsa autonomia.
Anche il contratto di associazione in partecipazione ha subito un forte ridimensionamento, non tanto per il limite numerico riferito alla medesima attività, ma soprattutto con riferimento a quanto indicato nell'articolo 69 bis lettera a) della legge Biagi. Questa norma stabilisce che si applica una presunzione di lavoro subordinato qualora l'apporto non sia connotato da competenze teoriche di grado elevato acquisite attraverso significativi percorsi formativi, ovvero da capacità tecnico-pratiche acquisite attraverso rilevanti esperienze maturate nell'esercizio concreto di attività. Il confine di questa definizione è meno netto, ma comunque è ragionevole ritenere che il settore industria, artigianato o agricoltura non potranno più avvalersi di questo contratto salvo rarissimi casi di difficile individuazione.
Anche l'attività autonoma da titolari di partita Iva non potrà più essere svolta in ambito industriale, artigianale o agricolo, a meno che non si tratti di veri lavoratori autonomi.
Dalla riforma del lavoro 2012 esce indenne il contratto di lavoro autonomo occasionale anche se per la natura del rapporto anch'esso è destinato a essere utilizzato in modo molto marginale.
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Tavolo di lavoro per la Wind Jet che si ferma, stop ai voli
Salta accordo, tavolo di lavoro con il ministro Corrado Passera il 14 agosto. L’Enac mette ha disposizione unità di crisi per proteggere i passeggeri.
Stop ai voli Wind Jet a partire dalla mezzanotte. La compagnia low cost, dopo l'interruzione delle trattative con Alitalia, ha deciso di sospendere l'operatività in tutti gli scali. Sarebbero sorti anche problemi per l'approvvigionamento del carburante. Alcuni mezzi sarebbero già stati riconsegnati alle società di leasing,in Irlanda.
L'unità per la gestione delle vertenze aziendali del ministero dello ha convocato Wind Jet e Alitalia per fare il punto «sull'improvvisa e inaspettata interruzione di una trattativa rispetto alla quale il Governo aveva ricevuto informazioni di un esito positivo». Al tavolo, che si occuperà anche della questione occupazionale, saranno presenti anche Enac, le organizzazioni sindacali e le competenti istituzioni ed enti locali. Ne dà notizia un comunicato del ministero.
Gli oltre 300mila passeggeri che hanno già prenotato un volo Wind Jet fino a fine ottobre rischiano di restare a terra, se non si trova una soluzione a breve. La compagnia low cost catanese ha sospeso la vendita di biglietti. «Come richiesto dall'Enac, le vendite tramite sito web e call center sono sospese. Si prega di contattare il call center al numero 89.20.20 per i voli già programmati».
Il ministro Passera ha convocato Windjet, Alitalia e l'Enac per cercare di dare sicurezza in primo luogo ai passeggeri che sono muniti di un biglietto della lowcost siciliana da qui a ottobre e per dare risposta ai lavoratori coinvolti. Nel manifestarsi eclatante della crisi prosegue anche la polemica, tra la compagnia guidata da Roberto Colaninno e Andrea Ragnetti e il gruppo siciliano, in scia a quanto avvenuto ieri, e tra Alitalia e Vito Riggio, presidente dell'Enac sull'attribuzione delle responsabilità sull'esito finale dell'imminente crac.
L'Enac ha fatto sapere che la rimodulazione dei voli è stata fatta in modo tale che venga garantita la riprotezione dei passeggeri in possesso di biglietti WindJet, mentre il programma dei voli sarà pubblicato e aggiornato sia sul proprio sito sia su quello della compagnia siciliana. I voli di riprotezione sulle tratte nazionali avranno un sovrapprezzo di massimo 80 euro.
Per quei turisti appiedati a Fiumicino, Catania e Palermo, o che lo saranno a breve a seguito della sospensione alla compagnia aerea Wind Jet della licenza di volare da parte dell'Enac, Federconsumatori consiglia di inviare una raccomandata a/r alla compagnia aerea, chiedendo il rimborso del biglietto aereo non utilizzato e delle spese sostenute durante l'attesa in aeroporto, oltre alla corresponsione della compensazione pecuniaria per la mancata partenza come previsto dal Regolamento Comunitario n. 261/2004.
