Via libera dell'Aula del Senato alla riforma del mercato del lavoro la legge Monti-Fornero. La riforma del mercato del lavoro cambia l'articolo 18. Con il via libera al primo dei quattro maxiemendamenti alla riforma del lavoro sui quali il governo ha chiesto la fiducia cambiano le regole sui licenziamenti. Ecco come.
Resta sempre nullo il licenziamento discriminatorio intimato, per esempio, per ragioni di credo politico, fede religiosa o attività sindacale.
Sul licenziamento per motivi economici, poi, in caso di annullamento da parte del giudice, ci sarà più la reintegra del lavoratore solo in alcuni casi. Diversamente gli spetterà un'indennità risarcitoria onnicomprensiva che andrà da un minimo di 12 a un massimo di 24 mensilità.
Nei casi dei licenziamenti disciplinari (giusta causa o giustificato motivo soggettivo) ci sarà minor discrezionalità del giudice nella scelta del reintegro, che sarà deciso solo sulla base dei casi previsti dai contratti collettivi e non più anche dalla legge.
Della riforma, «il nostro Paese ha molto bisogno per riprendere un percorso di crescita», è stato l'appello del ministro del Lavoro Elsa Fornero «Per questi motivi e non perchè lo chiedono i mercati finanziari, l'approvazione è un atto di estrema importanza», ha detto. L'obiettivo «ultimo» non è solo favorire l'occupazione «in particolare dei giovani e delle donne e ridurre stabilmente il tasso di disoccupazione strutturale» ma anche di rendere «più produttivo il lavoro». La riforma tende ad un mercato «inclusivo e dinamico» e «insieme al risanamento finanziario pubblico è la precondizione per lo sviluppo economico».
Per il Ddl di riforma del mercato del lavoro "auspichiamo tempi brevi anche alla Camera". Così il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, risponde ai giornalisti che gli chiedono se il ddl, approvato al Senato, sarà 'blindato' alla Camera e quindi privato della possibilità di essere modificato. Occorrono "tempi brevi in modo da metterci subito al lavoro per rendere applicabile la riforma" che è "tassello importante di un disegno più ampio". E contiene "un art.18 europeo", che "non cancella le garanzie",rassicura Fornero
La riforma del mercato del lavoro "non interviene sufficientemente nel contrasto alla precarietà e le soluzioni sugli ammortizzatori contrastano con la crisi". Questo il parere del segretario Cgil, Camusso. "Proveremo a modificare il provvedimento alla Camera",ha aggiunto. Cisl e Uil insistono sulla misura introdotta dal governo che elimina gli sgravi sui premi di produttività. "Viene tagliato l'unico stimolo per produrre. Un'insensatezza", ha detto Bonanni. "Una vergogna,così di lavoro ce ne sarà sempre meno e sarà sempre più costoso", ha replicato Angeletti. Infine, il segretario Ugl Centrella: "Il nuovo art. 18 indebolisce i lavoratori".
Ecco le misure più importanti.
Addio reintegro automatico in caso di licenziamento per motivi economici. Prevista in alcuni casi un'indennità risarcitoria. La procedura di conciliazione, obbligatoria in questo primo caso, non potrà più essere bloccata da una malattia "fittizia" del lavoratore. Uniche eccezioni saranno maternità o infortuni sul lavoro. Resta sempre nullo invece il licenziamento discriminatorio intimato, per esempio, per ragioni di credo politico, fede religiosa o attività sindacale. Nei casi dei licenziamenti disciplinari (giusta causa o giustificato motivo soggettivo) ci sarà minor discrezionalità del giudice nella scelta del reintegro, che sarà deciso solo sulla base dei casi previsti dai contratti collettivi e non più anche dalla legge.
La durata del primo contratto a termine, che può essere stipulato senza che siano specificati i requisiti per i quali viene richiesto (la causale), sarà di un anno. Le pause obbligatorie fra uno e l'altro salgono dagli attuali 10 giorni per un contratto di meno di 6 mesi a 20 giorni e a 30 per uno di durata superiore. Il Parlamento ha reso più dolcelcequanto previsto dal governo. –
Per i contratto di Apprendistato, arrivano norme più stringenti, anche se il Senato ha allentato un po' i vincoli previsti dal ministro Fornero. Sarà infatti sempre possibile assumere un nuovo apprendista, ma i contratti in media dovranno durare almeno 6 mesi e cambia il rapporto con le maestranze qualificate.
Co.co.pro, da salario base a una tantum. Definizione più stringente del progetto con la limitazione a mansioni non meramente esecutive o ripetitive e aumento dell'aliquota contributiva di un punto l'anno fino a raggiungere nel 2018 il 33% previsto per il lavoro dipendente. Lo stipendio minimo dei co.co.co dovrà poi fare riferimento ai contratti nazionali di lavoro. Si rafforza l'attuale una tantum per i parasubordinati. Ad esempio, chi ha lavorato 6 mesi potrà avere oltre 6mila euro.
Lavoro con Partita IVA. La durata di collaborazione non deve superare otto mesi (6 nel ddl originario); il corrispettivo pagato non deve essere superiore dell'80% di quello di dipendenti e co.co.co (75% nel ddl); il lavoratore non deve avere una postazione "fissa" in azienda: non si può avere una scrivania insomma ma il telefono sì. Le partite Iva che hanno un reddito annuo lordo di almeno 18mila euro sono considerate vere.
ASPI. La nuova assicurazione sociale per l'impiego parte nel 2013 e sostituirà a regime, nel 2017, l'indennità di mobilità e le varie indennità di disoccupazione. Ne potranno usufruire oltre i lavoratori dipendenti anche gli apprendisti e gli artisti. La contribuzione è estesa a tutti i lavoratori che rientrino nell'ambito di applicazione dell'indennità. L'aliquota sarà gravata di un ulteriore 1,4% per i lavoratori a termine. Sarà possibile trasformare l'indennità Aspi in liquidazione per poter così avere un capitale e avviare un'impresa. Il lavoratore che però rifiuta un impiego con una retribuzione superiore almeno del 20% rispetto all'indennità che percepisce perde il sussidio.
Job on call , basta un sms. Per attivare il lavoro a chiamata basta un sms alla Direzione provinciale del lavoro. In caso di mancato avviso l'azienda rischia da 400 a 2400 euro di multa. Il job on call sarà libero per under 25 e over 55.
giovedì 31 maggio 2012
Ddl lavoro 2012 primo passo per la riforma del lavoro
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Busta paga dal 2012 in formato elettronico
Lo stipendio ora arriva per email, mentre le retribuzioni degli italiani, sono ferme da anni. Lo dicono le statistiche europee.
Quindi la busta paga da l'addio alla carta: con una risposta a un interpello presentato dai consulenti del lavoro la direzione generale per l'attività ispettiva al Ministero del Lavoro ha dato il beneplacito alle buste paga totalmente elettroniche. Dalla busta-paga si passa alla email-paga. I prospetti di paga, spiega la risposta ministeriale, possono essere consegnate anche con posta elettronica non certificata. La consegna della busta elettronica, per via e-mail, potrà quindi essere effettuata collocando i prospetti su un sito web aziendale che dovrà avere alcune caratteristiche essenziali.
In particolare, il sito dovrà essere "dotato di area riservata con accesso consentito al solo lavoratore interessato" e l'azienda dovrà prevedere "l'utilizzabilità' di una postazione internet dotata di stampante e l'assegnazione di apposita password o codice segreto personale". I prospetti paga consultabili e scaricabili esclusivamente dal lavoratore interessato utilizzando una password individuale.
Nel interpello n 13 del 2012 si legge: nel ribadire quanto contenuto nella risposta ad interpello n. 1/2008 si ritiene di dover chiarire in questa sede la legittimità della consegna del documento anche mediante posta elettronica non certificata. Analogamente a quanto infatti avviene in materia di obblighi di certificazione fiscale del sostituto d’imposta, l’art. 1 della L. n. 4/1953 fa riferimento ad un obbligo di “consegnare” il prospetto paga senza alcun richiamo alla necessità che sia consegnata in forma cartacea, con la conseguenza che non si ravvisa uno specifico divieto di trasmettere al lavoratore il documento per posta elettronica anche non certificata. Ciò a condizione che sia garantita al dipendente la possibilità di entrare nella disponibilità del prospetto e di poterlo materializzare. È tuttavia opportuno, da parte del datore di lavoro, adottare anche in questi casi le opportune iniziative per comprovare l’avvenuto adempimento nei confronti di ciascun lavoratore.
Ciò premesso, si ritiene che l’assolvimento degli obblighi di cui agli artt. 1 e 3, L. n. 4/1953 da parte del datore di lavoro privato possa essere effettuato anche mediante la collocazione dei prospetti di paga su sito web dotato di un’area riservata con accesso consentito al solo lavoratore interessato, mediante utilizzabilità di una postazione internet dotata di stampante e l’assegnazione di apposita password o codice segreto personale. Nelle suddette ipotesi, per garantire la verifica immediata da parte del lavoratore o comunque gli eventuali accertamenti dell’organo di vigilanza, appare peraltro necessario che della collocazione mensile dei prospetti di paga risulti traccia nello stesso sito.
Una pratica che qualcuno (compresa qualche Pubblica Amministrazione) segue già, ma che ora viene ufficializzata anche dalla Direzione Generale per l'Attività Ispettiva del Ministero del Lavoro. Addio carta, dunque, nel futuro il nostro datore di lavoro potrà scegliere di effettuare la comunicazione via posta elettronica (certificata e non) ma anche via Internet, purché si utilizzi un’area riservata opportunamente protetta da password.
Quindi la busta paga da l'addio alla carta: con una risposta a un interpello presentato dai consulenti del lavoro la direzione generale per l'attività ispettiva al Ministero del Lavoro ha dato il beneplacito alle buste paga totalmente elettroniche. Dalla busta-paga si passa alla email-paga. I prospetti di paga, spiega la risposta ministeriale, possono essere consegnate anche con posta elettronica non certificata. La consegna della busta elettronica, per via e-mail, potrà quindi essere effettuata collocando i prospetti su un sito web aziendale che dovrà avere alcune caratteristiche essenziali.
In particolare, il sito dovrà essere "dotato di area riservata con accesso consentito al solo lavoratore interessato" e l'azienda dovrà prevedere "l'utilizzabilità' di una postazione internet dotata di stampante e l'assegnazione di apposita password o codice segreto personale". I prospetti paga consultabili e scaricabili esclusivamente dal lavoratore interessato utilizzando una password individuale.
Nel interpello n 13 del 2012 si legge: nel ribadire quanto contenuto nella risposta ad interpello n. 1/2008 si ritiene di dover chiarire in questa sede la legittimità della consegna del documento anche mediante posta elettronica non certificata. Analogamente a quanto infatti avviene in materia di obblighi di certificazione fiscale del sostituto d’imposta, l’art. 1 della L. n. 4/1953 fa riferimento ad un obbligo di “consegnare” il prospetto paga senza alcun richiamo alla necessità che sia consegnata in forma cartacea, con la conseguenza che non si ravvisa uno specifico divieto di trasmettere al lavoratore il documento per posta elettronica anche non certificata. Ciò a condizione che sia garantita al dipendente la possibilità di entrare nella disponibilità del prospetto e di poterlo materializzare. È tuttavia opportuno, da parte del datore di lavoro, adottare anche in questi casi le opportune iniziative per comprovare l’avvenuto adempimento nei confronti di ciascun lavoratore.
Ciò premesso, si ritiene che l’assolvimento degli obblighi di cui agli artt. 1 e 3, L. n. 4/1953 da parte del datore di lavoro privato possa essere effettuato anche mediante la collocazione dei prospetti di paga su sito web dotato di un’area riservata con accesso consentito al solo lavoratore interessato, mediante utilizzabilità di una postazione internet dotata di stampante e l’assegnazione di apposita password o codice segreto personale. Nelle suddette ipotesi, per garantire la verifica immediata da parte del lavoratore o comunque gli eventuali accertamenti dell’organo di vigilanza, appare peraltro necessario che della collocazione mensile dei prospetti di paga risulti traccia nello stesso sito.
Una pratica che qualcuno (compresa qualche Pubblica Amministrazione) segue già, ma che ora viene ufficializzata anche dalla Direzione Generale per l'Attività Ispettiva del Ministero del Lavoro. Addio carta, dunque, nel futuro il nostro datore di lavoro potrà scegliere di effettuare la comunicazione via posta elettronica (certificata e non) ma anche via Internet, purché si utilizzi un’area riservata opportunamente protetta da password.
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martedì 29 maggio 2012
Esodati nuovo scontro Fornero-Camusso
Sugli esodati "non possiamo pensare che tutto si riapra, altrimenti vuol dire fare la riforma e poi disfarla" dice il ministro del Lavoro, Fornero, rispondendo al presidente Inps, Mastrapasqua, che presentando il rapporto annuale dell'Istituto aveva chiesto una soluzione "per tutti". "Abbiamo un decreto che è pronto" spiega il ministro. "E' una soluzione parziale", "lo sappiamo"."Gli esodati sono un costo della riforma delle pensioni. Le riforme costano,non sono a costo zero". Poi aggiunge:"Il governo non è né cieco né sordo ai problemi del Paese".
