venerdì 31 maggio 2013
Assegni Nucleo Familiare per il 2013 fino 30 giugno 2014. Le nuove tabelle INPS
L'Inps ha diramato i nuovi livelli reddituali e i relativi importi mensili dell'assegno per il nucleo familiare da applicare a partire dal 1° luglio 2013 al 30 giugno 2014 (INPS, circ. 23 maggio 2013, n. 84).
Che cosa è l'assegno per il nucleo familiare? E' una prestazione a sostegno delle famiglie dei lavoratori dipendenti e titolari di prestazione a carico dell'INPS, che hanno un reddito complessivo al di sotto delle fasce stabilite per legge.
L'assegno (ANF) il cui importo è calcolato in base alla composizione ed al reddito del nucleo familiare. Generalmente è mensile e corrisposto in busta paga ma può essere in alcuni casi anche giornaliero.
L'assegno per nucleo familiare non spetta ai lavoratori autonomi e ai pensionati titolari di pensione con contribuzione nella gestione dei lavoratori autonomi, ai quali compete l'assegno familiare.
L'assegno nucleo familiare, può essere richiesto dal coniuge dell'avente diritto, questi per avere diritto al pagamento non deve svolgere attività lavorativa o essere titolare di prestazione, la domanda dovrà essere presentata al datore di lavoro del coniuge o all'INPS a seconda di chi è tenuto a pagare la prestazione.
La rivalutazione ha effetto dal 1° luglio di ciascun anno, in misura pari alla variazione dell'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati, calcolato dall'ISTAT, intervenuta tra l'anno di riferimento dei redditi per la corresponsione dell'assegno e l'anno immediatamente precedente.
Aumentano del 3% i limiti di reddito utili per avere diritto all’assegno per il nucleo familiare. Le tabelle aggiornate sono state pubblicate dall’INPS con la Circolare n. 84 del 23 maggio del 2013.
In base a quanto previsto dalla Legge n. 153/1988, legge istitutiva del cosidetto Anf, anche quest'anno l'istituto di previdenza ha provveduto a elaborare i nuovi importi che si applicheranno nel periodo che va dal 1° giugno 2013 al 30 giugno 2014. La rivalutazione è avvenuta sulla base della variazione dei prezzi al consumo rilevata dall'Istat tra il 2011 e il 2012, pari al 3%.
La legge n. 296/2006 ha modificato la precedente disciplina prevedendo, a far data dal 1° gennaio del 2007: la rideterminazione dei livelli di reddito e degli importi dell'assegno riferiti ai nuclei familiari con entrambi i genitori o monogenitore e con almeno un figlio minore, in cui non siano presenti familiari inabili (tabelle 11 e 12); un aumento dell'importo dell'assegno pari al 15% per le altre tipologie di nuclei con figli (tabelle 13-19); ai fini della determinazione dell'Anf, in presenza di nuclei familiari con almeno quattro figli o equiparati di età inferiore a 26 anni, la rilevanza al pari dei figli minori i figli o equiparati di età superiore a 18 anni compiuti e inferiore a 21 anni compiuti purché studenti o apprendisti.
Per la loro individuazione occorre tener conto di tutti i figli ed equiparati (ex articolo 38 del dpr n. 818/1957) presenti nel nucleo familiare, di età inferiore a 26 anni, indipendentemente dal carico fiscale, dalla convivenza, dallo stato civile e dalla qualifica (studente, apprendista, lavoratore, disoccupato).
Le nuove tabelle che indicano l'aumento dei limiti di reddito, valide dal 1° luglio 2013, riguardano le diverse tipologie di nucleo familiare.
In particolare, il limite di reddito annuo minimo della tab. 11, quella che si riferisce alla generalità dei casi, ovvero il nucleo con entrambi i genitori e almeno un figlio e nessun componente inabile, sale a 14.198,48 euro.
Resta invece invariato l'importo mensile dell'assegno: 137,5 per 3 componenti, 258,33, per 4 componenti.
Il reddito del nucleo familiare è costituito dalla somma dei redditi del richiedente l'assegno e dei familiari che concorrono alla composizione del nucleo. I redditi devono essere indicati al lordo delle deduzioni e detrazioni di imposta, degli oneri deducibili e delle ritenute erariali.
Concorrono a formare il reddito del nucleo familiare: redditi complessivi assoggettabili all'Irpef: redditi da lavoro dipendente ed assimilati, da pensione, da prestazione (disoccupazione, malattia, cassa integrazione) percepiti in Italia o all'estero compresi gli arretrati; redditi di qualsiasi natura derivanti da lavoro autonomo, da fabbricati, da terreni al lordo dell'eventuale detrazione dell'abitazione principale.
La domanda deve essere presentata:
al datore di lavoro, nel caso in cui il richiedente svolga attività lavorativa dipendente, utilizzando il modello ANF/DIP. In tale caso, il datore di lavoro deve corrispondere l'assegno per il periodo di lavoro prestato alle proprie dipendenze, anche se la richiesta è stata inoltrata dopo la risoluzione del rapporto nel termine prescrizionale di 5 anni;
all’Inps, utilizzando gli appositi modelli, nel caso in cui il richiedente sia addetto ai servizi domestici, operaio agricolo dipendente a tempo determinato, lavoratore iscritto alla gestione separata, ovvero abbia diritto agli assegni come beneficiario di altre prestazioni previdenziali.
Etichette:
1° luglio 2013,
30 giugno 2014,
ANF,
assegno per il nucleo familiare,
busta paga,
circolare 2013,
datore di lavoro,
INPS,
reddito,
tab. 11,
tabelle 2013
mercoledì 29 maggio 2013
Esodati: pubblicato il decreto del 22 aprile 2013
E' stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale (28 maggio 2013, n. 123) il decreto interministeriale 22 aprile 2013 che disciplina le modalità di attuazione dell'art. 1, co. 231 e 233, della L. 24 dicembre 2012, n. 228 (cd. Legge di stabilità 2013), individuando il limite massimo di lavoratori e la ripartizione dei soggetti interessati alla concessione dei benefici. Comunque resta fermo il possesso dei requisiti utili al trattamento pensionistico.
Il contingente numerico di 10.130 lavoratori concernente la terza salvaguardia in materia pensionistica trova tra le categorie interessate, i lavoratori cessati dal rapporto di lavoro entro il 30 settembre 2012 e collocati in mobilità ordinaria o in deroga a seguito di accordi governativi o non governativi, registrati entro il 31 dicembre 2011, che abbiano perfezionato i requisiti utili al trattamento pensionistico entro il periodo di godimento dell’indennità (in ogni caso entro il 31 dicembre 2014) sono tenuti, entro 120 giorni, e cioè entro il 25 settembre, a presentare un’istanza alla Direzione territoriale del lavoro competente territorialmente, per poter acquisire la pensione secondo le direttive ante-riforma Monti-Fornero.
I lavoratori salvaguardati da questo decreto possono andare in pensione con le regole precedenti alla Riforma delle Pensioni (contenuta nel Salva Italia, Dl 201/2011).
Adesso vediamo chi sono e cosa devono fare:
numero 2.560 lavoratori cessati dal rapporto di lavoro entro il 30 settembre 2012 e collocati in mobilità ordinaria o in deroga a seguito di accordi, governativi o non governativi, stipulati entro il 31 dicembre 2011, e che abbiano perfezionato i requisiti per il pensionamento entro la fine della mobilità, e comunque entro il 31 dicembre 2014: questi lavoratori devono presentare istanza alla DTL (direzione territoriale del lavoro) competente per territorio, corredata dell’accordo di mobilità, entro il 25 settembre 2013, indicando la data di cessazione del rapporto di lavoro. Se il lavoratore non è in grado di produrre l’accordo di mobilità, la Dtl lo acquisirà presso il datore di lavoro o la competente Pubblica Amministrazione. La Dtl trasmette l’istanza all’Inps entro 45 giorni dal ricevimento;
numero 1.590 lavoratori autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione entro il 4 dicembre 2011, con almeno un contributo volontario accreditato o accreditabile alla data di entrata in vigore della riforma delle pensioni, ossia il 6 dicembre 2011. Questo lavoratori possono aver svolto, dopo il 4 dicembre 2011, qualsiasi attività, ma non riconducibile a un rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato, e a condizione che il reddito annuo lordo conseguito dopo il 4 dicembre 2011 sia al massimo pari a 7mila 500 euro. Questi lavoratori devono aver conseguito il diritto alla pensione entro il dicembre 2014 (lettera b, comma 231: presentano domanda all’Inps entro il 25 settembre 2013;
numero 5.130 lavoratori che hanno risolto il rapporto di lavoro entro il 30 giugno 2012, in ragione di accordi individuali o collettivi di incentivo all’esodo stipulati dalle organizzazioni più rappresentative a livello nazionale entro il 31 dicembre 2011. Possono avere svolto, dopo la cessazione, qualsiasi attività non riconducibile a rapporto di lavoro a tempo indeterminato, a condizione che il reddito annuo lordo conseguito dopo il 30 giugno 2012 sia al massimo pari a 7.500 euro. Anche qui, il perfezionamento dei requisiti per la pensione deve essere conseguito entro il dicembre 2014 (lettera c, comma 231): questi lavoratori devono presentare domanda alla DTL davanti alla quale sono stati sottoscritti gli accordi di incentivo all’esodo o a quella competente per territorio, entro il 25 settembre 2013. E' obbligo che alla domanda va allegato l’accordo.
numero 850 lavoratori autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione entro il 4 dicembre 2011 e collocati in mobilità ordinaria alla predetta data, che devono attendere il termine della mobilità per poter effettuare il versamento volontario. Devono perfezionare i requisiti pensionistico entro il dicembre 2014 (lettera d, comma 231): presentano domanda all’Inps entro il 25 settembre 2013.
Riassumendo la salvaguardia vale per i lavoratori che hanno risolto il rapporto lavorativo entro il 30 giugno 2012 per effetto di accordi individuali o collettivi di incentivo all’esodo stipulati entro il 31 dicembre 2011, a condizione che non siano stati riassunti a tempo indeterminato, che abbiano guadagnato un reddito annuo lordo complessivo non superiore a 7.500 euro e che giungano a perfezionare i requisiti necessari all’accesso pensionistico entro dicembre 2014.
Sono ammessi alla salvaguardia anche i lavoratori autorizzati alla prosecuzione volontaria dei contributi entro il 4 dicembre 2011 e con un contributo accreditato o accreditabile entro il 6 dicembre 2011 benché abbiano svolto, dopo il 4 dicembre 2011, ogni tipo di attività riconducibile a rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato a seguito dell’ottenuta autorizzazione. Anche in questo caso l’ammissione è valida a patto che i suddetti lavoratori abbiamo conseguito un reddito annuo lordo non superiore a 7.500 euro e maturino i requisiti che consentono l’accesso al pensionamento entro il mese di dicembre 2014. In questo caso, l’istanza dovrà essere presentata direttamente all’Inps.
Beneficiati dalla salvaguardia sono infine anche i prosecutori volontari collocati in mobilità ordinaria, i quali rientrano nella manovra di ‘tutela’ soltanto avendo però perfezionato i requisiti di accesso entro il termine precedentemente indicato. L’ente preposto al vaglio ed al controllo delle singole domande è l’Inps.
Etichette:
120 giorni,
7.500 euro,
domanda esodati,
domanda pensione,
DTL,
esodati,
INPS,
pensionati,
pensione,
riforma del lavoro,
riforma Fornero,
salvaguardati,
salvaguardia
domenica 26 maggio 2013
Enrico Letta all’Unione Europea fare più per il lavoro
La Commissione Ue proporrà ai 27 di chiudere la procedura di deficit eccessivo raccomandando all'Italia di andare avanti sulla strada del risanamento dei conti pubblici. E' quanto emerge dalla bozza del documento con le 'raccomandazioni' Ue che dovrebbe essere approvata mercoledì prossimo dalla Commissione europea
Letta all'Ue: fare di più per il lavoro - Il paletto del rapporto deficit/Pil al 3% resta invalicabile, ma al suo interno si possono sfruttare i margini concessi dal Patto di Stabilità ai Paesi virtuosi; se tuttavia questa flessibilità non dovesse bastare per realizzare tutti i provvedimenti annunciati il governo dovrà decidere a quali misure dare la priorità. Fonti di governo riassumono così la linea tracciata durante il vertice convocato da Enrico Letta a palazzo Chigi, per fare il punto con il vicepremier Angelino Alfano e il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni sulla situazione economica.
Per quanto concerne il lavoro, la partita si giocherà soprattutto al vertice Ue di fine giugno. Letta ha illustrato il percorso in vista di quell'appuntamento, riferendo anche del lungo incontro avuto ieri sera con i ministri Giovannini (Lavoro) e Moavero (Affari Europei). Il premier ha poi illustrato le proposte con cui intende presentarsi al tavolo europeo: ed in particolare, oltre all'uso del fondo sociale e all'anticipazione del piano Ue per l'occupazione giovanile, la possibilità di scorporare dai bilanci le spese nazionali concordate con l'Ue per il rilancio dell'occupazione.
Premier Letta scrive a Van Rompuy - Avere finanze pubbliche sane serve. Ma se l'Ue ''non è capace di intervenire per risolvere la disoccupazione, finirà per alimentare sentimenti di frustrazione e risentimento'' facendo crescere ''movimenti populisti ed antieuropei''. Lo scrive Enrico Letta a Van Rompuy chiedendo di fare di piu' per la lotta alla disoccupazione.
Il presidente del consiglio, Enrico Letta, ha infatti risposto alla lettera con la quale il presidente del consiglio europeo, Herman Van Rompuy, ha annunciato che la lotta alla disoccupazione, specie quella giovanile, sarà al centro del prossimo vertice europeo di giugno. "La lotta alla disoccupazione giovanile - scrive Letta - rappresenta la sfida prioritaria, per l'Italia e per l'Europa" anche alla luce degli ultimi dati che "dimostrano che il problema ha raggiunto livelli allarmanti praticamente in tutti gli Stati membri". Pur riconoscendo che sulla questione sono stati fatti "passi avanti importanti" questi, sottolinea, "non sufficienti. Vi sono diversi fronti - avverte - su cui dobbiamo e possiamo fare di più".
La Commissione Ue proporrà ai 27 di chiudere la procedura di deficit eccessivo raccomandando all'Italia di andare avanti sulla strada del risanamento dei conti pubblici. E' quanto emerge dalla bozza del documento con le 'raccomandazioni' Ue che dovrebbe essere approvata mercoledì prossimo dalla Commissione europea
Letta all'Ue: fare di più per il lavoro - Il paletto del rapporto deficit/Pil al 3% resta invalicabile, ma al suo interno si possono sfruttare i margini concessi dal Patto di Stabilità ai Paesi virtuosi; se tuttavia questa flessibilità non dovesse bastare per realizzare tutti i provvedimenti annunciati il governo dovrà decidere a quali misure dare la priorità. Fonti di governo riassumono così la linea tracciata durante il vertice convocato da Enrico Letta a palazzo Chigi, per fare il punto con il vicepremier Angelino Alfano e il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni sulla situazione economica.
Per quanto concerne il lavoro, la partita si giocherà soprattutto al vertice Ue di fine giugno. Letta ha illustrato il percorso in vista di quell'appuntamento, riferendo anche del lungo incontro avuto ieri sera con i ministri Giovannini (Lavoro) e Moavero (Affari Europei). Il premier ha poi illustrato le proposte con cui intende presentarsi al tavolo europeo: ed in particolare, oltre all'uso del fondo sociale e all'anticipazione del piano Ue per l'occupazione giovanile, la possibilità di scorporare dai bilanci le spese nazionali concordate con l'Ue per il rilancio dell'occupazione.
Premier Letta scrive a Van Rompuy - Avere finanze pubbliche sane serve. Ma se l'Ue ''non è capace di intervenire per risolvere la disoccupazione, finirà per alimentare sentimenti di frustrazione e risentimento'' facendo crescere ''movimenti populisti ed antieuropei''. Lo scrive Enrico Letta a Van Rompuy chiedendo di fare di piu' per la lotta alla disoccupazione.