«Inoltre - annuncia Federconsumatori - qualora gli sviluppi di questa grave vicenda dovessero portare al fallimento della compagnia, daremo informazioni su come procedere per l'insinuazione allo stato passivo». Per informazioni è possibile contattare lo Sportello SOS Turista, aperto anche per il mese di agosto dal lunedì al sabato dalle 9 alle 13 al numero 059/2033430 059/2033430 o tramite e-mail.
«Da anni - conclude Federconsumatori - in accordo con altre associazioni, con la Fiavet e l'Astoi, stiamo chiedendo al Governo la costituzione di un fondo di garanzia per far fronte alla riprotezione ed al rientro dei passeggeri in caso di insolvenza e sospensione della operatività da parte delle compagnie aeree: ma, nel silenzio più assordante, nulla si muove. Certo è che non possiamo essere soddisfatti del ruolo svolto dall'Enac su questa vicenda per troppa superficialità e senza un minimo di prevenzione, e che almeno si faccia perdonare con la riprotezione certa di tutti quanti hanno prenotato un volo».
Stop ai voli Wind Jet a partire dalla mezzanotte. La compagnia low cost, dopo l'interruzione delle trattative con Alitalia, ha deciso di sospendere l'operatività in tutti gli scali. Sarebbero sorti anche problemi per l'approvvigionamento del carburante. Alcuni mezzi sarebbero già stati riconsegnati alle società di leasing,in Irlanda.
L'unità per la gestione delle vertenze aziendali del ministero dello ha convocato Wind Jet e Alitalia per fare il punto «sull'improvvisa e inaspettata interruzione di una trattativa rispetto alla quale il Governo aveva ricevuto informazioni di un esito positivo». Al tavolo, che si occuperà anche della questione occupazionale, saranno presenti anche Enac, le organizzazioni sindacali e le competenti istituzioni ed enti locali. Ne dà notizia un comunicato del ministero.
Gli oltre 300mila passeggeri che hanno già prenotato un volo Wind Jet fino a fine ottobre rischiano di restare a terra, se non si trova una soluzione a breve. La compagnia low cost catanese ha sospeso la vendita di biglietti. «Come richiesto dall'Enac, le vendite tramite sito web e call center sono sospese. Si prega di contattare il call center al numero 89.20.20 per i voli già programmati».
Il ministro Passera ha convocato Windjet, Alitalia e l'Enac per cercare di dare sicurezza in primo luogo ai passeggeri che sono muniti di un biglietto della lowcost siciliana da qui a ottobre e per dare risposta ai lavoratori coinvolti. Nel manifestarsi eclatante della crisi prosegue anche la polemica, tra la compagnia guidata da Roberto Colaninno e Andrea Ragnetti e il gruppo siciliano, in scia a quanto avvenuto ieri, e tra Alitalia e Vito Riggio, presidente dell'Enac sull'attribuzione delle responsabilità sull'esito finale dell'imminente crac.
L'Enac ha fatto sapere che la rimodulazione dei voli è stata fatta in modo tale che venga garantita la riprotezione dei passeggeri in possesso di biglietti WindJet, mentre il programma dei voli sarà pubblicato e aggiornato sia sul proprio sito sia su quello della compagnia siciliana. I voli di riprotezione sulle tratte nazionali avranno un sovrapprezzo di massimo 80 euro.
Per quei turisti appiedati a Fiumicino, Catania e Palermo, o che lo saranno a breve a seguito della sospensione alla compagnia aerea Wind Jet della licenza di volare da parte dell'Enac, Federconsumatori consiglia di inviare una raccomandata a/r alla compagnia aerea, chiedendo il rimborso del biglietto aereo non utilizzato e delle spese sostenute durante l'attesa in aeroporto, oltre alla corresponsione della compensazione pecuniaria per la mancata partenza come previsto dal Regolamento Comunitario n. 261/2004.