Ma "al momento non abbiamo il numero degli esodati né gli accantonamenti". "Nei processi di transizione - dice il presidente Inps, Mastrapasqua, presentando alla Camera il rapporto annuale dell'Istituto -, chi è colto a metà del suo passaggio non può e non deve essere dimenticato". Per gli esodati serve una "soluzione che valga per tutti, non solo per il contingente" dei 65mila lavoratori individuati dal governo. Mastrapasqua definisce, comunque, la riforma delle pensioni voluta dal governo Monti "dura, severa, equa e coraggiosa", le "criticità" non devono "oscurarla".
La soluzione in due tempi per risolvere il problema esodati, così come ribadita oggi dal ministro Fornero, è "un disprezzo nei confronti delle persone" dice il segretario della Cgil, Camusso. Il ministro "parla senza sapere di cosa parla". "Serve una soluzione per il complesso degli esodati o meglio che si sospenda la discussione sugli ammortizzatori sociali perché le misure proposte non reggerebbero il confronto". Quanto a un possibile voto di fiducia a Palazzo Madama sul Ddl lavoro, così da far arrivare a Montecitorio il testo blindato: "Più vedo la situazione più credo bisogna riflettere se è giusto fare la riforma" ha detto la Camusso.
Ma "al momento non abbiamo il numero degli esodati né gli accantonamenti". "Nei processi di transizione - dice il presidente Inps, Mastrapasqua, presentando alla Camera il rapporto annuale dell'Istituto -, chi è colto a metà del suo passaggio non può e non deve essere dimenticato". Per gli esodati serve una "soluzione che valga per tutti, non solo per il contingente" dei 65mila lavoratori individuati dal governo. Mastrapasqua definisce, comunque, la riforma delle pensioni voluta dal governo Monti "dura, severa, equa e coraggiosa", le "criticità" non devono "oscurarla".
La soluzione in due tempi per risolvere il problema esodati, così come ribadita oggi dal ministro Fornero, è "un disprezzo nei confronti delle persone" dice il segretario della Cgil, Camusso. Il ministro "parla senza sapere di cosa parla". "Serve una soluzione per il complesso degli esodati o meglio che si sospenda la discussione sugli ammortizzatori sociali perché le misure proposte non reggerebbero il confronto". Quanto a un possibile voto di fiducia a Palazzo Madama sul Ddl lavoro, così da far arrivare a Montecitorio il testo blindato: "Più vedo la situazione più credo bisogna riflettere se è giusto fare la riforma" ha detto la Camusso.
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Relazione annuale 2012 dell'Inps sulle pensioni
Oltre 7,2 milioni di pensionati Inps, pari al 52,1% del totale ha un reddito pensionistico complessivo inferiore a 1.000 euro al mese. Lo si legge nella Relazione annuale Inps sul 2011 secondo la quale il reddito pensionistico medio è di 1.131 euro. Se si guarda al complesso delle pensioni in essere sono sotto 1.000 euro il 77% degli assegni. L'Inps ha sottolineato come solo il 2,9% dei pensionati 403.000 persone possa contare su più di 3.000 euro al mese mentre il 76,2% (oltre tre quarti del totale) deve fare i conti con meno di 1.500 euro. Hanno meno di 500 euro di reddito pensionistico al mese 2,39 milioni di pensionati, il 17,2% del totale. Il reddito pensionistico medio (1.131 euro) dei pensionati è superiore alla pensione media (770 euro) perché i pensionati possono essere titolari di più trattamenti. Al 31 dicembre 2011, sottolinea l'Inps, i pensionati dell'Istituto erano 13.941.802 (16,6 milioni se si considerano anche i pensionati Inpdap e Enpals), 59% dei quali donne. Le donne percepiscono il 44% del totale degli importi pensionistici mentre gli uomini che rappresentano il 41% del totale dei pensionati possono contare sul 56% dei redditi da pensione. Il reddito pensionistico medio è di 1.131 euro in aumento del 4,33% rispetto ai 1.084 euro del 2010 (ma il dato risente delle nuove pensioni con importo più alto rispetto a quelle estinte). L'importo medio delle pensioni (sia previdenziali che assistenziali) è pari a 770 euro. Le pensioni previdenziali (ovvero quelle che traggono origine da contribuzione) hanno un importo medio di 859 euro mentre quelle assistenziali valgono in media 399 euro. Il valore medio delle pensioni percepite dalle donne (569 euro) e' notevolmente inferiore a quello dell'assegno medio degli uomini (1.047 euro).
Ciò è dovuto alla maggiore presenza femminile fra i titolari di prestazioni assistenziali (di importo più basso) sia ai valori medi delle pensioni previdenziali, più basse per le donne (che sono titolari soprattutto delle pensioni di vecchiaia mentre gli uomini sono largamente prevalenti tra i titolari delle pensioni di anzianità che hanno importi medi più alti. Se si guarda agli importi delle pensioni (18,3 milioni di assegni compresi 2,7 milioni di invalidita' civile) quasi la meta' (9 milioni di trattamenti pari al 49,1%) e' inferiore ai 500 euro mentre un altro 27,9% e' tra i 500 e i 1.000 euro (il 77% del totale quindi e' sotto i 1.000 euro). Solo 265.143 assegni sono superiori a 3.000 euro e tra questi solo 20.092 erogati a donne. Il 59,7% delle pensioni erogate a donne e' sotto i 500 euro.
Le pensioni previdenziali (ovvero quelle che traggono origine da contribuzione) hanno un importo medio di 859 euro mentre quelle assistenziali valgono in media 399 euro. Il valore medio delle pensioni percepite dalle donne (569 euro) è notevolmente inferiore a quello dell'assegno medio degli uomini (1.047 euro). Ciò è dovuto alla maggiore presenza femminile fra i titolari di prestazioni assistenziali (di importo più basso) sia ai valori medi delle pensioni previdenziali, più basse per le donne (che sono titolari soprattutto delle pensioni di vecchiaia mentre gli uomini sono largamente prevalenti tra i titolari delle pensioni di anzianità che hanno importi medi più alti.
Se si guarda agli importi delle pensioni (18,3 milioni di assegni compresi 2,7 milioni di invalidità civile) quasi la metà (9 milioni di trattamenti pari al 49,1%) e' inferiore ai 500 euro mentre un altro 27,9% e' tra i 500 e i 1.000 euro (il 77% del totale quindi è sotto i 1.000 euro). Solo 265.143 assegni sono superiori a 3.000 euro e tra questi solo 20.092 erogati a donne. Il 59,7% delle pensioni erogate a donne è sotto i 500 euro.
Ciò è dovuto alla maggiore presenza femminile fra i titolari di prestazioni assistenziali (di importo più basso) sia ai valori medi delle pensioni previdenziali, più basse per le donne (che sono titolari soprattutto delle pensioni di vecchiaia mentre gli uomini sono largamente prevalenti tra i titolari delle pensioni di anzianità che hanno importi medi più alti. Se si guarda agli importi delle pensioni (18,3 milioni di assegni compresi 2,7 milioni di invalidita' civile) quasi la meta' (9 milioni di trattamenti pari al 49,1%) e' inferiore ai 500 euro mentre un altro 27,9% e' tra i 500 e i 1.000 euro (il 77% del totale quindi e' sotto i 1.000 euro). Solo 265.143 assegni sono superiori a 3.000 euro e tra questi solo 20.092 erogati a donne. Il 59,7% delle pensioni erogate a donne e' sotto i 500 euro.
Le pensioni previdenziali (ovvero quelle che traggono origine da contribuzione) hanno un importo medio di 859 euro mentre quelle assistenziali valgono in media 399 euro. Il valore medio delle pensioni percepite dalle donne (569 euro) è notevolmente inferiore a quello dell'assegno medio degli uomini (1.047 euro). Ciò è dovuto alla maggiore presenza femminile fra i titolari di prestazioni assistenziali (di importo più basso) sia ai valori medi delle pensioni previdenziali, più basse per le donne (che sono titolari soprattutto delle pensioni di vecchiaia mentre gli uomini sono largamente prevalenti tra i titolari delle pensioni di anzianità che hanno importi medi più alti.
Se si guarda agli importi delle pensioni (18,3 milioni di assegni compresi 2,7 milioni di invalidità civile) quasi la metà (9 milioni di trattamenti pari al 49,1%) e' inferiore ai 500 euro mentre un altro 27,9% e' tra i 500 e i 1.000 euro (il 77% del totale quindi è sotto i 1.000 euro). Solo 265.143 assegni sono superiori a 3.000 euro e tra questi solo 20.092 erogati a donne. Il 59,7% delle pensioni erogate a donne è sotto i 500 euro.
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domenica 27 maggio 2012
Green economy e posti di lavoro
La green economy promette un milione di posti di lavoro entro il 2020. Almeno questi sono i dati che emergono dalle stime, le nuove figure professionali saranno strettamente connesse al mondo della sostenibilità sia per la produzione di energia rinnovabile che coinvolte nelle fasi di una filiera produttiva a maggior efficienza.
"Il nostro obiettivo è quello di avere 60mila nuovi occupati tra giovani laureati sotto i 30 anni, a partire dal 2013". Lo ha detto il ministro dell'Ambiente, Clini, a Sky Tg24, sottolineando che tra i settori potenziali d'impiego "ci sono le fonti rinnovabili, che negli ultimi due anni hanno dato lavoro a 120mila giovani". Clini ha parlato anche della Pubblica amministrazione,"è costruita su un modello concepito negli anni '60 e '70", e del ministro Fornero: "Vuole facilitare il ricambio generazionale per dare modo ai giovani di entrare in sintonia con le necessità che abbiamo oggi".
La prospettiva deve comunque allargarsi: l’occupazione va stimata con riferimento a tanti altri
comparti, indirettamente legati all’energia (elettronica, edilizia, telecomunicazioni, alimentazione, ecc.), e anche al beneficio indiretto sul prodotto interno lordo complessivo del Paese.
Il nuovo modello energetico presuppone lo sviluppo di tecnologie ad altissima intensità di lavoro: produzione (con tutte le rinnovabili), accumulo (attraverso idrogeno e altri sistemi) e distribuzione, attraverso le smart grids.
Assume un ruolo fondamentale anche l’edilizia sostenibile, che infatti cresce del 5% all’anno. Althesys e CgilIres prevedono almeno 250.000 i nuovi posti di lavoro che immetterebbero nei mercati 3 miliardi di euro all’anno di stipendi in più, e la Commissione Europea, nella "Road Map" 2050 in discussione al Parlamento Europeo attualmente stima un impatto complessivo sull’occupazione di oltre 1,5 milioni di posti di lavoro con un contributo al Pil pari alllo 0,4% annuo fino al 2020.
"Il nostro obiettivo è quello di avere 60mila nuovi occupati tra giovani laureati sotto i 30 anni, a partire dal 2013". Lo ha detto il ministro dell'Ambiente, Clini, a Sky Tg24, sottolineando che tra i settori potenziali d'impiego "ci sono le fonti rinnovabili, che negli ultimi due anni hanno dato lavoro a 120mila giovani". Clini ha parlato anche della Pubblica amministrazione,"è costruita su un modello concepito negli anni '60 e '70", e del ministro Fornero: "Vuole facilitare il ricambio generazionale per dare modo ai giovani di entrare in sintonia con le necessità che abbiamo oggi".
La prospettiva deve comunque allargarsi: l’occupazione va stimata con riferimento a tanti altri
comparti, indirettamente legati all’energia (elettronica, edilizia, telecomunicazioni, alimentazione, ecc.), e anche al beneficio indiretto sul prodotto interno lordo complessivo del Paese.
Il nuovo modello energetico presuppone lo sviluppo di tecnologie ad altissima intensità di lavoro: produzione (con tutte le rinnovabili), accumulo (attraverso idrogeno e altri sistemi) e distribuzione, attraverso le smart grids.
Assume un ruolo fondamentale anche l’edilizia sostenibile, che infatti cresce del 5% all’anno. Althesys e CgilIres prevedono almeno 250.000 i nuovi posti di lavoro che immetterebbero nei mercati 3 miliardi di euro all’anno di stipendi in più, e la Commissione Europea, nella "Road Map" 2050 in discussione al Parlamento Europeo attualmente stima un impatto complessivo sull’occupazione di oltre 1,5 milioni di posti di lavoro con un contributo al Pil pari alllo 0,4% annuo fino al 2020.
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Riforma della scuola 2012 per i migliori su Internet e stage nelle aziende
Tutte le scuole superiore sceglieranno il proprio «studente dell'anno» tra quelli che hanno superato la Maturità con il massimo dei voti, 100 e lode. Ogni «studente dell'anno» avrà diritto a una «borsa di studio aggiuntiva» e alla «riduzione di almeno il trenta per cento delle tasse universitarie» per il primo anno accademico. Ma ci sono anche altre modifiche, come i test d'accesso per tutti i ragazzi che si iscrivono all'università. Non per estendere il numero chiuso a tutte le facoltà ma come strumento di «autovalutazione», per aiutare gli studenti a trovare il corso giusto lasciandoli liberi di iscriversi dove vogliono. Il cosiddetto “pacchetto merito”.
Quindi elezione di studente dell’anno, borse di studio per i più meritevoli, stage nelle aziende. Sono solo tre delle innovazioni previste nel “pacchetto merito”, la riforma della scuola pensata dal governo Monti che ha un unico obiettivo: premiare gli studenti più bravi.