Il presidente del consiglio, Enrico Letta, ha infatti risposto alla lettera con la quale il presidente del consiglio europeo, Herman Van Rompuy, ha annunciato che la lotta alla disoccupazione, specie quella giovanile, sarà al centro del prossimo vertice europeo di giugno. "La lotta alla disoccupazione giovanile - scrive Letta - rappresenta la sfida prioritaria, per l'Italia e per l'Europa" anche alla luce degli ultimi dati che "dimostrano che il problema ha raggiunto livelli allarmanti praticamente in tutti gli Stati membri". Pur riconoscendo che sulla questione sono stati fatti "passi avanti importanti" questi, sottolinea, "non sufficienti. Vi sono diversi fronti - avverte - su cui dobbiamo e possiamo fare di più".
La Commissione Ue proporrà ai 27 di chiudere la procedura di deficit eccessivo raccomandando all'Italia di andare avanti sulla strada del risanamento dei conti pubblici. E' quanto emerge dalla bozza del documento con le 'raccomandazioni' Ue che dovrebbe essere approvata mercoledì prossimo dalla Commissione europea
Etichette:
Commissione Ue,
Enrico Letta,
lavoro,
occupazione giovanile,
Unione europea
Ministro del lavoro Enrico Giovannini e il capitolo pensioni
Per le pensioni c’è l’ipotesi uscite flessibili per risolvere il duro nodo sugli esodati.
Infatti, con le penalizzazioni il governo Letta punta a svuotare la platea dei senza tutele. Ma c’è il nodo del livello dei disincentivi: il 2% l’anno potrebbe non bastare.
Un modello di pensionamento flessibile ancora da definire nei suoi contorni esatti, ma che in prospettiva potrebbe anche disinnescare la mina degli esodati, i lavoratori da salvaguardare rispetto alle conseguenze della riforma Fornero. Al ministero del lavoro i dossier aperti sono tanti, da quello relativo agli sgravi per l’assunzione di giovani agli aggiustamenti alle norme sul mercato del lavoro.
Sul fronte della previdenza si sta lavorando soprattutto a due progetti: da una parte la cosiddetta staffetta
generazionale tra giovani e anziani, dall’altra il possibile abbassamento, con penalizzazione, dell’età minima di uscita. Progetti entrambi non semplici e potenzialmente costosi per il bilancio dello Stato; ma in grado di ammorbidire le conseguenze delle regole pensionistiche introdotte a fine 2011 sull’onda dell’emergenza finanziaria.
La legge Fornero-Monti sulle pensioni ha di fatto spostato in avanti la data dell’uscita del lavoro, anche di molti anni, creando come effetto parallelo una considerevole porzione di lavoratori che si ritrovano o si ritroveranno senza stipendio ma anche senza pensione: perché l’azienda li ha messi fuori, o loro stessi si sono dimessi, in previsione di un’andata a riposo che poi si è rivelata un traguardo lontano o lontanissimo. Finora per tutelare queste persone si è scelta la strada dell’eccezione rispetto ai vincoli stringenti della riforma: in più riprese 130 mila persone sono state ammesse a usufruire delle vecchie regole.
Si sta lavorando per estendere la platea, probabilmente non in modo particolarmente incisivo visto anche l’esiguità delle risorse a disposizione; ma il problema verrà affrontato anche da un altro lato proprio attraverso il pensionamento flessibile. 62 anni erano l’età richiesta per l’uscita, insieme a 35 di contributi, con le norme precedenti alla riforma Fornero: la famosa “quota 97” che sarebbe dovuta scattare nel 2013.
Quindi lasciare il lavoro con questi requisiti, seppur con una penalizzazione economica, la gran parte dei lavoratori coinvolti ritroverebbe il percorso segnato negli anni passati.
I tempi saranno forse un po’ più ravvicinati per il progetto della staffetta generazionale, ossia la possibilità per i lavoratori più anziani di svolgere a tempo parziale gli ultimi anni di lavoro, in cambio dell’assunzione di giovani. C’è però un problema di costi: anche escludendo specifici incentivi retributivi, il solo costo della contribuzione figurativa a carico dello Stato si aggira sugli 8 mila euro l’anno per ciascun interessato, nell’ipotesi di un reddito medio basso. Se i lavoratori coinvolti fossero centomila la spesa sarebbe di 800 milioni il primo anno, indirizzata poi a crescere negli anni successivi.
Vediamo le ipotesi della flessibilità in uscita. La riforma Dini (1995) prevedeva una flessibilità in uscita tra i 57 e i 65 anni, misurata su un sistema di penalizzazioni o premi per indurre al posticipo basata sui coefficienti di trasformazione del montante contributivo in pensioni. Visse per poco tempo quel sistema, messo a punto dal ministro del Lavoro, Tiziano Treu. In pochissimi lo utilizzarono davvero per scegliere il momento del pensionamento. Appena entrata in vigore la riforma che ci avrebbe proiettato nel sistema contributivo puro, arrivarono nuovi Governi con nuove soluzioni: Antonio Bassolino e Cesare Salvi con i decreti per le pensioni anticipate dei lavoratori impegnati in attività usuranti spostarono l'attenzione su platee particolari di beneficiari. E poi arrivò Roberto Maroni, che quasi accantonò la flessibilità e reintrodusse elementi retributivi con i nuovi requisiti per l'anzianità incrementati (il famoso scalone), successivamente mitigati ma non cancellati dalle "quote" di Cesare Damiano. Ci siamo affrontati con un susseguirsi di interventi, proseguito con le "finestre mobili" di Maurizio Sacconi e che si sarebbe concluso con la riforma Fornero dell'autunno 2011.
L'attuale sistema, che il Governo Letta intende correggere, prevede il superamento delle anzianità e il pensionamento di vecchiaia a 66 anni con 20 anni minimi di contributi. Il nuovo requisito viene innalzato gradualmente per le lavoratrici private ma entro il 2021 per tutti varrà il requisito dei 67 anni, raggiunto con l'aggancio del pensionamento effettivo alle aspettative di vita. La flessibilità in uscita c'è ma prevede delle penalizzazione: fino al 2014 gli uomini con 42 anni e tre mesi di versamenti (41 e tre mesi per le donne) possono andare in pensione anche prima del 62 anni, ma perdono l'1% della pensione per ogni anno di anticipo (entro un massimo di due anni) e del 2% per ogni anno ulteriore rispetto ai primi due. Per esempio se un lavoratore con 42 anni e 2 mesi decidesse quest'anno di andare in pensione a 58 anni perde il 6% della pensione.
Etichette:
Enrico Giovannini,
esodati,
flessibilità in uscita,
governo Letta,
legge Fornero-Monti,
Ministro del Lavoro,
penalizzazioni,
Pensioni,
quota 97,
staffetta generazionale
Rapporto annuale dell'ISTAT: lo stipendio medio è mille euro
Le differenze permangono anche a parità di caratteristiche e aumentano col crescere dell'anzianità lavorativa, poiché al precario non si applicano gli scatti di anzianità. "La differenza è di 85 euro per chi una carriera lavorativa di 20 anni e oltre, non necessariamente tutta da atipico" ha precisato l'Istat nel suo rapporto annuale.
Nel 2012 la retribuzione mensile di un dipendente a termine è 1.070 euro, 355 euro in meno rispetto a chi ha il posto fisso.
Il lavoro del precario vale meno: in media chi non ha un posto fisso prende uno stipendio più basso del 25% rispetto agli altri lavoratori. A certificarlo è l'Istat nel Rapporto annuale. Nel 2012 la retribuzione media mensile netta di un dipendente a termine che lavora a tempo pieno si ferma a 1.070 euro, 355 euro in meno rispetto a un dipendente assunto a tempo indeterminato.
L'ISTAT parla di lavoratore "atipico", comprendendo in questa categoria chi vive di contratti a termine e collaborazioni. E spiega nel Rapporto come «un indicatore importante dello svantaggio del lavoro atipico è dato dal differenziale retributivo con l'occupazione standard», ovvero stabile e senza riduzioni d'orario. Guardando solo a chi è full time, tra un dipendente a tempo determinato e uno a tempo indeterminato il divario, pari in media a un quarto, è dovuto a più ragioni, anche se ormai può essere considerato una costante.
«Il differenziale è in parte spiegato da effetti di composizione, quali l'età, il settore di attività, la professione. Ma – ha sottolineato l'Istituto - le differenze permangono anche a parità di caratteristiche e aumentano al crescere dell'anzianità lavorativa, poiché al tempo determinato non si applicano gli scatti di anzianità». Ecco che, evidenzia, «la differenza è di 85 euro per chi lavora da appena due anni e cresce a 392 euro per chi ha una carriera lavorativa di 20 anni e oltre, non necessariamente tutta da atipico».
Nel 2012 la retribuzione mensile di un dipendente a termine è 1.070 euro, 355 euro in meno rispetto a chi ha il posto fisso.
Il lavoro del precario vale meno: in media chi non ha un posto fisso prende uno stipendio più basso del 25% rispetto agli altri lavoratori. A certificarlo è l'Istat nel Rapporto annuale. Nel 2012 la retribuzione media mensile netta di un dipendente a termine che lavora a tempo pieno si ferma a 1.070 euro, 355 euro in meno rispetto a un dipendente assunto a tempo indeterminato.
L'ISTAT parla di lavoratore "atipico", comprendendo in questa categoria chi vive di contratti a termine e collaborazioni. E spiega nel Rapporto come «un indicatore importante dello svantaggio del lavoro atipico è dato dal differenziale retributivo con l'occupazione standard», ovvero stabile e senza riduzioni d'orario. Guardando solo a chi è full time, tra un dipendente a tempo determinato e uno a tempo indeterminato il divario, pari in media a un quarto, è dovuto a più ragioni, anche se ormai può essere considerato una costante.
«Il differenziale è in parte spiegato da effetti di composizione, quali l'età, il settore di attività, la professione. Ma – ha sottolineato l'Istituto - le differenze permangono anche a parità di caratteristiche e aumentano al crescere dell'anzianità lavorativa, poiché al tempo determinato non si applicano gli scatti di anzianità». Ecco che, evidenzia, «la differenza è di 85 euro per chi lavora da appena due anni e cresce a 392 euro per chi ha una carriera lavorativa di 20 anni e oltre, non necessariamente tutta da atipico».
Etichette:
85 euro,
ISTAT,
lavoro precario,
Posto fisso,
rapporto annuale,
retribuzione mensile,
stipendio medio
Donne e lavoro: madri, mogli e lavoratrici stressate
Ansiose, stressate dal ruolo spesso simultaneo di mamme e mogli, lavoratrici: le donne sembrano essere sempre più fragili psicologicamente e sviluppano malattie mentali in misura molto maggiore degli uomini, fino al 40% in più. A rivelarlo è lo psicologo clinico dell'Università di Oxford Daniel Freeman, in un volume dal titolo 'The stressed sex: uncovering the truth about men, women and mental health' pubblicato dalla Oxford University press.
La chiave per comprendere come mai le donne siano sempre più affette da un largo spettro di disturbi che vanno dalla depressione alle fobie, passando per le immancabili nevrosi, starebbe appunto secondo Freeman - che ha svolto un accurato lavoro di indagine sui propri pazienti, confrontando quello che emergeva dalla propria ricerca con i dati del sistema sanitario nazionale inglese sui disturbi psichici - nella difficoltà per il 'gentil sesso' di conciliare una vita privata piena di cose da fare, in cui tra l'altro le esigenze di mariti e figli e la cura della casa hanno spesso la priorità su quelle personali, con il lavoro, ambito nel quale il senso di frustrazione è spesso grande anche a causa di una retribuzione inferiore a quella degli uomini. Ma c'è di più: le difficoltà delle donne sembrerebbero in qualche modo acuite anche dalle immagini trasmesse dalle pubblicità, in tv o sulle riviste patinate, nelle quali traspare un'immagine della femminilità tanto perfetta quanto irreale.
Tuttavia, se da un lato emerge, ha rilevato Freeman, che le donne si sentono in molti casi sole, poco considerate e messe in secondo piano, "occorre però stare attenti a non caratterizzare troppo le malattie mentali come di genere". Non è così, perché "anche gli uomini ne soffrono – ha spiegato lo psicologo - e per loro sono in agguato anche altre problematiche, a partire da un tasso più alto di abuso di alcol e droghe".
Insomma, è la conclusione dell'esperto, la differenza è una sola, anche se sostanziale: gli uomini si stressano meno, soprattutto nella quotidianità, e proprio per questo sembrerebbero sviluppare in maniera minore alcune tipologie di disturbi mentali. Sottolineiamo sembrerebbero.
La chiave per comprendere come mai le donne siano sempre più affette da un largo spettro di disturbi che vanno dalla depressione alle fobie, passando per le immancabili nevrosi, starebbe appunto secondo Freeman - che ha svolto un accurato lavoro di indagine sui propri pazienti, confrontando quello che emergeva dalla propria ricerca con i dati del sistema sanitario nazionale inglese sui disturbi psichici - nella difficoltà per il 'gentil sesso' di conciliare una vita privata piena di cose da fare, in cui tra l'altro le esigenze di mariti e figli e la cura della casa hanno spesso la priorità su quelle personali, con il lavoro, ambito nel quale il senso di frustrazione è spesso grande anche a causa di una retribuzione inferiore a quella degli uomini. Ma c'è di più: le difficoltà delle donne sembrerebbero in qualche modo acuite anche dalle immagini trasmesse dalle pubblicità, in tv o sulle riviste patinate, nelle quali traspare un'immagine della femminilità tanto perfetta quanto irreale.
Tuttavia, se da un lato emerge, ha rilevato Freeman, che le donne si sentono in molti casi sole, poco considerate e messe in secondo piano, "occorre però stare attenti a non caratterizzare troppo le malattie mentali come di genere". Non è così, perché "anche gli uomini ne soffrono – ha spiegato lo psicologo - e per loro sono in agguato anche altre problematiche, a partire da un tasso più alto di abuso di alcol e droghe".
Insomma, è la conclusione dell'esperto, la differenza è una sola, anche se sostanziale: gli uomini si stressano meno, soprattutto nella quotidianità, e proprio per questo sembrerebbero sviluppare in maniera minore alcune tipologie di disturbi mentali. Sottolineiamo sembrerebbero.
Etichette:
Daniel Freeman,
lavoratrici,
lavoro donne,
Oxford University press,
stress
Enrico Giovannini e il piano per il lavoro in attesa del Consiglio europeo di giugno
Si parte dal cosiddetto pacchetto di Bruxelles, dove ci sono una serie di misure al vaglio dei tecnici che costano: un nuovo rifinanziamento della cassa integrazione guadagni (cig in deroga) in vista di una rivisitazione dei meccanismi di concessione dell’ammortizzatore; il potenziamento dei centri per l’impiego; l’intervento sul cuneo fiscale e le agevolazioni contributive per i neo assunti. Sul tavolo c’è anche un credito di imposta per i salari bassi.
Si sta studiando l’efficacia e la fattibilità di un’altra misura, sulla quale spingono molto anche gli industriali: la staffetta generazionale. «Nel passato era molto usato in alcuni settori tra padri e figli. Noi pensiamo a uno strumento generalizzato per tutte le categorie. Non è facile costruire gli incentivi giusti. È un’operazione costosa, ma possibile» ha detto Giovannini. Si calcola che per centomila staffette serva un miliardo di euro. La scelta se attuare prima una misura piuttosto che un’altra dipenderà anche dai margini di flessibilità che ci consentirà Bruxelles, argomento che il premier Letta vorrebbe portare al Consiglio europeo di fine giugno.