«Inoltre - annuncia Federconsumatori - qualora gli sviluppi di questa grave vicenda dovessero portare al fallimento della compagnia, daremo informazioni su come procedere per l'insinuazione allo stato passivo». Per informazioni è possibile contattare lo Sportello SOS Turista, aperto anche per il mese di agosto dal lunedì al sabato dalle 9 alle 13 al numero 059/2033430 059/2033430 o tramite e-mail.
«Da anni - conclude Federconsumatori - in accordo con altre associazioni, con la Fiavet e l'Astoi, stiamo chiedendo al Governo la costituzione di un fondo di garanzia per far fronte alla riprotezione ed al rientro dei passeggeri in caso di insolvenza e sospensione della operatività da parte delle compagnie aeree: ma, nel silenzio più assordante, nulla si muove. Certo è che non possiamo essere soddisfatti del ruolo svolto dall'Enac su questa vicenda per troppa superficialità e senza un minimo di prevenzione, e che almeno si faccia perdonare con la riprotezione certa di tutti quanti hanno prenotato un volo».
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sabato 11 agosto 2012
Lavoro: occupazione 2011 tiene, ma solo grazie alla Cig
L'anno scorso lieve flessione dello 0,3%. Rallenta la domanda di lavoro a inizio 2012. Sulla base delle indicazioni qualitative fornite dalle imprese e raccolte dal Centro studi Confindustria, la domanda di lavoro a inizio 2012 è rimasta in espansione ma a ritmi fiacchi se confrontata alle tendenze rilevate un anno prima. I dati sono stati raccolti da Confindustria con un'indagine tra le imprese associate, condotta prima dell'approvazione della riforma del Lavoro voluta dal ministro Elsa Fornero.
L'occupazione nel 2011 ha registrato una sostanziale tenuta. Lo ha rilevato Confindustria in un'indagine tra le imprese associate, evidenziando tra dicembre 2010 e dicembre 2011 una lieve flessione dello 0,3% dopo il -1,1% nel 2010 e il -2,2% nel 2009. La tenuta è dovuta al "seppur lento e parziale recupero del Pil tra fine 2009 e inizio 2011" e "al fatto che le imprese hanno risposto alle contrazioni di produzione e ordini nella seconda parte dell'anno espandendo di nuovo il ricorso alla Cig'.
Tra febbraio e aprile 2012, la quota di imprese che prevedevano un aumento dell'occupazione nei primi sei mesi dell'anno (17,9%) è diminuita rispetto a quella rilevata a inizio 2011 (22,6%), benché superi ancora la quota di quelle che prevedevano una diminuzione (11,4%, simile all'11,0% dell'anno precedente). Il saldo delle previsioni è quindi rimasto positivo (6,5%) ma si é dimezzato rispetto a inizio 2011 (11,6%).
E’ aumentata la richiesta di contratti a tempo determinato. Tra le imprese che prevedevano un aumento di personale nel primo semestre 2012 la quota maggiore programmava di fare ricorso ai contratti a termine (59,2%), ma oltre la metà aveva anche in programma assunzioni a tempo indeterminato. Tra quelle che intendevano invece contrarre la forza lavoro, la modalità prevalente era rappresentata dal ricorso ai licenziamenti, previsti dal 41,0% delle aziende associate (in aumento dal 32,5% di un anno prima). Tra le imprese piccole e quelle localizzate al Centro-Sud, oltre una su due aveva in programma licenziamenti.
La nota del Centro studi Confindustria traccia anche un bilancio sul mercato del lavoro, riferita al 2011. I dati mostrano come l'occupazione nel 2011 abbia registrato una sostanziale tenuta. La tenuta è dovuta al «seppur lento e parziale recupero del Pil tra fine 2009 e inizio 2011» e «al fatto che le imprese hanno risposto alle contrazioni di produzione e ordini nella seconda parte dell'anno espandendo di nuovo il ricorso alla Cig».