Oltre allo sconto sulle tasse universitarie e alla borsa di studio, lo studente dell'anno avrà diritto alla carta «IoMerito», con sconti per musei, mostre e mezzi pubblici.
Per gli studenti migliori ci sarà anche un altro premio: le master class, i corsi estivi gratuiti. Saranno riservati ai ragazzi che arriveranno ai primi tre posti nelle olimpiadi scolastiche organizzate tutti gli anni per ogni materia, dalla matematica all'italiano.
Buone notizie arrivano anche per gli istituti di eccellenza: tenendo conto del numero degli studenti che arrivano al diploma senza essere bocciati e osservando quanto i ragazzi seguono le indicazioni dei professori. Non si sa di quale entità.
In arrivo un “test diagnostico”. Il numero chiuso resterà solo per le facoltà che lo prevedono ma da settembre tutti gli studenti che vogliono iscriversi a un ateneo dovranno rispondere a domande per vedere se sono tagliati per quell’università oppure no. L’obiettivo è ridurre il numero di ragazzi che abbandonano i corsi universitari dopo il primo anno.
Cambiano ancora le regole per i concorsi universitari, per i ricercatori e per i professori associati e ordinari. Le commissioni giudicanti vedranno ridursi il numero di docenti interni in modo da rendere più complicati gli accordi sotto banco per far entrare i conoscenti o gli amici. Il numero chiuso resterà solo per le facoltà che già oggi lo prevedono, come Medicina o Architettura. Dal nuovo anno accademico ogni studente dovrà rispondere a una serie di domande utili a verificare la predisposizione verso quella materia. Il tutto contro l’abbandono feroce del primo anno.
Il “portfolio dello studente” sarà disponibile on line sul sito del ministero e sarà un curriculum in cui inserire i propri titoli. Previo consenso dello studente, il cv potrà essere consultato da imprese che offrono stage e tirocini.
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sabato 26 maggio 2012
Imprese e lavoro: quattro su 10 chiuse entro cinque anni
Quattro imprese su dieci non arrivano a compiere il quinto compleanno. Secondo quanto emerge da uno studio Infocamere, in cui si calcola che solo il 58% delle aziende nate nel 2006 era ancora in vita nel 2011. A peggiorare le cose, il confronto con il quinquennio precedente: le imprese nate nel 2001 e vissute almeno fino al 2006 erano infatti il 61,7%. Il tasso di sopravvivenza, negli anni più duri della crisi, è sceso di oltre tre punti percentuali (-3,3%). Lo studio, realizzato sulle aziende iscritte al Registro delle Imprese gestito dalle Camere di Commercio, fornisce anche indicazioni riguardo al territorio. Si vede cosi' che l'area più colpita dalla crisi sembra essere il Mezzogiorno, che rispetto al 2006 ha registrato un crollo nella probabilità di sopravvivenza di 5,3 punti percentuali, seguita dal Nord-Est e dal Nord-Ovest che hanno superato entrambe la soglia dei 4 .
Unica nota positiva è rappresentata dal Centro, che ha invece visto aumentare di 2 punti la percentuale delle imprese ancora in vita dopo un lustro passando dal 57,4% del 2006 al 59,5% del 2011. Il Mezzogiorno, pur rappresentando l'area che tra i due momenti in esame ha evidenziato la differenza negativa più marcata, rimane comunque la circoscrizione rispetto alle altre aree del Paese con la percentuale più' alta di imprese che sopravvivono dopo i 5 anni, sfiorando il 61%. Ultimo il Nord-Ovest con il 55,7%.
L'analisi dei dati per forma giuridica stabilisce invece che le ditte individuali hanno una probabilità di sopravvivenza significativamente più bassa delle società' (di persone e di capitali) e altre forme. Al 2011 le ditte individuali sopravvissute dopo 5 anni di attività' hanno sfiorato il 57%, contro il 59% e oltre il 62% registrato rispettivamente dalle società di persone e dalle società' di capitali.
Confrontando i valori 2011 con quelli 2006 si può vedere come la percentuale delle imprese che sopravvive dopo 5 anni e' diminuita sia per le società' di persone, passando dal 60,9% al 56,9%, sia per le ditte individuali, dove la riduzione, particolarmente significativa, e' stata pari a quasi 7 punti percentuali passando da un valore 2006 pari a 63,7% al 56,9% del 2011. Se da un lato il numero delle imprese individuali che sopravvivono a distanza di cinque anni si riduce con il passare del tempo, dall'altro le società' di capitale rappresentano la forma giuridica che più' resiste rispetto al passato e per cui il tasso di sopravvivenza più' si e' rafforzato: pesava il 57,9% nel 2006, ha raggiunto il valore del 62,5% nel 2011.
A peggiorare le cose, il confronto con il quinquennio precedente: le imprese nate nel 2001 e vissute almeno fino al 2006 erano infatti il 61,7%. Il tasso di sopravvivenza, negli anni più duri della crisi, è quindi sceso di oltre tre punti percentuali (-3,3%).
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lunedì 21 maggio 2012
Tasse sul lavoro Italia al top
Eurostat ha diffuso i dati relativi alla pressione fiscale dei vari stati sui contribuenti europei; tra i dati si evidenziano inoltre quelli relativi al costo sul lavoro, ossia la pressione fiscale dello Stato sulle aziende per i lavoratori occupati. Purtroppo l’Italia questa volta esce vincitrice, o di nuovo sconfitta a seconda di come si vuol leggere la classifica.
Nel 2010, in base ai dati resi noti oggi, il peso 'implicito' - ovvero tasse più oneri sociali - dello Stato sul costo del lavoro è salito dal 42,3 del 2009 al 42,6%. Nei 17 Paesi dell'Eurozona il tasso medio è stato del 34%.
Quest'anno il peso del fisco sulle spalle degli italiani - persone fisiche - è destinato a crescere di quasi due punti percentuali passando dal 45,6 al 47,3%. Lo ha reso noto oggi Eurostat, secondo il quale resterà invece ferma al 31,4% la pressione sulle aziende.
L'Italia era al settimo posto nella graduatoria europea del 2007 per pressione fiscale apparente e passa al quinto nel 2012 per effetto di un incremento di pressione e per il fatto che Danimarca, Svezia e Belgio riducono la propria pressione. È quanto emerge dallo studio di Confcommercio presentato al Forum di Cernobbio su «Le prospettive economiche dell'Italia nel breve-medio termine».
I lavoratori italiani sono quelli che pagano più tasse in Europa. Ma non solo, la pressione fiscale è aumentata.
I dati Eurostat relativi al biennio 2009-2010 diffusi oggi parlano chiaro: la media europea di contributi da lavoro dipendente con l’aggiunta degli oneri sociali si attestano al 34 per cento della retribuzione, mentre in Italia si è saliti dal 42,3 per cento del 2009 al 42,6 per cento del 2010.
Nel 2010, in base ai dati resi noti oggi, il peso 'implicito' - ovvero tasse più oneri sociali - dello Stato sul costo del lavoro è salito dal 42,3 del 2009 al 42,6%. Nei 17 Paesi dell'Eurozona il tasso medio è stato del 34%.
Quest'anno il peso del fisco sulle spalle degli italiani - persone fisiche - è destinato a crescere di quasi due punti percentuali passando dal 45,6 al 47,3%. Lo ha reso noto oggi Eurostat, secondo il quale resterà invece ferma al 31,4% la pressione sulle aziende.
L'Italia era al settimo posto nella graduatoria europea del 2007 per pressione fiscale apparente e passa al quinto nel 2012 per effetto di un incremento di pressione e per il fatto che Danimarca, Svezia e Belgio riducono la propria pressione. È quanto emerge dallo studio di Confcommercio presentato al Forum di Cernobbio su «Le prospettive economiche dell'Italia nel breve-medio termine».
I lavoratori italiani sono quelli che pagano più tasse in Europa. Ma non solo, la pressione fiscale è aumentata.
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domenica 20 maggio 2012
Lavoro e imprenditoria giovanile
ISTAT, calo record degli ordini industriali Guido Corbetta, professore ordinario di Strategia aziendale e titolare della cattedra AIdAF ha spiegato che «L’allarmismo non aiuta nessuno. Sta di fatto che i dati fotografano una situazione reale. E celano grandi problemi di liquidità. Gli ordinativi si stanno riducendo per una difficoltà ad accettare ordini di cui non c’è la certezza dei pagamenti».
E’ nato su iniziativa del Dipartimento della Gioventù e finanziato attraverso il Fondo delle Politiche Giovanili, il sito on line Giovane Impresa, è il portale per gli under 35 con un'idea imprenditoriale vincente che ha l’obiettivo di diffondere, consolidare e sviluppare la cultura d’impresa tra i giovani, presupposto indispensabile per incentivare la nascita di nuove iniziative imprenditoriali e creare nuove opportunità di lavoro.
Ed è strutturato in 6 aree che vanno a creare un percorso informativo in grado di accompagnare il giovane nelle fasi fondamentali della vita di un'impresa, dalla nascita al successivo sviluppo. E' già ricco di contenuti, più di 1000 pagine, con oltre 200 documenti disponibili tra modulistica, allegati e gli innovativi seminari web.
Parliamo del lavoro e del suo futuro. E’ su questo tema che le Università si confrontano con i soggetti che concorrono per lo sviluppo economico, parlando di opportunità d’impresa, bandi, agevolazioni finanziarie. Il Simposio sull’Imprenditorialità organizzato congiuntamente dall’Entrepreneurial Laboratory (E-Lab) dell’Università di Bergamo e dal Dipartimento di Studi in Impresa, Governo e Filosofia dell’Università di Roma “Tor Vergata”.
Il risultato del Simposio è chi ha intenzione di lavorare in proprio deve saper misurare le azioni e definire le strategie adeguate al raggiungimento degli obiettivi prefissati. La categoria in sette anni si è quasi dimezzata (- 42%, fonte Istat), contrazione che scoraggia chi comincia da zero un’avventura aziendale, perciò è bene impadronirsi di tutti gli strumenti che occorrono a raccogliere le sfide - sempre più ardue - del mercato italiano, senza escludere le opportunità offerte da quello europeo. I termini usati sono stati: ‘pre-incubazione’: pacchetto servizi integrati che consentono di beneficiare di un costante sostegno nella risoluzione dei problemi legati all’ avvio di una nuova attività. Si parla di ‘formazione’, che permette di individuare i punti di forza e debolezza e verificarne la fattibilità fino a realizzare il ‘business plan’, ovvero il percorso dall’idea all’impresa per prevedere la possibilità di successo sul mercato.
E’ nato su iniziativa del Dipartimento della Gioventù e finanziato attraverso il Fondo delle Politiche Giovanili, il sito on line Giovane Impresa, è il portale per gli under 35 con un'idea imprenditoriale vincente che ha l’obiettivo di diffondere, consolidare e sviluppare la cultura d’impresa tra i giovani, presupposto indispensabile per incentivare la nascita di nuove iniziative imprenditoriali e creare nuove opportunità di lavoro.
Ed è strutturato in 6 aree che vanno a creare un percorso informativo in grado di accompagnare il giovane nelle fasi fondamentali della vita di un'impresa, dalla nascita al successivo sviluppo. E' già ricco di contenuti, più di 1000 pagine, con oltre 200 documenti disponibili tra modulistica, allegati e gli innovativi seminari web.
Parliamo del lavoro e del suo futuro. E’ su questo tema che le Università si confrontano con i soggetti che concorrono per lo sviluppo economico, parlando di opportunità d’impresa, bandi, agevolazioni finanziarie. Il Simposio sull’Imprenditorialità organizzato congiuntamente dall’Entrepreneurial Laboratory (E-Lab) dell’Università di Bergamo e dal Dipartimento di Studi in Impresa, Governo e Filosofia dell’Università di Roma “Tor Vergata”.
Il risultato del Simposio è chi ha intenzione di lavorare in proprio deve saper misurare le azioni e definire le strategie adeguate al raggiungimento degli obiettivi prefissati. La categoria in sette anni si è quasi dimezzata (- 42%, fonte Istat), contrazione che scoraggia chi comincia da zero un’avventura aziendale, perciò è bene impadronirsi di tutti gli strumenti che occorrono a raccogliere le sfide - sempre più ardue - del mercato italiano, senza escludere le opportunità offerte da quello europeo. I termini usati sono stati: ‘pre-incubazione’: pacchetto servizi integrati che consentono di beneficiare di un costante sostegno nella risoluzione dei problemi legati all’ avvio di una nuova attività. Si parla di ‘formazione’, che permette di individuare i punti di forza e debolezza e verificarne la fattibilità fino a realizzare il ‘business plan’, ovvero il percorso dall’idea all’impresa per prevedere la possibilità di successo sul mercato.
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sabato 19 maggio 2012
Lavoro: rapporto CGIA più opportunità di lavoro se ingegneri
Nonostante la crisi economica e l'aumento della disoccupazione giovanile, nel 2011 oltre 45.000 posti di lavoro sono rimasti non occupati. Tra i colletti bianchi spiccano gli ingegneri, gli addetti alla segreteria e i cassieri di banche ed assicurazioni. Tra i colletti blu (i giovani), invece, gli addetti alla pulizia, i facchini e gli autisti. Sono queste le principali professioni e mestieri che nel 2011,anno di dura crisi economica,hanno offerto i maggiori sbocchi occupazionali tra i giovani under 35. L'analisi è della Cgia di Mestre su dati Istat.