Il lavoro giovanile è il tema centrale al vertice di giugno. E un mese di tempo per mettere a punto misure concrete e lavorare anche in Italia contro la disoccupazione per creare una vera e propria "massa critica" in grado di sconfiggere quello che è ormai diventato "l'incubo del nostro tempo". Enrico Letta ha lasciato Bruxelles appagato, dopo aver incassato, nel suo primo Consiglio europeo da premier, il sì del presidente Ue Hermann Van Rompuy alla richiesta italiana di porre al centro dell'appuntamento di giugno le misure per sconfiggere la disoccupazione giovanile e ottenuto anche un riconoscimento del presidente del parlamento Ue Martin Schulz: "quando lo ascolto sono ottimista sul fatto che esistono veri europeisti". Insomma Letta nonostante "l'emozione del battesimo" porta subito a casa un risultato e il riconoscimento della necessità di un cambio di rotta. Ricordiamo, inoltre, che nella Berlino di Angela Merkel verrà organizzato il 3 luglio un vertice di tutti i ministri del lavoro dei 27 per mettere a confronto proposte e interventi per creare posti di lavoro.
"Contratti a termine e apprendisti: ecco il piano per i giovani annunciato dal ministro del lavoro. Decreto a fine giugno. Revisioni delle pensioni dopo la fine dell'estate". Il ministro del Lavoro,Giovannini, spiegando il suo progetto per l'occupazione dei giovani, afferma che la riduzione degli intervalli tra un contratto a termine e l'altro, "arriverà con altre misure con un decreto legge che il governo porterà in Consiglio dei ministri tra la fine di giugno e i primi di luglio" e che probabilmente, si tornerà ai 10/20 giorni prima della riforma Fornero. Nel piano c'è anche l'apprendistato" che consente flessibilità ma in vista di un'assunzione.
Si sta studiando l’efficacia e la fattibilità di un’altra misura, sulla quale spingono molto anche gli industriali: la staffetta generazionale. «Nel passato era molto usato in alcuni settori tra padri e figli. Noi pensiamo a uno strumento generalizzato per tutte le categorie. Non è facile costruire gli incentivi giusti. È un’operazione costosa, ma possibile» ha detto Giovannini. Si calcola che per centomila staffette serva un miliardo di euro. La scelta se attuare prima una misura piuttosto che un’altra dipenderà anche dai margini di flessibilità che ci consentirà Bruxelles, argomento che il premier Letta vorrebbe portare al Consiglio europeo di fine giugno.
Il lavoro giovanile è il tema centrale al vertice di giugno. E un mese di tempo per mettere a punto misure concrete e lavorare anche in Italia contro la disoccupazione per creare una vera e propria "massa critica" in grado di sconfiggere quello che è ormai diventato "l'incubo del nostro tempo". Enrico Letta ha lasciato Bruxelles appagato, dopo aver incassato, nel suo primo Consiglio europeo da premier, il sì del presidente Ue Hermann Van Rompuy alla richiesta italiana di porre al centro dell'appuntamento di giugno le misure per sconfiggere la disoccupazione giovanile e ottenuto anche un riconoscimento del presidente del parlamento Ue Martin Schulz: "quando lo ascolto sono ottimista sul fatto che esistono veri europeisti". Insomma Letta nonostante "l'emozione del battesimo" porta subito a casa un risultato e il riconoscimento della necessità di un cambio di rotta. Ricordiamo, inoltre, che nella Berlino di Angela Merkel verrà organizzato il 3 luglio un vertice di tutti i ministri del lavoro dei 27 per mettere a confronto proposte e interventi per creare posti di lavoro.
"Contratti a termine e apprendisti: ecco il piano per i giovani annunciato dal ministro del lavoro. Decreto a fine giugno. Revisioni delle pensioni dopo la fine dell'estate". Il ministro del Lavoro,Giovannini, spiegando il suo progetto per l'occupazione dei giovani, afferma che la riduzione degli intervalli tra un contratto a termine e l'altro, "arriverà con altre misure con un decreto legge che il governo porterà in Consiglio dei ministri tra la fine di giugno e i primi di luglio" e che probabilmente, si tornerà ai 10/20 giorni prima della riforma Fornero. Nel piano c'è anche l'apprendistato" che consente flessibilità ma in vista di un'assunzione.
Etichette:
Apprendistato,
Consiglio Europeo,
contratti a termine,
contratti di lavoro,
Enrico Giovannini,
Enrico Letta,
giugno 2013,
lavoro,
lavoro giovanile,
pacchetto di Bruxelles,
riforma Fornero,
Unione europea
sabato 25 maggio 2013
Inps: contributo per servizi all’infanzia per gli anni 2013-2015
Da giovedì 16 maggio 2013, le strutture che forniscono servizi per l’infanzia, sia pubbliche sia private accreditate con la rete pubblica, possono presentare domanda di adesione alla misura sperimentale introdotta dalla legge sulla riforma del lavoro che prevede – per gli anni 2013-2015 – la facoltà, per la madre lavoratrice, di chiedere la corresponsione di un contributo da utilizzare per i servizi per l’infanzia offerti dalla rete pubblica o dai servizi privati accreditati.
La domanda deve essere presentata all’Inps dalla struttura o dagli intermediari abilitati (consulenti del lavoro e associazioni di categoria provviste di delega) esclusivamente per via telematica, utilizzando i servizi accessibili dal sito dell’Inps tramite PIN dispositivo, secondo i termini e le modalità contenuti nel bando pubblicato nella sezione Avvisi e Concorsi del portale Inps.
Per una corretta presentazione della domanda, oltre alle informazioni relative alla conformità della struttura ed alla normativa prevista dalla legge, è necessario essere in possesso del PIN per l’accesso ai servizi online e dei dati per ricevere il pagamento del servizio: codice IBAN, nome della banca, indirizzo, numero civico e CAP della filiale della banca, riferimento del titolare del conto corrente (ragione sociale oppure nome e cognome).
Una volta formato l’elenco delle strutture, l’ente di previdenza pubblicherà il bando per l’assegnazione dei contributi per l’acquisto dei servizi per l’infanzia cui potranno partecipare le madri lavoratrici interessate.
Per il triennio 2013-2015, la norma prevede che la lavoratrice, al termine del congedo di maternità e in alternativa al congedo parentale, abbia diritto ad un contributo per i servizi di baby sitting o per asili d’infanzia pubblici o privati accreditati.
Possono accedere le madri (anche adottive o affidatarie) lavoratrici dipendenti o iscritte alla gestione separata, per i bambini già nati (o entrati in famiglia o in Italia) o con data presunta del parto entro i quattro mesi successivi alla scadenza del bando per la presentazione della domanda.
Le iscritte alla gestione separata INPS (quindi, anche le libere professioniste), non devono essere iscritte ad altra forma previdenziale obbligatoria, o pensionate (cioè tenute al versamento della contribuzione in misura piena).
La lavoratrice può accedere al beneficio anche per più figli (una domanda per ciascuno) e come gestante (per gravidanza gemellare, una domanda per ogni nascituro), purché ricorrano per ciascun figlio i requisiti sopra richiamati.
Il contributo può essere richiesto anche da chi ha già usufruito in parte del congedo parentale.
Escluse:
lavoratrici esentate totalmente dal pagamento della rete pubblica dei servizi per l’infanzia o dei servizi privati convenzionati.
lavoratrici che usufruiscono dei benefici di cui al Fondo per le Politiche relative ai diritti ed alle pari opportunità istituito con l’art.19, comma 3, del dl 223/2006, convertito dalla legge 248/2006.
Il contributo è pari a 300 euro mensili. Per le dipendenti, è utilizzabile per un massimo di sei mesi, per le autonome per tre mesi. Va utilizzato negli undici mesi successivi al congedo obbligatorio. I mesi non devono essere necessariamente continuativi.
Il contributo è un’alternativa al congedo parentale (al quale quindi si rinuncia). La fruizione del beneficio è legata alla disponibilità di giornate di congedo parentale. Il mese non è frazionabile, mentre nel congedo parentale lo è.
Se quindi la lavoratrice usufruisce di quattro mesi e un giorno di congedo parentale, potrà accedere al beneficio per un solo mese, residuandole 29 giorni da utilizzare come congedo parentale. Allo stesso modo il beneficio, una volta richiesto, potrà essere interrotto solo al compimento di una frazione mensile.
Le lavoratrici con contratto di lavoro a tempo parziale possono fruire del contributo in misura proporzionata alla ridotta prestazione lavorativa.
Il contributo asilo per la fruizione della rete pubblica dei servizi per l’infanzia o dei servizi privati accreditati viene attraverso pagamento diretto alla struttura prescelta. Quest’ultima deve presentare la documentazione attestante l’effettiva fruizione del servizio, fino a concorrenza dell’importo di 300 euro mensili, per ogni mese di congedo parentale cui la lavoratrice rinuncia.
Il voucher baby sitting viene erogato attraverso il sistema di buoni lavoro (art.72 del Dlgs 276/2003): quindi l’Inps erogherà 300 euro in voucher per ogni mese di congedo parentale cui la lavoratrice rinuncia.
I voucher, sono cartacei, vanno ritirati presso la sede INPS territorialmente competente individuata in base alla residenza o al domicilio temporaneo dichiarato nella domanda di partecipazione al bando, se diverso dalla residenza (clicca per trovare la tua sede Inps). Possono essere ritirati in un’unica soluzione, solo in parte, o con cadenza mensile.
Prima dell’inizio del servizio di baby sitting, la madre deve effettuare la comunicazione preventiva di inizio prestazione, indicando il proprio codice fiscale, quello della prestatrice, il luogo di svolgimento della prestazione e le date presunte di inizio e di fine dell’attività lavorativa, attraverso i seguenti canali:
Contact center Inps/Inail, al numero 803164, gratuito da telefono fisso, oppure allo 06164164, da cellulare con tariffazione a carico dell’utenza chiamante.
Numero di fax gratuito INAIL 800657657, utilizzando il modulo presente sul sito dell’INAIL.
Il sito web Inail, Sezione Punto cliente. La sede INPS.
Vanno poi comunicate tutte le eventuali variazioni.
Al termine della prestazione lavorativa, la madre lavoratrice consegna i voucher alla baby sitter debitamente compilati e firmati. La baby sitter riscuote il corrispettivo dei buoni lavoro ricevuti, convalidati con la propria firma, presentandoli presso qualsiasi ufficio postale ed esibendo un valido documento di riconoscimento, entro 24 mesi dalla data di emissione del voucher.
Se rinuncia dopo aver già ritirato i voucher, quelli non ancora fruiti potranno essere restituiti, alla sede INPS presso la quale sono stati ritirati, che provvederà al loro annullamento.
Siccome il contributo, come detto, è divisibile solo per frazioni mensili, in caso di rinuncia la lavoratrice deve restituire voucher in misura pari a 300 euro o a multipli di 300 euro: significa che, se per esempio la madre ha ottenuto 600 euro di voucher (due mesi), e li ha utilizzati solo per 310 euro, non potrà chiedere di recuperare il secondo mese di congedo parentale, in quanto l’utilizzo di voucher per un importo superiore a 300 euro si colloca nella seconda mensilità che non può essere frazionata in giorni.
La restituzione dei voucher è necessaria, altrimenti non è valida la rinuncia al beneficio (che quindi non si trasforma in ulteriori mesi di congedo parentale). E’ l’Inps che comunica al datore di lavoro la riduzione del periodo di congedo parentale conseguente alla concessione del beneficio e, in seguito, le eventuali rinunce.
La domanda deve essere presentata all’Inps dalla struttura o dagli intermediari abilitati (consulenti del lavoro e associazioni di categoria provviste di delega) esclusivamente per via telematica, utilizzando i servizi accessibili dal sito dell’Inps tramite PIN dispositivo, secondo i termini e le modalità contenuti nel bando pubblicato nella sezione Avvisi e Concorsi del portale Inps.
Per una corretta presentazione della domanda, oltre alle informazioni relative alla conformità della struttura ed alla normativa prevista dalla legge, è necessario essere in possesso del PIN per l’accesso ai servizi online e dei dati per ricevere il pagamento del servizio: codice IBAN, nome della banca, indirizzo, numero civico e CAP della filiale della banca, riferimento del titolare del conto corrente (ragione sociale oppure nome e cognome).
Una volta formato l’elenco delle strutture, l’ente di previdenza pubblicherà il bando per l’assegnazione dei contributi per l’acquisto dei servizi per l’infanzia cui potranno partecipare le madri lavoratrici interessate.
Per il triennio 2013-2015, la norma prevede che la lavoratrice, al termine del congedo di maternità e in alternativa al congedo parentale, abbia diritto ad un contributo per i servizi di baby sitting o per asili d’infanzia pubblici o privati accreditati.
Possono accedere le madri (anche adottive o affidatarie) lavoratrici dipendenti o iscritte alla gestione separata, per i bambini già nati (o entrati in famiglia o in Italia) o con data presunta del parto entro i quattro mesi successivi alla scadenza del bando per la presentazione della domanda.
Le iscritte alla gestione separata INPS (quindi, anche le libere professioniste), non devono essere iscritte ad altra forma previdenziale obbligatoria, o pensionate (cioè tenute al versamento della contribuzione in misura piena).
La lavoratrice può accedere al beneficio anche per più figli (una domanda per ciascuno) e come gestante (per gravidanza gemellare, una domanda per ogni nascituro), purché ricorrano per ciascun figlio i requisiti sopra richiamati.
Il contributo può essere richiesto anche da chi ha già usufruito in parte del congedo parentale.
Escluse:
lavoratrici esentate totalmente dal pagamento della rete pubblica dei servizi per l’infanzia o dei servizi privati convenzionati.
lavoratrici che usufruiscono dei benefici di cui al Fondo per le Politiche relative ai diritti ed alle pari opportunità istituito con l’art.19, comma 3, del dl 223/2006, convertito dalla legge 248/2006.
Il contributo è pari a 300 euro mensili. Per le dipendenti, è utilizzabile per un massimo di sei mesi, per le autonome per tre mesi. Va utilizzato negli undici mesi successivi al congedo obbligatorio. I mesi non devono essere necessariamente continuativi.
Il contributo è un’alternativa al congedo parentale (al quale quindi si rinuncia). La fruizione del beneficio è legata alla disponibilità di giornate di congedo parentale. Il mese non è frazionabile, mentre nel congedo parentale lo è.
Se quindi la lavoratrice usufruisce di quattro mesi e un giorno di congedo parentale, potrà accedere al beneficio per un solo mese, residuandole 29 giorni da utilizzare come congedo parentale. Allo stesso modo il beneficio, una volta richiesto, potrà essere interrotto solo al compimento di una frazione mensile.
Le lavoratrici con contratto di lavoro a tempo parziale possono fruire del contributo in misura proporzionata alla ridotta prestazione lavorativa.
Il contributo asilo per la fruizione della rete pubblica dei servizi per l’infanzia o dei servizi privati accreditati viene attraverso pagamento diretto alla struttura prescelta. Quest’ultima deve presentare la documentazione attestante l’effettiva fruizione del servizio, fino a concorrenza dell’importo di 300 euro mensili, per ogni mese di congedo parentale cui la lavoratrice rinuncia.
Il voucher baby sitting viene erogato attraverso il sistema di buoni lavoro (art.72 del Dlgs 276/2003): quindi l’Inps erogherà 300 euro in voucher per ogni mese di congedo parentale cui la lavoratrice rinuncia.
I voucher, sono cartacei, vanno ritirati presso la sede INPS territorialmente competente individuata in base alla residenza o al domicilio temporaneo dichiarato nella domanda di partecipazione al bando, se diverso dalla residenza (clicca per trovare la tua sede Inps). Possono essere ritirati in un’unica soluzione, solo in parte, o con cadenza mensile.
Prima dell’inizio del servizio di baby sitting, la madre deve effettuare la comunicazione preventiva di inizio prestazione, indicando il proprio codice fiscale, quello della prestatrice, il luogo di svolgimento della prestazione e le date presunte di inizio e di fine dell’attività lavorativa, attraverso i seguenti canali:
Contact center Inps/Inail, al numero 803164, gratuito da telefono fisso, oppure allo 06164164, da cellulare con tariffazione a carico dell’utenza chiamante.
Numero di fax gratuito INAIL 800657657, utilizzando il modulo presente sul sito dell’INAIL.
Il sito web Inail, Sezione Punto cliente. La sede INPS.
Vanno poi comunicate tutte le eventuali variazioni.