L'occupazione nel 2011 ha registrato una sostanziale tenuta. Lo ha rilevato Confindustria in un'indagine tra le imprese associate, evidenziando tra dicembre 2010 e dicembre 2011 una lieve flessione dello 0,3% dopo il -1,1% nel 2010 e il -2,2% nel 2009. La tenuta è dovuta al "seppur lento e parziale recupero del Pil tra fine 2009 e inizio 2011" e "al fatto che le imprese hanno risposto alle contrazioni di produzione e ordini nella seconda parte dell'anno espandendo di nuovo il ricorso alla Cig'.
Tra febbraio e aprile 2012, la quota di imprese che prevedevano un aumento dell'occupazione nei primi sei mesi dell'anno (17,9%) è diminuita rispetto a quella rilevata a inizio 2011 (22,6%), benché superi ancora la quota di quelle che prevedevano una diminuzione (11,4%, simile all'11,0% dell'anno precedente). Il saldo delle previsioni è quindi rimasto positivo (6,5%) ma si é dimezzato rispetto a inizio 2011 (11,6%).
E’ aumentata la richiesta di contratti a tempo determinato. Tra le imprese che prevedevano un aumento di personale nel primo semestre 2012 la quota maggiore programmava di fare ricorso ai contratti a termine (59,2%), ma oltre la metà aveva anche in programma assunzioni a tempo indeterminato. Tra quelle che intendevano invece contrarre la forza lavoro, la modalità prevalente era rappresentata dal ricorso ai licenziamenti, previsti dal 41,0% delle aziende associate (in aumento dal 32,5% di un anno prima). Tra le imprese piccole e quelle localizzate al Centro-Sud, oltre una su due aveva in programma licenziamenti.
La nota del Centro studi Confindustria traccia anche un bilancio sul mercato del lavoro, riferita al 2011. I dati mostrano come l'occupazione nel 2011 abbia registrato una sostanziale tenuta. La tenuta è dovuta al «seppur lento e parziale recupero del Pil tra fine 2009 e inizio 2011» e «al fatto che le imprese hanno risposto alle contrazioni di produzione e ordini nella seconda parte dell'anno espandendo di nuovo il ricorso alla Cig».
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mercoledì 8 agosto 2012
Assunzioni scuola 2012: arrivano per 21 mila docenti
Il prossimo 1° settembre saranno assunti 21.112 docenti precari. La conferma è arrivata direttamente dal ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo, a margine della firma di una convenzione con l'Inps per una banca dati unica con diplomati e laureati. Queste assunzioni si aggiungono alle 67mila dello scorso anno, riducendo così il numero dei docenti precari. L'annuncio dei sindacati è stato confermato dal ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo: "Siamo in fase di firma del decreto" per le immissioni in ruolo. "E' stato concluso il processo che coinvolgeva la Funzione Pubblica e il ministero dell'Economia e abbiamo tutti gli ok necessari. Ora stiamo concludendo il percorso", ha spiegato il titolare di Viale Trastevere, aggiungendo che entro il "31 agosto saranno fatte tutte le operazioni". In pratica le assunzioni potranno essere operative dal primo settembre.
Duri sono stati i commenti della Gilda sulla spending review: sono riconfermate "tutte le norme che penalizzano l'istruzione e i docenti". Per quanto riguarda, invece, il decreto per l'immissione in ruolo dei 21 mila docenti, il testo è stato predisposto, spiega la Uil, "in applicazione del piano triennale, definito grazie all'intesa tra il Governo e i sindacati Uil, Cisl, Snals e Gilda. Questo, in periodo di forte crisi economica, è il risultato di una azione sindacale concreta e utile". "Per il personale Ata non è ancora possibile ipotizzare un numero preciso di nomine in quanto non sono ancora stati pubblicati i movimenti del personale e, soprattutto, non è stato definito come verrà calcolata l'incidenza dei passaggi previsti dal Decreto Legge sulla revisione della spesa. Resta il nostro impegno per una soluzione equa anche per tale personale", precisa la Uil.