L'obiettivo dell'elaborazione è stato di calcolare il tasso di crescita degli ambiti professionali che, nel 2011, hanno offerto il maggior numero di assunzioni tra gli under 35.
La Cgia ha segnalato anche l'elevato numero di posti di lavoro offerti agli esperti di gestione e controllo delle aziende private; agli spedizionieri e agli agenti di commercio; ai ragionieri contabili e a quelli interni di cassa.
Figure che hanno registrato tassi di crescita ben superiori al 10%. Tra i mestieri, invece, la Cgia evidenzia la crescita molto sostenuta tra i macellai, i panettieri, i pastai e i gelatai. Di rilevo anche gli installatori di impianti e i riparatori di apparecchiature informatiche.
Secondo il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi "mai come in questo momento è necessario recuperare la svalutazione culturale che ha subito in questi ultimi decenni il lavoro artigiano”.
L'obiettivo dell'elaborazione è stato di calcolare il tasso di crescita degli ambiti professionali che, nel 2011, hanno offerto il maggior numero di assunzioni tra gli under 35.
La Cgia ha segnalato anche l'elevato numero di posti di lavoro offerti agli esperti di gestione e controllo delle aziende private; agli spedizionieri e agli agenti di commercio; ai ragionieri contabili e a quelli interni di cassa.
Figure che hanno registrato tassi di crescita ben superiori al 10%. Tra i mestieri, invece, la Cgia evidenzia la crescita molto sostenuta tra i macellai, i panettieri, i pastai e i gelatai. Di rilevo anche gli installatori di impianti e i riparatori di apparecchiature informatiche.
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domenica 13 maggio 2012
Scuola 2012: tirocini formativi attivi
In data 3 maggio 2012 è stato pubblicato il Bando relativo alle modalità di ammissione ai Corsi di Tirocinio Formativo Attivo (TFA) per l'insegnamento nella scuola secondaria di primo e secondo grado Anno Accademico 2011-2012.
Per candidarsi servono oltre la laurea e un piano di studi idoneo per insegnare. Le domande devono essere fatte online sui siti degli atenei a partire dal 4 maggio 2012. Il test sarà uguale per tutti gli atenei.
I candidati saranno distribuiti nei giorni compresi tra il 6 luglio ed il 31 luglio. Ai test seguiranno una prova scritta e un colloquio. Per presentare la domanda c’è tempo fino al 4 giugno. Nel Lazio, il maggior numero di tirocini. Aspiranti insegnanti negli istituti pubblici di primo e secondo grado.
Il tirocinio formativo attivo consiste in un corso di preparazione all'insegnamento, di durata annuale, riservato ai soggetti che abbiano conseguito la Laurea Magistrale di cui sopra. A conclusione del tirocinio formativo attivo, previo superamento di un esame finale, si consegue il titolo di abilitazione all'insegnamento nella scuola secondaria di primo o di secondo grado in una delle classi di abilitazione previste dagli appositi decreti del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
Chi può accedere al TFA
Ai sensi dell'art. 15 del D.M. 249/2010 coloro i quali siano già in possesso della Laurea Magistrale, della Laurea Specialistica o di quella conseguita ai sensi dell'ordinamento previgente il D.M. 509/1999 (vecchio ordinamento) possono conseguire l'abilitazione all'insegnamento nella scuola secondaria di primo e secondo grado mediante il compimento del solo tirocinio formativo attivo (TFA). Quindi, sia pure in via transitoria, in attesa dell'attivazione delle nuove lauree magistrali di cui all'art.4 del D.M. 249/2010, i candidati già in possesso di quei titoli che consentivano l'accesso alle SSIS potranno conseguire l'abilitazione mediante il compimento del solo TFA.
Per candidarsi servono oltre la laurea e un piano di studi idoneo per insegnare. Le domande devono essere fatte online sui siti degli atenei a partire dal 4 maggio 2012. Il test sarà uguale per tutti gli atenei.
I candidati saranno distribuiti nei giorni compresi tra il 6 luglio ed il 31 luglio. Ai test seguiranno una prova scritta e un colloquio. Per presentare la domanda c’è tempo fino al 4 giugno. Nel Lazio, il maggior numero di tirocini. Aspiranti insegnanti negli istituti pubblici di primo e secondo grado.
Il tirocinio formativo attivo consiste in un corso di preparazione all'insegnamento, di durata annuale, riservato ai soggetti che abbiano conseguito la Laurea Magistrale di cui sopra. A conclusione del tirocinio formativo attivo, previo superamento di un esame finale, si consegue il titolo di abilitazione all'insegnamento nella scuola secondaria di primo o di secondo grado in una delle classi di abilitazione previste dagli appositi decreti del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
Chi può accedere al TFA
Ai sensi dell'art. 15 del D.M. 249/2010 coloro i quali siano già in possesso della Laurea Magistrale, della Laurea Specialistica o di quella conseguita ai sensi dell'ordinamento previgente il D.M. 509/1999 (vecchio ordinamento) possono conseguire l'abilitazione all'insegnamento nella scuola secondaria di primo e secondo grado mediante il compimento del solo tirocinio formativo attivo (TFA). Quindi, sia pure in via transitoria, in attesa dell'attivazione delle nuove lauree magistrali di cui all'art.4 del D.M. 249/2010, i candidati già in possesso di quei titoli che consentivano l'accesso alle SSIS potranno conseguire l'abilitazione mediante il compimento del solo TFA.
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Trovare lavoro su internet e annunci di lavoro
Trovare lavoro su internet è molto più facile che farlo tramite i giornali. Tutto merito di alcuni eccellenti siti Internet che raccolgono inserzioni e consentono di trovare il lavoro che più è appropriato alle proprie aspettative.
Uno dei metodi più facili per trovare lavoro su internet è indubbiamente quello di affidarsi ai siti specializzati. Una volta arrivato sulla pagina principale del sito, puoi ricercare facilmente offerte di lavoro nella tua città digitando il tipo d’impiego che cerchi nel campo Che lavoro cerchi?, la città in cui trovare lavoro nel campo Dove, e cliccando sul pulsante Trova.
Sono molti i siti per migliaia di annunci di lavoro è davvero facile perdersi. La prima cosa da sapere è che i portali per la ricerca del lavoro non sono tutti uguali.
Esistono i siti di recruiting online come Monster e Infojobs che sono siti specializzati dove le aziende che cercano personale e soprattutto le società di selezione e le agenzie per il lavoro pubblicano i loro annunci.
Sul web sono nati diversi siti internet che si occupano appunto di offerte di lavoro, ovvero che raccolgono gli annunci di tutte quelle persone, società, aziende e imprese in cerca di personale da assumere.
In modo analogo funzionano i portali legati alle più importanti testate giornalistiche come il Corriere della Sera, La Repubblica e il Sole 24 ore, che ormai stanno sostituendo del tutto gli annunci stampati sulle pagine stesse dei giornali.
Vengono anche pubblicati quotidianamente gli annunci di lavoro sui siti delle Agenzie per il Lavoro (Adecco, Manpower, Randstad, ed altri) così come su quelli delle Società di selezione (Hays, Praxi, ed altri). Queste ultime sono solitamente indirizzate a profili medio-alti (professionisti ad elevata specializzazione, Manager), mentre invece le Agenzie ricercano più frequentemente profili tecnici, operativi e impiegatizi.
Se si è interessati a collaborare con specifiche aziende, è possibile trovare gli annunci delle posizione aperte sulla pagina “Carriere” oppure nella sezione “Lavora con noi” dei portali aziendali, da dove è possibile non solo candidarsi direttamente, ma anche caricare il proprio CV nel database aziendale.
Ora le aziende stesse, così come le società di selezione specializzate, stanno iniziando ad utilizzare con sempre maggiore cadenza anche i social network, in particolare quelli professionali come Linkedin, e Viadeo, per cercare candidati esperti in un determinato settore.
Pertanto è fondamentale leggere sempre con molta attenzione l’annuncio, evitando di cadere nell’inganno delle cosiddette “inserzioni pericolose”, ossia quelle che promettono un lavoro indefinito oppure non corrispondente alla realtà.
Andiamo dunque a vedere una lista dei migliori siti per trovare offerte di lavoro su internet.
Careerjet.it
Jobrapido.it
Lavoro.Corriere.it
JOBisJOB.it
Uno dei metodi più facili per trovare lavoro su internet è indubbiamente quello di affidarsi ai siti specializzati. Una volta arrivato sulla pagina principale del sito, puoi ricercare facilmente offerte di lavoro nella tua città digitando il tipo d’impiego che cerchi nel campo Che lavoro cerchi?, la città in cui trovare lavoro nel campo Dove, e cliccando sul pulsante Trova.
Sono molti i siti per migliaia di annunci di lavoro è davvero facile perdersi. La prima cosa da sapere è che i portali per la ricerca del lavoro non sono tutti uguali.
Esistono i siti di recruiting online come Monster e Infojobs che sono siti specializzati dove le aziende che cercano personale e soprattutto le società di selezione e le agenzie per il lavoro pubblicano i loro annunci.
Sul web sono nati diversi siti internet che si occupano appunto di offerte di lavoro, ovvero che raccolgono gli annunci di tutte quelle persone, società, aziende e imprese in cerca di personale da assumere.
In modo analogo funzionano i portali legati alle più importanti testate giornalistiche come il Corriere della Sera, La Repubblica e il Sole 24 ore, che ormai stanno sostituendo del tutto gli annunci stampati sulle pagine stesse dei giornali.
Vengono anche pubblicati quotidianamente gli annunci di lavoro sui siti delle Agenzie per il Lavoro (Adecco, Manpower, Randstad, ed altri) così come su quelli delle Società di selezione (Hays, Praxi, ed altri). Queste ultime sono solitamente indirizzate a profili medio-alti (professionisti ad elevata specializzazione, Manager), mentre invece le Agenzie ricercano più frequentemente profili tecnici, operativi e impiegatizi.
Se si è interessati a collaborare con specifiche aziende, è possibile trovare gli annunci delle posizione aperte sulla pagina “Carriere” oppure nella sezione “Lavora con noi” dei portali aziendali, da dove è possibile non solo candidarsi direttamente, ma anche caricare il proprio CV nel database aziendale.
Ora le aziende stesse, così come le società di selezione specializzate, stanno iniziando ad utilizzare con sempre maggiore cadenza anche i social network, in particolare quelli professionali come Linkedin, e Viadeo, per cercare candidati esperti in un determinato settore.
Pertanto è fondamentale leggere sempre con molta attenzione l’annuncio, evitando di cadere nell’inganno delle cosiddette “inserzioni pericolose”, ossia quelle che promettono un lavoro indefinito oppure non corrispondente alla realtà.
Andiamo dunque a vedere una lista dei migliori siti per trovare offerte di lavoro su internet.
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sabato 12 maggio 2012
Notizie sul lavoro fonte Cgil: 470.000 in Cig, -2.600 euro in busta paga
Nei primi quattro mesi del 2012 sono state utilizzate dalle aziende 322 milioni di ore di cassa integrazione per una media di 470.000 lavoratori in cassa a tempo pieno. In media sono stati persi per ogni lavoratore 2.600 euro in busta paga per un totale di 1,2 miliardi di euro. Lo sottolinea la Cgil sulla base dei dati Inps sulla cig nel 2012. Dopo il dato record del 2011, anche nell’anno in corso le ore di cassa integrazione utilizzate dalle aziende si aggireranno intorno al miliardo.
Anche per questo 2012 il quarto anno consecutivo di crisi, “la cassa integrazione si avvia ad attestarsi attorno al miliardo di ore autorizzate”, esamina il segretario confederale, responsabile Industria, Elena Lattuada – si continuano a registrare dati negativi che indicano uno stato di profondissima crisi e di inesorabile declino del settore industriale. Senza ripresa – avverte – questi dati peggioreranno tirandosi dietro disoccupazione e desertificazione industriale. Bisogna dare risposte al profondo malessere sociale rimettendo al centro il lavoro”.
Ad aprile – ha sottolineato la Cgil nella sua elaborazione dei dati Inps diffusi nei giorni scorsi – sono stati chiesti 86 milioni di ore (-13,6% su marzo). Nel primo quadrimestre sono state autorizzate 322,8 milioni di ore in linea con lo stesso periodo del 2011. “Le ore di cig – afferma la Cgil – azzerano dall’inizio dell’anno 470.000 posizioni di lavoro ma coinvolgono mediamente 940 mila persone con un’incidenza di cig per occupato nell’industria pari a 46 ore per dipendente”.
Infine la cassa integrazione in deroga (cigd) con 110,9 milioni di ore autorizzate (+3,79%) risulta lo strumento più usato. I settori che presentano un maggiore volume di ricorso alla cigs in questi quattro mesi sono quello del commercio con (39,9 milioni e +31,16%) e il settore meccanico (21,9 milioni ma con un -31,88%). Le regioni maggiormente esposte con la cassa in deroga da inizio anno sono la Lombardia con 20,5 milioni di ore (+19,70%), l’Emilia Romagna con 12,5 milioni (+15,19%) e il Lazio con 11,7 milioni di ore (+154,18%).