Al termine della prestazione lavorativa, la madre lavoratrice consegna i voucher alla baby sitter debitamente compilati e firmati. La baby sitter riscuote il corrispettivo dei buoni lavoro ricevuti, convalidati con la propria firma, presentandoli presso qualsiasi ufficio postale ed esibendo un valido documento di riconoscimento, entro 24 mesi dalla data di emissione del voucher.
Se rinuncia dopo aver già ritirato i voucher, quelli non ancora fruiti potranno essere restituiti, alla sede INPS presso la quale sono stati ritirati, che provvederà al loro annullamento.
Siccome il contributo, come detto, è divisibile solo per frazioni mensili, in caso di rinuncia la lavoratrice deve restituire voucher in misura pari a 300 euro o a multipli di 300 euro: significa che, se per esempio la madre ha ottenuto 600 euro di voucher (due mesi), e li ha utilizzati solo per 310 euro, non potrà chiedere di recuperare il secondo mese di congedo parentale, in quanto l’utilizzo di voucher per un importo superiore a 300 euro si colloca nella seconda mensilità che non può essere frazionata in giorni.
La restituzione dei voucher è necessaria, altrimenti non è valida la rinuncia al beneficio (che quindi non si trasforma in ulteriori mesi di congedo parentale). E’ l’Inps che comunica al datore di lavoro la riduzione del periodo di congedo parentale conseguente alla concessione del beneficio e, in seguito, le eventuali rinunce.
Etichette:
300 euro,
baby sitter,
baby sitting,
contributo,
domande,
INPS,
lavoro,
riforma Fornero,
servizi all’infanzia
venerdì 24 maggio 2013
Governo: per il lavoro un piano per i giovani che partirà con l’estate 2013
Un piano articolato» da presentare entro giugno con «alcune misure a costo zero a breve termine» e altre costose da verificare con le compatibilità di bilancio. Poi «a medio termine» arriverà, aiutati anche dalla ripresa, il progetto per «ridistribuire meglio il lavoro». Così il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, con un’intervista. Obiettivo: riportare la percentuale ”incubo” (quel 38,4% di giovani senza lavoro) a livelli decisamente più accettabili. Farla scendere di almeno 8 punti percentuali, creare circa centomila nuovi posti di lavoro.
Un decreto legge per rivedere la riforma Fornero dell'estate scorsa, restituendo flessibilità ai contratti a termine. E poi la vera fase due per provare a risollevare l'occupazione giovanile puntando prima di tutto sulla staffetta generazionale, il meccanismo che agevola l'uscita dal lavoro degli anziani in cambio dell'ingresso dei giovani e che potrebbe riguardare anche i dipendenti pubblici. Aggiungendo gli incentivi per le imprese che assumono giovani, il credito d'imposta per sostenere le buste paga dei dipendenti a basso reddito, un minimo di flessibilità nell'altra riforma Fornero, quella delle pensioni, e la rivoluzione dei centri dell'impiego che dovrebbero agganciare il meccanismo (e i soldi) dell'Europa per la cosiddetta Youth Guarantee, progetto europeo mirato alla formazione e all'impiego degli under 25.
Il ministro del Lavoro sta approfondendo il suo corposo dossier. Alcuni passaggi sono ancora da valutare, restano molti nodi da sciogliere. Anche perché se alcune misure, poche, sono a costo zero, la maggior parte ha bisogno di una copertura. Per questo il grado di avanzamento di ogni singolo capitolo dipende dalla decisione che l'Unione europea prenderà a breve sulla golden rule, la possibilità di non tener conto degli investimenti pubblici produttivi, come i fondi per l'occupazione, dal calcolo del deficit.
Regole più semplici, per favorire l'ingresso nel mercato del lavoro e migliorare la formazione, sempre con l'obiettivo di aumentare l'occupazione. Su questo tasto insisteranno le imprese.
Il neo ministro ha convocato le parti sociali, Confindustria, Abi, Ania, Rete Imprese Italia, Alleanza delle coop, insieme a sindacati Cgil, Cisl, Uil e Ugl, per ascoltare le loro riflessioni, prima di intervenire su quella che chiama la «manutenzione» della legge Fornero. Un modo elegante per smarcarsi dall'eredità del suo predecessore, con la volontà comunque di rimediare agli effetti controproducenti che la legge dell'anno scorso ha prodotti sul mercato del lavoro.
Costo zero, è il vincolo immediato per il governo. Prima che si possano sbloccare le risorse europee previste per la Youth Guarantee. Tra le richieste delle imprese, su cui il sindacato non si metterebbe di traverso, ci sono una serie di semplificazioni che non necessitano di risorse: per esempio sui contratti a termine ciò che i rappresentanti di Confindustria diranno domani a Giovannini è di tornare a 10-20 giorni di intervallo per il rinnovo. Intervallo che andrebbe annullato nei casi di contratto a termine per ragioni sostitutive. Vanno agevolate le proroghe, aumentandone il numero o mettendo come unica condizione il sussistere di ragioni oggettive.
Inoltre secondo le imprese andrebbe prevista una libera prorogabilità fino a 18-24 mesi del primo contratto senza indicazione della causale. Dovrebbe anche sussistere una presenza stabile di contratti a termine "acausali" in ogni unità produttiva in un limite percentuale prefissato sulla totalità dei rapporti a tempo indeterminato (ora è al 6%, ma non è realmente utilizzabile), da stabilire nei contratti, anche aziendali. Andrebbe anche chiarito che i contratti aziendali possono disciplinare la materia del lavoro intermittente.
Sull'apprendistato, che andrebbe maggiormente diffuso, bisognerebbe introdurre un patto di prova generalizzato di 6 mesi, prevedere come tutela in caso di licenziamento in corso di apprendistato solo un indennizzo, alleggerire totalmente il carico contributivo (con la Fornero all'1,4), riportandolo a come era prima (cifra fissa e sostanzialmente simbolica). Inoltre dovrebbero essere i contratti a fissare eventuali percentuali di conferma degli apprendisti, magari indicando, in via transitoria per il periodo di crisi, una percentuale molto bassa.
La riforma degli ammortizzatori, Cig in deroga in testa, la conclusione della partita sugli esodati. E i correttivi in chiave flessibilità da apportare al sistema pensionistico per consentire, con un intervento in autunno o al più tardi entro la fine dell'anno, il pensionamento a 62 anni seppure con forti penalizzazioni.
L'obiettivo è di arginare la disoccupazione e favorire l'assunzione dei giovani resta il tema centrale del confronto. Ma soprattutto il nodo ammortizzatori è destinato a fare capolino più volte al tavolo. Con la Cig in deroga che da giugno diventerà maggiormente selettiva in attesa della riforma complessiva. Che, insieme alle misure sulle "pensioni flessibili", sarà agganciata al piano occupazione con un programma di interventi a tappe.
I sindacati torneranno a ribadire che il miliardo appena stanziato dall'esecutivo per la Cig in deroga è insufficiente. Proprio per la concessione della Cassa integrazione dovranno essere individuati criteri maggiormente selettivi già entro un mese (a giugno) con un decreto interministeriale previsto dal decreto legge Imu-Cig varato venerdì scorso dal Governo. E un'opzione sul tavolo è quella di un maggiore coinvolgimento delle Regioni con il ricorso a criteri uniformi a livello territoriale per la concessione degli ammortizzatori a differenza di quanto accade attualmente.
Un decreto legge per rivedere la riforma Fornero dell'estate scorsa, restituendo flessibilità ai contratti a termine. E poi la vera fase due per provare a risollevare l'occupazione giovanile puntando prima di tutto sulla staffetta generazionale, il meccanismo che agevola l'uscita dal lavoro degli anziani in cambio dell'ingresso dei giovani e che potrebbe riguardare anche i dipendenti pubblici. Aggiungendo gli incentivi per le imprese che assumono giovani, il credito d'imposta per sostenere le buste paga dei dipendenti a basso reddito, un minimo di flessibilità nell'altra riforma Fornero, quella delle pensioni, e la rivoluzione dei centri dell'impiego che dovrebbero agganciare il meccanismo (e i soldi) dell'Europa per la cosiddetta Youth Guarantee, progetto europeo mirato alla formazione e all'impiego degli under 25.
Il ministro del Lavoro sta approfondendo il suo corposo dossier. Alcuni passaggi sono ancora da valutare, restano molti nodi da sciogliere. Anche perché se alcune misure, poche, sono a costo zero, la maggior parte ha bisogno di una copertura. Per questo il grado di avanzamento di ogni singolo capitolo dipende dalla decisione che l'Unione europea prenderà a breve sulla golden rule, la possibilità di non tener conto degli investimenti pubblici produttivi, come i fondi per l'occupazione, dal calcolo del deficit.
Regole più semplici, per favorire l'ingresso nel mercato del lavoro e migliorare la formazione, sempre con l'obiettivo di aumentare l'occupazione. Su questo tasto insisteranno le imprese.
Il neo ministro ha convocato le parti sociali, Confindustria, Abi, Ania, Rete Imprese Italia, Alleanza delle coop, insieme a sindacati Cgil, Cisl, Uil e Ugl, per ascoltare le loro riflessioni, prima di intervenire su quella che chiama la «manutenzione» della legge Fornero. Un modo elegante per smarcarsi dall'eredità del suo predecessore, con la volontà comunque di rimediare agli effetti controproducenti che la legge dell'anno scorso ha prodotti sul mercato del lavoro.
Costo zero, è il vincolo immediato per il governo. Prima che si possano sbloccare le risorse europee previste per la Youth Guarantee. Tra le richieste delle imprese, su cui il sindacato non si metterebbe di traverso, ci sono una serie di semplificazioni che non necessitano di risorse: per esempio sui contratti a termine ciò che i rappresentanti di Confindustria diranno domani a Giovannini è di tornare a 10-20 giorni di intervallo per il rinnovo. Intervallo che andrebbe annullato nei casi di contratto a termine per ragioni sostitutive. Vanno agevolate le proroghe, aumentandone il numero o mettendo come unica condizione il sussistere di ragioni oggettive.
Inoltre secondo le imprese andrebbe prevista una libera prorogabilità fino a 18-24 mesi del primo contratto senza indicazione della causale. Dovrebbe anche sussistere una presenza stabile di contratti a termine "acausali" in ogni unità produttiva in un limite percentuale prefissato sulla totalità dei rapporti a tempo indeterminato (ora è al 6%, ma non è realmente utilizzabile), da stabilire nei contratti, anche aziendali. Andrebbe anche chiarito che i contratti aziendali possono disciplinare la materia del lavoro intermittente.
Sull'apprendistato, che andrebbe maggiormente diffuso, bisognerebbe introdurre un patto di prova generalizzato di 6 mesi, prevedere come tutela in caso di licenziamento in corso di apprendistato solo un indennizzo, alleggerire totalmente il carico contributivo (con la Fornero all'1,4), riportandolo a come era prima (cifra fissa e sostanzialmente simbolica). Inoltre dovrebbero essere i contratti a fissare eventuali percentuali di conferma degli apprendisti, magari indicando, in via transitoria per il periodo di crisi, una percentuale molto bassa.
La riforma degli ammortizzatori, Cig in deroga in testa, la conclusione della partita sugli esodati. E i correttivi in chiave flessibilità da apportare al sistema pensionistico per consentire, con un intervento in autunno o al più tardi entro la fine dell'anno, il pensionamento a 62 anni seppure con forti penalizzazioni.
L'obiettivo è di arginare la disoccupazione e favorire l'assunzione dei giovani resta il tema centrale del confronto. Ma soprattutto il nodo ammortizzatori è destinato a fare capolino più volte al tavolo. Con la Cig in deroga che da giugno diventerà maggiormente selettiva in attesa della riforma complessiva. Che, insieme alle misure sulle "pensioni flessibili", sarà agganciata al piano occupazione con un programma di interventi a tappe.
I sindacati torneranno a ribadire che il miliardo appena stanziato dall'esecutivo per la Cig in deroga è insufficiente. Proprio per la concessione della Cassa integrazione dovranno essere individuati criteri maggiormente selettivi già entro un mese (a giugno) con un decreto interministeriale previsto dal decreto legge Imu-Cig varato venerdì scorso dal Governo. E un'opzione sul tavolo è quella di un maggiore coinvolgimento delle Regioni con il ricorso a criteri uniformi a livello territoriale per la concessione degli ammortizzatori a differenza di quanto accade attualmente.
Etichette:
2013,
Ammortizzatori,
Apprendistato,
contratti a termine,
Enrico Giovannini,
occupazione giovanile,
piano per i giovani,
riforma Fornero,
sindacati,
staffetta generazionale
Apprendistato 2013 opportunità di lavoro
Il contratto di apprendistato si configura come la principale tipologia contrattuale per favorire l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro.
Esso, infatti, è rivolto ai giovani tra i 15 e i 29 anni ed è caratterizzato da una finalità formativa. Il datore di lavoro, oltre a versare un corrispettivo per l’attività svolta, è tenuto a formare l'apprendista attraverso un insegnamento di competenze tecnico-professionali e di competenze trasversali.
Con decorrenza dal 1° gennaio 2013, il datore di lavoro, anche per il tramite di un'agenzia di somministrazione di lavoro, può assumere apprendisti nel numero di 2 ogni 3 dipendenti (prima il rapporto numerico era di 1/1). Per i datori di lavoro con meno di 10 dipendenti rimane il rapporto numerico di 1/1 e, pertanto, non si può superare il limite del 100% di assunzioni di apprendisti rispetto alle maestranze specializzate e qualificate.
Eures segnala che sono a disposizione alcune opportunità di lavoro in apprendistato in aziende tedesche.
Per tutti i profili professionali è previsto un periodo di formazione iniziale (linguistica e pratica) di circa tre mesi e mezzo a partire dal mese di giugno 2013.
L’apprendistato avrà inizio il primo settembre 2013 e durerà tra i 2 e i 3 anni a secondo del lavoro.
Il livello minimo di conoscenza del tedesco per tutte le professioni è A2 e, ad eccezione del ruolo di impiegati d’albergo, è sufficiente la licenza di scuola media inferiore.
Per candidarsi ad una delle posizioni aperte effettuare il login al portale Cliclavoro e poi inserire nell’area di ricerca il nome della vacancy per la quale ci si candida (es: Tecnici dei servizi di ristorazione, cuoco…).
Per informazioni scrivere a eures@lavoro.gov.it
Le posizioni aperte riguardano:
Tecnici dei servizi di ristorazione: 6 posizioni disponibili.
I tecnici dei servizi di ristorazione apparecchiano e decorano i tavoli, accolgono i clienti, consigliano i piatti e le bevande e prendono le ordinazioni. Inoltre servono i cibi e le bevande, fanno le fatture e incassano il conto.
Si richiedono buone capacità espressive e sicurezza nello scrivere. Necessaria la conoscenza del tedesco (minimo livello A2) e una buona conoscenza dell’inglese.
Cuoco/a: 13 posizioni disponibili.
Impiego nel settore alberghiero ,nella gastronomia, in ristoranti, mense o nel servizio di catering e in ospedali e case di cura.
Si richiedono buone capacità espressive e sicurezza nello scrivere. Necessaria la conoscenza del tedesco (minimo livello A2) e una buona conoscenza dell’inglese.
Impiegato/a d’albergo: 12 posizioni disponibili.
Gli Impiegati/e d'albergo assistono i clienti dalla prenotazione a eventuali reclami e si impegnano a rendere la loro permanenza il più gradevole possibile. Sono necessari orientamento al servizio e capacità e una spiccata capacità di lavorare in team. Sono richieste flessibilità e resistenza durante svariate situazioni nella hall di ricezione, nel ristorante o nell'amministrazione. La conoscenza del tedesco è quindi indispensabile (livello A2) insieme ad una buona conoscenza della lingua inglese.
Livello di istruzione minimo: biennio di scuola superiore.
Personale qualificato in servizi di alloggio e ristorazione: 3 posizioni disponibili.
Il personale qualificato in servizi di alloggio e ristorazione lavora generalmente nei caffè, nei ristoranti e nel catering, in alberghi e ostelli per la gioventù, in case di cura.