Con le assunzioni, ha affermato Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola, "si dà continuità al piano triennale varato lo scorso anno grazie alle intese sindacali di cui la Cisl Scuola è stata protagonista determinante, insieme a Uil Scuola, Snals e Gilda. Con le nuove assunzioni si rafforza l'obiettivo, da noi tenacemente perseguito, di una stabilizzazione del lavoro nella scuola, che certamente va incontro agli interessi di tanti lavoratori, ma favorisce anche una più efficace organizzazione del lavoro e quindi la crescita di qualità del servizio scolastico". Anche l'Anief grida vittoria: "Non possiamo che essere soddisfatti: malgrado il blocco del turn over, i tagli agli organici e le riconversioni obbligatorie del personale inidoneo e soprannumerario, per il secondo anno consecutivo" ci sono delle assunzioni.
Le 21 mila assunzioni secondo una proiezione della Cisl saranno così divise: 1.493 per la scuola dell'infanzia; 3718 per la primaria; 8245 per la secondaria di primo grado e 5.416 per la secondaria di secondo grado; 1991 per il sostegno e 148 educatori.
Questi i dati per regione.
Abruzzo: 57 scuola infanzia; 46 primaria; 186 I grado; 128 II grado; 59 sostegno; 6 educatori; 482 totale.
Basilicata: 16 infanzia; 11 primaria; 78 I grado; 46 II grado; 30 sostegno; un educatore; 182 totale.
Calabria: 74 infanzia; 163 primaria; 350 I grado; 233 II grado; 86 sostegno; 9 educatori; 915 totale.
Campania: 196 infanzia; 170 primaria; 1096 I grado; 595 II grado; 190 sostegno; 6 educatori; 2253 totale.
Emilia Romagna: 76 infanzia; 521 primaria; 460 I grado; 403 II grado; 139 sostegno; 9 educatori; 1608 totale.
Friuli Venezia Giulia: 23 infanzia; 82 primaria; 163 I grado; 121 II grado; 37 sostegno; 22 educatori; 448 totale.
Lazio: 170 infanzia; 376 primaria; 1013 I grado; 559 II grado; 280 sostegno; 6 educatori; 2404 totale.
Liguria: 27 infanzia; 91 primaria; 151 I grado; 161 II grado; 61 sostegno; 0 educatori; 491 totale.
Lombardia: 147 infanzia; 890 primaria; 1077 I grado; 752 II grado; 276 sostegno; 16 educatori; 3158 totale.
Marche: 70 infanzia; 88 primaria; 197 I grado; 165 II grado; 40 sostegno; 9 educatori; 569 totale.
Molise: 12 infanzia; 14 primaria; 46 I grado; 38 II grado; 7 sostegno;0 educatori; 117 totale.
Piemonte: 119 infanzia; 313 primaria; 594 I grado; 363 II grado; 186 sostegno; 13 educatori; 1588 totale.
Puglia: 105 infanzia; 135 primaria; 584 I grado; 388 II grado; 163 sostegno; un educatore; 1376 totale.
Sardegna: 45 infanzia; 98 primaria; 187 I grado; 155 II grado; 50 sostegno; 11 educatori; 546 totale.
Sicilia: 105 infanzia; 21 primaria; 678 I grado; 375 II grado; 117 sostegno; 4 educatori; 1300 totale.
Toscana: 152 infanzia; 356 primaria; 602 I grado; 456 II grado; 106 sostegno; 11 educatori; 1683 totale.
Umbria: 24 infanzia; 104 primaria; 110 I grado; 90 II grado; 29 sostegno; 6 educatori; 363 totale.
Veneto: 25 infanzia; 239 primaria: 673 I grado; 388 II grado; 135 sostegno; 18 educatori; 1528 totale..
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domenica 5 agosto 2012
Riforma delle professioni 2012
La versione definitiva della riforma delle professioni ha recepito le osservazioni del Consiglio di Stato e del Parlamento abolendo le ombre di un eccesso di delega.