Anche per questo 2012 il quarto anno consecutivo di crisi, “la cassa integrazione si avvia ad attestarsi attorno al miliardo di ore autorizzate”, esamina il segretario confederale, responsabile Industria, Elena Lattuada – si continuano a registrare dati negativi che indicano uno stato di profondissima crisi e di inesorabile declino del settore industriale. Senza ripresa – avverte – questi dati peggioreranno tirandosi dietro disoccupazione e desertificazione industriale. Bisogna dare risposte al profondo malessere sociale rimettendo al centro il lavoro”.
Ad aprile – ha sottolineato la Cgil nella sua elaborazione dei dati Inps diffusi nei giorni scorsi – sono stati chiesti 86 milioni di ore (-13,6% su marzo). Nel primo quadrimestre sono state autorizzate 322,8 milioni di ore in linea con lo stesso periodo del 2011. “Le ore di cig – afferma la Cgil – azzerano dall’inizio dell’anno 470.000 posizioni di lavoro ma coinvolgono mediamente 940 mila persone con un’incidenza di cig per occupato nell’industria pari a 46 ore per dipendente”.
Infine la cassa integrazione in deroga (cigd) con 110,9 milioni di ore autorizzate (+3,79%) risulta lo strumento più usato. I settori che presentano un maggiore volume di ricorso alla cigs in questi quattro mesi sono quello del commercio con (39,9 milioni e +31,16%) e il settore meccanico (21,9 milioni ma con un -31,88%). Le regioni maggiormente esposte con la cassa in deroga da inizio anno sono la Lombardia con 20,5 milioni di ore (+19,70%), l’Emilia Romagna con 12,5 milioni (+15,19%) e il Lazio con 11,7 milioni di ore (+154,18%).
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Lavoro a progetto salario minimo
Le modifiche al ddl lavoro riferito ai contrati di lavoro per i co.co.pro., arriva una sorta di salario minimo o salario.
Il compenso dei collaboratori a progetto «deve essere adeguato alla quantità e qualità del lavoro eseguito e non può comunque essere inferiore, in proporzioni di durata del contratto, all'importo annuale determinato periodicamente con decreto del Ministero del Lavoro». Per raggiungere questo obiettivo, i principi previsti sono «da un lato gli emolumenti previsti per analoghe prestazioni svolte nella forma del contratto d'opera» così come previsto dal codice civile e «dall'altro la media delle retribuzioni previste dai contratti collettivi sottoscritti dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, in riferimento a prestazioni comparabili e omogenee rese in forma di lavoro subordinato. Il decreto ministeriale è emanato sentite le organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro».
Per i cosiddetti co.co.pro., viene introdotto il principio della giusta retribuzione calcolata sulla media tra le tariffe del lavoro autonomo e dei contratti collettivi di lavoro. Quindi le aziende dovranno corrispondere ai collaboratori un salario minimo in modo tale da tutelare soprattutto i giovani precari che spesso vengono “sfruttati” come si sul dire, con compensi irrisori.
Altra novità è la volonta di introdurre una indennità di disoccupazione per chi ha un contratto a progetto, anche se in una unica soluzione, guardando verso una mini Aspi. Gli emendamenti dei relatori prevedono infatti che venga rafforzata l’attuale una tantum per una fase sperimentale che durerà 3 anni al termine della quale sarà effettuata una verifica per passare ad una mini Aspi.
L’esempio fatto dai relatori è quello di un collaboratore a progetto che, avendo lavorato 6 mesi, percepirà nell’anno successivo circa 6 mila euro sotto forma di una-tantum.
Si tratta sicuramente di importanti novità nel mondo del lavoro che coinvolgeranno i lavoratori parasubordinati che in Italia, secondo i dati Isfol, sono 1 milione 422 mila. Il 46,9% (676 mila) sono collaboratori a progetto (co.co.pro.) con un reddito medio di 9.855 euro l’anno e il 35,1% di loro ha un’età inferiore ai 30 e il 28,7% tra i 30 e i 39 anni. Quindi una salario minimo e indennità di disoccupazione per i contratti di collaborazione a progetto andranno a beneficio dei giovani lavoratori.
Il compenso dei collaboratori a progetto «deve essere adeguato alla quantità e qualità del lavoro eseguito e non può comunque essere inferiore, in proporzioni di durata del contratto, all'importo annuale determinato periodicamente con decreto del Ministero del Lavoro». Per raggiungere questo obiettivo, i principi previsti sono «da un lato gli emolumenti previsti per analoghe prestazioni svolte nella forma del contratto d'opera» così come previsto dal codice civile e «dall'altro la media delle retribuzioni previste dai contratti collettivi sottoscritti dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, in riferimento a prestazioni comparabili e omogenee rese in forma di lavoro subordinato. Il decreto ministeriale è emanato sentite le organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro».
Per i cosiddetti co.co.pro., viene introdotto il principio della giusta retribuzione calcolata sulla media tra le tariffe del lavoro autonomo e dei contratti collettivi di lavoro. Quindi le aziende dovranno corrispondere ai collaboratori un salario minimo in modo tale da tutelare soprattutto i giovani precari che spesso vengono “sfruttati” come si sul dire, con compensi irrisori.
Altra novità è la volonta di introdurre una indennità di disoccupazione per chi ha un contratto a progetto, anche se in una unica soluzione, guardando verso una mini Aspi. Gli emendamenti dei relatori prevedono infatti che venga rafforzata l’attuale una tantum per una fase sperimentale che durerà 3 anni al termine della quale sarà effettuata una verifica per passare ad una mini Aspi.
L’esempio fatto dai relatori è quello di un collaboratore a progetto che, avendo lavorato 6 mesi, percepirà nell’anno successivo circa 6 mila euro sotto forma di una-tantum.
Si tratta sicuramente di importanti novità nel mondo del lavoro che coinvolgeranno i lavoratori parasubordinati che in Italia, secondo i dati Isfol, sono 1 milione 422 mila. Il 46,9% (676 mila) sono collaboratori a progetto (co.co.pro.) con un reddito medio di 9.855 euro l’anno e il 35,1% di loro ha un’età inferiore ai 30 e il 28,7% tra i 30 e i 39 anni. Quindi una salario minimo e indennità di disoccupazione per i contratti di collaborazione a progetto andranno a beneficio dei giovani lavoratori.
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domenica 6 maggio 2012
Lavoro a progetto indennità una tantum
L’Inps, con il messaggio n. 6762 dello scorso 19 aprile 2012, ha fornito alcuni chiarimenti in merito all’indennità una tantum riservata ai co.co.pro.
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L'indennità spetta solo ai collaboratori che hanno stipulato un regolare contratto di lavoro a progetto, co.co.pro. Sono esclusi tutti coloro che, a vario titolo, sono iscritti alla Gestione separata e il cui rapporto di lavoro non sia inquadrabile nell'ambito dell'articolo 61, comma 1 del decreto legislativo 276/2003, (per esempio i cosiddetti mini co.co.co. e i lavoratori autonomi occasionali).
In base al testo del messaggio, l’Inps pone in evidenza che i diversi rapporti di collaborazione per i quali è prevista l’indennità. Infatti, per gli effetti legislativi, l' indennità una tantum è limitata ai “collaboratori coordinati e continuativi” così come si prevede all’articolo 61, comma 1, del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276 e successive modificazioni.
Va comunque ricordato che per il 2012 è stata disposta la prosecuzione dell'intervento a sostegno del reddito a favore dei collaboratori coordinati e continuativi a progetto. Per i requisiti di accesso, è necessario che vi sia: monocommittenza, con riferimento all'ultimo rapporto di lavoro; dato reddituale riferito all'anno precedente; accredito contributivo di almeno una mensilità nell'anno di riferimento e di almeno tre mensilità nell'anno precedente; assenza di contratto di lavoro da almeno due mesi.
La domanda per ottenere la prestazione va presentata entro 30 giorni dalla data in cui risultano essersi verificati i requisiti. La prestazione è riferita ai soggetti non assicurati presso altre casse previdenziali. La monocommittenza implica l'aver lavorato per un unico datore; tale caratteristica deve essere riferita al periodo di tempo relativo all'ultimo rapporto di lavoro. Per gli anni di riferimento 2010, 2011 e 2012, l'accredito di mensilità non può essere inferiore a uno; mentre, nell'anno precedente il periodo in cui si è verificato l'evento "fine lavoro", devono essere presenti almeno tre mesi di contribuzione. L'assenza di contratto da due mesi è da intendersi come mancanza di lavoro al momento della domanda.
In questo modo, i lavoratori che hanno un rapporto di lavoro con la pubblica amministrazione rimangono esclusi tutti coloro che abbiano stipulato rapporti di lavoro diversi dal contratto di collaborazione a progetto (ad esempio, gli assegnisti di ricerca o i partecipanti a dottorati di ricerca con borsa di studio) ovvero i soggetti che svolgano un mero rapporto di collaborazione coordinata e continuativa, ai sensi dell’articolo 61, comma 2, del D.Lgs. n.276/2003.
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L'indennità spetta solo ai collaboratori che hanno stipulato un regolare contratto di lavoro a progetto, co.co.pro. Sono esclusi tutti coloro che, a vario titolo, sono iscritti alla Gestione separata e il cui rapporto di lavoro non sia inquadrabile nell'ambito dell'articolo 61, comma 1 del decreto legislativo 276/2003, (per esempio i cosiddetti mini co.co.co. e i lavoratori autonomi occasionali).
In base al testo del messaggio, l’Inps pone in evidenza che i diversi rapporti di collaborazione per i quali è prevista l’indennità. Infatti, per gli effetti legislativi, l' indennità una tantum è limitata ai “collaboratori coordinati e continuativi” così come si prevede all’articolo 61, comma 1, del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276 e successive modificazioni.
Va comunque ricordato che per il 2012 è stata disposta la prosecuzione dell'intervento a sostegno del reddito a favore dei collaboratori coordinati e continuativi a progetto. Per i requisiti di accesso, è necessario che vi sia: monocommittenza, con riferimento all'ultimo rapporto di lavoro; dato reddituale riferito all'anno precedente; accredito contributivo di almeno una mensilità nell'anno di riferimento e di almeno tre mensilità nell'anno precedente; assenza di contratto di lavoro da almeno due mesi.
La domanda per ottenere la prestazione va presentata entro 30 giorni dalla data in cui risultano essersi verificati i requisiti. La prestazione è riferita ai soggetti non assicurati presso altre casse previdenziali. La monocommittenza implica l'aver lavorato per un unico datore; tale caratteristica deve essere riferita al periodo di tempo relativo all'ultimo rapporto di lavoro. Per gli anni di riferimento 2010, 2011 e 2012, l'accredito di mensilità non può essere inferiore a uno; mentre, nell'anno precedente il periodo in cui si è verificato l'evento "fine lavoro", devono essere presenti almeno tre mesi di contribuzione. L'assenza di contratto da due mesi è da intendersi come mancanza di lavoro al momento della domanda.
In questo modo, i lavoratori che hanno un rapporto di lavoro con la pubblica amministrazione rimangono esclusi tutti coloro che abbiano stipulato rapporti di lavoro diversi dal contratto di collaborazione a progetto (ad esempio, gli assegnisti di ricerca o i partecipanti a dottorati di ricerca con borsa di studio) ovvero i soggetti che svolgano un mero rapporto di collaborazione coordinata e continuativa, ai sensi dell’articolo 61, comma 2, del D.Lgs. n.276/2003.
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Lavoro 2012 i mestieri che si cercano e sono “introvabili”
Vediamo il rapporto annuale di Unioncamere sui mestieri più "ricercati" dalle aziende: domanda e offerta difficilmente si incontrano. Sono 25 le categorie di mestieri di cui c'è più bisogno. E sono: cuochi, saldatori, infermieri, esperti di marketing, falegnami, ingegneri, commercialisti e fabbri. Questi i mestieri e professioni “introvabili”, di cui le aziende sono alla ricerca, nonostante i disoccupati siano sempre di più. Lo si apprende dalla classifica 2011, contenuta nel rapporto 'Excelsior" redatto da Unioncamere e Ministero del Lavoro. Si tratta di circa 100mila posti di lavoro: 31.790 nelle grandi imprese e 61.720 nelle Pmi. Almeno 25 le categorie professionali interessate che le aziende faticano a trovare. Nel contempo, Unioncamere indica, per il 2012, in 130mila i posti di lavoro che saranno persi a causa della recessione.
Fra le 25 categorie professionali, le Pmi hanno bisogno di 1.530 operai addetti ai macchinari, 960 alle macchine movimento terra, 810 operai tessili e dell'abbigliamento, 3.330 riparatori di impianti, 1.820 fabbri, 7.460 operai edili specializzati, 2.460 saldatori e carpentieri, 1.840 tecnici ingegneri, 1.100 chimici e fisici, 880 tecnici matematici, 820 falegnami, cinquecento ingegneri. Le grandi imprese cercano soprattutto 1.380 ingegneri, 1.840 manager gestionali, 1.640 esperti di marketing, 1.920 fra matematici e fisici, 1.140 commercialisti e specialisti bancari, 1.740 infermieri e paramedici, 1.640 cuochi e addetti alla ristorazione, 880 autisti, 1.310 montatori e riparatori impianti ma anche 520 saldatori, 330 operai specializzati.