È indispensabile l'orientamento ai clienti e al servizio per venire incontro a tutte le esigenze.
La conoscenza del tedesco è quindi indispensabile (livello A2) e la conoscenza di altre lingue straniere rappresenta un titolo preferenziale.
Esso, infatti, è rivolto ai giovani tra i 15 e i 29 anni ed è caratterizzato da una finalità formativa. Il datore di lavoro, oltre a versare un corrispettivo per l’attività svolta, è tenuto a formare l'apprendista attraverso un insegnamento di competenze tecnico-professionali e di competenze trasversali.
Con decorrenza dal 1° gennaio 2013, il datore di lavoro, anche per il tramite di un'agenzia di somministrazione di lavoro, può assumere apprendisti nel numero di 2 ogni 3 dipendenti (prima il rapporto numerico era di 1/1). Per i datori di lavoro con meno di 10 dipendenti rimane il rapporto numerico di 1/1 e, pertanto, non si può superare il limite del 100% di assunzioni di apprendisti rispetto alle maestranze specializzate e qualificate.
Eures segnala che sono a disposizione alcune opportunità di lavoro in apprendistato in aziende tedesche.
Per tutti i profili professionali è previsto un periodo di formazione iniziale (linguistica e pratica) di circa tre mesi e mezzo a partire dal mese di giugno 2013.
L’apprendistato avrà inizio il primo settembre 2013 e durerà tra i 2 e i 3 anni a secondo del lavoro.
Il livello minimo di conoscenza del tedesco per tutte le professioni è A2 e, ad eccezione del ruolo di impiegati d’albergo, è sufficiente la licenza di scuola media inferiore.
Per candidarsi ad una delle posizioni aperte effettuare il login al portale Cliclavoro e poi inserire nell’area di ricerca il nome della vacancy per la quale ci si candida (es: Tecnici dei servizi di ristorazione, cuoco…).
Per informazioni scrivere a eures@lavoro.gov.it
Le posizioni aperte riguardano:
Tecnici dei servizi di ristorazione: 6 posizioni disponibili.
I tecnici dei servizi di ristorazione apparecchiano e decorano i tavoli, accolgono i clienti, consigliano i piatti e le bevande e prendono le ordinazioni. Inoltre servono i cibi e le bevande, fanno le fatture e incassano il conto.
Si richiedono buone capacità espressive e sicurezza nello scrivere. Necessaria la conoscenza del tedesco (minimo livello A2) e una buona conoscenza dell’inglese.
Cuoco/a: 13 posizioni disponibili.
Impiego nel settore alberghiero ,nella gastronomia, in ristoranti, mense o nel servizio di catering e in ospedali e case di cura.
Si richiedono buone capacità espressive e sicurezza nello scrivere. Necessaria la conoscenza del tedesco (minimo livello A2) e una buona conoscenza dell’inglese.
Impiegato/a d’albergo: 12 posizioni disponibili.
Gli Impiegati/e d'albergo assistono i clienti dalla prenotazione a eventuali reclami e si impegnano a rendere la loro permanenza il più gradevole possibile. Sono necessari orientamento al servizio e capacità e una spiccata capacità di lavorare in team. Sono richieste flessibilità e resistenza durante svariate situazioni nella hall di ricezione, nel ristorante o nell'amministrazione. La conoscenza del tedesco è quindi indispensabile (livello A2) insieme ad una buona conoscenza della lingua inglese.
Livello di istruzione minimo: biennio di scuola superiore.
Personale qualificato in servizi di alloggio e ristorazione: 3 posizioni disponibili.
Il personale qualificato in servizi di alloggio e ristorazione lavora generalmente nei caffè, nei ristoranti e nel catering, in alberghi e ostelli per la gioventù, in case di cura.
È indispensabile l'orientamento ai clienti e al servizio per venire incontro a tutte le esigenze.
La conoscenza del tedesco è quindi indispensabile (livello A2) e la conoscenza di altre lingue straniere rappresenta un titolo preferenziale.
Etichette:
apprendistato 2013,
Cliclavoro,
contratto di apprendistato,
Cuoco,
EURES,
giovani,
Impiegato,
opportunità di lavoro
Apprendistato 2013 il rilancio del ministro del Lavoro
Formazione più agile, costi leggeri, minori vincoli sulle stabilizzazioni. E ancora: ridurre la differenza territoriale dei percorsi formativi e rafforzare l'alto apprendistato nell’università.
Sono le mosse per rilanciare l'apprendistato, nel cantiere nuovamente aperto dal ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, che ha annunciato entro giugno una riesame della formula per favorire l'occupazione giovanile. L'appesantimento dei costi determinato dalla riforma Fornero è il primo tema da rivedere nel dossier di interventi proposti dalle imprese, oltre alla necessità di spostare il fulcro della formazione dall'aula all'azienda. Dai sindacati, invece, si sollecita l'attuazione del repertorio nazionale delle qualifiche e il maggior coinvolgimento dei fondi interprofessionali.
Il modello di riferimento è la Germania, dove i posti da apprendista crescono del 12% all'anno e un'impresa su tre fatica a trovare candidati. L'Italia è ancora lontana, ma gli ultimi dati sulle comunicazioni obbligatorie registrano un'inversione di rotta che fa ben sperare: +5,2% per i contratti attivati nel quarto trimestre del 2012 rispetto a quello precedente, che evidenzia, secondo il monitoraggio realizzato dall'Isfol, «la ripresa di un andamento crescente verso livelli simili a quelli del periodo precedente la caduta». E il cantiere dell'apprendistato è di nuovo aperto, visto che il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, ha dichiarato di voler mettere mano alla formula. Formazione, costi, semplificazione delle regole sono i punti principali nell'agenda di imprese e sindacati per aumentare l'appeal del contratto.
Sul fronte sindacale, se la Cgil sottolinea l'esigenza di completare al più presto il repertorio nazionale delle qualifiche per favorire il riconoscimento dei titoli sul territorio, la Cisl rileva come «sarebbe importante allargare lo sgravio contributivo totale - spiega il segretario confederale Luigi Sbarra -, oggi vigente solo per le aziende sotto i 10 addetti, anche alle aziende più grandi». La Uil evidenzia che l'intervento sull'apprendistato sarebbe da inserire in un disegno armonico di sostegno alle assunzioni, evitando interventi spot. Per il segretario confederale Guglielmo Loy, «sarebbe necessario intervenire sull'apprendistato professionalizzante, allentando i vincoli delle imprese sul versante della formazione. In questo campo – ha aggiungto – potrebbero essere coinvolti i fondi interprofessionali».
L'aggravio dei costi determinato dalla riforma del lavoro è il tema su cui maggiormente insistono le associazioni di categoria. Da Confcommercio sottolineano che «l'attribuzione ai contratti collettivi della disciplina dell'apprendistato, compresa la formazione in azienda, sta facilitando l'utilizzo del contratto professionalizzante costruito sulle esigenze delle imprese. Resta, però, la criticità dell'incremento di costo introdotto dalla legge Fornero per l'Aspi».
Sulla stessa linea Confartigianato: «Dopo la riforma – fa notare il direttore delle relazioni sindacali Riccardo Giovani – per gli apprendisti assunti nell'artigianato si versa il contributo Aspi dell'1,61%, mentre per gli altri lavoratori il contributo è dello 0,70 per cento. Una penalizzazione tanto più grave per il settore dell'artigianato, che impiega un terzo degli apprendisti».
Secondo Confindustria, invece, «per una riforma più incisiva si potrebbe ragionare di un ampliamento del periodo di prova degli apprendisti ed eventualmente della possibilità di dare la tutela obbligatoria/economica durante il periodo di formazione, sulla scorta delle proposte sul contratto unico».
È vero che il contratto di apprendistato ha una valenza formativa, ma la quantità e l'organizzazione del training richiesto sono uno dei temi su cui più si concentrano le critiche degli operatori. Un problema è la disomogeneità dei percorsi tracciati a livello regionale, per cui ci sono Regioni che per l'apprendistato professionalizzante richiedono il numero minimo di 120 ore di formazione esterna all'azienda nel triennio, e altre che arrivano a richiedere oltre 900 ore. Dal mondo produttivo si sollecita, dunque, un allineamento delle regole sul territorio, all'insegna della semplificazione. «Bisognerebbe anche - dice Mario Resca, presidente di Confimprese - riproporzionare le ore di formazione per i contratti part-time e "portare" il maggior numero di ore possibile dalle lezioni in aula al training on the job».
Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni, sottolinea infine che «negli studi professionali gli apprendisti possono già ricevere una formazione rilevante. Per incentivare il ricorso all'apprendistato di alta formazione e alleggerire i costi a carico degli studi – suggerisce – sarebbe utile prevedere una riduzione delle ore di formazione esterna, valorizzando quella sul campo».
Etichette:
apprendistato 2013,
contratto di apprendistato,
Enrico Giovannini,
fondi interprofessionali,
Gaetano Stella,
ISFOL,
Ministro del Lavoro,
occupazione giovanile,
riforma Fornero,
sindacati
martedì 21 maggio 2013
Governo e la politica del lavoro 2013: esodati, pensione anticipata e staffetta generazionale
Come già scritto su queste pagine con la riforma del lavoro dal 2013 si potrà andare in pensione di vecchiaia con almeno 62 anni e tre mesi se donne (63 anni e 9 mesi se lavoratrici autonome) e con 66 anni e tre mesi se uomini. Si potrà andare in pensione anticipata solo se si sono maturati almeno 42 anni e 5 mesi di contributi se uomini e 41 anni e 5 mesi se donne.
In vista nuove tutele per gli esodati (salvaguardati) e le possibili modificazioni alla riforma delle pensioni che privilegino le staffetta generazionale e sconfortino la pensione anticipata: vediamo i piani del Governo per il 2013.
Per tutelare gli esodati il Governo ragiona su nuove misure per limitare il numero dei salvaguardati si pone come obiettivo di scoraggiare la pensione anticipata, introducendo nella Riforma Fornero elementi di flessibilità sull’età pensionabile e meccanismi del tipo staffetta generazionale.
Queste sono le linee guida illustrate a più riprese dal ministero del Lavoro, Enrico Giovannini.
Il problema riguarda in modo particolare chi è vicino all’età pensionabile (ma che per effetto della Riforma Fornero, non l’ha raggiunta) e chi rischia di trovarsi in analoga situazione nei prossimi anni. Innanzitutto bisogna «migliorare il sistema informativo»: davanti a stime più esatte attese dall’INPS, il governo prenderà le sue disposizioni.
Il punto, ha spiegato Giovannini, non è soltanto «la tutela degli esodati, ma la transizione a un sistema pensionistico che, a causa della riforma, ha subito un brusco cambiamento». Su 130mila lavoratori tutelati, ad oggi sono solo 7mila gli esodati che hanno ottenuto la pensione. Giovannini ha quindi fornito indicazioni sul completamento delle salvaguardie previste.
Per il primo decreto, a fronte dei 65mila soggetti che dovevano essere salvaguardati, ne sono stati salvaguardati 62mila». Ma «non significa che le risorse relative a questi ulteriori 3mila soggetti verranno perdute, perché i decreti successivi indicano chiaramente che le eventuali economie possono essere impiegate in essi».
Per il secondo decreto, «le imprese avrebbero dovuto comunicare entro il 31 marzo le liste dei soggetti che si prevede verranno licenziati (quindi perderanno il posto di lavoro) entro il 31 dicembre, ma in realtà non l’hanno fatto. Perché? Perché non c’è incertezza, anche dal punto di vista delle imprese, se questi soggetti effettivamente verranno espulsi dal sistema produttivo entro quest’anno, o se invece si andrà all’anno prossimo».
Il governo sta considerando di rendere più flessibili le misure che consentono la pensione anticipata, continuando a consentirla ma sempre con decurtazione dell’assegno, e magari incentivare chi invece rimane al lavoro più a lungo.
La legge attualmente prevede per le donne con 35 anni di contributi e 57 anni di età la possibilità di ritirarsi ma calcolando la pensione con metodo contributivo (significa un assegno più basso di almeno il 30% rispetto al retributivo o misto). La riforma Fornero prevede anche un ritiro anticipato per uomini e donne prima dei 62 anni, ma con un prelievo dell’1-2% per ogni anno in meno rispetto all’età pensionabile. Per la pensione anticipata senza decurtazioni bisogna avere 42 anni e 5 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e cinque mesi per le donne).
Infatti, la staffetta generazionale che il ministro del Lavoro sta portando avanti conferma che questo provvedimento sia un punto centrale nel suo progetto. C’è da mettere in evidenza che ci sono diversi modi per realizzare il graduale passaggio di consegne tra i lavoratori anziani e quelli giovani. Un a prima l’idea è quella di un part-time per i lavoratori vicini all’età pensionabile, che manterrebbero la contribuzione piena (a carico dell’ente previdenziale) mantenendo i requisiti pensionistici. Le aziende risparmierebbero ma dovrebbero in cambio assumere un giovane per ogni part-time di un lavoratore anziano, per esempio in apprendistato o a tempo indeterminato.
La seconda idea prevede che il lavoratore anziano non vada in part time ma in pensione prima della scadenza naturale. E in questo caso bisogna intervenire sull'altra riforma Fornero, proprio quella che ha alzato l'età pensionabile.
Etichette:
Enrico Giovannini,
esodati,
gennaio 2013,
lavoro,
Ministero del Lavoro,
pensione anticipata,
riforma delle pensioni,
riforma Fornero,
sistema contributivo,
sistema retributivo,
staffetta generazionale
sabato 18 maggio 2013
Fondo di solidarietà a sostegno del reddito 27 dal aprile 2013
Torna ad essere operativo il Fondo di Solidarietà per i mutui sulla prima casa, rifinanziato con 20 milioni di euro dal decreto "Salva Italia". A partire dal 27 aprile è possibile fare richiesta per la sospensione del pagamento delle rate del proprio mutuo, per un massimo di 18 mesi di interruzione. Possono ottenere questo sostegno coloro che si trovano ad aver perso il lavoro, che subiscono la morte di un familiare o il riconoscimento di una grave invalidità successivamente alla stipula del contratto di mutuo e nei 3 anni antecedenti la richiesta di accesso al beneficio e in presenza di alcuni requisiti legati al reddito.
Il Fondo di solidarietà per i mutui per l'acquisto della prima casa è stato istituito, presso il Ministero dell'Economia e delle Finanze, con la Legge n. 244 del 24/12/2007 che all'art. 2, commi 475 e ss. ha previsto la possibilità per i titolari di un mutuo contratto per l'acquisto della prima casa, di beneficiare della sospensione del pagamento delle rate al verificarsi di situazioni di temporanea difficoltà, destinate ad incidere negativamente sul reddito complessivo del nucleo familiare.
La legge n. 92 del 2012, entrata in vigore in data 18/07/2012 e recante "disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita", ha modificato in modo sostanziale la preesistente normativa incidendo sui requisiti previsti per l'accesso al Fondo e consentendo nello specifico l'ammissione al beneficio nei soli casi di:
cessazione del rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato;
cessazione del rapporto di lavoro subordinato a tempo determinato;
cessazione dei rapporti di lavoro parasubordinato, o di rappresentanza commerciale o di agenzia (art. 409 n. 3 del c.p.c.);
morte o riconoscimento di grave handicap ovvero di invalidità civile non inferiore all'80%
In Gazzetta le modifiche al decreto 21 giugno 2010, n. 132 concernente norme di attuazione del Fondo di solidarietà per i mutui per l'acquisto della prima casa.