E’ stata riscritta la definizione di professione regolamentata, la norma, sempre sull'onda dell'indicazione del Cds, taglia fuori dal suo raggio d'azione qualunque altro soggetto iscritto in albi, registri, o elenchi.
Per professione regolamentata si intende l'attività riservata per disposizioni di legge il cui esercizio è consentito solo a seguito di iscrizione in ordini o collegi (nessun riferimento a registri o elenchi tenuti da amministrazioni o enti pubblici).
Sparisce il tirocinio obbligatorio: gli ordini che non lo prevedono possono non istituirlo o mantenerlo più breve, visto che il termine massimo dei 18 mesi è "personalizzabile". E’ stata cancellata anche l'incompatibilità per i pubblici dipendenti sia a tempo parziale sia a tempo indeterminato. Lo snodo cruciale, sul tirocinio, non è tanto il taglio dei tempi, con il nuovo tetto a 18 mesi, ma l'esigenza di un passaggio "ordinato" tra vecchie e nuove regole.
Nella formazione, obbligatoria a pena di sanzioni, è confermato il ruolo centrale del consiglio nazionale degli ordini. Vi è l’obbligo - dovere di dotarsi di un'assicurazione per tutelare il cliente da eventuali danni, con un via libera alle polizze collettive ma senza l'obbligo per le compagnie di stipulare la polizza. In compenso i professionisti hanno un anno di tempo per organizzarsi.
Sul fronte dell’etica c'è il paletto imposto a chi vuole far parte dei consigli di disciplina che dovrà rinunciare agli incarichi amministrativi. Le designazioni spettano al presidente del tribunale nel cui circondario hanno sede i consigli: attingerà a un elenco, predisposto dal consiglio dell'ordine, con un numero di candidati doppio rispetto agli aspiranti.
Adesso invece spetterà al presidente del Tribunale, nel cui circondario ha sede il Consiglio di disciplina territoriale, nominarne i membri, sulla base di un elenco fornito dall'Ordine; gli Ordini hanno 90 giorni per stabilire i criteri di scelta dei candidati; dei Consigli di disciplina potranno fare parte anche soggetti esterni alla categoria e non iscritti all'albo.
Del dispositivo di legge risultano dei segni negativi, fatti dal Cds, dalle Commissioni parlamentari e anche dai professionisti stessi, sembrano soddisfatti i diretti interessati.
«Dopo una prima lettura del testo –ha affermato il presidente del Comitato unitario dei professionisti, Marina Calderone – non posso che esprimere la nostra soddisfazione perché le criticità che avevamo evidenziato sono state chiarite. Ho visto che sono stati risolti problemi importanti che potevano creare non poche difficoltà in fase di applicazione della norma se fosse rimasta come era prima di arrivare sul tavolo del Consiglio di Stato. Il testo è radicalmente diverso e tiene conto delle nostre indicazioni. È normale che ci siano delle posizioni che non trovano piena soddisfazione – prosegue Marina Calderone – perché, in qualche caso, in parte sacrificate. Ma al di là delle aspettative dei singoli – ha concluso il presidente – ho ritrovato nel testo lo spirito della riforma. Si tratta di un buon strumento per consentire un'applicazione differenziata nei singoli ordinamenti, tarata sulla base delle esigenze di categoria».
E’ stata riscritta la definizione di professione regolamentata, la norma, sempre sull'onda dell'indicazione del Cds, taglia fuori dal suo raggio d'azione qualunque altro soggetto iscritto in albi, registri, o elenchi.
Per professione regolamentata si intende l'attività riservata per disposizioni di legge il cui esercizio è consentito solo a seguito di iscrizione in ordini o collegi (nessun riferimento a registri o elenchi tenuti da amministrazioni o enti pubblici).
Sparisce il tirocinio obbligatorio: gli ordini che non lo prevedono possono non istituirlo o mantenerlo più breve, visto che il termine massimo dei 18 mesi è "personalizzabile". E’ stata cancellata anche l'incompatibilità per i pubblici dipendenti sia a tempo parziale sia a tempo indeterminato. Lo snodo cruciale, sul tirocinio, non è tanto il taglio dei tempi, con il nuovo tetto a 18 mesi, ma l'esigenza di un passaggio "ordinato" tra vecchie e nuove regole.