Le professionalità che si fatica maggiormente a trovare coprono una fetta del 20,6% del totale delle assunzioni programmate dalla grandi aziende; poco meno per le Pmi. Errato pensare che la laurea non serve o serve a poco per trovare lavoro. In entrambe le tipologia di imprese, il rapporto Unioncamere evidenzia che "disporre di un livello di istruzione universitario permette di accedere non solo a professioni maggiormente qualificate ma anche a retribuzioni più elevate". Nelle piccole imprese chi ha una laurea viene assunto a un livello retributivo maggiore del 16% rispetto a un diplomato e del 18% rispetto a livelli di formazione inferiore.
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sabato 5 maggio 2012
Imprese arrivano i rimborsi IVA
L'Agenzia delle Entrate: in arrivo 2,2 miliardi per rimborsare l'Iva alle imprese, 400 milioni da subito.
È una forte respiro per le aziende, a corto di liquidità, alle riprese con i ritardi sui rimborsi Iva. E' una boccata di ossigeno per più di 11.000 partite Iva, ossia per chi vanta crediti sull'imposta sul valore aggiunto. Sono in arrivo per imprese, artigiani e professionisti, rimborsi di crediti Iva per circa 2,2 miliardi di euro. Lo comunica l'Agenzia delle Entrate. In particolare, 400 milioni di euro saranno erogati già nei prossimi giorni, mentre 1,8 miliardi verranno pagati a partire dalla seconda metà del mese di maggio. La somma complessiva rimborsata nel 2012 a imprese, artigiani e professionisti arriverà a 3,1 mld (+14% rispetto ai 2,7 mld del 2011).
In particolare, ha spiegato l'Agenzia delle Entrate, 400 milioni saranno erogati già nei prossimi giorni, mentre 1,8 miliardi verranno pagati a partire dalla seconda metà del mese di maggio. Con questa nuova iniezione di liquidità, la somma complessiva rimborsata nel 2012 a imprese, artigiani e professionisti arriverà a 3,1 miliardi di euro, a fronte dei 2,7 miliardi erogati nello stesso periodo del 2011.
Sono quattro le strade possibili per ottenere il rimborso dei crediti Iva: l'istanza di rimborso, la compensazione, la cessione a terzi e l'attestazione bancaria. Ogni strada, però, è piena di ostacoli rappresentati da limiti quantitativi o da inerzie degli uffici.
Analizziamole in modo accorto.
Istanza di rimborso
I crediti Iva annuali possono essere chiesti a rimborso compilando il quadro VR della dichiarazione Iva, che va presentata in via telematica dal 1° febbraio dell'anno successivo a quello dichiarato e fino alla fine di settembre. L'istanza di rimborso del credito Iva dei primi tre trimestri dell'anno viene presentata in via telematica con il modello Iva TR, entro l'ultimo giorno del mese successivo al trimestre (per il primo trimestre entro il 30 aprile, per il secondo entro il 31 luglio e per il terzo entro il 31 ottobre).
Se viene scelta la procedura semplificata per il pagamento del credito Iva da parte del fisco, questo dovrebbe essere pagato entro 60 giorni dalla richiesta direttamente dal concessionario della riscossione sul c/c bancario o postale comunicato dall'intestatario del conto fiscale. Se si sceglie il metodo ordinario il rimborso dovrebbe essere effettuato entro tre mesi.
Non tutti i contribuenti possono chiedere il rimborso annuale o trimestrale, che sono concessi solo a determinate condizioni.
L'istanza di rimborso del credito Iva può essere presentata solo per i crediti maturati nei primi tre trimestri dell'anno; il credito dell'ultimo trimestre va in dichiarazione annuale Iva.
Il credito Iva dovrebbe essere pagato dal 90esimo giorno successivo a quello di presentazione della dichiarazione (dal 60esimo per i rimborsi chiesti all'agente della riscossione). Sul rimandato pagamento sono riconosciuti gli interessi del 2% annuo, senza sanzioni a carico del fisco.
Compensazione
Anche senza la presentazione della richiesta di rimborso annuale, il credito Iva dell'anno può essere utilizzato per compensare i debiti Iva dei periodi successivi, in liquidazione, per qualunque importo, anche superiore a 516.456,00 euro. Può essere compensato con il modello F24 per pagare l'Iva dovuta a titolo di acconto, di saldo o di versamento periodico.
Può essere compensato con il modello F24 anche per pagare imposte o contributi di natura diversa e/o nei confronti di diversi enti impositori, per un importo complessivo inferiore a 5mila euro annui, già dal primo giorno del periodo d'imposta successivo a quello in cui il credito stesso è maturato. Per i crediti trimestrali, la compensazione dei primi 5 mila euro, invece, può essere effettuata dalla data di presentazione dell'istanza senza attendere il giorno 16 del mese successivo a quello di invio (data rilevante, invece, per gli importi superiori a 5mila euro).
La compensazione del credito annuale (F24) con altri tributi per importi superiori a 5mila euro e fino a 15mila può essere effettuata dal giorno 16 del mese successivo a quello di presentazione della dichiarazione annuale e per importi superiori solo se c'è il visto di conformità di un dottore commercialista, esperto contabile o consulente del lavoro.
Senza chiedere il compenso, si recupera velocemente il credito Iva vantato, ma il limite massimo dei crediti di imposta e dei contributi compensabili in F24 è di 516.456,90 euro per ciascun anno solare. L'eccedenza può essere chiesta a rimborso nei modi ordinari o portata in compensazione nell'anno solare successivo.
Cessione a terzi
La cessione a terzi del credito Iva annuale, preventivamente chiesto a rimborso nel quadro VR della dichiarazione Iva, deve risultare da atto pubblico o da scrittura privata autenticata da notaio. Questo atto deve tra l'altro contenere l'esatta individuazione delle parti e dell'importo del credito ceduto (risoluzione 6 del settembre 2006, n. 103).
Il creditore, cedente dell'eccedenza di Iva ha l'obbligo di notificare formalmente all'ufficio dell'agenzia delle Entrate competente l'avvenuta cessione – che può essere anche parziale – del credito.
Colui che cede il credito Iva annuale deve inviare la copia autentica dell'atto pubblico o della scrittura privata autenticata dal notaio all'ufficio Iva competente territorialmente nei suoi confronti (circolare 8 luglio 1997, n. 192/E).
Possono essere ceduti solo i crediti risultanti dalla dichiarazione Iva annuale per i quali sia stato chiesto il rimborso nel quadro VR del modello Iva. Il credito Iva dei primi tre trimestri, per il quale è stato effettuato il rimborso, non può formare oggetto di cessione a meno che non confermato in dichiarazione annuale.
Il cessionario paga al cedente del credito Iva annuale il prezzo della cessione e le Entrate rimborsano il credito del cedente al cessionario. Quando viene notificata una cessione di credito all'ufficio Iva, questo, se ha perplessità sui documenti prodotti, deve informare il cedente prima dell'ordine di pagamento.
Attestazione del credito
I contribuenti creditori d'imposta, intestatari del conto fiscale, possono richiedere all'Agenzia delle Entrate di attestare la certezza e la liquidità del credito, nonché la data indicativa di erogazione del rimborso (articolo 10, comma 1 del decreto legge 30 settembre 2003, n. 269).
Anche in questo caso è indispensabile aver chiesto prima il rimborso del credito alle Entrate. L'Agenzia può rilasciare l'attestazione anche per i crediti Iva (risoluzione 4 aprile 2006, n. 49/E; allegato I circolare 3 marzo 2004, n. 9/E). Oltre all'Iva, la certificazione può riguardare i crediti per l'Irpef, l'Ires, l'Irap, le imposte sostitutive, le ritenute alla fonte, l'imposta di registro, l'imposta sulle successioni e donazioni, le imposte ipotecarie e catastali, l'imposta sulle assicurazioni e l'imposta di bollo (circolare 3 marzo 2004, n. 9/E).
Il rilascio di questa attestazione non è presupposto per l'immediata liquidazione del rimborso, in quanto l'ufficio deve prima effettuare tutti i necessari controlli. L'amministrazione finanziaria, infatti, attesta la certezza e la liquidità del credito e non anche la sua esigibilità (circolare 3 marzo 2004, n. 9/E).
L'attestazione consente agli istituti di credito (che hanno sottoscritto convenzioni con l'Agenzia) di anticipare ai creditori il 90% del credito. Così si facilita l'accesso al credito a tutte le imprese in attesa di rimborsi periodici Iva in conto fiscale, senza la necessità di una vera e propria cessione.
È una forte respiro per le aziende, a corto di liquidità, alle riprese con i ritardi sui rimborsi Iva. E' una boccata di ossigeno per più di 11.000 partite Iva, ossia per chi vanta crediti sull'imposta sul valore aggiunto. Sono in arrivo per imprese, artigiani e professionisti, rimborsi di crediti Iva per circa 2,2 miliardi di euro. Lo comunica l'Agenzia delle Entrate. In particolare, 400 milioni di euro saranno erogati già nei prossimi giorni, mentre 1,8 miliardi verranno pagati a partire dalla seconda metà del mese di maggio. La somma complessiva rimborsata nel 2012 a imprese, artigiani e professionisti arriverà a 3,1 mld (+14% rispetto ai 2,7 mld del 2011).
In particolare, ha spiegato l'Agenzia delle Entrate, 400 milioni saranno erogati già nei prossimi giorni, mentre 1,8 miliardi verranno pagati a partire dalla seconda metà del mese di maggio. Con questa nuova iniezione di liquidità, la somma complessiva rimborsata nel 2012 a imprese, artigiani e professionisti arriverà a 3,1 miliardi di euro, a fronte dei 2,7 miliardi erogati nello stesso periodo del 2011.
Sono quattro le strade possibili per ottenere il rimborso dei crediti Iva: l'istanza di rimborso, la compensazione, la cessione a terzi e l'attestazione bancaria. Ogni strada, però, è piena di ostacoli rappresentati da limiti quantitativi o da inerzie degli uffici.
Analizziamole in modo accorto.
Istanza di rimborso
I crediti Iva annuali possono essere chiesti a rimborso compilando il quadro VR della dichiarazione Iva, che va presentata in via telematica dal 1° febbraio dell'anno successivo a quello dichiarato e fino alla fine di settembre. L'istanza di rimborso del credito Iva dei primi tre trimestri dell'anno viene presentata in via telematica con il modello Iva TR, entro l'ultimo giorno del mese successivo al trimestre (per il primo trimestre entro il 30 aprile, per il secondo entro il 31 luglio e per il terzo entro il 31 ottobre).
Se viene scelta la procedura semplificata per il pagamento del credito Iva da parte del fisco, questo dovrebbe essere pagato entro 60 giorni dalla richiesta direttamente dal concessionario della riscossione sul c/c bancario o postale comunicato dall'intestatario del conto fiscale. Se si sceglie il metodo ordinario il rimborso dovrebbe essere effettuato entro tre mesi.
Non tutti i contribuenti possono chiedere il rimborso annuale o trimestrale, che sono concessi solo a determinate condizioni.
L'istanza di rimborso del credito Iva può essere presentata solo per i crediti maturati nei primi tre trimestri dell'anno; il credito dell'ultimo trimestre va in dichiarazione annuale Iva.
Il credito Iva dovrebbe essere pagato dal 90esimo giorno successivo a quello di presentazione della dichiarazione (dal 60esimo per i rimborsi chiesti all'agente della riscossione). Sul rimandato pagamento sono riconosciuti gli interessi del 2% annuo, senza sanzioni a carico del fisco.
Compensazione
Anche senza la presentazione della richiesta di rimborso annuale, il credito Iva dell'anno può essere utilizzato per compensare i debiti Iva dei periodi successivi, in liquidazione, per qualunque importo, anche superiore a 516.456,00 euro. Può essere compensato con il modello F24 per pagare l'Iva dovuta a titolo di acconto, di saldo o di versamento periodico.
Può essere compensato con il modello F24 anche per pagare imposte o contributi di natura diversa e/o nei confronti di diversi enti impositori, per un importo complessivo inferiore a 5mila euro annui, già dal primo giorno del periodo d'imposta successivo a quello in cui il credito stesso è maturato. Per i crediti trimestrali, la compensazione dei primi 5 mila euro, invece, può essere effettuata dalla data di presentazione dell'istanza senza attendere il giorno 16 del mese successivo a quello di invio (data rilevante, invece, per gli importi superiori a 5mila euro).
La compensazione del credito annuale (F24) con altri tributi per importi superiori a 5mila euro e fino a 15mila può essere effettuata dal giorno 16 del mese successivo a quello di presentazione della dichiarazione annuale e per importi superiori solo se c'è il visto di conformità di un dottore commercialista, esperto contabile o consulente del lavoro.
Senza chiedere il compenso, si recupera velocemente il credito Iva vantato, ma il limite massimo dei crediti di imposta e dei contributi compensabili in F24 è di 516.456,90 euro per ciascun anno solare. L'eccedenza può essere chiesta a rimborso nei modi ordinari o portata in compensazione nell'anno solare successivo.