Analizzando i casi dell'ammissione al beneficio dobbiamo sottolineare che è subordinata esclusivamente all'accadimento di almeno uno dei seguenti eventi riferiti alla persona del beneficiario, intervenuti successivamente alla stipula del contratto di mutuo e verificatisi nei tre anni antecedenti alla richiesta di ammissione al beneficio:
cessazione del rapporto di lavoro subordinato ad eccezione delle ipotesi di risoluzione consensuale, di risoluzione per limiti di età con diritto a pensione di vecchiaia o di anzianità, di licenziamento per giusta causa o giustificato motivo soggettivo, di dimissioni del lavoratore non per giusta causa, con attualità dello stato di disoccupazione;
cessazione dei rapporti di lavoro di cui all'articolo 409, n. 3) del codice di procedura civile, ad eccezione delle ipotesi di risoluzione consensuale, di recesso datoriale per giusta causa, di recesso del lavoratore non per giusta causa, con attualità dello stato di disoccupazione;
morte o riconoscimento di handicap grave, ai sensi dell'articolo 3, comma 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, ovvero di invalidità civile non inferiore all'80%.
La sospensione del pagamento delle rate di mutuo si applica anche ai mutui:
oggetto di operazioni di emissione di obbligazioni bancarie garantite ovvero di cartolarizzazione ai sensi della legge 30 aprile 1999, n. 130;
erogati per portabilità tramite surroga ai sensi dell'articolo 120-quater del testo unico di cui al decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, che costituiscono mutui di nuova erogazione alla data di perfezionamento dell'operazione di surroga;
che hanno già fruito di altre misure di sospensione del pagamento delle rate purché tali misure non determinino complessivamente una sospensione dell'ammortamento superiore a 18 mesi.
Per beneficiare del fondo di solidarietà per i mutui prima casa i mutuatari, tramite gli istituti di credito o gli intermediari finanziari, devono ottenere il nulla osta da parte della Consap, la Concessionaria servizi assicurativi pubblici nonché la società del Mef che gestisce il fondo. La richiesta si inoltra telematicamente, attraverso la moduliststica disponibile sul sito del Ministero del Tesoro e della Consap.
Accanto al rifinanziamento sono stati introdotti nuovi criteri per accedere al provvedimento sospensorio delle rate. I nuovi criteri stabiliscono che le banche possono accettare la richiesta di sospensione in caso di licenziamento da lavoro di tipo subordinato nei tre anni precedenti la richiesta stessa, ad esclusione dei casi di licenziamento per giusta causa. Rientrano nei criteri stabiliti, oltre ai casi di licenziamento, la morte e il riconoscimento di handicap o invalidità superiore all'ottanta percento.
Il Fondo di solidarietà per i mutui per l'acquisto della prima casa è stato istituito, presso il Ministero dell'Economia e delle Finanze, con la Legge n. 244 del 24/12/2007 che all'art. 2, commi 475 e ss. ha previsto la possibilità per i titolari di un mutuo contratto per l'acquisto della prima casa, di beneficiare della sospensione del pagamento delle rate al verificarsi di situazioni di temporanea difficoltà, destinate ad incidere negativamente sul reddito complessivo del nucleo familiare.
La legge n. 92 del 2012, entrata in vigore in data 18/07/2012 e recante "disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita", ha modificato in modo sostanziale la preesistente normativa incidendo sui requisiti previsti per l'accesso al Fondo e consentendo nello specifico l'ammissione al beneficio nei soli casi di:
cessazione del rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato;
cessazione del rapporto di lavoro subordinato a tempo determinato;
cessazione dei rapporti di lavoro parasubordinato, o di rappresentanza commerciale o di agenzia (art. 409 n. 3 del c.p.c.);
morte o riconoscimento di grave handicap ovvero di invalidità civile non inferiore all'80%
In Gazzetta le modifiche al decreto 21 giugno 2010, n. 132 concernente norme di attuazione del Fondo di solidarietà per i mutui per l'acquisto della prima casa.
Analizzando i casi dell'ammissione al beneficio dobbiamo sottolineare che è subordinata esclusivamente all'accadimento di almeno uno dei seguenti eventi riferiti alla persona del beneficiario, intervenuti successivamente alla stipula del contratto di mutuo e verificatisi nei tre anni antecedenti alla richiesta di ammissione al beneficio:
cessazione del rapporto di lavoro subordinato ad eccezione delle ipotesi di risoluzione consensuale, di risoluzione per limiti di età con diritto a pensione di vecchiaia o di anzianità, di licenziamento per giusta causa o giustificato motivo soggettivo, di dimissioni del lavoratore non per giusta causa, con attualità dello stato di disoccupazione;
cessazione dei rapporti di lavoro di cui all'articolo 409, n. 3) del codice di procedura civile, ad eccezione delle ipotesi di risoluzione consensuale, di recesso datoriale per giusta causa, di recesso del lavoratore non per giusta causa, con attualità dello stato di disoccupazione;
morte o riconoscimento di handicap grave, ai sensi dell'articolo 3, comma 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, ovvero di invalidità civile non inferiore all'80%.
La sospensione del pagamento delle rate di mutuo si applica anche ai mutui:
oggetto di operazioni di emissione di obbligazioni bancarie garantite ovvero di cartolarizzazione ai sensi della legge 30 aprile 1999, n. 130;
erogati per portabilità tramite surroga ai sensi dell'articolo 120-quater del testo unico di cui al decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, che costituiscono mutui di nuova erogazione alla data di perfezionamento dell'operazione di surroga;
che hanno già fruito di altre misure di sospensione del pagamento delle rate purché tali misure non determinino complessivamente una sospensione dell'ammortamento superiore a 18 mesi.
Per beneficiare del fondo di solidarietà per i mutui prima casa i mutuatari, tramite gli istituti di credito o gli intermediari finanziari, devono ottenere il nulla osta da parte della Consap, la Concessionaria servizi assicurativi pubblici nonché la società del Mef che gestisce il fondo. La richiesta si inoltra telematicamente, attraverso la moduliststica disponibile sul sito del Ministero del Tesoro e della Consap.
Accanto al rifinanziamento sono stati introdotti nuovi criteri per accedere al provvedimento sospensorio delle rate. I nuovi criteri stabiliscono che le banche possono accettare la richiesta di sospensione in caso di licenziamento da lavoro di tipo subordinato nei tre anni precedenti la richiesta stessa, ad esclusione dei casi di licenziamento per giusta causa. Rientrano nei criteri stabiliti, oltre ai casi di licenziamento, la morte e il riconoscimento di handicap o invalidità superiore all'ottanta percento.
Etichette:
18 mesi,
27 aprile 2013,
cessazione,
Consap,
fondo di solidarietà,
la legge n. 92,
mutuo,
Rapporto di lavoro,
sospensione del pagamento,
sostegno del reddito
mercoledì 15 maggio 2013
Lavoro, entro giugno 2013 pacchetto occupazione per i giovani
Il neo ministro del lavoro Enrico Giovannini ha citato le «due emergenze» cassa in deroga e gli esodati su cui il ministero è impegnato nella loro «quantificazione precisa, di cose stiamo parlando», cosa che «nel caso dei salvaguardati non è semplice». Si lavora ad un «superamento del precariato nella PA, ad un fisco amico nell'ambito dei contributi del lavoro e pensionistici, ad una revisione del welfare, alla staffetta generazionale e a politiche contro la povertà».
La rilevazione Isfol sul quarto trimestre del 2012 indica una forte riduzione dei contratti di collaborazione (-25% rispetto allo stesso periodo del 2011), ma un aumento (+3,7%) delle assunzioni a termine. In calo i contratti a tempo indeterminato (-3,3%). Per monitorare meglio gli effetti della riforma - annuncia il ministro - «è in arrivo un comitato scientifico».Modifiche in vista anche per la riforma della previdenza. Aver allungato l’età pensionabile, infatti, mette in sicurezza maggiore i conti del sistema, ma non aiuta a fare spazio ai giovani. Ed ecco che Giovannini ha rivelato che il governo stia pensando ad una «flessibilizzazione» delle possibilità di uscita dal lavoro «in cambio di penalizzazioni». Ossia chi vuole andare in pensione prima potrà farlo, ma perderà una porzione della pensione. È in questo quadro che potrebbe inserirsi anche la norma sulla staffetta generazionale. «Un intervento che ha evidenti vantaggi ma è costoso» spiega il ministro. Inoltre c’è da considerare il fatto che «la condizione sociale delle persone a reddito fisso, in alcuni settori, non è proprio favolosa, per cui potrebbe non incontrare un grande successo».
Quindi, «Entro giugno verrà approvato un pacchetto articolato di misure per l'occupazione giovanile» che poggia su un mix di «politiche europee e nazionali». E’ quanto ha annunciato Giovannini, spiegando che il Governo punta ad agire su più livelli, utilizzando anzitutto le risorse comunitarie, i 6 miliardi che il piano europeo Garanzia giovani (400 milioni circa per l'Italia) destina all'offerta di un posto di lavoro o di un percorso formativo.
“Stiamo lavorando con l'Ocse sulle buone pratiche internazionali per costruire un pacchetto di misure – ha
detto il ministro–. In ambito europeo si sta ragionando sull'esclusione delle spese per l'occupazione dal rispetto dei parametri del Patto di stabilità su deficit e Pil o, almeno, di tenerle in considerazione in sede di interpretazione dei risultati, trattandosi di un problema comune». Giovannini ha fatto chiarezza sui numeri:
«Abbiamo 2,1 milioni di "neet", giovani che non ricevono un'istruzione né hanno un lavoro, mentre i giovani disoccupati sono 650mila, pari ad un tasso del 38,4% calcolato sui soli giovani che stanno cercando attivamente un lavoro, che equivale a circa il 10,6% dei giovani». Nel complesso «con 3 milioni di disoccupati e 3 milioni di scoraggiati o posti ai margini del mercato del lavoro», il problema occupazionale «è talmente ampio che non si può affrontare solo con interventi sul piano legislativo», il «riassorbimento di una così ampia platea può avvenire solo attraverso una crescita economica che sia inclusiva».
La rilevazione Isfol sul quarto trimestre del 2012 indica una forte riduzione dei contratti di collaborazione (-25% rispetto allo stesso periodo del 2011), ma un aumento (+3,7%) delle assunzioni a termine. In calo i contratti a tempo indeterminato (-3,3%). Per monitorare meglio gli effetti della riforma - annuncia il ministro - «è in arrivo un comitato scientifico».Modifiche in vista anche per la riforma della previdenza. Aver allungato l’età pensionabile, infatti, mette in sicurezza maggiore i conti del sistema, ma non aiuta a fare spazio ai giovani. Ed ecco che Giovannini ha rivelato che il governo stia pensando ad una «flessibilizzazione» delle possibilità di uscita dal lavoro «in cambio di penalizzazioni». Ossia chi vuole andare in pensione prima potrà farlo, ma perderà una porzione della pensione. È in questo quadro che potrebbe inserirsi anche la norma sulla staffetta generazionale. «Un intervento che ha evidenti vantaggi ma è costoso» spiega il ministro. Inoltre c’è da considerare il fatto che «la condizione sociale delle persone a reddito fisso, in alcuni settori, non è proprio favolosa, per cui potrebbe non incontrare un grande successo».
Quindi, «Entro giugno verrà approvato un pacchetto articolato di misure per l'occupazione giovanile» che poggia su un mix di «politiche europee e nazionali». E’ quanto ha annunciato Giovannini, spiegando che il Governo punta ad agire su più livelli, utilizzando anzitutto le risorse comunitarie, i 6 miliardi che il piano europeo Garanzia giovani (400 milioni circa per l'Italia) destina all'offerta di un posto di lavoro o di un percorso formativo.
“Stiamo lavorando con l'Ocse sulle buone pratiche internazionali per costruire un pacchetto di misure – ha
detto il ministro–. In ambito europeo si sta ragionando sull'esclusione delle spese per l'occupazione dal rispetto dei parametri del Patto di stabilità su deficit e Pil o, almeno, di tenerle in considerazione in sede di interpretazione dei risultati, trattandosi di un problema comune». Giovannini ha fatto chiarezza sui numeri:
«Abbiamo 2,1 milioni di "neet", giovani che non ricevono un'istruzione né hanno un lavoro, mentre i giovani disoccupati sono 650mila, pari ad un tasso del 38,4% calcolato sui soli giovani che stanno cercando attivamente un lavoro, che equivale a circa il 10,6% dei giovani». Nel complesso «con 3 milioni di disoccupati e 3 milioni di scoraggiati o posti ai margini del mercato del lavoro», il problema occupazionale «è talmente ampio che non si può affrontare solo con interventi sul piano legislativo», il «riassorbimento di una così ampia platea può avvenire solo attraverso una crescita economica che sia inclusiva».
Etichette:
Consiglio Europeo,
contratti di lavoro,
Enrico Giovannini,
esodati,
età pensionabile,
giugno 2013,
Ministero del Lavoro,
OCSE,
staffetta generazionale
martedì 14 maggio 2013
Il ministro Enrico Giovannini e la priorità del lavoro per il 2013
Il lavoro è la prima priorità del governo. Ma «è irrealistico» pensare che interventi di natura normativa fiscale e contributiva possano riassorbire la disoccupazione. Serve che la produzione torni a crescere. Insomma, leggi senza crescita non creano posti di lavoro. Il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini , ha illustrato in audizione dinnanzi alla commissione Lavoro del Senato gli interventi allo studio del governo su occupazione, ammortizzatori sociali e salvaguardati. Il ministro ha fatto il punto sul mercato del lavoro in Italia, con una platea di "sottoccupati" che conta circa 3 milioni di disoccupati e altri 3 milioni di "inattivi". Il tasso di disoccupazione giovanile è al 38,4%, ci sono 635mila giovani ufficialmente disoccupati.
Modifiche limitate e mirate alla legge Fornero Per aumentare l'occupazione giovanile Giovannini ha parlato di «modifiche limitate e mirate» alla legge Fornero, in particolare su tempo determinato e apprendistato. Si interverrà anche per potenziare l'alternanza scuola-lavoro. E con l'Ocse è in piedi un lavoro per costruire un pacchetto su buone pratiche internazionali, quantificandone i limiti di spesa. Nel pacchetto di misure allo studio del ministero del Lavoro c'è anche la staffetta generazionale anziani-giovani, e agevolazioni fiscali e contributive per favorire nuovi contratti. Il ministro ha illustrato i dati Isfol sul monitoraggio della legge 92 sull'andamento delle principali tipologie dei contratti: negli ultimi mesi del 2012 prosegue il crollo delle collaborazioni e del lavoro intermittente. Aumentano lievemente i contratti a termine e quelli di apprendistato, diminuiscono i contratti a tempo indeterminato e crescono le "cessazioni dal lavoro". Nel quarto trimestre 2012 le collaborazioni hanno registrato una riduzione del 9,2% su base congiunturale e del 25,1% su base tendenziale. Per i contratti a termine si registra un +3,7% congiunturale. Per questo, secondo Giovannini, bisogna stare «molto attenti» a toccare una riforma «che sta finalmente producendo una serie di effetti voluti». Il ministro ha rilanciato sulla necessità di un robusto monitoraggio sugli effetti della legge 92; un'esigenza condivisa dal presidente della commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi .
Bisogna rivedere i meccanismi di concessione della cassa in deroga. D'accordo poi sulla priorità di rifirnanziare la cassa integrazione in deroga (il decreto con un miliardo aggiuntivo arriverà sul tavolo del consiglio dei ministri venerdì; ma c'è ancora da risolvere il rebus sulle coperture), Giovannini ha detto che è in corso con le regioni una discussione per rivedere i meccanismi di individuazione ed erogazione dei sussidi in deroga per un utilizzo corretto. C'è poi da "rispolverare" la delega sul riordino dei servizi per l'impiego; e sul fronte pensioni si punta a una revisione delle regole sulla previdenza con la "flessibilizzazione" delle possibilità di uscita dal lavoro "in cambio di penalizzazioni". Il governo non ha invece intenzione di adottare interventi sulla rappresentanza su cui stanno lavorando le parti sociali. Il ministro ha infine ricordato come per gli oneri burocratici legati al lavoro e alla previdenza le imprese spendano 5 miliardi l'anno. Di qui l'annuncio di voler avviare una grande operazione di semplificazione che sarà affidata a un sottosegretario.