Nella formazione, obbligatoria a pena di sanzioni, è confermato il ruolo centrale del consiglio nazionale degli ordini. Vi è l’obbligo - dovere di dotarsi di un'assicurazione per tutelare il cliente da eventuali danni, con un via libera alle polizze collettive ma senza l'obbligo per le compagnie di stipulare la polizza. In compenso i professionisti hanno un anno di tempo per organizzarsi.
Sul fronte dell’etica c'è il paletto imposto a chi vuole far parte dei consigli di disciplina che dovrà rinunciare agli incarichi amministrativi. Le designazioni spettano al presidente del tribunale nel cui circondario hanno sede i consigli: attingerà a un elenco, predisposto dal consiglio dell'ordine, con un numero di candidati doppio rispetto agli aspiranti.
Adesso invece spetterà al presidente del Tribunale, nel cui circondario ha sede il Consiglio di disciplina territoriale, nominarne i membri, sulla base di un elenco fornito dall'Ordine; gli Ordini hanno 90 giorni per stabilire i criteri di scelta dei candidati; dei Consigli di disciplina potranno fare parte anche soggetti esterni alla categoria e non iscritti all'albo.
Del dispositivo di legge risultano dei segni negativi, fatti dal Cds, dalle Commissioni parlamentari e anche dai professionisti stessi, sembrano soddisfatti i diretti interessati.
«Dopo una prima lettura del testo –ha affermato il presidente del Comitato unitario dei professionisti, Marina Calderone – non posso che esprimere la nostra soddisfazione perché le criticità che avevamo evidenziato sono state chiarite. Ho visto che sono stati risolti problemi importanti che potevano creare non poche difficoltà in fase di applicazione della norma se fosse rimasta come era prima di arrivare sul tavolo del Consiglio di Stato. Il testo è radicalmente diverso e tiene conto delle nostre indicazioni. È normale che ci siano delle posizioni che non trovano piena soddisfazione – prosegue Marina Calderone – perché, in qualche caso, in parte sacrificate. Ma al di là delle aspettative dei singoli – ha concluso il presidente – ho ritrovato nel testo lo spirito della riforma. Si tratta di un buon strumento per consentire un'applicazione differenziata nei singoli ordinamenti, tarata sulla base delle esigenze di categoria».
Ordini professionali: la formazione continua
È stato fissato il principio della separazione tra gli organi disciplinari e gli organi amministrativi nell'autogoverno degli ordini professionali.
La formazione continua era la richiesta più condivisa da tutte le categorie: più qualità e quindi più formazione professionale anche per chi professionista lo è già. La formazione continua è obbligatoria e sarà sotto il controllo degli Ordini, che potranno predisporne i regolamenti e autorizzare anche enti o soggetti esterni.
La formazione continua per i professionisti diventa obbligatoria e si apre al libero mercato. Assume un ruolo centrale il ministero delegato alla vigilanza. Sull'accreditamento di chi svolge attività di formazione vengono esautorati gli ordini territoriali e l'autorizzazione compete ai consigli nazionali.
Sono queste le principali novità in materia di formazione contenute nell'articolo 7 del regolamento sulla riforma degli ordinamenti professionali.
La formazione obbligatoria continua dei professionisti iscritti negli ordini o collegi, assume un ruolo di garanzia per la collettività poiché in una società in evoluzione l'aggiornamento delle proprie competenze professionali è inevitabile.
Il decreto che introduce la riforma è molto forte stabilendo che la violazione all'obbligo della formazione costituisce illecito disciplinare mentre finora i singoli Ordini si limitavano a sanzioni indirette.
I corsi di formazione possono essere organizzati da tre categorie di soggetti:
da ordini e collegi;
dalle associazioni di iscritti agli albi: in questa categoria rientrano sia le associazioni (anche sotto forma di cooperativa) costituite all'interno di ciascun ordine territoriale aventi come oggetto principale proprio la formazione continua e i sindacati dei professionisti;
altri soggetti e imprese che operano sul libero mercato proponendo attività di formazione a tutti i livelli.