Cessione a terzi
La cessione a terzi del credito Iva annuale, preventivamente chiesto a rimborso nel quadro VR della dichiarazione Iva, deve risultare da atto pubblico o da scrittura privata autenticata da notaio. Questo atto deve tra l'altro contenere l'esatta individuazione delle parti e dell'importo del credito ceduto (risoluzione 6 del settembre 2006, n. 103).
Il creditore, cedente dell'eccedenza di Iva ha l'obbligo di notificare formalmente all'ufficio dell'agenzia delle Entrate competente l'avvenuta cessione – che può essere anche parziale – del credito.
Colui che cede il credito Iva annuale deve inviare la copia autentica dell'atto pubblico o della scrittura privata autenticata dal notaio all'ufficio Iva competente territorialmente nei suoi confronti (circolare 8 luglio 1997, n. 192/E).
Possono essere ceduti solo i crediti risultanti dalla dichiarazione Iva annuale per i quali sia stato chiesto il rimborso nel quadro VR del modello Iva. Il credito Iva dei primi tre trimestri, per il quale è stato effettuato il rimborso, non può formare oggetto di cessione a meno che non confermato in dichiarazione annuale.
Il cessionario paga al cedente del credito Iva annuale il prezzo della cessione e le Entrate rimborsano il credito del cedente al cessionario. Quando viene notificata una cessione di credito all'ufficio Iva, questo, se ha perplessità sui documenti prodotti, deve informare il cedente prima dell'ordine di pagamento.
Attestazione del credito
I contribuenti creditori d'imposta, intestatari del conto fiscale, possono richiedere all'Agenzia delle Entrate di attestare la certezza e la liquidità del credito, nonché la data indicativa di erogazione del rimborso (articolo 10, comma 1 del decreto legge 30 settembre 2003, n. 269).
Anche in questo caso è indispensabile aver chiesto prima il rimborso del credito alle Entrate. L'Agenzia può rilasciare l'attestazione anche per i crediti Iva (risoluzione 4 aprile 2006, n. 49/E; allegato I circolare 3 marzo 2004, n. 9/E). Oltre all'Iva, la certificazione può riguardare i crediti per l'Irpef, l'Ires, l'Irap, le imposte sostitutive, le ritenute alla fonte, l'imposta di registro, l'imposta sulle successioni e donazioni, le imposte ipotecarie e catastali, l'imposta sulle assicurazioni e l'imposta di bollo (circolare 3 marzo 2004, n. 9/E).
Il rilascio di questa attestazione non è presupposto per l'immediata liquidazione del rimborso, in quanto l'ufficio deve prima effettuare tutti i necessari controlli. L'amministrazione finanziaria, infatti, attesta la certezza e la liquidità del credito e non anche la sua esigibilità (circolare 3 marzo 2004, n. 9/E).
L'attestazione consente agli istituti di credito (che hanno sottoscritto convenzioni con l'Agenzia) di anticipare ai creditori il 90% del credito. Così si facilita l'accesso al credito a tutte le imprese in attesa di rimborsi periodici Iva in conto fiscale, senza la necessità di una vera e propria cessione.
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Intesa sul lavoro pubblico
L'intesa tra ministero della Pubblica Amministrazione, Regioni, Province, Comuni e Sindacati "ridisegna il sistema delle relazioni sindacali restituendo un ruolo attivo alle parti sociali, attualmente bloccato dalla normativa vigente". Così Pirani, segretario confederale Uil.
Al centro dell'intesa l'armonizzazione delle regole sul mercato del lavoro, la valorizzazione delle relazioni sindacali e la revisione della cosiddetta riforma Brunetta.
L’Intesa rappresenta un passo importante perché stabilisce che la riorganizzazione del pubblico impiego si fa insieme ai lavoratori pubblici, con più contrattazione, più partecipazione e più trasparenza” così i segretari generali Giovanni Faverin (Cisl Fp) e Francesco Scrima (Cisl Scuola) hanno commentato l’Intesa sul lavoro
pubblico.
Il documento, è un accordo di alto profilo che rimette i lavoratori al centro delle relazioni sindacali nel pubblico impiego e la contrattazione è definita come la fonte deputata per determinare retribuzioni e rapporti di lavoro, c’è un pieno riconoscimento del ruolo delle Rsu, la mobilità è riportata alla concertazione e a percorsi di formazione e qualificazione professionale. Si pone anche la premessa per risolvere in modo positivo il contenzioso che per mesi abbiamo sostenuto, in particolare nella scuola, in difesa delle prerogative contrattuali su importanti aspetti dell’organizzazione del lavoro e della gestione del personale.
Si riapre adesso una stagione di coinvolgimento dei lavoratori pubblici nella trasformazione dei servizi. Il punto però ora è far ripartire le retribuzioni dei dipendenti pubblici e della scuola”, rilanciano Faverin e Scrima. “L’Intesa recepisce il principio secondo cui parte dei risparmi di spesa pubblica che i lavoratori contribuiscono a generare debbano andare ai salari. Su questo ci aspettiamo concretezza e rapidità. Da parte del Governo, ma anche da parte di governatori, sindaci e presidenti di provincia”.
Per Baratta, segretario confederale della Cisl, l'intesa è "un importante traguardo perché i sindacati e la Pubblica Amministrazione, insieme, tornano ad essere protagonisti del cambiamento attraverso la contrattazione integrativa,rispetto ai processi di miglioramento dei servizi pubblici". E aggiunge: "Ora aspettiamo che il ministro Griffi presenti il disegno di legge delega”.
Quindi anche il lavoro pubblico avrà nuove regole, incluso un riordino normativo dei licenziamenti disciplinari. Ma diverse dal lavoro privato. Nelle otto pagine dell'intesa emergono molte novità.
Le ragioni di questo accordo risiedono nell'articolo 2 della riforma Monti-Fornero sul mercato del lavoro che rimanda proprio al ministro delle Pubblica Amministrazione il compito di armonizzare la disciplina relativa ai dipendenti delle amministrazioni pubbliche. Articolo 18 compreso.
L' accordo opera su molti aspetti. Sul licenziamento disciplinare, mentre per i privati sarà il giudice a stabilire - laddove sia illegittimo - se il lavoratore ha diritto all'indennità o al reintegro, per i pubblici è previsto solo il reintegro. Almeno così appare quando nel testo si parla di «garanzie di stabilità». Nei licenziamenti economici, al contrario della riforma Brunetta, ritorna il coinvolgimento dei sindacati in «tutte le fasi» di mobilità collettiva.
Al centro dell'intesa l'armonizzazione delle regole sul mercato del lavoro, la valorizzazione delle relazioni sindacali e la revisione della cosiddetta riforma Brunetta.
L’Intesa rappresenta un passo importante perché stabilisce che la riorganizzazione del pubblico impiego si fa insieme ai lavoratori pubblici, con più contrattazione, più partecipazione e più trasparenza” così i segretari generali Giovanni Faverin (Cisl Fp) e Francesco Scrima (Cisl Scuola) hanno commentato l’Intesa sul lavoro
pubblico.
Il documento, è un accordo di alto profilo che rimette i lavoratori al centro delle relazioni sindacali nel pubblico impiego e la contrattazione è definita come la fonte deputata per determinare retribuzioni e rapporti di lavoro, c’è un pieno riconoscimento del ruolo delle Rsu, la mobilità è riportata alla concertazione e a percorsi di formazione e qualificazione professionale. Si pone anche la premessa per risolvere in modo positivo il contenzioso che per mesi abbiamo sostenuto, in particolare nella scuola, in difesa delle prerogative contrattuali su importanti aspetti dell’organizzazione del lavoro e della gestione del personale.
Si riapre adesso una stagione di coinvolgimento dei lavoratori pubblici nella trasformazione dei servizi. Il punto però ora è far ripartire le retribuzioni dei dipendenti pubblici e della scuola”, rilanciano Faverin e Scrima. “L’Intesa recepisce il principio secondo cui parte dei risparmi di spesa pubblica che i lavoratori contribuiscono a generare debbano andare ai salari. Su questo ci aspettiamo concretezza e rapidità. Da parte del Governo, ma anche da parte di governatori, sindaci e presidenti di provincia”.
Per Baratta, segretario confederale della Cisl, l'intesa è "un importante traguardo perché i sindacati e la Pubblica Amministrazione, insieme, tornano ad essere protagonisti del cambiamento attraverso la contrattazione integrativa,rispetto ai processi di miglioramento dei servizi pubblici". E aggiunge: "Ora aspettiamo che il ministro Griffi presenti il disegno di legge delega”.
Quindi anche il lavoro pubblico avrà nuove regole, incluso un riordino normativo dei licenziamenti disciplinari. Ma diverse dal lavoro privato. Nelle otto pagine dell'intesa emergono molte novità.
Le ragioni di questo accordo risiedono nell'articolo 2 della riforma Monti-Fornero sul mercato del lavoro che rimanda proprio al ministro delle Pubblica Amministrazione il compito di armonizzare la disciplina relativa ai dipendenti delle amministrazioni pubbliche. Articolo 18 compreso.
L' accordo opera su molti aspetti. Sul licenziamento disciplinare, mentre per i privati sarà il giudice a stabilire - laddove sia illegittimo - se il lavoratore ha diritto all'indennità o al reintegro, per i pubblici è previsto solo il reintegro. Almeno così appare quando nel testo si parla di «garanzie di stabilità». Nei licenziamenti economici, al contrario della riforma Brunetta, ritorna il coinvolgimento dei sindacati in «tutte le fasi» di mobilità collettiva.
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mercoledì 2 maggio 2012
Il tasso di disoccupazione sale ancora a marzo di 0,2% punti percentuali rispetto ai dati del mese di febbraio, portandosi al 9,8%, ai massimi dal gennaio 2004 (data di inizio delle serie storiche mensili) e dal terzo trimestre 2000, guardando alle serie storiche trimestrali. Lo comunica l'Istat che ha anche rivisto al rialzo il dato di febbraio, al 9,6% dal 9,3%. In aumento anche il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni): a marzo è al 35,9%, due punti in più di febbraio. E' il tasso più alto dal gennaio 2004 (inizio delle serie storiche mensili). Il numero dei disoccupati è aumentato di 476 mila unità su base annua.
Gli occupati sono calati di 35 mila unità rispetto a febbraio scendendo a quota 22.947 mila. Mentre su base annua sono scesi di 88mila unità. Pesa soprattutto il calo dell'occupazione maschile. Il tasso di disoccupazione maschile cresce di 0,3 punti percentuali su febbraio, portandosi al 9,0%; quello femminile segna un aumento di 0,1 punti e si attesta all'11,0%. Rispetto all'anno precedente, quindi, il tasso di disoccupazione maschile sale di 1,6 punti percentuali e quello femminile di 1,9 punti.
Vola la disoccupazione giovanile e la fascia 15-24 anni a marzo 2012 segna un aumento di due punti su febbraio e arriva al 35,9%. Quindi, risulta disoccupato oltre un giovane su tre tra i 15-24 enni attivi, ossia coloro che hanno un lavoro o lo cercano, la forza lavoro.
E' il tasso più alto da gennaio 2004 (inizio serie storiche mensili). Guardando le serie trimestrali è il più alto dal quarto trimestre 1992. Ai massimi dal 2004 anche il tasso medio di disoccupazione, al 9,8% ed in rialzo di 0,2 punti su febbraio e di 1,7 punti su base annua. Il numero dei disoccupati a marzo è di 2 milioni e 506 mila, in rialzo del 2,7% su febbraio, con un aumento boom su base annua di 476 mila unità (+23,4%) e su base mensile di 66 mila.
Gli occupati sono calati di 35 mila unità rispetto a febbraio scendendo a quota 22.947 mila. Mentre su base annua sono scesi di 88mila unità. Pesa soprattutto il calo dell'occupazione maschile. Il tasso di disoccupazione maschile cresce di 0,3 punti percentuali su febbraio, portandosi al 9,0%; quello femminile segna un aumento di 0,1 punti e si attesta all'11,0%. Rispetto all'anno precedente, quindi, il tasso di disoccupazione maschile sale di 1,6 punti percentuali e quello femminile di 1,9 punti.
Vola la disoccupazione giovanile e la fascia 15-24 anni a marzo 2012 segna un aumento di due punti su febbraio e arriva al 35,9%. Quindi, risulta disoccupato oltre un giovane su tre tra i 15-24 enni attivi, ossia coloro che hanno un lavoro o lo cercano, la forza lavoro.
E' il tasso più alto da gennaio 2004 (inizio serie storiche mensili). Guardando le serie trimestrali è il più alto dal quarto trimestre 1992. Ai massimi dal 2004 anche il tasso medio di disoccupazione, al 9,8% ed in rialzo di 0,2 punti su febbraio e di 1,7 punti su base annua. Il numero dei disoccupati a marzo è di 2 milioni e 506 mila, in rialzo del 2,7% su febbraio, con un aumento boom su base annua di 476 mila unità (+23,4%) e su base mensile di 66 mila.
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martedì 1 maggio 2012
Primo maggio 2012: i sindacati in piazza per la festa del lavoro
Primo Maggio 2012 tra crisi e disoccupazione. Le parole chiave della giornata sono crescita e lavoro. Festa del lavoro all'insegna della crisi e della disoccupazione. Cgil, Cisl e Uil scendono in piazza Rieti.