Giovanini è intervenuto anche sul rifinanziamento della Cig in deroga: "Nel Consiglio dei ministri di venerdì ci sarà un intervento tampone o uno più ampio. Stiamo verificando, da un lato le coperture, dall'altro un cambiamento del monitoraggio e dell'informazione per una gestione più attenta e trasparente del sistema". Comunque, ha proseguito Giovannini, "il governo sta valutando, a brevissimo, se ci sarà una soluzione esaustiva per l'anno o solo un intervento parziale". Sul lavoro: "L'esecutivo sta mettendo a punto un pacchetto realistico. Non si può immaginare di arginare la disoccupazione solo con la defiscalizzazione".
Bisogna stare molto attenti a toccare una riforma che sta producendo una serie di effetti voluti. Eventuali modifiche dovranno essere limitate e puntuali". Così il ministro del Lavoro, Giovannini, sulla riforma Fornero. "E' irrealistico - ha proseguito - pensare che interventi di natura fiscale e contributiva possano riassorbire la disoccupazione. Non si possono creare posti di lavoro senza la crescita della produzione nei prossimi mesi e anni". Staffetta giovani-anziani:"E' un intervento vantaggioso, ma costoso". Pensioni: "Il governo pensa di modificare la riforma per consentire l'uscita dal lavoro in cambio di penalizzazioni".
Modifiche limitate e mirate alla legge Fornero Per aumentare l'occupazione giovanile Giovannini ha parlato di «modifiche limitate e mirate» alla legge Fornero, in particolare su tempo determinato e apprendistato. Si interverrà anche per potenziare l'alternanza scuola-lavoro. E con l'Ocse è in piedi un lavoro per costruire un pacchetto su buone pratiche internazionali, quantificandone i limiti di spesa. Nel pacchetto di misure allo studio del ministero del Lavoro c'è anche la staffetta generazionale anziani-giovani, e agevolazioni fiscali e contributive per favorire nuovi contratti. Il ministro ha illustrato i dati Isfol sul monitoraggio della legge 92 sull'andamento delle principali tipologie dei contratti: negli ultimi mesi del 2012 prosegue il crollo delle collaborazioni e del lavoro intermittente. Aumentano lievemente i contratti a termine e quelli di apprendistato, diminuiscono i contratti a tempo indeterminato e crescono le "cessazioni dal lavoro". Nel quarto trimestre 2012 le collaborazioni hanno registrato una riduzione del 9,2% su base congiunturale e del 25,1% su base tendenziale. Per i contratti a termine si registra un +3,7% congiunturale. Per questo, secondo Giovannini, bisogna stare «molto attenti» a toccare una riforma «che sta finalmente producendo una serie di effetti voluti». Il ministro ha rilanciato sulla necessità di un robusto monitoraggio sugli effetti della legge 92; un'esigenza condivisa dal presidente della commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi .
Bisogna rivedere i meccanismi di concessione della cassa in deroga. D'accordo poi sulla priorità di rifirnanziare la cassa integrazione in deroga (il decreto con un miliardo aggiuntivo arriverà sul tavolo del consiglio dei ministri venerdì; ma c'è ancora da risolvere il rebus sulle coperture), Giovannini ha detto che è in corso con le regioni una discussione per rivedere i meccanismi di individuazione ed erogazione dei sussidi in deroga per un utilizzo corretto. C'è poi da "rispolverare" la delega sul riordino dei servizi per l'impiego; e sul fronte pensioni si punta a una revisione delle regole sulla previdenza con la "flessibilizzazione" delle possibilità di uscita dal lavoro "in cambio di penalizzazioni". Il governo non ha invece intenzione di adottare interventi sulla rappresentanza su cui stanno lavorando le parti sociali. Il ministro ha infine ricordato come per gli oneri burocratici legati al lavoro e alla previdenza le imprese spendano 5 miliardi l'anno. Di qui l'annuncio di voler avviare una grande operazione di semplificazione che sarà affidata a un sottosegretario.
Giovanini è intervenuto anche sul rifinanziamento della Cig in deroga: "Nel Consiglio dei ministri di venerdì ci sarà un intervento tampone o uno più ampio. Stiamo verificando, da un lato le coperture, dall'altro un cambiamento del monitoraggio e dell'informazione per una gestione più attenta e trasparente del sistema". Comunque, ha proseguito Giovannini, "il governo sta valutando, a brevissimo, se ci sarà una soluzione esaustiva per l'anno o solo un intervento parziale". Sul lavoro: "L'esecutivo sta mettendo a punto un pacchetto realistico. Non si può immaginare di arginare la disoccupazione solo con la defiscalizzazione".
Bisogna stare molto attenti a toccare una riforma che sta producendo una serie di effetti voluti. Eventuali modifiche dovranno essere limitate e puntuali". Così il ministro del Lavoro, Giovannini, sulla riforma Fornero. "E' irrealistico - ha proseguito - pensare che interventi di natura fiscale e contributiva possano riassorbire la disoccupazione. Non si possono creare posti di lavoro senza la crescita della produzione nei prossimi mesi e anni". Staffetta giovani-anziani:"E' un intervento vantaggioso, ma costoso". Pensioni: "Il governo pensa di modificare la riforma per consentire l'uscita dal lavoro in cambio di penalizzazioni".
Etichette:
Cig in deroga,
Enrico Giovannini,
legge 92,
mercato del lavoro,
Ministro del Lavoro,
OCSE,
riforma Fornero
domenica 12 maggio 2013
Contributi da lavoro dipendente per il 2013
I lavoratori dipendenti o subordinati, a fronte dell'attività svolta, percepiscono una retribuzione. Tutte le somme e i valori che i datori di lavoro erogano ai d
ipendenti costituiscono, sotto il profilo fiscale, redditi da lavoro dipendente e sono soggetti a tassazione secondo la disciplina dell'imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF).
L'INPS ha messo in evidenzia che l'anno 2013 si caratterizza per l'entrata in vigore di una buona parte delle disposizioni contenute nella legge n. 92/2012, di riforma del mercato del lavoro. Inoltre, sempre nel 2013, si conclude il percorso di armonizzazione dell'aliquota contributiva pensionistica, previsto dalla legge n. 335/1995 e avviatosi nel 1997. L'istituto ha deciso di fornire un quadro riepilogativo delle principali disposizioni destinate a produrre effetti nel corso del 2013.
Ricordiamo che nell’ambito di un rapporto di lavoro subordinato i contributi da versare mese per mese sono a carico del datore di lavoro per due terzi e a carico del lavoratore per un terzo.
Per calcolare la quota di contributi che viene versata ogni mese occorre tenere presente che l’attuale aliquota contributiva è pari al 33%, di cui il 23,81% viene pagato dal datore di lavoro e il 9,19% viene pagato dallo stesso lavoratore attraverso apposita trattenuta in busta paga.
Passando ad un esempio pratico, in particolare, su uno stipendio mensile di 1.000 euro il lavoratore dovrà versare all’Inps ben 91,90 euro.
Si tratta però di una percentuale di trattenuta sullo stipendio che varia con il passare del tempo, in quanto per ogni anno è previsto un aumento di un punto percentuale. In altre parole se quest’anno è stato versato all’Inps il 9,19% dello stipendio il prossimo anno verrà versato il 10,19%, per cui su una retribuzione di 1.000 euro andranno versati a titolo di contributi 101,90 euro.
Un’eccezione sul sistema di calcolo dei contributi riguarda il caso in cui la retribuzione supera una certa soglia, denominata tetto pensionabile. Tale tetto per l’anno 2011 è stato fissato a 43.042 euro, quindi se ad esempio lo stipendio è pari a 50.000 euro bisogna calcolare una trattenuta pari al 9,19% su 43.042 e poi una trattenuta del 10,19% sulla parte di retribuzione che eccede tale soglia.
Il reddito lordo rappresenta la retribuzione sulla quale sono calcolati i contributi previdenziali.
Il datore di lavoro ha l'obbligo di consegnare, di norma mensilmente, insieme alla retribuzione, la busta paga. Quest’ultima esprime in termini monetari l'insieme dei rapporti del lavoratore con il datore di lavoro (la paga), con lo Stato (le imposte) e con gli enti previdenziali (i contributi). Il datore di lavoro rispetto ad imposte e contributi agisce, di norma, quale sostituto d’imposta: opera cioè, direttamente in busta paga delle trattenute ai dipendenti per l’importo corrispondente alle imposte ed alla contribuzione dovuta dal lavoratore dipendente. La contribuzione previdenziale è per definizione "obbligatoria", in quanto dovuta per legge, indipendentemente da eventuali accordi tra le parti.
La legge 92/2012, di riforma del mercato del lavoro, con l’art. 3, comma 1, ha disposto la messa a regime – a far tempo dal 1 gennaio 2013 - della disciplina in materia di integrazione salariale straordinaria e dei relativi obblighi contributivi per le seguenti imprese:
a) imprese esercenti attività commerciali (logistica compresa) con più di 50 dipendenti;
b) agenzie di viaggio e turismo, compresi gli operatori turistici, con più' di 50 dipendenti;
c) imprese di vigilanza con più di quindici dipendenti;
d) imprese del trasporto aereo e del sistema aeroportuale, a prescindere dal numero di dipendenti.
La disposizione estende (fino a dicembre 2016) anche la disciplina riferita all’indennità di mobilità.
I datori di lavoro destinatari del provvedimento in esame sono, quindi, tenuti al versamento
- della contribuzione di cui all'art. 9, della legge n. 407/1990 (0,90%) e
- di quella ex art. 16, comma 2, della legge n. 223/1991 (0,30%) a partire dalla denuncia afferente al periodo di paga "gennaio 2013", senza soluzione di continuità rispetto all’anno scorso. Al riguardo si fa presente che, sia per l’ammissione al trattamento che per il versamento della contribuzione di finanziamento, già dal 2010, l’Istituto si è adeguato ai criteri ministeriali che, ai fini del requisito occupazionale, fanno riferimento alla disciplina contenuta nell’articolo 1 della legge 23 luglio 1991, n. 223 per le imprese industriali (media semestrale e computo del personale con qualifica di apprendista).
Inoltre, la legge di riforma del mercato del lavoro dispone l’estensione – a far tempo da “gennaio 2013” – degli obblighi contributivi per Cigs, ex art. 9 della legge n. 407/90,
- alle imprese e agenzie di cui all'articolo 17, commi 2 e 5, della legge 28 gennaio 1994, n. 84, e successive modificazioni,e alle società derivate dalla trasformazione delle compagnie portuali ai sensi dell'articolo 21, comma 1, lettera b), della medesima legge.
Etichette:
busta paga,
contributi,
contributi da lavoro,
datore di lavoro,
imposte,
INPS 2013,
redditi da lavoro dipendente,
retribuzione,
Riforma del mercato del lavoro,
stipendio mensile
sabato 11 maggio 2013
Stage retribuiti per il 2013 dove trovarli?
La riforma del lavoro ha previsto la revisione della disciplina dei tirocini formativi, anche in relazione alla valorizzazione di altre forme contrattuali a contenuto formativo. Infatti, è stato introdotto anche il riconoscimento di una “congrua indennità” anche in forma forfettaria in relazione alla prestazione svolta.
Dal 2013 gli stage sono retribuiti per legge. Infatti, i contratti di stage o di tirocinio sono da sempre al centro di grandi polemiche per il cattivo uso che ne hanno sempre fatto le aziende, ovvero retribuzione assente, mansioni troppo operative, percorsi poco edificanti e poco gratificanti. Insomma la classica storia dello stagista che fa solo fotocopie rimettendoci i soldi.
Il 2013 segna una svolta nel panorama degli stage e tirocini formativi: il 24 gennaio 2013 Governo e Regioni hanno infatti firmato il documento contenente le "Linee guida in materia di tirocini" che, come scritto espressamente all'interno, ha la finalità di riqualificare l'istituto del tirocinio (o stage) ed evitare tutti gli abusi.
Il Progetto PiCA è alla sua terza edizione e 150 giovani potranno svolgere un tirocinio retribuito scegliendo tra 35 progetti diversi. 20 ore settimanali per 6 mesi e un rimborso di 350 € mensili.
PiCa, sigla che sta per Percorsi di Cittadinanza Attiva è un progetto volto alla formazione di giovani inoccupati e disoccupati, affinché questi possano impegnarsi socialmente e allo stesso tempo fare esperienza nel mondo lavorativo.
Alla selezione possono partecipare ragazzi dai 18 ai 30 anni con le seguenti caratteristiche:
cittadinanza italiana o di uno degli Stati Membri dell’Unione Europea, oppure cittadinanza extracomunitaria nel caso i candidati risiedano regolarmente in Italia;
immunità da condanne penali;
essere inoccupati o disoccupati e risultare iscritti al Centro per l’Impiego;
non aver mai svolto un tirocinio PiCa ROMA;
idoneità allo svolgimento delle attività previste dal progetto per cui ci si candida.
La domanda di partecipazione dovrà essere inoltrata tramite internet dopo aver compilato il form online che compare sul sito di pica roma. Il termine ultimo per candidarsi è il 21 Maggio 2013. Alla domanda deve essere allegato il Curriculum Vitae.
Roche cerca per le divisioni Pharmaceuticals e Diagnostics neolaureati qualificati e motivati a cui offrire opportunità di stage retribuiti o percorsi di inserimento in un ambiente di lavoro collaborativo e stimolante. Integrità, coraggio e passione sono i principali valori aziendali che favorisce la condivisione di esperienze e la comunicazione aperta e trasparente a tutti i livelli. L’attenzione allo sviluppo delle capacità personali e professionali ha portato alla nascita di specifici progetti di inserimento, che permettono a chi lavora in Roche di crescere e sviluppare il proprio potenziale. I percorsi di inserimento sono quindi differenziati a seconda della seniority e del ruolo ricoperto e possono prevedere formazione on the job, d’aula e attività di affiancamento e tutoring.
FinecoBank ricerca per la sede milanese neolaureati in Economia o Marketing per uno stage semestrale presso l’Area Sviluppo Prodotti. L’Area è responsabile di assicurare una user experience ottimale nell’accesso e fruizione dei prodotti e dei servizi online, studiando in particolare le interfacce operative, l’usabilità e il design di nuovi servizi e prodotti. Inserito all’interno della Unit Products, il candidato avrà la possibilità di supportare e collaborare con il team per ideare e progettare le dinamiche di navigazione utente sui diversi canali (sito web, piattaforme online, applicazioni canale mobile), per assicurare una user experience ottimale nell’accesso ai servizi lavorare a prototipi di nuovi prodotti e servizi con particolare orientamento all’innovazione tecnologica analizzare le best practices internazionali e i migliori casi di innovazione in tema di sviluppo di interfacce utenti e modalità di accesso a prodotti e servizi attraverso piattaforme digitali. Fondamentali una buona padronanza scritta e parlata della lingua inglese, la conoscenza del pacchetto Office, motivazione, spirito di iniziativa e passione per le nuove tecnologie.
Tirocinio retribuito per traduttori presso il Parlamento europeo.
Il candidato deve essere cittadino di uno Stato membro dell'Unione europea o di un paese candidato all'adesione (Croazia, Islanda, ex Repubblica iugoslava di Macedonia, Montenegro o Turchia);
deve aver compiuto il diciottesimo anno di età all'inizio del tirocinio;
non deve aver già beneficiato di un tirocinio retribuito o di un incarico retribuito di più di quattro settimane consecutive presso un'istituzione europea, un deputato o un gruppo politico del Parlamento europeo;
deve aver completato, entro la data limite per la presentazione delle domande, studi universitari di una durata minima di tre anni;
deve avere una perfetta conoscenza di una delle lingue ufficiali dell'Unione europea o della lingua ufficiale di un paese candidato all'adesione all'Unione europea e un'approfondita conoscenza di altre due lingue ufficiali dell'Unione europea.
La durata dei tirocini retribuiti per traduttori è pari a tre mesi. I tirocini possono essere prorogati a titolo eccezionale per una durata massima di tre mesi.
Le linee guida prevedono anche dei limiti temporali: il tirocinio standard non potrà durare più di sei mesi; quello di reinserimento, riservato a disoccupati e cassaintegrati, non più di un anno; quello riservato ai disabili non più di due anni.