Mentre gli ordini e le associazioni fra professionisti iscritti non necessitano di alcuna autorizzazione, i soggetti terzi devono ottenere l'autorizzazione dai rispettivi Consigli nazionali. Quindi le società di formazione dovranno presentare una sola istanza al Consiglio nazionale che, se accolta, avrà effetto su tutto il territorio nazionale. I Consigli nazionali trasmetteranno al ministro vigilante la proposta di delibera per acquisire il parere vincolante. Al riguardo la relazione di accompagnamento ricorda che questa procedura è necessaria anche in caso di diniego per tutelare il diritto della libera concorrenza. I Consigli nazionali devono, quindi, disciplinare l'attività di formazione continua che sarà inevitabilmente svolta da ordini e collegi territoriali.
La norma non parla di esenzioni che finora venivano qualche volta applicate ai professionisti che hanno raggiunto un certo limite di età, ma questo potrebbe essere previsto nell'ambito dei requisiti minimi. La disposizione legislativa prevede che i Consigli nazionali e le Università possano stipulare convenzioni per il riconoscimento reciproco di crediti formativi.
La formazione continua era la richiesta più condivisa da tutte le categorie: più qualità e quindi più formazione professionale anche per chi professionista lo è già. La formazione continua è obbligatoria e sarà sotto il controllo degli Ordini, che potranno predisporne i regolamenti e autorizzare anche enti o soggetti esterni.
La formazione continua per i professionisti diventa obbligatoria e si apre al libero mercato. Assume un ruolo centrale il ministero delegato alla vigilanza. Sull'accreditamento di chi svolge attività di formazione vengono esautorati gli ordini territoriali e l'autorizzazione compete ai consigli nazionali.
Sono queste le principali novità in materia di formazione contenute nell'articolo 7 del regolamento sulla riforma degli ordinamenti professionali.
La formazione obbligatoria continua dei professionisti iscritti negli ordini o collegi, assume un ruolo di garanzia per la collettività poiché in una società in evoluzione l'aggiornamento delle proprie competenze professionali è inevitabile.
Il decreto che introduce la riforma è molto forte stabilendo che la violazione all'obbligo della formazione costituisce illecito disciplinare mentre finora i singoli Ordini si limitavano a sanzioni indirette.
I corsi di formazione possono essere organizzati da tre categorie di soggetti:
da ordini e collegi;
dalle associazioni di iscritti agli albi: in questa categoria rientrano sia le associazioni (anche sotto forma di cooperativa) costituite all'interno di ciascun ordine territoriale aventi come oggetto principale proprio la formazione continua e i sindacati dei professionisti;
altri soggetti e imprese che operano sul libero mercato proponendo attività di formazione a tutti i livelli.
Mentre gli ordini e le associazioni fra professionisti iscritti non necessitano di alcuna autorizzazione, i soggetti terzi devono ottenere l'autorizzazione dai rispettivi Consigli nazionali. Quindi le società di formazione dovranno presentare una sola istanza al Consiglio nazionale che, se accolta, avrà effetto su tutto il territorio nazionale. I Consigli nazionali trasmetteranno al ministro vigilante la proposta di delibera per acquisire il parere vincolante. Al riguardo la relazione di accompagnamento ricorda che questa procedura è necessaria anche in caso di diniego per tutelare il diritto della libera concorrenza. I Consigli nazionali devono, quindi, disciplinare l'attività di formazione continua che sarà inevitabilmente svolta da ordini e collegi territoriali.
La norma non parla di esenzioni che finora venivano qualche volta applicate ai professionisti che hanno raggiunto un certo limite di età, ma questo potrebbe essere previsto nell'ambito dei requisiti minimi. La disposizione legislativa prevede che i Consigli nazionali e le Università possano stipulare convenzioni per il riconoscimento reciproco di crediti formativi.
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