La Cgil con il segretario generale Susanna Camusso ha chiesto al Governo di tagliare le tasse sul lavoro e di cominciare detassando la tredicesima già quest'anno. "Abbiamo bisogno - ha detto la leader della Cgil, Camusso - di una risposta sui redditi dei lavoratori e dei pensionati. Ci detassi la tredicesima e nel 2013 si faccia una riforma strutturale".
La Cisl con Raffaele Bonnani ha chiesto di "far sparire la tassa sulla prima casa perché lavoratori e pensionati più di una casa non ce l'hanno". E' quanto ha detto il segretario generale della Cisl, Bonanni, parlando da Rieti. "Ci hanno caricati come muli - ha detto a proposito delle imposte sui lavoratori dipendenti e pensionati - abbiamo chiesto la patrimoniale e il governo l'ha fatta a carico dei poveri". La Cisl è tornata a chiedere di abbassare le pressione fiscale sui redditi da lavoro dipendente e da pensione.
"In Italia non solo il lavoro diminuisce ma è sottopagato. Stanno facendo di tutto per guastare la festa": così il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, ha aperto il suo intervento sul palco della manifestazione a Rieti per il Primo Maggio. "Questo governo ci ha promesso il risanamento dei conti pubblici, la crescita e l'equità sociale. Sono stati veloci nel risanare i conti ma hanno fatto in modo che solo dipendenti e pensionati pagassero il conto". La Uil è pronta a mettere in campo ogni iniziativa, compreso lo sciopero, perché il governo cambi marcia e operi effettivamente nella crescita. "La politica di questo governo - ha detto il numero uno della Uil - sta producendo disastri. Dobbiamo mettere in campo iniziative per far cambiare politica. Non escludiamo nessuna iniziativa. Dobbiamo salvare il Paese".
Festa del lavoro all'insegna della crisi e della disoccupazione, che in Italia - secondo gli ultimi dati dell'Ilo - arriva ad un tasso del 9,7% e diventa ancora più ampia considerando anche cassintegrati e scoraggiati. Il Primo Maggio cade quest'anno proprio mentre è più caldo il confronto tra sindacati e governo, alla vigilia del voto sul nuovo ddl lavoro. Così il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, alla trasmissione radiofonica satirica "Un giorno da Pecora", tra il serio e il faceto, si lascia scappare una battuta sul ministro del lavoro, Elsa Fornero: "Perché i sindacati non hanno invitato al Primo maggio il ministro del Lavoro, Elsa Fornero? Perché ?
Punture di spillo a parte, il sindacato non si rassegna alla crisi; rilancia così su crescita e lavoro: sono queste, infatti, le parole chiave dello striscione dietro al quale sfilano a Rieti i leader di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti per festeggiare il primo maggio, il più difficile degli ultimi 10 anni sul fronte della disoccupazione. Secondo la scheda sull'Italia dell'Ilo (l'organizzazione internazionale del lavoro) il nostro Paese ha raggiunto nel quarto trimestre del 2011 il 9,7% di disoccupazione, il peggiore dal 2001 mentre il tasso di occupazione nella fascia 15-64 anni scende al 56,9%. "Sarà il primo maggio - ha detto la Camusso - di un Paese attraversato da una crisi lunga con una condizione generale delle persone che è sempre più preoccupata della disoccupazione, della difficoltà di reggere con il reddito a disposizione.
Nello stesso tempo però è un primo maggio in cui non bisogna rinunciare al cambiamento, all'idea che c'è un declino ineluttabile del Paese: si può contrastarlo, a partire dal lavoro e dalla creazione di lavoro. E il messaggio che noi vogliamo mandare è proprio questo: non ci rassegnano, non rinunciamo al cambiamento". Bonanni esprime preoccupazione per la "miscela esplosiva" che si sta creando nel Paese. "La gente - ha detto - è stanca di fare sacrifici, senza un segnale altrettanto chiaro da parte delle istituzioni e della politica. Il Governo dei professori non basta. Ecco perché di fronte a questa situazione noi continuiamo a sollecitare un patto per la crescita in cui tutti facciano la propria parte per favorire il rilancio degli investimenti". "Il principale messaggio - afferma Angeletti - è che bisogna ridurre le tasse sulle buste paga perché , non solo è giusto ma é lo strumento più importante che abbiamo per evitare l'acuirsi della recessione e quindi della perdita di posti di lavoro. Bisogna fare in modo di aumentare i consumi nel nostro Paese altrimenti lavoro e crescita restano solo parole".
Per uscire dalla crisi servono "più infrastrutture, soprattutto al Sud, e vera detassazione delle buste paga.
Solo così, attraverso una ripresa dei consumi, aumenteranno le produzioni e i posti di lavoro, quindi potremo tornare a crescere". Lo sottolinea il leader Ugl, Centrella,al comizio a Priolo Gargallo. Il segretario generale della Cisal, Cavallaro, a Cosenza per la festa del Lavoro, pone l'accento sul problema meridionale denunciando "il fallimento delle politiche messe in atto fino ad ora" e "le sofferenze" del Sud. La Cisal "alza il vessillo del riscatto". E sollecita "interventi di ordine fiscale, sociali e per il lavoro".
La Cgil con il segretario generale Susanna Camusso ha chiesto al Governo di tagliare le tasse sul lavoro e di cominciare detassando la tredicesima già quest'anno. "Abbiamo bisogno - ha detto la leader della Cgil, Camusso - di una risposta sui redditi dei lavoratori e dei pensionati. Ci detassi la tredicesima e nel 2013 si faccia una riforma strutturale".
La Cisl con Raffaele Bonnani ha chiesto di "far sparire la tassa sulla prima casa perché lavoratori e pensionati più di una casa non ce l'hanno". E' quanto ha detto il segretario generale della Cisl, Bonanni, parlando da Rieti. "Ci hanno caricati come muli - ha detto a proposito delle imposte sui lavoratori dipendenti e pensionati - abbiamo chiesto la patrimoniale e il governo l'ha fatta a carico dei poveri". La Cisl è tornata a chiedere di abbassare le pressione fiscale sui redditi da lavoro dipendente e da pensione.
"In Italia non solo il lavoro diminuisce ma è sottopagato. Stanno facendo di tutto per guastare la festa": così il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, ha aperto il suo intervento sul palco della manifestazione a Rieti per il Primo Maggio. "Questo governo ci ha promesso il risanamento dei conti pubblici, la crescita e l'equità sociale. Sono stati veloci nel risanare i conti ma hanno fatto in modo che solo dipendenti e pensionati pagassero il conto". La Uil è pronta a mettere in campo ogni iniziativa, compreso lo sciopero, perché il governo cambi marcia e operi effettivamente nella crescita. "La politica di questo governo - ha detto il numero uno della Uil - sta producendo disastri. Dobbiamo mettere in campo iniziative per far cambiare politica. Non escludiamo nessuna iniziativa. Dobbiamo salvare il Paese".
Festa del lavoro all'insegna della crisi e della disoccupazione, che in Italia - secondo gli ultimi dati dell'Ilo - arriva ad un tasso del 9,7% e diventa ancora più ampia considerando anche cassintegrati e scoraggiati. Il Primo Maggio cade quest'anno proprio mentre è più caldo il confronto tra sindacati e governo, alla vigilia del voto sul nuovo ddl lavoro. Così il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, alla trasmissione radiofonica satirica "Un giorno da Pecora", tra il serio e il faceto, si lascia scappare una battuta sul ministro del lavoro, Elsa Fornero: "Perché i sindacati non hanno invitato al Primo maggio il ministro del Lavoro, Elsa Fornero? Perché ?
Punture di spillo a parte, il sindacato non si rassegna alla crisi; rilancia così su crescita e lavoro: sono queste, infatti, le parole chiave dello striscione dietro al quale sfilano a Rieti i leader di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti per festeggiare il primo maggio, il più difficile degli ultimi 10 anni sul fronte della disoccupazione. Secondo la scheda sull'Italia dell'Ilo (l'organizzazione internazionale del lavoro) il nostro Paese ha raggiunto nel quarto trimestre del 2011 il 9,7% di disoccupazione, il peggiore dal 2001 mentre il tasso di occupazione nella fascia 15-64 anni scende al 56,9%. "Sarà il primo maggio - ha detto la Camusso - di un Paese attraversato da una crisi lunga con una condizione generale delle persone che è sempre più preoccupata della disoccupazione, della difficoltà di reggere con il reddito a disposizione.
Nello stesso tempo però è un primo maggio in cui non bisogna rinunciare al cambiamento, all'idea che c'è un declino ineluttabile del Paese: si può contrastarlo, a partire dal lavoro e dalla creazione di lavoro. E il messaggio che noi vogliamo mandare è proprio questo: non ci rassegnano, non rinunciamo al cambiamento". Bonanni esprime preoccupazione per la "miscela esplosiva" che si sta creando nel Paese. "La gente - ha detto - è stanca di fare sacrifici, senza un segnale altrettanto chiaro da parte delle istituzioni e della politica. Il Governo dei professori non basta. Ecco perché di fronte a questa situazione noi continuiamo a sollecitare un patto per la crescita in cui tutti facciano la propria parte per favorire il rilancio degli investimenti". "Il principale messaggio - afferma Angeletti - è che bisogna ridurre le tasse sulle buste paga perché , non solo è giusto ma é lo strumento più importante che abbiamo per evitare l'acuirsi della recessione e quindi della perdita di posti di lavoro. Bisogna fare in modo di aumentare i consumi nel nostro Paese altrimenti lavoro e crescita restano solo parole".
Per uscire dalla crisi servono "più infrastrutture, soprattutto al Sud, e vera detassazione delle buste paga.
Solo così, attraverso una ripresa dei consumi, aumenteranno le produzioni e i posti di lavoro, quindi potremo tornare a crescere". Lo sottolinea il leader Ugl, Centrella,al comizio a Priolo Gargallo. Il segretario generale della Cisal, Cavallaro, a Cosenza per la festa del Lavoro, pone l'accento sul problema meridionale denunciando "il fallimento delle politiche messe in atto fino ad ora" e "le sofferenze" del Sud. La Cisal "alza il vessillo del riscatto". E sollecita "interventi di ordine fiscale, sociali e per il lavoro".
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Riforma del lavoro: stage 2012
Gli stage prima della riforma del lavoro erano lo strumento più “appropriato”, conveniente a disposizione dei datori di lavoro. In quanto non prevedono praticamente nessun obbligo: né di corrispondere un compenso, né di assumerne, né di prendere in tirocinio solo persone effettivamente inesperte, né di usare questo inquadramento solo per i mestieri che effettivamente necessitano di una formazione approfondita.
Con la riforma del lavoro Monti – Fornero non sarà più permesso alle aziende fare stage gratuiti per i giovani al termine di un ciclo formativo, ad esempio dopo il dottorato. E' ancora da chiarire che forma avrà il lavoro in questi casi, ma sicuramente sarà prevista una retribuzione: "Se vai in un'azienda - ha spiegato il Min. Fornero - a lavorare non lo fai gratis. Magari hai una collaborazione o un contratto a tempo determinato, ma il lavoro lo devi pagare".
La riforma del lavoro 2012 è intervenuta sugli stage che non potranno più essere gratis se i giovani hanno terminato la formazione. Questo dimostra che dopo il periodo di formazione (consistente in laurea, dottorati o master universitari) non sarà più possibile attivare tirocini, le aziende dovranno quindi proporre altri tipi di rapporti come collaborazioni o contratti a tempo determinato, comunque contratti di lavoro retribuiti. Gli stage potranno essere attivati solo a studenti.
Pur rispettando le prerogative delle Regioni in materia, la riforma del lavoro ha il proposito a razionalizzare i tirocini formativi per valorizzarli e prevenire gli eccessi, come ad esempio il ricorso a questo strumento al posto del contratto di apprendistato. In pratica, verranno introdotte delle linee guida per la definizione degli standard minimi di uniformità della disciplina locale sul territorio nazionale.
Con la riforma del lavoro Monti – Fornero non sarà più permesso alle aziende fare stage gratuiti per i giovani al termine di un ciclo formativo, ad esempio dopo il dottorato. E' ancora da chiarire che forma avrà il lavoro in questi casi, ma sicuramente sarà prevista una retribuzione: "Se vai in un'azienda - ha spiegato il Min. Fornero - a lavorare non lo fai gratis. Magari hai una collaborazione o un contratto a tempo determinato, ma il lavoro lo devi pagare".
La riforma del lavoro 2012 è intervenuta sugli stage che non potranno più essere gratis se i giovani hanno terminato la formazione. Questo dimostra che dopo il periodo di formazione (consistente in laurea, dottorati o master universitari) non sarà più possibile attivare tirocini, le aziende dovranno quindi proporre altri tipi di rapporti come collaborazioni o contratti a tempo determinato, comunque contratti di lavoro retribuiti. Gli stage potranno essere attivati solo a studenti.
Pur rispettando le prerogative delle Regioni in materia, la riforma del lavoro ha il proposito a razionalizzare i tirocini formativi per valorizzarli e prevenire gli eccessi, come ad esempio il ricorso a questo strumento al posto del contratto di apprendistato. In pratica, verranno introdotte delle linee guida per la definizione degli standard minimi di uniformità della disciplina locale sul territorio nazionale.
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