Etichette:
2013,
domanda online,
euro mensili,
FinecoBank,
Parlamento europeo,
Progetto PiCA,
retribuzione mensile,
Roche,
stage retribuiti,
tirocini retribuiti
venerdì 10 maggio 2013
Bce: subito le riforme sul lavoro
Sull’Eurozona pesano ancora rischi sulla crescita e per questo i banchieri centrali di Francoforte giudicano «fondamentale» proseguire nell’attuazione delle riforme strutturali. Nel bollettino di maggio della Bce si punta il faro in particolare sull’Italia, unico paese della periferia nel quale «la competitività non è migliorata dal 2008». Mentre la Bce nota che in alcuni paesi europei, come l’Irlanda, Spagna e Portogallo, dove in precedenza «i costi del lavoro erano andati aumentando a ritmi superiori a quelli medi europei», a partire dal 2008 invece «è in atto un processo di aggiustamento della competitività» del costo del lavoro.
La riforma del mercato del lavoro in atto in Italia - così come i provvedimenti adottati nello stesso campo da Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna - contempla «alcuni importanti provvedimenti volti ad accrescere la flessibilità delle strutture di negoziazione salariale e degli orari di lavoro, e a ridurre un’eccessiva tutela del posto di lavoro». Si tratta di misure che rappresentano «i primi passi verso il miglioramento delle dinamiche del mercato del lavoro e della competitività in questi paesi, e nell’area dell’euro nel suo insieme». In Italia la competitività di costo del lavoro «non è migliorata dal 2008», si legge nel bollettino della Bce, la quale rileva che già in alcuni paesi europei dal 2008 «è in atto un processo di aggiustamento della competitività, dove in precedenza i costi del lavoro erano andati aumentando in modo persistente e significativo e ritmi superiori a quelli medi europei».
I miglioramenti ottenuti con gli interventi dei governi sono «nel complesso incoraggianti», ma sul fronte delle riforme strutturali «sono necessari ulteriori sforzi».
Intanto, notizie cattive sul fronte dei prestiti bancari: si è registrata un’ulteriore stretta in Italia a marzo 2013, quando - si legge nella rilevazione periodica di Bankitalia - i prestiti delle banche al settore privato hanno registrato una contrazione su base annua dell’1,6 per cento (1,4 per cento a febbraio). I prestiti alle famiglie sono scesi dello 0,8 per cento sui dodici mesi (-0,7 per cento a febbraio); quelli alle società non finanziarie sono diminuiti del 2,8 per cento (-2,7 per cento a febbraio).
Etichette:
Bce,
bollettino,
costo del lavoro,
Draghi,
Eurozona,
flessibilità,
maggio 2013,
mercato del lavoro,
riforme sul lavoro
domenica 5 maggio 2013
Inps circolare 48 del 2013, calcolo mensile per il voucher figli
Come già scritto nell’articolo che le mamme possono avere un voucher di 300 euro , il contributo è erogato per un periodo massimo di sei mesi.
Adesso analizziamo il calcolo mensile per l’importo dovuto.
L’importo del contributo è di 300,00 euro mensili. È erogato per un periodo massimo di sei mesi, divisibile solo per frazioni mensili intere, in alternativa alla fruizione del congedo parentale, comportando conseguentemente la rinuncia dello stesso da parte della lavoratrice.
Si precisa che per frazione mensile deve intendersi un mese continuativo di congedo che potrà essere collocato a piacere, singolarmente o in successione, purché nell’ambito degli undici mesi successivi al termine del periodo di congedo di maternità.
Ne consegue che se la lavoratrice, a titolo esemplificativo, ha usufruito di quattro mesi e un giorno di congedo parentale, potrà accedere al beneficio per un solo mese, residuandole 29 giorni da utilizzare come congedo parentale. Allo stesso modo il beneficio, una volta richiesto, potrà essere interrotto solo al compimento di una frazione mensile così come sopra definita.
Le lavoratrici part-time potranno fruire del contributo in misura riproporzionata in ragione della ridotta entità della prestazione lavorativa.
Le lavoratrici iscritte alla gestione separata possono usufruire del contributo per un periodo massimo di tre mesi.
È opportuno per datori e lavoratrici interessate, conoscere i dettagli del beneficio e della procedura d'accesso.
L'articolo 4, comma 24, lettera b) della legge 92/2012, introduce per il triennio 2013-2015, la possibilità per la madre lavoratrice di chiedere, al termine del congedo di maternità e in alternativa al congedo parentale, voucher per acquistare servizi di baby sitting, o un contributo per far fronte ai costi della rete pubblica dei servizi per l'infanzia o dei servizi privati accreditati, da usare negli undici mesi successivi al congedo obbligatorio, per un massimo di sei mesi.
Il decreto del 22 dicembre 2012 del ministero del Lavoro e delle politiche sociali, di concerto con l'Economia, ha definito i criteri di accesso e le modalità d'uso del contributo. L'erogazione terrà conto (articolo 10) del limite di spesa di 20 milioni di euro all'anno per ciascuno degli anni 2013, 2014, 2015.
La circolare Inps n. 48 del 28 marzo 2013 ha indicato le modalità e la tempistica dell'accesso alla prestazione, che la madre lavoratrice potrà ottenere presentando domanda, esclusivamente con modalità telematiche, allo stesso Istituto di previdenza.
L'aiuto previsto per le madri lavoratrici consiste nella corresponsione di voucher per acquistare servizi di baby-sitting o di un contributo per far fronte ai costi della rete pubblica dei servizi per l'infanzia o dei servizi privati accreditati. Questi contributi sono utilizzabili in alternativa al congedo parentale previsto dall'articolo 32, comma 1, del Dlgs 151/2011.
Tale contributo può essere richiesto anche se la lavoratrice ha già usufruito in parte del congedo parentale. Per frazione mensile deve intendersi un mese continuativo di congedo che potrà essere collocato a piacere, singolarmente o in successione, purché nell’ambito degli undici mesi successivi al termine del periodo di congedo di maternità.
Ne consegue che se la lavoratrice ha usufruito di quattro mesi e un giorno di congedo parentale, potrà accedere al beneficio per un solo mese, residuandole 29 giorni da utilizzare come congedo parentale. Allo stesso modo il beneficio, una volta richiesto, potrà essere interrotto solo al compimento di una frazione mensile.
Al beneficio possono accedere solo le madri, anche adottive o affidatarie, sia lavoratrici dipendenti, sia iscritte alla gestione separata, con riferimento ai bambini già nati (o entrati in famiglia, in Italia) o quelli la cui data presunta del parto è fissata entro i quattro mesi successivi alla scadenza del bando per la presentazione della domanda.
Per quanto riguarda la gestione separata, sono destinatarie della tutela tutte le lavoratrici, comprese le libere professioniste, che non risultino iscritte a un'altra forma previdenziale obbligatoria e non siano pensionate, e dunque tenute al versamento della contribuzione in misura piena.
Sono escluse le lavoratrici autonome iscritte a un'altra gestione, come coltivatrici dirette, mezzadre e colone, artigiane ed esercenti attività commerciali, imprenditrici agricole a titolo principale, pescatrici autonome della piccola pesca marittima e delle acque interne.
In caso di parto plurimo, la lavoratrice madre può presentare una domanda per ciascun figlio, anche come gestante che, in caso di gravidanza gemellare, potrà presentare domanda per ogni nascituro, purché per ciascun figlio ricorrano i requisiti previsti. Quanto, invece, alla partecipazione alla spesa per l'asilo nido, il contributo è devoluto direttamente alla struttura, pubblica o privata, che intendendo aderire alla misura, sarà iscritta in un registro ad hoc, consultabile dalle lavoratrici interessate. Per l'iscrizione al registro le strutture scolastiche devono accreditarsi presso l'Inps, di Pin dispositivo (che si differenzia dal Pin «online», il cui rilascio avviene senza che l'utente si sia recato in sede per farsi riconoscere di persona o abbia inviato copia del documento di riconoscimento) e presentando la domanda telematica all'Istituto.
Etichette:
300 euro,
baby sitting,
calcolo,
Circolare n. 48,
domanda telematica,
domande,
donne,
INPS,
iscrizione
Dall'Aspi allo smaltimento ferie, tutti i chiarimenti sulla riforma del lavoro Fornero
Tante le delucidazioni sulla riforma del lavoro emerse durante l'ottava edizione del Forum Lavoro del Sole 24 ore.
Niente sanzioni sulla detassazione dei premi di produttività, inserimento tra le somme agevolate dello smaltimento ferie connesso a risultati quantitativi o di efficientamento aziendale, nessun accertamento sul lavoro accessorio se si limita a 2mila euro il compenso del committente, sede legale delle aziende come parametro per l'individuazione delle norme in materia di apprendistato da applicare negli accertamenti sulle realtà multilocalizzate. Ecco alcuni chiarimenti emersi durante l'ottava edizione del Forum lavoro, l'evento organizzato dal Sole 24 Ore, dal Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro e dalla Fondazione studi di categoria.
L'edizione 2013, che ha visto 100 sedi collegate e 4.500 utenti che hanno seguito l'evento in streaming, è stata l'occasione per approfondire i contenuti della legge 92/2012 di riforma del mercato del lavoro. Sono emerse perplessità sulla forte rigidità in entrata, e sul peso eccessivo con cui la burocrazia zavorra i principali istituti giuslavoristici, una burocrazia che la stessa legge 92 – secondo i consulenti – ha ulteriormente aumentato.
Dieci sono state le relazioni che hanno permesso di analizzare tutti i principali aspetti di attualità relativi alle questioni di lavoro: dalle regole per detassare i salari di produttività, ai nuovi contratti flessibili previsti dalla legge Fornero, dal nuovo articolo 18 sui licenziamenti nelle imprese con più di 15 dipendenti alla disciplina sulla solidarietà negli appalti.
Collegandosi all'indirizzo www.ilsole24ore.com/forumlavoro è ancora possibile vedere la registrazione del convegno, consultare gli articoli di approfondimento su Aspi, apprendistato, contratti a termine, lavoro accessorio, tirocini e responsabilità solidale negli appalti. In più, sempre nel minisito dedicato al Forum Lavoro 2013, si possono consultare le risposte fornite dagli esperti della Fondazione studi dei consulenti del lavoro ai quesiti inviati dai lettori.
Niente sanzioni sulla detassazione dei premi di produttività, inserimento tra le somme agevolate dello smaltimento ferie connesso a risultati quantitativi o di efficientamento aziendale, nessun accertamento sul lavoro accessorio se si limita a 2mila euro il compenso del committente, sede legale delle aziende come parametro per l'individuazione delle norme in materia di apprendistato da applicare negli accertamenti sulle realtà multilocalizzate. Ecco alcuni chiarimenti emersi durante l'ottava edizione del Forum lavoro, l'evento organizzato dal Sole 24 Ore, dal Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro e dalla Fondazione studi di categoria.
L'edizione 2013, che ha visto 100 sedi collegate e 4.500 utenti che hanno seguito l'evento in streaming, è stata l'occasione per approfondire i contenuti della legge 92/2012 di riforma del mercato del lavoro. Sono emerse perplessità sulla forte rigidità in entrata, e sul peso eccessivo con cui la burocrazia zavorra i principali istituti giuslavoristici, una burocrazia che la stessa legge 92 – secondo i consulenti – ha ulteriormente aumentato.
Dieci sono state le relazioni che hanno permesso di analizzare tutti i principali aspetti di attualità relativi alle questioni di lavoro: dalle regole per detassare i salari di produttività, ai nuovi contratti flessibili previsti dalla legge Fornero, dal nuovo articolo 18 sui licenziamenti nelle imprese con più di 15 dipendenti alla disciplina sulla solidarietà negli appalti.
Collegandosi all'indirizzo www.ilsole24ore.com/forumlavoro è ancora possibile vedere la registrazione del convegno, consultare gli articoli di approfondimento su Aspi, apprendistato, contratti a termine, lavoro accessorio, tirocini e responsabilità solidale negli appalti. In più, sempre nel minisito dedicato al Forum Lavoro 2013, si possono consultare le risposte fornite dagli esperti della Fondazione studi dei consulenti del lavoro ai quesiti inviati dai lettori.
Etichette:
ASPI,
chiarimenti 2013,
edizione 2013,
Fornero,
Forum Lavoro,
riforma del lavoro,
smaltimento ferie
sabato 4 maggio 2013
Feltrinelli : da giugno 2013 contratti di solidarietà per 1.370 unità
Librerie Feltrinelli, insieme ai sindacati, ha messo a punto un'ipotesi di contratto di solidarietà per i 1,370 dipendenti delle tre società che costituiscono il retail del gruppo (Librerie Feltrinelli,
Finlibri, Librerie delle Stazioni).
Dal 10 giugno per 1.370 dipendenti delle librerie Feltrinelli scatteranno i contratti di solidarietà con l'obiettivo di "riportare la produttività e il costo del lavoro a livelli sostenibili rispetto alle contingenze di mercato" e "superare la difficile fase congiunturale". La durata della solidarietà è fissata in 12 mesi e coinvolgerà 102 negozi con un recupero di 216mila ore totali annue. Ne dà notizia una nota di Librerie Feltrinelli. Per la società editoriale, nel 2012 si è registrato un calo delle vendite nette del 5% "nonostante l'apertura di nuovi punti vendita".
Nonostante il difficile quadro di mercato, l'azienda continua a credere nel ruolo insostituibile delle librerie nella diffusione di idee e cultura e prosegue con determinazione il suo piano di investimenti in nuove aperture, innovazione di formato (RED) e trasformazione della rete di vendita''.
Per informazioni sul contratto di solidarietà si invita a leggere la pagina sul contratto di solidarietà pubblicata.
Etichette:
contratto di solidarietà,
giugno 2013,
lavoratori dipendenti,
Librerie Feltrinelli,
sindacati
Fisco: lavoro le detrazioni fiscali 2013. Le novità.
Maggiorazione delle detrazioni per i figli a carico al bonus in caso di disabilità, per ulteriori informazioni si consiglia di visitare la pagina già pubblicata Detrazioni fiscali 2013 figli a carico in busta paga.
Sono solo alcuni degli argomenti trattati dalla circolare n. 12/E del 3 maggio 2013 denominata Circolare Omnibus, che affronta tutte le novità fiscali introdotte dalla legge di stabilità del 2013 e dal decreto “Cresci Italia”, con flash e piccoli memo esplicativi sulle principali innovazioni che interessano l’anno in corso.
Con questa circolare Agenzia delle Entrate ha fornito gli strumenti necessari per orientarsi. Dal 2013, detrazioni più alte per i familiari a carico. La legge di stabilità, infatti, ha riservato un trattamento migliore rispetto al passato a favore di milioni di contribuenti con figli a carico innalzando, a partire dal 1° gennaio, gli importi base previsti per le detrazioni Irpef spettanti per ciascun figlio. In particolare, aumenta di 150 euro la detrazione base per i figli di età pari o superiore ai tre anni, passando da 800 a 950 euro, mentre sale di 320 euro quella per i figli più piccoli, cioè di età inferire ai tre anni. In questo caso la detrazione cresce da 900 a 1.220 euro ciascuno. Se il figlio è una persona con disabilità, ricorda l'Agenzia, lo sconto aggiuntivo da sommare alle detrazioni base che spettano per ciascun figlio a carico sale a 400 euro, quasi il doppio rispetto ai 220 euro garantiti dalla precedente normativa fiscale. In questo caso, quindi, l'importo complessivo da portare in detrazione è di 1.350 euro per i figli di età pari o superiore ai tre anni e di 1.620 per quelli più piccoli.
Per le famiglie c'è l'aumento delle detrazioni per i figli a carico, con l'agevolazione in più nel caso il figlio sia portatore di handicap, e la proroga degli sconti per i lavoratori frontalieri. Per le imprese gli ultimi interventi hanno rivisto le regole per la deducibilità delle auto e i meccanismi dei riallineamenti di valori fiscali e civilistici.
Etichette:
1° gennaio 2013,
Agenzia delle Entrate,
bonus,
circolare n. 12/E,
detrazioni per i figli,
fisco,
lavoro
Iscriviti a:
Post (Atom)